Categoria: Bianca Vergati

  • OLI 348: CITTA’ – Abbazia di S.Giuliano, un angolo d’illegalità

    Spicca nel tramonto il decoro a righe dell’abbazia di S.Giuliano, finalmente liberata almeno dalle transenne che la circondavano da anni, così da goderne la visuale intera, pur se i lavori sono fermi e incompleti. Il sagrato è abbandonato con macerie a vista e più degradato ancora appare l’accesso, un pezzo di strada dall’asfalto rabberciato e il piccolo piazzale ingombro di auto e motorini. Siamo sul Lungomare Lombardo, riqualificato dalla parte a levante con un camminamento di sanpietrini, che conduce all’unica spiaggia libera della promenade più preziosa della città, un biglietto da visita per chi percorre la passeggiata dalla Fiera a Boccadasse, su cui si affacciano manufatti silenziosamente allargati, sopraelevati, con aggiunte di piani terrazzati, scalette intricate: il tutto in mascherata illegalità, accanto all’antica chiesa, dove un tempo sposarsi era oltremodo chic.
    Lungo la discesina verso monte spiccano un piccolo cubo in cemento serrato da una stonata saracinesca in alluminio, giardinetti fioriti dall’aria più campestre che marina, di sicuro niente che assomigli ad un’insolita nicchia di “borgo marinaro”.
    Vedere il mare è un’impresa perché gli stabilimenti hanno eretto palizzate, manufatti scadenti: altro che “cannocchiale vista mare”, in barba alla Variante di salvaguardia di litorale del Levante del 2010, che prescriveva anche precise norme di “decoro di arredo urbano”.
    Lungomare Lombardo è segnalata come “zona pedonale”.
    Ci si ferma a guardare l’ingombro di veicoli, che quasi non permette il passaggio.
    Ecco arrivare una signora a rimuovere le sbarre, che dovrebbero impedire l’accesso ai motorizzati, comincia ad inveire contro quel parcheggio selvaggio, dirigendosi verso una Smart: non è anziana, non ha il bastone, insomma non sembra bisognosa del parcheggio sotto casa mentre a pochi metri su corso Italia ci sono gli spazi autorizzati zona blu per residenti.
    Sarà lei la titolare del passo carrabile con autorizzazione dal numero cancellato?
    No, il permesso gliel’hanno dato i Beni Culturali e lei non lavora ai Beni Culturali, abita lì da tempo, indicando le casette all’interno del cortile dell’abbazia. Dunque sono abitazioni private le piccole costruzioni. Chi mai avrà dato il permesso di costruire nel perimetro di un edificio tutelato, di trasformare in residenze quelle che un tempo forse erano capanni per gli attrezzi, magari per la cura del giardino e dell’orto?
    Probabilmente la Soprintendenza non ha avuto il tempo di verificare, fa fatica a distinguere tra sacro e profano, tra beni pubblici e interessi privati, tra precari abusivi e beni comuni.
    Così l’abbazia aspetta il completamento dell’infinito restauro, le risorse con il contagocce.
    Forse non è un caso perché avrebbe dovuto ospitare gli uffici della Soprintendenza suddetta, ma i dipendenti hanno fermamente respinto l’ipotesi di trasferimento: troppo lontana dal centro, troppo scomoda rispetto a via Balbi per treni e bus. Forse la vista mare non è gradita, forse non sanno che qui passa l’autobus 31, poche fermate e capolinea alla stazione Brignole.
    Intanto in Municipio il rappresentante della Lega si lamenta della mancata realizzazione del Lido, dove avrebbe dovuto trovare spazio “un asilo per nonni” e auspica che all’interno dell’abbazia possa trovare ospitalità un centro per anziani, ”come onere di ritorno sul quartiere”, già richiesto a suo tempo dal Municipio in cambio della cessione perpetua di un altro bene comune, il litorale.
    (Bianca Vergati, foto da Internet)

