Categoria: Stefano De Pietro

  • OLI 381: COMUNE – Amt, una delibera a puntate (secondo tempo)

    Il nuovo biglietto solo bus valido dal 10 giugno 2013

    Così, dopo circa un mese dalla prima delibera, che  con un emendamento del M5S ha istituito il biglietto “solo bus” al costo di 1,50 euro, la giunta produce una proposta di delibera, telegrafica, che vorrebbe cancellare il nuovo biglietto non integrato appena istituito. Due le motivazioni: il nuovo biglietto produrrebbe una perdita di circa 750mila euro per Amt e la presenza di un carnet di biglietto integrato da 15 euro vanificherebbe lo scopo del biglietto singolo non integrato di poter contare quante persone usano il treno e quante solo il bus. Infatti con il nuovo piano tariffario, 10 biglietti singoli solo bus costerebbero quanto un carnet di integrati, quindi sarebbe scontato che chi viaggia molto sul bus preferirebbe il carnet integrato per la maggior possibilità di usare anche saltuariamente il treno.
    Ma perché occorre contare i passeggeri? Il problema base di Amt risiede nel contratto di servizio stipulato con Trenitalia, che vale 8,5 milioni di euro all’anno (dei quali uno lo mette la Regione). Amt contesta oggi la somma, ritenuta eccessiva rispetto ai passeggeri che prenderebbero il treno. Trenitalia non ci sta, asserendo che i passeggeri in comune sono molti di più e che comunque poco importa visto che il costo è per un servizio che non c’entra con il numero di persone ma con quello dei treni. Per questa ragione il M5S ha proposto un biglietto solo bus: per poter avere dei dati certi e dare uno stop a questa diatriba senza fine.
    Il primo punto dell’attacco dell’opposizione a questa seconda delibera si basa proprio sul fatto che l’assessore dichiara una perdita prevista con il biglietto solo bus che viene calcolata sulla base di dati incerti, addirittura contestati da Trenitalia.
    Analizzando meglio la tabella allegata alla delibera proposta al consiglio, si calcola che Amt ritiene che circa 1,4 milioni di genovesi prendano il treno ogni anno, e da questo si trarrebbero due conclusioni: considerato che il costo massimo di un biglietto chilometrico venduto in stazione da Trenitalia nel tratto genovese può essere di 2,4 euro, il valore massimo di questa massa di gente si aggirerebbe su meno di 4 milioni di euro, contro i 7 e più pagati da anni da Amt. I casi sono due: o Trenitalia sbaglia, ma occorre dimostrarlo, oppure noi genovesi stiamo pagando, da molti anni, il doppio di quanto realmente vale il business integrato, e per un servizio scadente e in picchiata per quanto riguarda frequenze e puntualità, due fattori indispensabili per chi usa il treno per lavoro, come pendolare.
    Sulla nuova delibera la rivolta in consiglio comunale è tangibile, sono pronti centinaia di emendamenti in risposta a quello che viene considerato una specie di golpe della giunta. L’assessore ritira poi la proposta di delibera durante la seduta del consiglio che avrebbe dovuto discuterla, una caporetto che lascia molte perplessità sul modo di operare della squadra di Doria.
    Alla fine ci si chiede solo una cosa: ma se il problema era la mancanza di un carnet da 10 biglietti solo bus per risolvere il problema del conteggio dei passeggeri, perché eliminare il biglietto singolo solo bus invece che creare un carnet di biglietti solo bus da 10 pezzi a 14 euro e proporre al consiglio la correzione? E’ parsa la reazione di una giunta stizzita dal fatto che la sua stessa maggioranza non è conforme agli indirizzi proposti. Tra l’altro, nel piano industriale proposto per Amt c’è l’adozione di un sistema di conteggio dei passeggeri, leggi biglietto elettronico, bella idea in tempi di vacche grasse ma fuori di ogni logica in questo momento di sofferenza economica: sarebbe bastato recuperare i soldi destinati a questo progetto per sanare (più volte) la perdita di 750mila euro prevista.
    Pensare invece che ad Aubagne in Francia, invece che litigare sui costi, il trasporto pubblico è delegato dal Comune ad un’azienda privata, che carica gratuitamente i passeggeri e li scorrazza, felici e conquistati, in giro per il comune: pagano le aziende con una tassa proporzionale al numero di dipendenti. Il sistema viene spiegato in una conferenza organizzata da Controcorrente dove Barbara La Barbera, consigliera comunale di Aubagne, interviene spiegando il miracolo francese, che si sta rapidamente allargando ai comuni confinanti. Certo, pensare questo sistema a Genova è pura fantascienza: occorrerebbe prima rifondare Amt da zero ed eliminare tutte le cause che l’hanno portata nella situazione di morte apparente nella quale si trova oggi: direzione, lavoratori, cittadini e sindacati, tutti assieme.
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 379: COMUNE – Amt, una delibera a puntate

