Categoria: OLI 278
-
OLI 278: VERSANTE LIGURE – CADUTA RUGHE
Quel crollo maledettova inteso in senso lato:è un simbolo perfettodi sfascio dello Statodi un conclusivo atto.Sia vero o esagerato,di Papi, questo è un fatto,il lifting si è schiantato.Versi di ENZO COSTAVignetta di AGLAJA -
OLI 278: ILVA – I figli dell’accordo

Italsider 1953 – Foto (C) Giorgio Bergami Adesso che Malacalza se n’è andato a La Spezia con le sue dieci bobine sulle spalle – manufatti politicamente enormi – il sindaco Marta Vincenzi sente la necessità di ridiscutere la questione aree di Cornigliano con relativa capacità occupazionale.
Le dichiarazioni sui quotidiani genovesi si sprecano e le istituzioni, anziché proporre un progetto proprio, continuano ad invitare Riva a cedere aree, e al tempo stesso lo coinvolgono in cordate di salvataggio del teatro dell’Opera, con un atteggiamento schizofrenico, decisamente incomprensibile.Nulla si dice di coloro che, dopo una collocazione negli enti pubblici durata cinque anni, sono rientrati nello stabilimento siderurgico. La stampa scrive che hanno lavorato nel mese di ottobre una sola settimana – alcuni anche meno – e sono rimasti a casa per tre.Nell’attesa che il rientro si armonizzi con tempi e salario più umani e che i contratti di solidarietà vengano condivisi in maniera equa tra tutti gli addetti dello stabilimento, quei lavoratori si sarebbero aspettati da Marta Vincenzi, oltre che un saluto – arrivato solo dall’assessore Margini – una riflessione politica più ampia. Per esempio relativa allo spreco di risorse umane – prima operative nei molti settori di Comune e Provincia – oggi affidate ad un programma di rientri legato indissolubilmente ad una crisi siderurgica gravissima. Che vede allontanare sempre di più il traguardo di un lavoro vero.La richiesta, fatta a fine settembre dal sindaco Vincenzi al gruppo Riva di versare due milioni di euro per continuare il lavori di pubblica utilità negli enti pubblici, è apparsa assai tardiva, molto simile ad uno spot per consolare coloro che dicevano che in stabilimento di lavoro non ce ne sarebbe stato per tutti.E non si può certo dire che il tempo per pensare e proporre non ci sia stato in cinque anni.Se non fosse vera questa storia sarebbe ridicola. Buffo lo spostamento dalla siderurgia agli enti pubblici per tornare in siderurgia. Strani i percorsi attraverso i quali i lavoratori dell’ILVA sono dovuti passare per essere formati e imparare nuovi lavori, grande la capacità di adattamento sempre nuova richiesta loro a fronte di un salario decisamente ridotto nella busta paga di ottobre.Molti di loro si dichiarano “figli dell’accordo di programma”. Ma sono solo figli dello spreco: di soldi, di risorse. E di idee.(Giovanna Profumo) -
OLI 278: ZOOTECNIA – I maiali felici che vivono nel bosco
Dario è un giovane uomo, titolo di studio Perito Agrario, scelta professionale allevatore sui monti nei dintorni di Mele. La casa è isolata nel bosco. Le persone a lui più vicine sono una giovane coppia che ha impiantato una attività di pensione, addestramento e rieducazione di cani. Una vasta estensione di bosco prima abbandonata al rischio di incendi ora è nuovamente sorvegliata e abitata da attività umane.
Chi sia da tempo abituato a percorrere i sentieri del nostro entroterra avrà malinconica esperienza della sua trasformazione in landa desolata. Così l’impressione che si ha vedendo questi ragazzi è quella di trovarsi di fronte a dei pionieri.L’attività di Dario è al suo inizio, e per ora tra i castagni ci sono solo dieci maiali, ma aumenteranno e tra non molto arriveranno le scrofe e il verro che, oltre a fecondarle, col suo odore terrà lontani i cinghiali. Un’altra zona del bosco ospiterà le capre, si produrrà il formaggio, e poi alberi da frutto, e i piccoli frutti di bosco … Il terreno non appartiene a Dario, lui ci lavora. E’ l’amministratore delegato di una minuscola azienda, dove lavoreranno, oltre a lui, altri due giovani. L’impianto della attività è stato reso possibile da un finanziamento del Programma di Sviluppo Rurale 2007 – 2013, ma da ora in poi l’equilibrio economico l’azienda se lo deve costruire da sola. La scelta produttiva dei proprietari del terreno è coraggiosa: allevamento secondo criteri rispettosi del benessere animale. Ma il rapporto di “resa” tra un maiale libero di passeggiare tra i castagni e quello immobilizzato in un allevamento intensivo è senza confronto. A questo si aggiunge il grandissimo problema della distribuzione, soprattutto per la carne fresca: come farla arrivare agli acquirenti? A disposizione, per ora, ci sono solo piccole nicchie distributive come quella dei “GAS” (Gruppi Acquisto Solidale), che possono contare solo sulla loro auto-organizzazione.