  • OLI 346: CITTA’ – Gli illuminati costruttori genovesi

    Quando si dice:” Averne di questi imprenditori!”. Infatti a sentire la proposta del presidente di Assedil non si può che dargli ragione: “Le grandi opere sono lontane e invece bisognerebbe dedicarsi a tanti piccoli interventi nell’edilizia, a cominciare dalla ristrutturazione degli edifici scolastici così malandati”. Il costruttore pensa a salvare l’edilizia, parlando alla Festa del Muratore, invoca investimenti di relativa entità per non perdere posti di lavoro e dice la verità sulle nostre scuole, spesso in luoghi ed edifici inadeguati.
    Vedi l’ex Nautico di piazza Palermo, chiuso da anni e patrimonio comunale, di cui si era previsto persino di farne un autopark e che potrebbe, se ristrutturato, divenire Polo scolastico della Foce, mentre la scuola media Doria del quartiere sta pagando l’affitto.
    Dove trovare i soldi però? I Comuni sono in crisi di liquidità, è vero, ma si potrebbero ogni tanto utilizzare gli oneri di urbanizzazione, cioè quanto viene versato al Comune dal costruttore per edificare, per mettere a posto le scuole, invece di finire nella spesa corrente della gestione della macchina amministrativa. Come ad esempio i circa trecentomila euro di oneri per Villa Raggio, da pagare al Comune dilazionati in più anni, mentre gli appartamenti da duecento metri quadri ad ottomila euro al mq “in grezzo” sono già stati venduti e l’impresa in parte incassa prima.
    Alla fin fine, come nel caso della media Doria, si risparmierebbero pure i soldi dell’affitto.
    E di casi così ce ne sono sul territorio comunale.
    I ragionamenti degli edili si fanno però più interessanti e interessati in occasione del convegno dell’Associazione culturale La Maona quando, prendendo spunto dai decreti Monti per rilanciare l’Italia, si discute di grandi opere. Così a partire dai Comuni, a seguire i porti, l’idea è che sia l’impresa a presentare il progetto (e fin qui nessuna novità) al Comune che, se lo valuterà positivamente, lo metterà in gara, ed è qui la novità: all’imprenditore proponente resterà il diritto di prelazione, mentre il progetto verrà inserito automaticamente nelle opere pubbliche.
    Da sottolineare che l’inconsueto iter sarebbe al di fuori di normative nazionali ed europee.
    Quali le opere pubbliche individuate dall’associazione costruttori?
    Innanzi tutto lo scolmatore, opera da 400 milioni di euro in su, da farsi con “projet bond”, ovvero il Comune individua edifici di pari valore nel suo patrimonio immobiliare e propone di sottoscrivere dei bond che abbiano come garanzia quegli immobili: reggeranno le casse comunali?
    E poi, udite, udite, ben altre cinque importanti opere pubbliche.
    Ovvero, cinque megaparcheggi in centro città!
    Parcheggi possibili, già individuati dalle precedenti Amministrazioni. Ancora? Sempre meno abitanti e più vecchi, tutti nonni sprint e pluriautomuniti.
    Gli ineludibili park potrebbero essere sotto le stazioni Principe e Brignole: ma qui non c’è stata l’alluvione? Un altro potrebbe essere in piazza Santa Maria dei Servi, alla Foce, dove la biblioteca della Chiesa omonima posta nelle cantine, ha rischiato di finire sott’acqua. Si smantellerebbero poi i giardini delle Caravelle per far posto alle auto della polizia invece di fare una convenzione per le volanti con il park sotterraneo di piazza della Vittoria spesso vuoto, come quello di piazza Dante, dove anche qui si propone di farne un altro nuovo.
    Così mentre si auspica un maggior uso dei mezzi pubblici, si propongono altri parcheggi in città, accentratori di traffico secondo i più aggiornati studi sulla viabilità, e non si fanno i park d’interscambio.
    Illuminati i nostri costruttori genovesi, gran belle opere pubbliche.
    (Bianca Vergati – disegno di Guido Rosato)

