con tocco delicato
poi dolcemente sparo:
“Mai tu ti sei lavato!”
oscenità dichiaro
offendo a buon mercato:
è oltremodo chiaro
che sono un moderato.
Grande rilievo è stato dato dai media alla notizia, trascinata dai clamori del festival di Cannes, che si farà un film sui fatti della notte della Diaz, avvenuta nel corso del G8 di Genova, il 21 luglio 2001.
Quest’anno fra l’altro ricorre il decennale del G8 di Genova e sarà un’occasione preziosa per ripensare storie, fatti, tragedie, conflitti, speranze e conquiste che l’hanno segnato, lasciando un’impronta indelebile nell’anima di Genova, nei percorsi personali di decine di migliaia di giovani e meno giovani, nel costituirsi di movimenti contro le ingiustizie, per la pace, per un nuovo mondo possibile.Un ripensamento non ripiegato su sé stesso, non nostalgicamente attaccato a certezze militanti di un passato che non c’è più, che cerca verità e giustizia, perché sono dovute a coloro che soffrirono le violenze, la repressione e le umiliazioni di un apparato istituzionale opaco, sordo e brutale nel suo non capire e nel suo non sapere agire. Un momento di riflessione collettiva e aperta che cerca nella memoria di quello che è stato, nel luglio 2001 e negli anni a seguire, le risorse e le energie per alimentare di speranze trasformative il futuro, per dare un senso forte alla parola verità, perché la giustizia sia messa al centro dell’agire comunitario e non un accessorio del potere e del potere della ricchezza. Senza giudicare: ci pensano i giudici che l’hanno fatto egregiamente in quasi tutte le sedi, resistendo alla forza dei poteri della politica senza idee e senza ideali, dando dimostrazione di cosa possa voler dire applicare la Costituzione.
“Voi G8, noi sei miliardi”, era la parola d’ordine chiara, trasparente e innocente come l’acqua di un ruscello; ad essa vennero contrapposte zone rosse, armi ed armature, marchi della prepotenza, che inevitabilmente finirono per sollecitare l’emulazione e istanze di rivalsa e di rancore.
“Voi la crisi, noi la speranza” è la parola d’ordine con la quale si vuol guidare ora il momento di riflessione collettiva e dare senso agli incontri, ai seminari, agli approfondimenti politici e culturali, ai momenti di festa, di musica, di teatro, che animeranno Genova per un mese, dalla fine di Giugno al 24 luglio, giorno dell’assemblea conclusiva. Il programma avrà i suoi momenti culminanti negli ultimo giorni, quando si coaguleranno gli incontri di più ampia e profonda incidenza e partecipazione, che si vuole locale, nazionale e internazionale.In particolare sono da tener presenti: la giornata del 19 luglio, dedicata ai migranti e al Mediterraneo; il 21 luglio con Genova e la memoria (Piazza Alimonda, Carlo Giuliani); il 23 luglio con il seminario sulla guerra nel Maghreb, il 23 luglio con la manifestazione e il concerto; il 24 luglio con l’assemblea internazionale conclusiva.
Un gruppo di persone, coraggiose e motivate da passione politica ancora non pallida, sta lavorando a questo programma; molte organizzazioni a partire dalla CGIL, dall’ARCI e dalla FIOM, sono proficuamente impegnate; le istituzioni politiche locali sembrano salutarmente intenzionate a cooperare.Ma, dopo le scuse per la peregrinazione, torniamo al film, che avrà per titolo: Diaz – Non pulire questo sangue. Un film che ha avuto una gestazione difficile e ha suscitato molte perplessità nella decisione di farlo e di offrirlo al pubblico. Tratta di una delle pagine più buie e tragiche della democrazia italiana. La notte della “sospensione dei diritti”, come affermò Amnesty, della “macelleria cilena” come disse un funzionario di polizia presente; la notte che fece impallidire l’allora Ministro degli interni, quando seppe, come rivelato in un’intervista dalla moglie.
Ci furono, dopo furiosi e immotivati pestaggi, 93 arresti di dormienti. 25 condanne in secondo grado di giudizio sono state comminate a funzionari di polizia.
La Fandango e Domenico Procacci, che ne è il responsabile, nel produrre questo film fanno un atto di coraggio, si assumono una positiva responsabilità.
Ma allora perché consegnare prima la sceneggiatura al capo della polizia? Perché l’approvi?E perché non prendere in considerazione le richieste di ascolto delle vittime della Diaz, come protestano gli esponenti di “ Verità e giustizia” e Heidi e Giuliano Giuliani?
