Categoria: OLI 287

  • OLI 287: VERSANTE LIGURE – SETTIMO: NON RUBYRE

    Il Clero sarà brusco?
    La Chiesa or si oppone?
    Riparlerà Bagnasco?
    Rituonerà Bertone?
    Più non mi riconosco:
    per la Liberazione
    da Papi & sottobosco
    confido in un sermone.
    Confessional finisco
    (però, che depressione!).
    Versi di ENZO COSTA
    Vignetta di AGLAJA
  • Oli 287: Egitto – Un appello ai popoli e ai governi del mondo libero

    In rete si moltiplicano gli appelli per portare il mondo a conoscenza della situazione di repressione e censura che in questi giorni sta strangolando la rivolta della popolazione egiziana contro la dittatura di Mubarak. L’’Istituto per i diritti umani del Cairo (CIHRS) denuncia l’uso della forza sui manifestanti pacifici e le operazioni di censura sul web e sulla telefonia mobile. L’Associazione egiziana per il supporto allo sviluppo democratico (Easd) chiede il rilascio dei manifestanti arrestati e reclama chiarezza riguardo alle morti durante gli scontri . Il Comité de Solidarité avec la Lutte du Peuple Egyptien coordina manifestazioni di solidarietà in Francia. Riportiamo, tra tutti, il messaggio che l’Egyptian National Coalition ha fatto circolare nei giorni scorsi, dopo i sanguinosi scontri del 28 gennaio, Giorno della rabbia egiziana.

    Facciamo appello a tutti voi di sostenere le richieste del popolo egiziano per una vita migliore, per la libertà e la fine del dispotismo. Vi invitiamo a sollecitare che questo regime dittatoriale fermi il massacro del popolo egiziano,perpetuato in tutte le città, prima fra tutte Suez. Noi crediamo che il sostegno morale e materiale offerto al regime da parte del governo americano e dei governi europei abbia contribuito alla repressione del popolo egiziano.
    Ci appelliamo ai popoli del mondo libero perché sostengano la rivoluzione non-violenta del popolo egiziano contro la corruzione e la tirannia. Chiediamo anche alle organizzazioni della società civile in America, in Europa e nel mondo intero di esprimere la loro solidarietà al l’Egitto, attraverso manifestazioni pubbliche, in particolare nel fine settimana che segue la Giornata della rabbia popolare (28/01/2011), e denunciando l’uso di violenza contro il popolo.
    Ci auguriamo che tutti voi sosteniate le nostre richieste di libertà, di giustizia e cambiamento pacifico.
    Egyptian National Coalition

  • OLI 287: Politica – Gradi di separazione tra la realta’ dei lavoratori e dei politici

    Fotografia di Sergio Banchieri

    C’è qualcosa di assai sottile che si contrappone alla “legittima” scelta della Fiom di scendere in piazza per dar voce ai diritti dei lavoratori Fiat.