  • OLI 345: BENI PUBBLICI – Tra burocrazia e disincanto

    “Hanno tirato via il grottesco!” Di questi tempi era ora, si potrebbe dire.
    Dallo Zingarelli ed. del ’37 il grottesco è “dipinto decorativo … capriccioso, licenzioso o ridicolo” o, citando la Treccani, “deriva da raffigurazioni astruse, strambe, scoperte a Roma sui muri di antiche terme chiamate grotte”.
    Concitati cittadini confinanti di Villa Raggio in via Pisa hanno chiamato le Istituzioni per denunciare l’oltraggio del grottesco, i rumori preoccupanti di calcinacci, ma hanno voluto restare anonimi: sfiducia, timore di essere coinvolti, il committente pare sia un potente armatore.
    Intanto proseguono i lavori per le residenze superlusso, e infatti lo studio immobiliare interpellato pubblicizza appartamenti “in grezzo” ad ottomila euro al metro quadro, poi a seconda delle rifiniture chieste il prezzo si vedrà, e gli alloggi saranno una decina in tutto. Orgogliosamente si reclamizzano piscina e spogliatoi, decine di posti auto mascherati da pergolati e siepi: che fine faranno il parco, i suoi prati e i suoi alberi?
    Sul Permesso di costruire le unità abitative sono però il doppio, con l’ampliamento volumetrico a livelli sottostanti, demolizione e ricostruzione della dépandance, mentre il tetto verrà modificato per l’ampliamento dei volumi dell’attico e vi si realizzeranno giardini pensili: un incremento di superficie abitabile del 20 per cento, come consente la legge. Trattasi però di un complesso monumentale con vincolo, secondo il Decreto Legislativo n. 42 artic. 136, su ville giardini e parchi che si distinguono per la loro evidente bellezza…
    “Si costruirà nel pieno rispetto del luogo”, dichiara il titolare che gentilmente acconsente a fare visitare la villa e sa già degli allarmi. “Abbiamo aspettato un sacco”.
    Mica tanto: nel giro di due mesi pareri e permessi, in tempo prima dell’approvazione del nuovo Puc, assai restrittivo per il Sistema delle Ville Storiche.
    Nessuno mette in dubbio la correttezza dell’intervento, per carità.
    Non è chiaro però di che natura saranno gli interventi.
    Il percorso per capire tutto ciò come comune cittadino è costituito da telefonate per sapere come sia rintracciabile la delibera citata sui cartelli esposti, delibera fantasma, che si scopre poi essere Permesso a costruire, reperibile al Matitone. Telefonate a più riprese in giorni diversi e finalmente un indirizzo di posta elettronica, una mail che vale come domanda scritta all’ufficio competente. Nessuna risposta.
    Dunque incursione al Matitone e ricerca della mail a suo tempo inviata.
    Evviva! Rilasciata la copia del Permesso al progetto in questione.
    Non è finita: nel provvedimento si cita il Parere della Soprintendenza per i Beni Architettonici, diventato prevalente rispetto alle obiezioni della Sezione Tutela e Pianificazione del Paesaggio, la quale si è occupata della sistemazione del verde e per cui si prospetta “eventuale conseguente variante”.
    Il numero della Soprintendenza citato sull’elenco telefonico pare non funzioni. Dopo quattro passaggi ecco l’ufficio competente: alla citazione di Villa Raggio viene passato il funzionario, pur essendo dato in un primo momento assente. Mail con richiesta di verifica sulla villa.
    Ci si presenta di persona alla Soprintendenza, dove si riceve soltanto il lunedì mattina, in tempo per depositare invece la richiesta di copia del Parere: per la consegna fra qualche giorno, chissà.
    Nel libro “ Paesaggio, Costituzione Cemento” Salvatore Settis denuncia come in Italia si violi sistematicamente la Costituzione rispetto alla tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, fra il caos urbanistico e legislativo, nel labirinto di competenze fra Stato, Regioni, Comuni.
    Mentre si piangono gli operai morti sotto i capannoni crollati perché mal costruiti in Emilia e si contano i danni infiniti sul patrimonio artistico, che nessuno ci restituirà più.
    (Bianca Vergati – foto dell’autrice)