Mano a mano che Dario parla cresce un interrogativo: ma quale è, e quale potrebbe essere, la politica agricola regionale? E’ molto opinabile che – come ci dicono – entità, finalizzazione e durata dei finanziamenti siano indifferenziate rispetto alle tipologie aziendali. Ci vorrebbe una scelta politica per favorire la qualità sia dei prodotti che della vita animale, e per sostenere un sistema distributivo adeguato alle caratteristiche di queste produzioni. A maggior ragione per il fatto che la Liguria non è area per grandi allevamenti intensivi, e che andrebbero incentivate attività che contrastino il degrado del nostro entroterra.Invece queste imprese combattono da sole, e Dario mi cita esempi di “ritorni indietro”, cemento e recinti messi rapidamente a sostituire lo spazio libero che non fa ingrassare a sufficienza. Mi dice che se volesse guadagnarci sceglierebbe l’intensivo a stecca, perché “alla gente non importa nulla di comprare sotto costo i vestiti fatti sfruttando i bambini, cosa vuoi che gliene freghi di come campa un maiale? Guarda solo al prezzo e alla comodità”. Ma poi pensa alle scrofe che verranno, mi fa vedere come siano puliti i maiali se li si lascia vivere come dio comanda, mi spiega che sono molto intelligenti, che hanno imparato a schiacciare il bottone della fontanella in modo che il getto dell’acqua vada di lato a formare un piccolo stagno. I maiali ci circondano, curiosi.
A quando una politica che sappia mettere insieme etica, sviluppo, capacità di prevedere e innovare il futuro?
(Paola Pierantoni) -
OLI 278: INFORMAZIONE – Il consumatore etico tra inganni, seduzioni e scommesse
Annibale Carracci, La bottega del macellaio, 1583 – 1585Il tema del consumo di carne (bovina) si è conquistato un richiamo sulla prima pagina di Repubblica del 10 novembre. Il titolo è rassicurante: “Bistecca, la seconda vita. Chi mangia carne non rovina l’ambiente – cibo e gas serra, un ecologista smonta le accuse”. L’occasione viene dal libro Meat. A benign extravagance, il cui autore, Simon Fairlie, ridimensiona l’entità dei danni ambientali (emissioni di gas serra e deforestazione) che “grandi organizzazioni internazionali”, tra cui la FAO, imputano alla zootecnia. L’articolo è corredato da una tabella secondo cui l’Italia, per consumo di carne bovina, è ottava tra undici nazioni, e da due incisi in grassetto: “Simon Fairlie invita a prendere con cautela le tabelle fornite da enti internazionali”, e “Il bestiame contribuisce all’inquinamento nella misura del nove per cento”.
Il tutto trasmette al lettore un messaggio di sereno via libera.
Per trovare qualche frase che segnali l’esistenza di punti critici bisogna spulciare tutto il lungo articolo: “Due terzi di quei 600 milioni di tonnellate di cereali vengono utilizzati negli allevamenti dei paesi industrializzati, a beneficio del 20 per cento della popolazione mondiale” … “Se un colpevole c’è, non è l’allevamento in genere, ma sono i metodi industriali ed intensivi”.
Peccato però che la tranquillizzante tabella sia costruita in modo opinabile, perché l’Italia è confrontata con nazioni scelte “ad hoc” tra le più carnivore del pianeta, e si limita al consumo di carne bovina che costituisce meno di un terzo del consumo italiano di carne pro capite, il 42,3 % del consumo è carne suina – dati Eurostat 2006 (*). Così i dati europei ci vedono sì al nono posto, ma tra 39 nazioni (**).
Peccato anche che non si dica che l’allevamento intensivo domina quasi totalmente il mercato della carne, in primissimo luogo quella suina.