    E’ tanto sottile quanto pericoloso perché fa leva sulla pacatezza che dovrebbe vincere su “una nuova stagione di duro conflitto sociale”.
    Giovanni Lunardon – vicesegretario Pd Liguria – su Repubblica ed. Genova di lunedì 31 gennaio, dopo aver scritto che “il Pd è vicino, sempre, a tutti i lavoratori che manifestano per i propri diritti e per il lavoro” spiega al lettore che non è condivisibile la scelta di Marchionne sulla rappresentanza, che è un grave errore mettere in discussione il contratto nazionale, che “il vero punto debole” del progetto Fiat “è la scarsa chiarezza sul piano industriale”. Ma aggiunge che, contrapposta al conflitto e alla rottura del fronte sindacale, c’è una strada “più difficile, più faticosa e ambiziosa ma probabilmente più utile per difendere i diritti dei lavoratori e contribuire alla ripresa dell’economia del paese”. E’ la strada nella quale vanno ricucite le divisioni sindacali, create le condizioni politiche e sociali per un accordo tra le parti, fatta una legge sulla rappresentanza in grado di dar voce sugli accordi ai lavoratori con il referendum. Infine va aperta “una nuova fase che ci conduca nel cuore del modello tedesco con la partecipazione dei lavoratori alle scelte strategiche delle (grandi) aziende, sperimentando forme inedite e innovative di democrazia sociale”.
    Progetto ambizioso quello del Pd, ma che non considera gli elementi del contesto sul quale il conflitto sta crescendo.
    Primo fra tutti la scelta ostinata di Fim e Uilm di non tenere conto della volontà dei lavoratori. Secondo, la totale assenza di condizioni politiche e sociali per una legge sulla rappresentanza; infine l’aspirazione al modello sindacale tedesco, in mancanza in Italia di (grandi) aziende che desiderino condividere utili e scelte strategiche con i lavoratori.
    Lunardon pare dire che il Pd sta vicino ai lavoratori, ma alle sue condizioni. Vicino, sì, ma a una certa distanza.
    Venerdì 28 gennaio 2011 in via XX Settembre a Genova i partecipanti alla manifestazione della Fiom hanno coperto l’intero tragitto da Piazza de Ferrari a Via Fiume. Molte altre categorie hanno partecipato.
    Nulla di ambizioso, sia chiaro. Solo la volontà di presidiare quello che sta per essere tolto. Perché all’ambizione si può aspirare quando i livelli di benessere sono elevati, quando a miglioramento si può aggiungere miglioramento. L’ambizione è un sentimento nobile e progressista, anche riformista ma in presenza di condizioni favorevoli. Oggi il mercato del lavoro non produce nessun sogno, tantomeno quello indicato da Lunardon, vicesegretario del Pd Ligure. E la volontà di modificare l’articolo 41 della Costituzione è un segnale lampante di quali “forme inedite e innovative di democrazia” si vogliono sperimentare in Italia. Forme di cui i giovani sono ben consapevoli.
    Accanto a quei lavoratori, insieme agli studenti, anche Sergio Cofferati parlamentare europeo del Pd eletto in Liguria.
    Chissà, sarà lo stesso Pd?
    No. Non poniamo domande ambiziose.
    (Giovanna Profumo)
  • OLI 287: STORIA – Dopo l’ultimo testimone, ne verranno altri