  • OLI 344: SOCIETA’ – Confronto tra generazioni, rette parallele

    Scivolano via i quattro ragazzi – ma come ve ne andate! no, no una sigaretta…-  Non sono più comparsi però. Intanto si dilunga nel suo monologo il prete di strada, quello degli ultimi, che chissà perché cita nei suoi discorsi sempre alti prelati o vip di prestigio, questa volta noti registi. Nell’evocare i suoi ricordi di gioventù scandisce l’inesorabile revival di quelli della Resistenza, che hanno vissuto incomparabili esistenze, ma che volete voi ragazzotti di oggi, nati dopo la caduta del Muro. E così parte del messaggio, “lo sguardo di speranza al futuro” di quel periodo eroico, l’anelo di libertà, le grida per i diritti negati, si perde dentro al comizio: pare spirare sottesa una cert’aria di bonaria compiacenza che si accetta in virtù della veneranda età.
    Come parlare ai giovani se si parla dall’alto di certa saggezza canuta?
    Siamo alla Claque, teatro dei vicoli, venerdì 18 maggio, per un “Confronto tra generazioni”, ma in platea sono tanti i capelli grigi e pochi i giovani, tra cui i tre neoeletti sul palco, leva ‘78, ‘90. ’91, che raccontano le loro esperienze nella politica o nei movimenti.
    L’impegno di un tempo aveva dimensioni internazionali, come il Vietnam, si ricorda.
    E se riuscissimo invece a renderli consapevoli della Storia dal ’68 in poi almeno per il nostro Paese?
    Il ragazzo parla della “tragedia” vissuta in famiglia, quando vinse per la prima volta Berlusconi, aveva quattro anni ma se lo ricorda benissimo e così quando rivinse il cavaliere e lui era in prima media. Pare uscito da una scuola di politica: “… non ci deve essere uno scontro tra generazioni, bisogna andare nei luoghi del conflitto… sbagliato far passare il messaggio che non troviamo lavoro perché l’operaio a mille euro al mese ci sta rubando il posto…”.
    La ventenne sottolinea l’entusiasmo e la passione trovati nel movimento dell’Onda, ma invita “ i grandi a prenderli per mano”, ad accompagnarli verso la politica, a crescere nei partiti perché nel suo ha sentito le voci di chi ha conosciuto Pertini ed ha apprezzato quegli ideali. Mentre il futuro sindaco con voce rauca esprime apprezzamento “verso aggregazioni che non riconducono soltanto alla politica dentro ai partiti… ma dai quali non si può prescindere, s’intende…”.
    La serata propone anche il racconto della vivace e non più giovane sindacalista, che dovette abbandonare il suo amato liceo artistico per andare a lavorare; lei, una ragazza, costretta a dare la precedenza agli studi del fratello maschio, descrive la sua esperienza di lavoratrice senza diritti e sottopagata. Ecco come nacque il suo impegno nel sindacato: umiltà e modestia nel suo narrare.
    Non si riscontra la stessa misura nelle parole dell’altra neoeletta, da poco avvicinatasi alla politica, che sostiene essere “il suo interesse più di tipo locale”, è eletta nei Municipi ed è contenta di essersi messa in gioco. E a proposito di “fuga dei cervelli “ della sua generazione lei afferma di aver pensato talvolta di andare via ma poi “ ha scelto di rimanere” per far qualcosa per la sua città.
    Come se quelli partiti fossero tutti contenti di essere partiti, come se avessero potuto “scegliere” per un lavoro. Mancano pochi minuti alle 23, ora fatidica di chiusura ufficiale alla campagna elettorale, il confronto tra generazioni sta per concludersi: ci hanno provato.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 343: SOCIETA’ – Giovani professionisti della politica

    L’incontro è un rendez vous elettorale per sponsorizzare il possibile cambio di casacca del
    Municipio. Ci sono un po’ di candidati e tra questi un giovane con un percorso politico già alle spalle. So che si è laureato e gli chiedo dunque cosa fa di bello, dove lavora.
    “Per ora nulla” mi risponde ed io resto un po’ lì. “ Mi spiace”, mormoro, “ A Genova è difficile, però con la tua laurea da ingegnere..”
    “Non ho ancora avuto tempo”..
    “Ma non ti sei laureato all’inizio dell’anno?”
    “Sai l’esame di stato e poi le primarie.., ho un appuntamento, scusa, ciao”
    Deve aver visto la mia faccia un po’ basita ed io avevo dimenticato che era al seguito della
    senatrice. Dunque a 27 anni con una laurea in tasca un ragazzo non cerca lavoro per quel che ha studiato, ma cerca lavoro nella politica.
    Così ai seggi elettorali, un altro giovane candidato, di anni 28, con laurea triennale mi confessa che se la sta prendendo con calma per la specialistica, anche lui ha avuto molto da fare, è nello staff dell’altro professore.
    A sentire questi ragazzi viene una crisi di coscienza: che razza di messaggio abbiamo passato?
    Com’è potuto accadere che in tempo di crisi giovani brillanti non pensino ad un’occupazione ma a collocarsi nella politica, facendone un “mestiere”?
    L’idea scorrazza da destra a sinistra ed è talmente “normale” che nessuno ci fa caso, anzi
    si stupiscono che tu ti stupisca di fronte a giovani che pensano al loro futuro di individuo,
    programmandosi una carriera politica come professione.
    Riusciranno ad essere vicini alle problematiche dei loro coetanei?
    Non si voleva così un rinnovamento della politica, non era nel conto di chi voleva, di chi vuole un cambiamento, non è una mera questione di carta d’identità.
    Diventa allora vitale l’essere eletti e la disinvoltura nei comportamenti per raggiungere la meta.
    Come è capitato ad un elettore delle primarie, che si è visto messaggiare proprio da uno di questi giovani rampanti, il quale proponeva la sua candidatura di giovane, laureato, quasi l’annuncio personale di una volta, mancava la bella presenza.
    Nessuna remora a muoversi border line, per aver violato la privacy, per essersi servito di un numero di telefono che un cittadino in buona fede aveva reso disponibile. Fiducioso l’elettore aveva lasciato il suo recapito telefonico al seggio e soltanto su quegli elenchi compariva il suo cellulare, ma ad una richiesta di spiegazioni, si è visto rispondere v.f.c.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 342: BENI PUBBLICI : Addio Villa Raggio