    Questa è la storia di una delibera a puntate, che ha messo in croce la giunta del Comune di Genova per più di un mese, una pratica relativa all’ultimo piano tariffario del trasporto pubblico locale.
    I fatti: martedì 19 aprile 2013 la giunta ha portato in consiglio una proposta di delibera con il nuovo piano per “salvare l’integrazione tariffaria bus/treno”. La delibera comportava un aumento a 360° di tutti gli abbonamenti e dei biglietti, compresi gli ascensori, riportando quello integrato bus più treno al valore più alto d’Italia, 1,60 euro per 100 minuti, tempo, che tra l’altro, molti reputano eccessivo per il singolo spostamento, ma insufficiente per essere usato come ritorno. Dopo una battaglia combattuta all’ultimo emendamento nella quale le forze di opposizione hanno chiesto di rivedere il listino salvando il vecchio valore degli abbonamenti per cercare di fidelizzare i clienti, con un rifiuto pressoché totale della maggioranza, alla fine, a sorpresa, è passato un emendamento del Movimento 5 Stelle per la creazione di un biglietto non integrato al vecchio costo di 1,50 euro. Lo scopo era quello di ottenere una salvaguardia dagli aumenti almeno per chi il treno non lo prende, aumenti secondo molti consiglieri ingiustificati  al solo scopo, dichiarato dall’assessore, di salvaguardare l’integrazione tariffaria, ma che in realtà nascondevano un aumento di introiti generalizzato “salva-azienda”. La giunta ha vacillato insieme alla maggioranza di fronte a questo inatteso risultato, sono partite le verifiche di maggioranza, le conferenze capigruppo, dove si è studiato da subito come riportare la situazione a quanto la giunta, insieme alla maggioranza, aveva previsto. Al rientro in aula, già si parlava di una nuova delibera correttiva, per la quale occorreva trovare una motivazione.
    La storia continua nei giorni successivi con l’applicazione parziale della delibera, con l’aumento di tutti gli abbonamenti, ad eccezione di quello integrato, fermo a 1,50 euro. Al successivo consiglio comunale viene fatto subito notare il problema di avere disatteso la delibera, in conferenza capigruppo l’assessore spiega che il cambio di struttura tariffaria ha creato un problema di gestione con la tipografia. Una scusa poco credibile, che si svela dopo più di un mese con l’arrivo della delibera correttiva tanto sospettata. Un altro scontro, un’altra puntata.
    (Stefano De Pietro – foto da internet)

  • OLI 378: COMUNE – Prove (mal organizzate) di partecipazione al Puc

    Puntata bis sulla partecipazione, oggi quella dei cittadini alla stesura del Puc, il Piano urbanistico comunale, ossia quel documento che delinea come sarà Genova nei prossimi dieci anni. Con uno scarto da cannoniere della nazionale e inventiva inattesa dopo le linee della giunta Vincenzi che fece disegnare il Puc in una barca dimenticata in darsena (il famoso Urban Lab), il vicesindaco Bernini decide che è necessario un “percorso partecipato” prima di riprendere in mano il Puc in consiglio comunale, prima ancora di rendere note le risposte degli uffici alle oltre ottocento segnalazioni inviate da associazioni, cittadini e servizi stessi del comune.
    La cosa viene organizzata con i municipi, e si svolge durante riunioni aperte nei nove municipi, a cominciare da quello di Voltri. I tempi sono però strettissimi, e dalla partecipazione molto sentita ma poco numerosa della riunione nel Medio Levante in via Mascherpa alla Foce, si capisce che la comunicazione è, come al solito quando si parla di comune, davvero poco efficace. In via Mascherpa la cosa viene fatta notare, due consiglieri si ribellano spiegando che sono stati apposti i cartelli di avviso in tutte le bacheche pubbiche del municipio. Niente mail, niente Facebook, nessun mezzo post ottocentesco nonostante il presidente ammetta di essere un informatico, e che intende migliorare questo lato della comunicazione. Però “dopo”, aggiungo io, dopo il Puc. Per fortuna che i gruppi consiliari si sono mossi con i propri elettori, che hanno divulgato loro, certo non con quella capillarità che una campagna pubblicitaria, ad esempio in televisione e sui media cittadini avrebbe consentito di sviluppare. Sarà l’esperienza, sarà l’abitudine, anche la sala scelta non poteva contenere più di 50/60 persone, e tutti erano seduti.
    A margine del metodo, il contenuto: l’amministrazione vuole conoscere cosa ne pensa la cittadinanza del Puc. Alla Foce viene travolta da infiniti problemi di manutenzione, dall’argomento nuovo stadio, qualcuno lamenta che tra il momento della notizia della riunione e la data stabilita siano passati pochissimi giorni (circa una settimana, per Voltri è andata peggio, due giorni). Comunque, una riunione sul Puc, senza avere ancora a disposizione le osservazioni e le controdeduzioni degli uffici, con pochi giorni di preavviso, in un clima da “tanto alla fine fate comunque quello che volete” che la dice lunga su come sia il clima là fuori degli uffici patinati, ma ormai non troppo, di Tursi e del “matitone”.
    Non è nemmeno più un problema di contenuti, è diventato il metodo usato che lascia fuori i cittadini, che consente alla giunta di avere scritta la parola “partecipazione” sui giornali ma, nella realtà dei fatti, nulla più che una operazione di facciata anche mal organizzata.
    (Stefano De Pietro)
  • OLI 377: COMUNE – Una smart city poco partecipata