    Judisches Museum, Berlino. foto Paola Pierantoni

    Lo storico David Bidussa pubblicò Dopo l’ultimo testimone nel 2009. Due anni e qualche giorno dopo il 27 gennaio, domenica scorsa, il suo libro è stato ancora al centro di un incontro presso il Palazzo Ducale di Genova nell’ambito della commemorazioni del giorno della Memoria. L’appuntamento è stato organizzato dalla Fondazione Palazzo Ducale, dal Centro Primo Levi, dalla Comunità di Sant’Egidio e dall’Archivio di Stato di Genova. Quest’ultimo ha recentemente ricevuto in dono due importanti fondi storici, il primo dalla Prefettura di Genova che raccoglie documentazione della Repubblica di Salò, delle confische dei beni dei cittadini genovesi di origine ebraica dal ’43 in poi, il secondo dalla Corte Straordinaria d’Assise, riguardante i processi svoltisi sino al ’47, con qualche strascico l’anno successivo, per imputazione di collaborazionismo, chiusi nella quasi totalità con l’amnistia.
    Alcuni di questi documenti prendono voce grazie ad un gruppo di attori del Teatro Stabile di Genova. Anche il nome di Brenno Grandi, che campeggia alle spalle degli oratori, tra i quali anche Luca Borzani e Doriano Saracino oltre David Bidussa, si fa corpo e spazio in tutta la violenza e disprezzo gratuito che gli fecero mandare a morte famiglie di genovesi. Bastano poche parole e ci si accorge che passando per via Montallegro, alle spalle della famigerata Casa dello Studente, si è catapultati nell’odissea della famiglia Sonnino. Solo Piera sarà l’unica naufraga a tornar viva di tutti i componenti tradotti nei campi di concentramento, i due genitori e i sei figli. Le sue parole limpide, lucide, compite, scritte a macchina dieci anni dopo il ritorno a Genova, rimarranno chiuse per quasi mezzo secolo in una cartelletta rossa, sino a che sua figlia, Maria Luisa, non contatterà il periodico Diario, che le pubblicherà integralmente nello speciale della Memoria 2002. Nel 2004 il diario di Piera Sonnino diventerà un libro, dal titolo Questo è stato, una famiglia italiana nei lager.
    Il tono marziale e dolorosamente freddo della documentazione burocratica, che enuncia i beni sottratti, dal pianoforte Woodstock, alla macchina da cucire ritraibile Singer, è stemperato dalla malinconia della musica e della voce di Eyal Lerner che apre il cammino all’ascolto nell’uditorio. Tutti i partecipanti danno un contributo a focalizzare l’opera di Bidussa, chi per punti, come Borzani, mettendo in evidenza come le domande che lo storico si pose due anni fa non abbiano ancora oggi trovato una risposta esaustiva. Borzani evidenzia tre passaggi fondamentali in quest’opera, primo, il significato di “Giorno della Memoria”, non inteso come commemorazione delle vittime della Shoah, ma come riflessione dei vivi, come non appiattimento nella conciliazione delle memorie.
    In secondo luogo la difficoltà a riconoscere nuovamente una normalità e a riuscire ad esternare ciò che è stato sia da parte del fronte burocratico statale con le amnistie (tendenza di pacificazione apatica e acritica insita nell’animo italiano), che da quello emotivo dei sopravvissuti.
    Terzo punto, che guarda al futuro, quale possa essere un rapporto tra emozioni e ragione, memoria e storia, che non solo salvaguardi le testimonianze del passato, ma dia una loro ragion d’essere nel e al presente. La morte dell’ultimo dei testimoni non deve la vittoria di idee antistoriche sul nazismo, né tantomeno l’estensione della zona grigia, coltre nella quale non si intravedono più neanche i contorni di tragedie recenti o vicine come quelle dei Balcani, del Darfur, del Rwanda.
    (Alisia Poggio)

  • OLI 287: GIORNATA DELLA MEMORIA – I bambini di Terezin

    La notizia viene dal consigliere comunale Antonio Bruno: i giardini di via Laviosa a Pegli verranno intitolati ai bambini che persero la vita nel lager di Terezin.
    La richiesta era stata fatta all’Amministrazione da un cittadino, iscritto all’A.N.P.I., sostenuta e sollecitata da alcuni consiglieri comunali sensibili, valutata ed accolta dall’apposita Commissione Toponomastica del Comune di Genova ed infine approvata dalla Giunta.
    Dopo questo cammino faticoso e necessario ci sarà nel vasto territorio di Genova un luogo aperto, visibile e arioso, un giardino, dedicato ai quindicimila bambini che nella fortezza – lager di Terezin si videro rubare il futuro e la vita. Solo in cento sopravvissero.
    Un luogo vivo che alimenterà il ricordo e i segni dell’immane tragedia che fu l’Olocausto, il male assoluto, che di certo si fa bene a celebrare ogni anno con riflessioni e solenni cerimonie, ma che non può essere racchiuso nei nobili rituali di un giorno, nelle affermazioni impegnate e impegnanti di personalità della cultura e delle Istituzioni.
    Onore quindi al cittadino che ha fatto la proposta e a chi l’ha sostenuta. E al Comune di Genova, nelle sue articolazioni, che aprirà un suo spazio importante – i giardini sono importanti, anche se ogni tanto lo dimentichiamo – perché i bambini di Terezin continuino a vivere e forse a trovare un po’ di pace negli sguardi, negli interrogativi e nei pensieri, dei bambini, dei genitori, dei pensionati, dei viandanti che quello spazio frequenteranno.
    La notizia dell’avviarsi concreto di questo progetto è giunta proprio un giorno prima della data ufficiale della Giornata Della Memoria. Mi è sembrato uno di quei segnali invisibili, subliminali, che costellano quotidianamente la nostra vita e, attraverso il fuoco delle emozioni, ci richiamano alla coltivazione della memoria, per non farla appassire, per ricercare le linee di distinzione fra il bene e il male, perché il “mai più” venga impresso in noi, come il numero che marchiava i deportati e seviziati nei lager nazisti e fascisti.