Tra disinformazione e un mercato che ti seduce con prezzi che Safran Foer definisce “artificialmente bassi” (aggiungendo: “quello che non compare sullo scontrino lo pagheremo per anni tutti quanti”) cosa può fare il consumatore “etico” che pure non intende rinunciare a carne, uova, latte, formaggi? Quanta fatica spende per trovare quello che cerca? E poi a cosa può servire la sua piccola goccia nell’oceano degli interessi di mercato?
Foer osserva che “la carne etica è una cambiale, non una realtà”, e che “chiunque sostenga con serietà l’opzione della carne etica dovrà mangiare parecchi piatti vegetariani”. Ma dice anche che “mangiare con una tale intenzionalità esplicita” è una forza dal potenziale enorme, e che le nostre scelte quotidiane possono “plasmare il mondo”.
Se ci guardiamo intorno, possiamo cogliere dei segnali: mercatini agricoli in città con banchetti di uova che espongono fotografie di galline libere, e banchi di salumi istantanee di maiali che grufolano all’aperto; il macellaio abituale che va a controllare che i bovini che compra vivano effettivamente all’aperto; Luciana Littizzetto che ringrazia a nome di galline ovaiole allevate a terra; il volantino della stessa catena distributiva che sottolinea l’adozione di “un codice etico teso a garantire il benessere animale” …
Una clientela inizia ad esistere e il mercato tenta di rispondere.
(*) http://www.saluteanimale.novartis.it/salute-benessere/suini/consumi-procapite.shtml
(**) http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20090806101552AA8d3wt
(Paola Pierantoni) -
OLI 278 – INFORMAZIONE – Analisi della diffusione dei quotidiani
Prima comunicazione (primaonline.it) è un mensile che racconta come funziona e come cambia il sistema dell’informazione. Molto utile la pubblicazione della diffusione comparata 2009-2010 dei principali quotidiani italiani (*). Si tratta di un comodo foglio di calcolo, nel quale è possibile effettuare alcune semplici analisi.
Cominciamo dal numero di testate, 64 sotto osservazione, i cui dati sono dichiarati dai vari editori. Vi si trovano quotidiani importanti come il Corriere della sera (diffusione intorno al mezzo milione di copie), ma anche Il quotidiano della Basilicata (poco più di duemila copie).
Il numero delle testate che superano le centomila copie si attesta su 15, quelle sotto le diecimila sono 4, tra le quali il Corriere mercantile, storico giornale genovese, uno dei più antichi in Italia. In mezzo, come nelle corse ciclistiche, il “gruppo” dei rimanenti 45.
La media della diffusione rispetto al 2009 è scesa del 4%, con una oscillazione che va dal +26% di Italia Oggi, al -15% della Gazzetta del lunedì. Il Secolo XIX si attesta su 84260 copie, con una perdita secca del 14% rispetto all’anno scorso.
Sulle vendite, la somma totale italiana muove circa 5 milioni di euro al giorno, vale a dire circa un miliardo e 800mila euro all’anno. Un bel giro di soldi, considerando il solo costo del giornale a un euro, senza orpelli multimediali e asciugamani per il mare.Bisogna osservare che questo sistema di raccolta dei dati è un po’ vetusto, oggi ci sono anche gli accessi internet e le copie in Pdf: saranno state conteggiate? E’ probabile di no. Ci si chiede quindi quale logica possa avere continuare a pubblicare queste statistiche, i cui dati vorrebbero rappresentare, conteggiando la diffusione su carta, la diffusione dell’informazione e il numero di copie vendute, quando la realtà della vera diffusione e delle vere vendite si gioca oggi su ben altri media, dai siti diretti dei giornali fino alle schede sui grandi social network.
E’ divertente confrontare tutto questo, ad esempio, con i dati di diffusione del blog di Beppe Grillo, che ormai è diventato un punto di riferimento nazionale per l’informazione libera. Secondo quanto dichiarato (**), attraverso i sistemi di conteggio inseriti sul sito web, si parla di 5 milioni di visite solo a settembre 2010, 500mila iscritti alla newsletter, 100mila copie de La Settimana e, il dolce alla fine, 73 milioni di visualizzazioni dei suoi video su Youtube: “vogliamo sciancare”?