    Dal funzionario una risposta perentoria: “Vale l’ora”.
    Cioè ? Se la delibera è stata approvata la mattina del 7 dicembre ed il Piano Urbanistico Comunale è stato approvato il pomeriggio del 7 dicembre, la delibera non rientra nel Piano approvato. Fine.
    Così pare si sia compiuto il destino di Villa Raggio, via Pisa 56 in Albaro, l’ex istituto S.Giorgio entrato nel circuito del patrimonio da dismettere della Regione Liguria, dopo una lunga querelle con l’erede di chi l’aveva donato quarant’anni fa per fini “socio-sanitari”: si era ribellata Edvige Jole Oberti, torinese, dopo aver saputo la modifica di destinazione d’uso dell’edificio e in un primo momento il Tar aveva accolto una sospensiva, ma poi non c’è stato niente da fare.

    Era il 2008 e nel 2010 compare su www.fintecnaimmobiliare.it l’invito a presentare entro il 9 luglio Offerta Vincolante per “complesso immobiliare di elevata qualità con superficie lorda di tremila mq.”, presso uno studio notarile di Roma. Se ne occupa Valcomp Due, come recita il bando, “società s.r.l. interamente controllata dalla Fintecna” con sede nella capitale.
    All’asta vanno immobili di tutta la Liguria, in zone anche di pregio come Alassio, Sarzana., Bordighera, sono appartamenti, ex strutture ospedaliere, terreni: su tutti si assicura l‘edificabilità, la residenzialità, il cambio d’uso.
    Finiscono così beni pubblici, che avevano una “funzione pubblica” come Villa Raggio, un tempo clinica per malati di tubercolosi, poi centro riabilitativo ortopedico e Consultorio. Valutata tre milioni di euro, si dice, ormai in abbandono, ancora conserva preziosi affreschi, statue sul colonnato del tetto, splendidi alberi.
    Villa Raggio nelle cartografie del Puc licenziato dalla sindaco Vincenzi è “rossa”, ovvero “elemento storico-artistico rilevante”, all’interno del Sistema delle ville e parchi storici di San Luca d’Albaro-Puggia (Norme di Conformità, Ambito di Conservazione), con disciplina paesaggistica puntuale a tutela dell’edificato antico e della conservazione del verde nell’originaria consistenza.

    Nel cartello esposto un mese fa dalla società Bagliani su progetto di studio Guidi di Bagno in bella vista si leggono dunque per il complesso monumentale opere di ristrutturazione, cambio d’uso, frazionamento, ampliamento, sostituzione edilizia, realizzazione di piscina pertinenziale con foto relativa di altra riqualificazione già attuata dai committenti…
    Che brivido quella piscina da mediterranèe. E farci una bella scuola, con quel magnifico giardino? Ora i bambini della scuola elementare e materna sono a due passi da una delle strade più inquinate di Genova, in via Cavallotti, una scuola di cui hanno ceduto pure il tetto per farne terrazzi agli appartamenti del convento vicino riconvertito: sessant’anni di gentile concessione all’ex cappelletta, ora residenza di pregio.

    Non si può preservare tutto, s’intende, incombono tagli e conti in rosso, ma almeno le caratteristiche di Villa Storica, il suo parco.
    Dimenticavamo. Per una questione di ore Villa Raggio non è rientrata nella normativa di tutela del Puc, anzi in poco più di un anno, dall’asta di luglio 2010 alla delibera di dicembre 2011 ha avuto un iter super rapido.
    Perché ci lamentiamo sempre delle lungaggini della burocrazia?
    (Bianca Vergati)