    Dalla fine del 1941 alla liberazione nella fortezza – lager di Terezin furono reclusi gli ebrei cecoslovacchi destinati al campo di sterminio di Auschwitz. Tra di loro 15.000 bambini e ragazzi.
    La loro presenza è testimoniata dalla commovente produzione di migliaia di disegni e di centinaia di poesie. Questi documenti sono stati nel tempo oggetto di affettuoso studio e hanno rivelato capacità creative straordinarie, maturità di pensiero precoce, straziante consapevolezza della tragedia nella quale si era immersi e insopprimibile anelito alla vita.
    Ma soprattutto la musica trovò spazio nel dolore e nella tragedia, anche per il concentrarsi a Terezin di un consistente e validissimo numero di musicisti. Vennero creati un coro e un’orchestra con ampia partecipazione di bambini e ragazzi. Vennero eseguite opere di Smetana e Mozart e venne composta un’opera originale, Brundibar, usata fra l’altro dai nazisti a scopi propagandistici.
    Quasi tutti i componenti dell’orchestra e del coro trovarono la morte a Terezin e ad Auschwitz.
    Ci rimasero, cenere che non si consuma e fumo che non si disperde, la musica e l’insegnamento. E un pugno di poesie. Una tra tutte:

    Pesanti ruote ci sfiorano la fronte
    e scavano un solco nella nostra memoria.
    Da troppo tempo siamo una schiera di maledetti
    che vuole stringere le tempie dei suoi figli
    con le bende della cecità.
    Quattro anni dietro a una palude
    in attesa che irrompa acqua pura.
    Ma le acque dei fiumi scorrono in altri letti,
    in altri letti,
    sia che tu muoia, sia che tu viva.
    Non c’è fragore d’armi, sono muti i fucili,
    non c’è traccia di sangue qui: nulla,
    solo una fame senza parole.
    I bambini rubano il pane e chiedono soltanto
    di dormire, di tacere e ancora di dormire…
    Pesanti ruote ci sfiorano la fronte
    e scavano un solco nella nostra memoria.
    Neppure gli anni potranno cancellare
    tutto ciò.
    di anonimo
    (Angelo Guarnieri)