    Una ricerca di Ambrosetti del 2012 sul livello di conoscenza dei progetti smart city in Italia riporta un dato sconfortante: il 78% degli intervistati risponde di non sapere di cosa si tratti. Questo nonostante che siano già da tempo partiti molti progetti, Genova se ne è aggiudicati tre, un vanto per le amministrazioni, una pioggia di soldi europei pronti a calare su alcune aziende genovesi. Ma come funziona oggi un progetto smart? Mentre la definizione del concetto di “città intelligente” proposto dall’unione europea e dall’Anci stessa parla di utilità per la cittadinanza, scelta attraverso un percorso partecipato dove i cittadini stessi possano indicare le proprie idee, il risultato che la politica cittadina ha disegnato è quello di una struttura tecno-oligarchica, dove le aziende propongono progetti ad una associazione della quale fanno parte insieme al comune e il processo decisionale si svolge all’insaputa dei diretti interessati, i cattadini, che si vedranno quindi volare sopra la testa le risorse economiche destinate ad alimentare un mercato dello smart ben distante da loro.
    La cosa drammatica è che la presunta correttezza di questa impostazione viene ribadita dalla giunta attuale, che disporrà al massimo un aumento, o meglio l’inizio, di una fase di informazione ai cittadini che nulla ha a che fare con la partecipazione. Questa confusione di significati è già stata dimostrata in altri campi dell’amministrazione comunale, ad esempio nella progettazione urbanistica: gli abitanti sono ascoltati dall’amministrazione che poi alla fine fa comunque ciò che vuole.
    Ritornando a smart, non a caso su una mozione in Consiglio comunale che riguarda una richiesta di modifica dello statuto dell’Associazione Genova smart city non viene a rispondere il Sindaco – che si era riservato la delega dell’argomento – ma il suo assessore allo sviluppo economico: non stiamo parlando di qualcuno che usa i soldi per realizzare una progettazione partecipata, in definitiva stiamo parlando solo di soldi da dare alle imprese. Quindi lo schema organizzativo genovese resterà lo stesso della giunta Vincenzi, con un po’ di lavoro di maquillage sul sito e qualche riunione in più in commissione comunale, in quanto, come ribadisce la giunta nella risposta alla richiesta di inserire la cittadinanza nello statuto dell’associazione smart city genovese, l’interlocutore della giunta non sono i cittadini ma il consiglio comunale che li rappresenta. Altro che smart! Altro che open source, altro che partecipazione attiva. La partecipazione si risolve, ancora una volta, in una delega al buio che i cittadini hanno pochi secondi per approvare all’interno della cabina elettorale, che avrà un valore quinquennale prima di sentirne di nuovo parlare, nella prossima campagna elettorale, come promessa mai mantenuta di cambiamento di impostazione sociale.
    (Stefano De Pietro – immagine da internet)

  • OLI 375: CULTURA – A chi appartiene il fronte mare?

    Una domenica qualunque al porto antico riserva una novità poco piacevole. L’intero molo a ponente dei magazzini del cotone viene utilizzato per una esposizione di servizi charter navali, con “ingresso a invito” ci fa notare l’addetta all’ingresso. Gli stand di plastica bianca oscurano completamente la visuale a chi non può pregiarsi di appartenere alla ristretta fascia di aventi diritto, qualcuno sbircia nei rari punti di contatto rimasti con il porto dietro, stretto fra la struttura e il muro. Molte automobili sono posteggiate sulla strada, al di fuori dei posteggi segnati. Eppure il porto antico, anche se dato in gestione ad una azienda privata, dovrebbe essere patrimonio di tutti, e così anche il paesaggio. Ribelliamoci e scriviamo una mail a portoantico@portoantico.it richiedendo che siano rimosse le strutture che impediscono la visione del panorama.
    (Stefano De Pietro – foto dell’autore)

  • OLI 374: ECUADOR – El Presidente in Italia

    La bandiera dell’Ecuador accompagna il viaggio ad Assago.