Ma lo stupore e l’amarezza per questo atto è ancora più profondo, ancora più radicale.
Riguarda l’assoluta libertà dell’arte, la ripulsa di ogni censura, la bruttezza di ogni mutilazione.
Forse la notte della Diaz è ancora buia, è ancora fra noi.
(Angelo Guarnieri)
La settimana scorsa, mi sono recato a Fidenza per lavoro. Per il ritorno in treno sono munito di:
• biglietto Intercity Fidenza-Milano Rogoredo
• biglietto Intercity Milano Rogoredo-Genova
ottengo per confronto i seguenti tempi:
1961: tempi compresi tra 54 minuti (treno R565GR “Tirreno”) ed 1 ora e 30 minuti (12 treni).
2011: tempi compresi tra 53 minuti ed 1 ora e 31 minuti.
Il raffronto è desolante, 50 anni passati “quasi” invano: certo, abbiamo guadagnato l’Alta Velocità che, sulle tratte più importanti (quali Milano-Roma) permette, a caro prezzo, di avere tempi paragonabili ad un volo aereo, ma non riesco ad evitare di ripensare ai primi versi de “La locomotiva” di Francesco Guccini “treni di lusso, lontana destinazione”…
(Ivo Ruello)
Sabato 14 maggio. Piazza De Ferrari, cuore della Genova moderna, ospita come sempre la variegata complessità di situazioni di cui è fatta la città. A distanza di poche ore, manifestazioni assai diverse per spirito, stile, modalità e partecipanti.
In mattinata, nell’ambito del convegno “Unità, Federalismo, Fraternità: un percorso possibile”, promosso a Palazzo Ducale dal cattolico Movimento dei Focolari in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia, è stato predisposto uno “stand artistico-creativo per coinvolgere i passanti”, con un grande icosaedro troncato cosparso di variopinte impronte di mani e alcune gioiose ragazze che dispensano in letizia abbracci alla gente.
Nel pomeriggio, un’affollata vivace protesta che ha unito diversi comitati sorti contro una certa modernità che avanza proponendo in tutta Italia innovazioni lusinghiere, che però non convincono tutti: a molti esse appaiono soltanto opportunità di arricchimento per pochi speculatori e cause di irreparabili devastazioni del patrimonio comune.
Ricordiamo che Legambiente e tutte le associazioni ambientaliste e dei consumatori sono fermamente contrarie ad DL che riguarda il demanio costiero italiano e in particolare chiedono di:
– fermare le previsioni del DL Sviluppo che riguardano il demanio costiero italiano.
– stabilire l’obbligo delle gare per tutte le concessioni balneari, con un tempo massimo delle concessioni di 6 anni.
– garantire che almeno il 50% delle spiagge in ogni Comune sia lasciato per la libera fruizione dei cittadini (a Genova siamo al 40% se contiamo gli scogli e le spiagge vicine ai depuratori e al porto).
– tutelare le coste italiane da qualsiasi nuovo intervento edilizio.
(a cura di Bianca Vergati)
Durante una sosta nell’amena stazione ferroviaria di Milano Rogoredo, ho avuto il tempo di esaminare lo stato degli ascensori all’interno della stazione FS. Ho trovato un ascensore (funzionante) immediatamente all’esterno della stazione mediante il quale si giunge ad uno dei due sottopassaggi che si trovano all’interno della stazione.
Il binario 1 si trova al piano strada, è quindi accessibile direttamente dall’esterno: sulle piattaforme dei binari da 2 ad 7 vedo le costruzioni destinate agli ascensori, quattro in tutto, una per piattaforma.
Lo stato di queste costruzioni è il seguente:
1. Piattaforma binari 2-3: porta regolare, ma l’ascensore non è funzionante;
2. Piattaforma binari 3-4: al posto della porta dell’ascensore ci sono delle chiusure di tavole, quindi, credo che l’ascensore non funzioni…
3. Piattaforma binari 5-6, come per 3-4, tavole di legno
4. Piattaforma binario 7: porta regolare, ma l’ascensore non è funzionante.
Per completezza, vado ad ispezionare il sottopassaggio, dove non trovo alcuna traccia di porte di ascensori, quindi anche le due porte esistenti al piano dei binari non hanno alcun corrispettivo nel sottopassaggio. Per completare il quadro della stazione, aggiungo che nessuno dei due sottopassaggi all’interno della stazione è attrezzato per la salita e discesa di disabili in carrozzella.