  • OLI 287: Donne – Altri ritratti

    Padova, gennaio 2011, Mostra “Da Canova a Modigliani”.
    La tela “Sogni” di Vittorio Corcos viene spiegata dalla guida che indica sguardo e fronte della giovane donna come punti essenziali del quadro. E’ la mente la chiave di lettura, perché questo ritratto del 1896, trasmette a chi lo guarda aspirazioni e “sogni” di una donna orgogliosa e colta. Non sono sogni romantici, qui è la consapevolezza che muove il quadro. La modella è Elena Vecchi, sulla panchina accanto a lei dei libri.
    Genova, Raccolta Frugone, nella tela “Al caffè” di Alessandro Milesi la donna – la tazzina in una mano – legge il giornale spalancato come un grembiule sulle sue ginocchia, siamo nel 1890. Anche qui una donna che pensa e legge.
    Alla ricerca di altri ritratti di donne, a dispetto di quelli proposti dalla cronaca nazionale recente, se ne possono trovare decine, in una mostra di immagini che racchiuda intelligenza e amor proprio delle donne italiane. Le fotografie genovesi della scorsa settimana offrono la rabbia, talvolta divertita, delle donne genovesi al flash mob tenutosi alla stazione Brignole del 27 gennaio, per chiedere le dimissioni del presidente del consiglio. Ma altri scatti verranno prodotti di certo durante le future iniziative a calendario per chiedere la fine del “puttanaio” salito alle cronache nel mese appena trascorso.
    Consapevoli che così non si può andare avanti le donne – accanto ad ognuna di loro sarebbe auspicabile la presenza di un uomo – si stanno organizzando per una grande manifestazione il 13 febbraio in tutte le piazze d’Italia.
    Mentre il Popolo Viola sarà ad Arcore il 6 febbraio per ribadire la richiesta di dimissioni. E a San Remo per cantare “Bella Ciao”, canzone esclusa dagli organizzatori dell’evento che hanno preferito inserire per il 150 anni dell’unità d’Italia “L’italiano” di Cotugno e l’ormai leghista “Va pensiero”. Che chissà cosa ne penserebbe Verdi (acronimo all’epoca di Viva Vittorio Emanuele re d’Italia) di sapere la sua aria più nota adottata come inno della Lega.
    Ai molti ritratti di donne, va aggiunto quello della Speranza di Giotto. Che spinge alcune persone a volere cambiare ciò che spesso pare immutabile.
    (Giovanna Profumo)
  • OLI 287: POLITICA – Mignottocrazia alla romana

    Mentre ch’er ber paese se sprofonna
    tra frane, teremoti, innondazzioni

    mentre che so’ finiti li mijioni

    pe turà un deficì de la Madonna.

    Mentre scole e musei cadeno a pezzi
    e l’atenei nun c’hanno più quadrini

    pe’ la ricerca, e i cervelli ppiù fini
    vanno in artre nazzioni a cercà i mezzi

    Mentre li fessi pagheno le tasse
    e se rubba e se imbrojia a tutto spiano
    e le pensioni so’ sempre ppiù basse

    Una luce s’è accesa nella notte.
    Dormi tranquillo popolo itajiano

    A noi ce sarveranno le mignotte

    Giuseppe Gioachino Belli (?!)

    Da qualche giorno circola in rete questo sonetto a firma di Giuseppe Gioachino Belli (Roma, 1791 – 1863), sul quale si stanno sprecando commenti e riflessioni tra il serio e il faceto:
    http://www.google.it/search?q=Mentre+ch%27er+ber+paese+se+sprofonna&ie=utf-8&oe=utf-8&aq=t&rls=org.mozilla:it:official&client=firefox-a
    Molti lo prendono per buono, ma non occorre essere consumati filologi per capire che il grande poeta vernacolare c’entra ben poco con la paternità di questa sintesi di vita italiana, se non per aver fornito lo spunto all’anonimo autore di questa contraffazione amaramente ironica.
    Gli anacronismi abbondano: nella Roma papalina gli atenei non facevan ricerca più di tanto, né i cervelli più fini migravano all’estero a cercare i mezzi, né i pochi musei e scuole cadevano a pezzi, né si percepivano pensioni per tutti, né alte né basse.
    Si tratta semplicemente di uno dei tanti divertissement con cui si cerca di esorcizzare il baratro in cui è sprofondato “er ber paese”, sempre più ridotto a zimbello del resto del Globo. Uno strumento di resistenza intellettuale, stimolo per mantener desta l’attenzione, aprire gli occhi, reagire.