  • OLI 342: ELEZIONI – Marco Doria e l’appoggio del Pd

    I dati sono chiari: il gap fra la percentuale di coalizione dei partiti per “Marco Doria candidato sindaco” e le preferenze per Marco Doria è di quasi il 3 per cento, tanto quanto sarebbe bastato per passare al primo turno. La sensazione sempre sotto traccia che non si stesse facendo tutto il possibile da parte di tutti i partiti la si è avuta anche nel piccolo, nei quartieri, tra la gente.
    Tanti i banchetti o i volantinaggi. C’era chi propagandava la sua opposizione a Monti, il referendum contro il finanziamento dei partiti e siede a Tursi o in Regione ma non accenna a Doria.Chi parlava di sicurezza e valori socialisti, chi si è chiamato fuori e poi si è accodato con distinguo eppure era in Sala Rossa da quel dì, chi diceva che il risultato delle primarie è sacrosanto.. bla bla. Sono circolate molte mail di candidati al Consiglio comunale della coalizione, spesso nemmeno una parola sul futuro sindaco, al più in chiusura del “mi candido perché”.
    Così meno di dieci circoli Pd in città hanno invitato Doria e non si sono viste manifestazioni per appoggiarlo. Tanti incontri per Doria con cittadini, associazioni, categorie e in giro aperitivi di singoli aspiranti, accompagnati dal padrino di turno per il proprio cantuccio elettorale. Si porta voti, vero, ma per chi?

    Dunque diciamolo chiaramente: si è fatta campagna per il Partito e meno per Marco Doria. Nella speranza nemmeno tanto peregrina che il gruppo forte a Tursi avrebbe avuto magari non tutte le stesse facce, sicuramente lo stesso “scudetto”. E così forse sarà. Se il ballottaggio vedrà vincente Doria, che con le sue liste ha raggiunto l’11 e mezzo per cento contro il 24 per cento circa del Pd,
    il professore che sorride poco, sorriderà ancor meno perchè dovrà vedersela con il partito a cui ha stravolto le primarie e che è di nuovo maggioranza: neppure con Sinistra ecologia e libertà riuscirà a decidere in solitaria.
    Strano destino: magari un aiutino non desiderato potrà arrivare dal Movimento 5 Stelle, che dichiarano essersi posti a mastini di guardia in sala Rossa.
    C’è molto da lavorare. A meno non si avveri ciò che molto maldestramente il giornalista di Primocanale ha insinuato nel domandare ad Enrico Musso se pensa di “rubare voti anche presso quella parte del Pd che ha votato Doria perché di centro sinistra, ma non è tanto contento di sostenere la sua candidatura e potrebbe pensare ad un candidato più moderato, facendo riferimento a quella parte di partito democratico che in studio è rappresentata…” Ed a quel punto Roberta Pinotti, presente in studio per commentare i risultati, lo interrompe indignata e se ne va, chiarendo che lei avrebbe sostenuto lealmente chi aveva vinto le Primarie.
    Imbarazzo e sorrisetti del candidato di destra. Tutto pare poi si sia ricomposto, visto che Pinotti è di nuovo lì, ma gli elettori di centro sinistra si chiedono perché sia stata “inviata” proprio la senatrice a rappresentarli in tv: gli inviti si può sempre declinarli.
    (Bianca Vergati – foto di Ivo Ruello)