Giunto a casa, cercando su Internet, trovo, all’indirizzo
http://it.wikipedia.org/wiki/Rogoredo_%28metropolitana_di_Milano%29
notizie sulla stazione Rogoredo della metropolitana di Milano: inaugurata nel 1991, riporta fra i “Servizi” l’accessibilità per portatori di handicap, riferendosi (credo) all’unico ascensore che effettivamente permette di raggiungere la metropolitana. Le stazioni FS e della metropolitana sono interconnesse.
Per quanto riguarda invece la stazione FS di Milano Rogoredo, le informazioni si possono reperire all’indirizzo
http://it.wikipedia.org/wiki/Stazione_di_Milano_Rogoredo
Noto però che nella voce “Servizi” della stazione manca la voce “Accesso disabili”, eppure la stazione è nuova, tetra ma nuova. Come è possibile che non preveda l’accesso per disabili? Eppure sul sito del Comune di Milano, all’indirizzo
http://www.comune.milano.it/portale/wps/portal/CDM?WCM_GLOBAL_CONTEXT=/wps/wcm/connect/ContentLibrary/giornale/giornale/tutte+le+notizie/sindaco/sindaco-infrastrutture_passante+rogoredo
un roboante titolo “Rogoredo, la Porta Sud di Milano” ci racconta l’inaugurazione della stazione, avvenuta il 14/7/2008, stazione che collega le Linee S, la M3 e la rete di FS. Ovviamente inaugura il sindaco Moratti, presenti il ministro per le Infrastrutture Matteoli, il sottosegretario Castelli, il presidente della Regione Formigoni, l’ad di FS Moretti e gli assessori comunali Croci e Simini, per non tralasciare nessuno.
La tristezza mi coglie: credo che potrei andare vicino alla realtà scrivendo la solita e trita storia all’italiana: siamo in ritardo col lavoro! Come, mancano pochi giorni all’attivazione, gli ascensori non sono ancora pronti? E l’accesso per i disabili? Beh, mettiamo almeno due porte finte…
Mi consolo, dal primo binario parte un treno per Saronno, non conosco Saronno, forse un disabile a Saronno può trovare una coincidenza per andare altrove, altrove, altrove…
(Ivo Ruello)
Quando penso “mensa scolastica” la mia memoria olfattiva torna al profumo di cibo che accoglieva bimbi e genitori all’ingresso della scuola materna, odore di minestrone la mattina e budino al cioccolato all’uscita. Ora quando entri in una scuola oggi, non ti accoglie nemmeno più l’odore di disinfettante, perché se non lo portano i genitori da casa le pulizie si fanno all’acqua, senza sapone. Eppure, visti i costi, la mensa dovrebbe essere di buona qualità, anche se non è comprensibile come sia possibile che un ottimo menu biologico a Bologna costi 6,24 € a pasto e a Genova, non biologico, 6,50 €. In entrambi i casi si tratta di “pasti veicolati”, cioè prodotti e consegnati da aziende esterne, solo che a Genova sono private mentre a Bologna il comune è socio maggioritario.
Ma veniamo alla libertà. In anni di asilo nido, scuola d’infanzia e primaria ho visto il menu scolastico peggiorare in qualità e penso che a farne le spese sono migliaia di bambini ogni giorno. Ho tentato di entrare nella commissione mensa, ma di solito ci vanno genitori che sono liberi all’ora di pranzo o che per particolari esigenze devono assistere il figlio diabetico per essere sicuri che abbia l’assistenza necessaria.
Quest’anno però mio figlio mi mette con le spalle al muro: “ma perché non mi posso portare il pranzo da casa? Perché devo mangiare un pezzo di pesce congelato che viene chissà da dove, di solito pesce halibut, che come si legge anche su Wikipedia, viene pescato nel Pacifico del nord, dalla Russia al Giappone…. ma mamma saranno radioattivi!”
Figlio mio, perché hai la sfortuna di essere allergico alle porcherie che le industrie mettono nel tonno in scatola, o meglio hai la fortuna di esserlo, così non te lo mangi. E hai anche il permesso di non mangiare quel povero pezzo di pesce morto lontano, per niente, visto che non puoi sostituirlo con altro ma puoi lasciarlo nel piatto.
Però lui vorrebbe portarsi il pasto da casa, anche un pezzo di formaggio. Solo che non si può: puoi chiedere al comune un menu differente per allergie, per motivi religiosi o etici e sperare che sia disponibile: il menu o l’incaricato a compilarlo. Far da sé non è più una pratica prevista, ma non se ne comprende il motivo.
Proporrei un questionario di valutazione della qualità da far compilare ai bambini, in fondo sono loro che mangiano a scuola tutti i giorni.
(Cristina Capelli)