    Sulle mignotte nel Belli (tra le citazioni, ovviamente, non compare questo componimento):
    http://it.wikipedia.org/wiki/Mignotta

    (Ferdinando Bonora)

  • Oli 287: Egitto – Democrazia e libertà nel mondo arabo

    I cambiamenti per la democrazia e la libertà ai quali stiamo assistendo in Tunisia ed Egitto e nel mondo arabo in generale sono possibili soltanto perché oggi alla presidenza negli Stati Uniti c’è Obama. I popoli arabi, infatti, hanno sempre lottato contro i regimi autoritari, sacrificandosi per la libertà; ma le rivolte sono state represse nel sangue.
    Dopo il crollo del muro di Berlino, con la fine del vecchio ordine mondiale e dello spettro della guerra “fredda”, si sperava che non ci sarebbe più stato bisogno di regimi dittatoriali al servizio delle due alleanze militari (Nato e Varsavia) che si contendevano il controllo del mondo. Il cambiamento sperato non avvenne: negli Stati Uniti prevalse, fino all’avvento di Obama, la politica di un ordine mondiale basato sull’unilateralismo e sul controllo del mondo intero da parte di una sola potenza. Questa politica aveva ancora bisogno di dittature amiche alle quali era permesso di violare gravemente i diritti umani, reprimendo nel sangue le rivolte per la libertà e la democrazia. I movimenti democratici e laici nel mondo arabo sono stati distrutti nel silenzio totale delle “destre” e delle “sinistre” negli Stati Uniti e in Europa.
    Obama, malgrado la forte opposizione interna, cerca di rispettare le linee della nuova politica annunciata nel discorso al mondo arabo ed islamico pronunciato nel 2009 proprio al Cairo. Ben Ali ha capito che era esaurito il vecchio appoggio totale della Casa bianca. I capi dell’esercito tunisino hanno realizzato che Ben Ali era ormai esautorato ed hanno rifiutato di sparare sul popolo in rivolta. Prima di Obama questo non sarebbe stato possibile: la repressione durissima e sanguinaria operata ai danni della popolazione passava sotto silenzio in occidente,tranne che per dittatori che si opponevano all’ordine mondiale americano.
    Di Saddam e delle violazioni dei diritti umani in Iraq, ad esempio, si parlò solo dopo 1990, quando il dittatore impose l’aumento del prezzo del petrolio per la ricostruzione, alla fine della guerra decennale contro l’Iran, portata avanti per conto dell’Occidente.
    Il secondo fattore che rende possibile il cambiamento nel mondo arabo è la diffusione di Internet e delle Tv satellitari (al-Jazeera) per cui è difficile tenere nascosta la repressione. La gioia per la democrazia e la libertà che stanno avanzando nel mondo arabo è mischiata al ricordo di tutte le persone che hanno lottato e sono state sconfitte anche per il silenzio dei “democratici” occidentali. E’ triste sapere che i movimenti politici di matrice religiosa e gli integralisti sono nati proprio per colmare il vuoto lasciato da queste sconfitte, con l’appoggio dell’occidente. Dopo essere stati sostenuti contro i laici arabi, sono usati ancora oggi come spauracchio per mantenere le dittature: “meglio i dittatori come Ben Ali e Mubarak che gli integralisti al potere” o “meglio i dittatori come Mubarak che una democrazia egiziana anti israeliana”.
    Certo è che le posizioni contro le dittature nelle altre parti del mondo (Ucrania, Iran), sono più nette, chiare e tempestive.
    Speriamo non si versi più sangue in Egitto.
    (Eleana Marullo)