  • OLI 341: ELEZIONI – Cercare il futuro a Genova

    “Cerchi lavoro? Non dire che sei laureato”, è il titolo del servizio su Il Secolo XIX di martedì 1 maggio, storia di un venticinquenne disoccupato, con tesi in Diritto Internazionale, plurilingue, che in un mese a Genova non ha avuto nemmeno una risposta alle sue domande di lavoro.
    Caso mai un’offerta nel terziario, per intenderci al 75 per cento cuoco o cameriere stagionale.
    Recita l’Agenzia dell’Onu, insieme all’Istat che la disoccupazione giovanile ha raggiunto in Italia il 35,9 per cento, mentre sono un milione e mezzo quelli che in generale non cercano lavoro.
    Tema ineludibile di questi tempi l’occupazione, con uno sguardo a chi il lavoro lo ha perso, lo cerca o lo dovrà cercare, ovvero un’emergenza che dovrebbe riguardare in primis i giovani.
    Il Governo ha proposto l’avvio di un’impresa di un giovane ad un euro, averceli però gli altri soldi che servono, chiedilo alle banche.
    Anche alla festa del Primo Maggio si è fatto un gran parlare dei giovani, a cui la politica dedica ultimamente fiumi di discorsi, li sbandiera nelle liste e nei comizi. Paiono panda dello zoo, ma che vuoi, i panda mangiano soltanto germogli di bambù e allora sono difficili da preservare, in fondo in fondo anche un pochino ingombranti. Così i ragazzi d’oggi nella testa di tanti che giovani non lo sono più, che dicono ai miei tempi eh, bei bamboccioni che vogliono anche il posto e non si danno da fare. Sovente si evocano gli anni del dopoguerra, del boom, gli anni ’70.
    “Ci uniscono le storie, la Storia”… ma non si dice che noi “anta” ci siamo mangiati il futuro.
    Pure il Presidente della Repubblica ha detto basta nostalgie.
    Intanto nella campagna elettorale per il Comune la parola lavoro pare un mantra. Un mantra monco, la dicotomia dovrebbe essere “lavoro-giovani”.
    E’ vero, un sindaco non può fare più di tanto per l’occupazione, magari può favorire le aziende per gli spazi sul territorio, nel rispetto di ambiente e cittadini, con una mobilità efficiente, una burocrazia virtuosa o sinergie fiscali con le altre Istituzioni.
    I candidati-sindaco vanno in giro ad ascoltare però la gente più disparata, dai lavoratori in cassa integrazione, ai famigliari dei malati, ai protestatari del parcheggio o dell’inquinamento acustico e ambientale, il verde, i buchi delle strade. Tutti argomenti che hanno la loro importanza nella quotidianità, portati però a volte in primo piano da alcuni che la loro parte di vita l’hanno già avuta. Meno male che c’è chi dedica spazio e ascolto agli invisibili, agli ultimi, che pure non sono pochi.
    Ma all’ascolto dei giovani chi ci va?
    Solo i candidati sindaco del Movimento Cinque Stelle e della Lega Nord erano presenti in prima persona martedì 24 aprile al Ducale alla Consulta degli studenti, con centinaia di ragazzi, neanche i media hanno dato peso alle assenze, menzionato l’evento.
    Il futuro non appassiona neanche un po’, la nostra è malinconicamente una città di vecchi, mentre stanno sparendo delle generazioni.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 340: ELEZIONI – I candidOli, Bianca Vergati / Municipio VIII Medio Levante

    Da tempo mi occupo del territorio e di quanto viene deciso oltre la volontà dei cittadini.
    Trasparenza è parola tanto abusata quanto poco praticata.
    Troppo spesso riqualificazione ha significato cementificazione, distruzione di un parco: nel mio quartiere la rimessa di Boccadasse, i tanti box invenduti, o il progetto sul Lido di corso Italia. Un conto è riqualificare, un altro è sottrarre ai cittadini un bene pubblico qual è il mare, per dare spazio ad una mera speculazione edilizia contro cui mi sono impegnata, ottenendo che non si costruisse sul mare, sottraendo altra spiaggia ai cittadini e lo stato desolante di oggi dello stabilimento testimonia quali fossero i reali interessi, case e negozi.
    Così meravigliosi vecchi giardini di ville storiche, quali Villa Rusca, sono stati rivoltati per far posto a ristrutturazioni incontrollate di preziose residenze, parcheggi interrati a più piani: pini centenari silenziosamente lasciati morire.
    Nella storica villa Raggio, un tempo sede del Conservatorio Paganini, poi di Consultorio e centro di recupero di ortopedia, è comparso in questi giorni un cartello per modifica destinazione d’uso, ampliamento e… piscina nel parco! La villa era un lascito per scopi socio-sanitari, ma è entrata nel patrimonio sanitario da dismettere… Addio a villa e parco e soprattutto alla sua funzione pubblica.
    Non bisogna rassegnarsi al degrado oppure a parcheggi, residenze, centri commerciali, mentre spariscono le aree destinate al lavoro. Perciò mi sono candidata per il Municipio di Medio Levante nelle liste di SEL come indipendente per Marco Doria.
    Le prossime elezioni sono per la nostra città un’occasione che non possiamo perdere. Lo dobbiamo ai nostri figli, ai ragazzi che se ne vanno perché non c’è lavoro e ne ho conosciuti tanti come insegnante per i bambini e come genitore alla presidenza del liceo King: li ho visti diventare grandi, studiare, laurearsi e andare via.
    Ognuno di noi può fare qualcosa, per questo votare e scegliere la persona è importante, anche se la delusione verso la politica è forte.
    Genova deve diventare ancora più bella, ma anche una città in cui ci sia lavoro, qualità della vita e qualità del contesto urbano, incentivando la vocazione al turismo, valorizzando litorale, parchi, ville storiche, giardini, spazi sportivi,troppo spesso indebitamente occupati e trascurati. Si deve ritrovare lo spazio pubblico, fruibile appieno da giovani e meno giovani, nel pieno rispetto dell’ambiente e dei bisogni di tutti: uno spazio in cui ritrovarsi, anche in città.
    Come cittadina sento la mancanza di un’Amministrazione amica.
    Il mio impegno sarà assiduo, per dare al mio Municipio il ruolo che dovrebbe avere, per consentire una vera partecipazione dei cittadini nel mutuo rispetto delle regole, per garantire un collegamento tra quartiere, comitati, associazioni e il Comune, in modo che i nostri soldi siano spesi bene.
    Su questa campagna elettorale strombazzata e al contempo in sordina pesa la stanchezza della cittadinanza, il rischio dell’astensione, mentre fa capolino in fondo al cuore la sensazione che alla fine vinceranno sempre gli stessi.
    Difficile dare speranza di cambiamento, eppure dobbiamo provarci, contano le persone , non soltanto i partiti, che pure non dobbiamo demonizzare perché la gente ha ancora voglia di politica vera e sa ancora appassionarsi.
    E’ invece assolutamente vitale che ci siano forze nuove, dal Comune ai Municipi per controbilanciare quell’intreccio ormai consolidato troppo a lungo tra una certa politica e una certa parte di società.
    Perciò torniamo a volantinare e ad ascoltare la gente.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 340: BOCCADASSE – Altri piani per la ex rimessa dei bus