* http://www.primaonline.it/2010/10/18/84865/diffusione-dei-quotidiani-luglio-2010/
** http://www2.beppegrillo.it/iniziative/adv/advertising.html
(Stefano De Pietro) -
OLI 278: CITTA’ – La rampa
Lavori in corso alla Chiesa del Gesù, a Genova.
Per consentire un facile accesso anche a turisti e fedeli disabili, ad maiorem Dei gloriam si sta provvedendo a eliminare la barriera architettonica costituita dagli scalini che salgono ai tre portali in facciata.
Lodevole intenzione. Peccato che l’intervento comporti una struttura metallica applicata all’ingresso di sinistra, verso Piazza De Ferrari, per fissare la quale si sono forati gli antichi gradini di marmo e la parete in pietra del Finale, per giunta un po’ bruciacchiata dalla saldatura. Sul risultato estetico è prematuro pronunciarsi, in attesa del completamento che – si spera – non lascerà in vista il ferro così com’è ora, ma lo rifinirà in qualche modo. In ogni caso si tratta di un’operazione alquanto invasiva, che altera l’autenticità e l’equilibrio della monumentale facciata barocca prospiciente Piazza Matteotti, riprodotta tra l’altro anche da Pietro Paolo Rubens nella seconda edizione del suo Palazzi di Genova, datata 1622.
Alcuni lettori di Oli hanno espresso il loro sconcerto in proposito, notando pure che il cartello informativo, apposto come di norma, cita progettisti e direttore dei lavori, i finanziatori, la committenza, l’impresa esecutrice e altri dati, ma tace gli estremi del nulla osta della soprintendenza, che si presume sia stato concesso, nelle forme e secondo le procedure previste dalla Intesa firmata il 26 gennaio 2005 tra il ministro per i Beni e le attività culturali ed il presidente della Conferenza episcopale italiana, relativa alla tutela dei beni culturali di interesse religioso appartenenti ad enti ed istituzioni ecclesiastiche, nel quadro del Codice dei beni culturali e del paesaggio (decreto legislativo numero 42 del 22 gennaio 2004 e successive modifiche e integrazioni). Dato il contesto, sembrerebbe strano che possa essere bastata la semplice D.I.A. (Denuncia di Inizio Attività), come dichiarato.
È opportuno che la città, coi suoi monumenti, sia per i cittadini (anche e soprattutto per quelli che hanno più difficoltà a percorrerla), piuttosto che il contrario, immobilizzata in una conservazione a oltranza dell’esistente che ne pregiudichi un’agevole fruibilità per il maggior numero di persone.
Altrettanto importante è però che qualsiasi innovazione, specie su testimonianze di grande valore, sia attuata nel pieno rispetto dei caratteri formali, materiali e funzionali dell’oggetto, nella massima coerenza con la sua storia.
Dovrebbero essere i competenti uffici ministeriali a fornire sufficienti garanzie in merito, con l’assicurazione – in casi particolarmente delicati come quello in questione – che non si sarebbe potuto fare altrimenti e lasciando sempre aperta la possibilità di un dibattito critico con la cittadinanza.
La richiesta di conoscere gli estremi dell’approvazione dei lavori in corso da parte della Soprintendenza per i beni architettonici non è pertanto pretesa oziosa, ma esercizio di un basilare diritto all’informazione e quindi alla partecipazione alla gestione di un patrimonio che è di tutti.(Ferdinando Bonora, foto dell’autore)
-
OLI 278: COSTITUZIONE ITALIANA – Il Presidente Napolitano racconta i Principi Fondamentali della Costituzione
Da “La rinascita del Parlamento. Dalla Liberazione alla Costituzione”, a cura della Fondazione Camera dei Deputati
(a cura di Aglaja)
-
OLI 278: LETTERE – Fotocronaca da Borzoli
Le fotografie che fanno parte di questo collage sono state riprese un lunedì mattina nel giro di una mezz’ora e documentano quale sia la situazione del traffico pesante che quotidianamente si riversa sulle strade del quartiere a Sestri Ponente.
Ogni giorno gli abitanti si trovano a vivere con rumore superiore ai limiti consentiti, smog e pericolo per la loro incolumità.
Il Comune è informato di questa realtà e ci sono stati incontri con i Comitati del quartiere ma la soluzione del problema è “difficile e problematica”.
Ed allora abbiamo avuto l’idea di documentare visivamente la situazione in tutto il suo “splendore” per stimolare idee e possibilità di soluzioni.
(Luisa Campagna)