  • OLI 287 – SOCIETA’: Una denuncia da 2,5 milioni di Euro

    I giornali non amano linkare, si sa. Non lo fanno sulla carta, tantomeno sui loro siti web. Così la storia di Dante Svarca, attivista ateo prima ancora che funzionario pubblico, deve essere approfondita andando a leggere direttamente il suo blog, per cercare le conferme ad un articolo del Secolo XIX (*) che lo dipinge un po’ come “macchietta” e un po’ come impegnato in un “lungo contenzioso per svariate cause civili”, accanto ai più famosi Luigi Tosti, il giudice di Camerino che non voleva il crocefisso in aula, e altri atei impegnati nella loro campagna di laicizzazione della vita civile. Ma l’articolo non dipinge una situazione molto seria, semmai materiale per il chiacchiericcio del giorno dopo, davanti al caffè.
    Invece è molto interessante uno dei molti link mancanti nell’articolo del Secolo, quello relativo al pdf della denuncia (**) fatta al Tribunale di Ancona, in relazione al reato di “abuso della credulità popolare”, dove si pone l’attenzione del giudice anche all’uso di questo raggiro fatto dal Vaticano per ottenere soldi pubblici: “Segnalo, infine, che quest’anno si terrà in Ancona il Congresso Eucaristico Nazionale e che, per tale evento, la chiesa di Ancona ha chiesto un contributo pubblico di ben 3,5 milioni di euro. Da notizie di stampa ho appreso che è stato concesso un contributo statale di 2,5 milioni di euro, quindi un contributo a carico di tutti i contribuenti siano essi cattolici, credenti in altre religioni o non credenti. L’erogazione di tale somma appare ingiustificata, trattandosi di una semplice riunione interna di una confessione religiosa, anche se maggioritaria, ma ciò appare ancora più ingiustificato qualora venisse accertato, con indagini ordinate da codesto Ufficio, che durante il rito eucaristico non avviene alcun fatto magico e l’ostia consacrata sia in tutto uguale a quella non consacrata e, in particolare, il DNA contenuto nelle due ostie sia sempre quello del grano da cui proviene la farina. Ritenendo violata la laicità dello Stato e, come cittadino che paga le tasse, danneggiato economicamente per la maggior tassazione cui sono sottoposto a causa di questo falso miracolo, qualora accertato dalla S.V., a nulla rilevando la tradizione dell’insegnamento e della prassi religiosa che hanno da sempre propagandato tale fatto come miracoloso e magico”.
    Non sembra affatto un particolare della vicenda, leggendo adesso l’articolo del Secolo XIX con l’aggiunta di questo pezzo mancante il giudizio su Dante Svarca potrebbe cambiare, e non poco. Altri link portano alla lettera, che non si esita a definire tagliente, inviata come diffida al Vescovo di Ancona precedentemente alla denuncia (***) e al suo blog dove si pubblicizzano due libri e alcune recensioni.
    * http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2011/01/29/ANCBL7fE-chiede_cristo_corpo.shtml
    ** http://dantesvarca.files.wordpress.com/2011/01/denuncia-ostia-procura.pdf
    *** http://dantesvarca.files.wordpress.com/2011/01/diffida-menichelli-2.pdf
    http://dantesvarca.wordpress.com
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 287: PAROLE DEGLI OCCHI – Oppio dei popoli

    Foto di Giorgio Bergami ©

    Foto di Paola Pierantoni ©

    Nelle foto di Giorgio Bergami, Venerdì 28 gennaio 2001: locandine in edicola e manifestanti per strada.
    Lo sciopero indetto dalla Fiom contro le politiche di Fiat e governo e a favore dei diritti dei lavoratori ha mobilitato molti settori della società civile e dell’associazionismo, con affollate manifestazioni in diverse città, tra cui Genova. Oltre a tale evento, molte emergenze e criticità stanno investendo l’Italia e il resto del mondo, ma invece di promuovere conoscenza e riflessione su questi temi vitali, la stampa preferisce attirare l’attenzione (e vendere di conseguenza più copie) evidenziando soltanto quanto attira il grande pubblico, in questo caso il calcio. Si perpetua così quell’azione di anestetizzazione e stordimento delle coscienze in atto da tempo attraverso la carta stampata e la televisione.
    Ma non tutti ci cascano…

    Nelle foto di Paola Pierantoni, tre manifestazioni degli ultimi mesi: 27 gennaio 2011, flash mob delle donne alla Stazione Brignole per le dimissioni di Berlusconi; 11 novembre 2010, manifestazione a De Ferrari in difesa delle politiche sociali; 6 giugno 2010, lo sbarco della Nave dei Diritti.

    P.S.: Ecco una perla del Secolo XIX online del primo Febbraio. I tre sondaggi hanno ovviamente un’importanza paragonabile.
    (segnalato da Stefano De Pietro)