    C’era una volta la rimessa dei bus, in un grande piazzale alle spalle di Boccadasse, un sito storico e lo evocano le immagini della mostra inaugurata da Metrogenova, sabato 14 aprile con il patrocinio del Municipio Medio Levante.
    L’associazione, che si occupa di trasporti, rimarca con forza l’importanza del mezzo pubblico, ricorda i tram che arrivavano in deposito, attraversando da Levante a Caricamento tutto il litorale, puntuali e tranquilli senza inquinare.
    Una malinconia per i visitatori e pure per i residenti del borgo, che quasi rimpiangono quell’epoca.
    Perché poi, si dovrebbe essere contenti, è stata tolta una servitù con quei bus che giravano notte e giorno imperterriti e rumorosi.
    Non è tutto così roseo, eppure la mostra dedica un pannello en passant all’oggi.
    Al posto della rimessa infatti si sta costruendo una U di palazzoni che incombe il contesto, una U ristretta dove il sole non arriverà mai, gli affacci ravvicinati come negli edifici della periferia più desolante stile anni ’60.
    L’altra opzione erano due torri a undici piani, firmato dall’archistar, come quelle che ti colpiscono allo stomaco non appena imbocchi la sopraelevata per venire a Genova.
    Non si pretendeva un parco verde, ma almeno costruire la metà.
    Soltanto le immagini possono rendere l’idea: se prima la rimessa era ad un piano e mezzo di altezza, ora i piani sono cinque, attraversati da varchi che paiono immagini di un carcere.

    Quando il tutto verrà completato l’aspetto sarà probabilmente più ameno, con il giardino nel piazzale, speriamo non il solito “verde piantumato” per dare un contentino agli abitanti intorno, che tanto hanno battagliato per non avere tutto quel cemento. Ci si augura diventi una “piazza” vera, uno spazio libero come sempre il Comune auspica e poi raramente concede: si sa quanto sia prezioso ed allettante lo spazio, specie in certi quartieri. Se qui non vai in piazzetta a Boccadasse, non ci sono spazi per bambini e nonni e spesso libeccio e tramontana fanno scappare tutti.
    L’altro “verde” concesso in zona per ripristinare e ampliare la casa diroccata che si affacciava nei pressi è diventato un bel supermercato con annessa la sede della polizia municipale.
    E speriamo pure che la piazza-giardino resti a disposizione del quartiere perché la manutenzione sarà a carico del megacondominio, che magari ci farà una bella cancellata e addio: nella Convenzione con il Comune sembra demandata la cura del verde ai privati.
    Come finirà? Nel degrado o in un bel giardino chiuso?
    Intanto spaventa gli abitanti del borgo un vecchio problema perché –  visto che i nuovi edifici prevedono cento appartamenti – quando piove, già oggi dai tombini arriva un refluo di acque nere per tubature mai messe a norma.
    Con l’occasione, segnaliamo il sito osservatorioverde.it come fonte di informazioni sull’urbanistica genovese.
    (Bianca Vergati – foto dell’autrice)