    Giovedi 18 aprile 2013 è stata una data importante per la comunità ecuadoriana italiana: il presidente Rafael Correa ha approfittato di un viaggio diplomatico in Germania per “allungare” fino a Milano (ma anche in altre capitali europee) per ringraziare i compatrioti per la percentuale di consenso “de verdad impresionante” che ha caratterizzato l’ultima consultazione elettorale ecuadoriana in Italia.
    Solo un italiano al seguito dei due pullman di ecuadoriani “genovesi” che si sono ritrovati alle 14.00 nel punto di ritrovo a Sampierdarena, una nota stonata visto che probabilmente l’invito è arrivato a diversi componenti della politica genovese. Anche ad Assago, comune limitrofo a quello di Milano dove si svolge l’incontro, nel palasport più grande della cintura milanese, è presente solo il sindaco, che all’inizio della manifestazione consegna le chiavi e la cittadinanza onoraria al presidente.
    Correa arriva, dopo un po’ di attesa costruita in modo teatrale, in mezzo alla gente, scortato da alcuni funzionari della sicurezza, viene letteralmente sommerso di applausi, di strette di mano, di baci e di parole di supporto. Un presidente molto amato, che ha fatto molto per i cittadini che risiedono all’estero, una grande fetta del suo elettorato. Spuntano le magliette del Senami (http://www.migrante.gob.ec/), il servizio governativo di appoggio ai migranti, che offre sostegno alle persone in diverse città in giro per il mondo. In Italia, la comunità ecuadoriana è molto numerosa, una delle maggiori e a Genova in particolare, si contano circa 17mila persone, impegnate nei lavori classici ma che cominciano ad emergere in nuove posizioni attraverso il commercio e la frequenza di corsi di specializzazione.
    Correa parla per circa un’ora, parte da lontano, dal paese allo sfascio, con una percentuale di migrazione altissima, che ha deflorato l’economia locale già sinistrata da un debito pubblico contratto durante la dittatura (si veda http://youtu.be/ItvBLtGRPMs). Nel corso del tempo, dice il presidente, le azioni del suo governo hanno permesso di risollevare l’economia, di trasformare lo stato in qualcosa al servizio delle persone, al punto che oggi Ecuador è il terzo paese al mondo per crescita sociale. E a differenza di quanto accade qui, la crescita sociale è l’inizio della ripresa economica. Salute e formazione sono stati i primi due punti presi in considerazione. Oggi, possiamo dirlo, per lo meno sul senso dello stato visto come comunità di persone e non come istituzione aliena al popolo, l’Ecuador può insegnare a molti paesi. Italia compresa.
    Per ascoltare l’intero intervento di Correa, si può passare un’oretta di spagnolo ben comprensibile a questo link youtube: http://www.youtube.com/watch?v=PiG-DwPeqjw
    Una certezza dopo il ritorno a Genova: Rafael Correa sarà un nome che la storia non dimenticherà tanto facilmente.
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 372: COMUNE – Conoscete l’Aspl?

    Il logo della Aspl di Genova

    E’ uno di quegli acronimi che fa annodare la lingua: aessepielle, ossia l’Autorità per i servizi pubblici di Genova, un organismo in seno alla macchina comunale, ma indipendente, che vigila e controlla sull’applicazione corretta delle norme nei servizi pubblici.
    Il nome un po’ altisonante racchiude in realtà una struttura operativa molto esigua, che lentamente cerca di farsi vedere dai cittadini con scarsissimi risultati, anche tra le file comunali stesse. Al punto che il Movimento 5 Stelle propone in Consiglio comunale la realizzazione di un registro pubblico delle lamentele, che non passa per un soffio, senza che nessuno – né della giunta, né degli uffici, né degli altri gruppi politici  – abbia fatto notare che sul sito dell’Aspl tale cosa esiste già. Quindi, alla fine, che fa l’Aspl?

    La pagina del registro della segnalazioni

    Nella settimana prepasquale arriva la commissione consiliare per la relazione annuale sull’attività dell’Aspl, con l’intervento del Prof. Benedetti e del Prof. Cuocolo, oltre al risultato di un anno di lavoro, anche una serie di problemi riscontrati tra mancanza di personale e lo scarso interesse del Comune nello sviluppo del servizio. Al punto che dopo alcuni anni di tentativi per avere una pagina istituzionale sul sito comune.genova.it che avesse una visibilità sufficiente, decidono di registrarsi un loro dominio (asplgenova.it) e di iniziare su quel nuovo sito il contatto con i cittadini e le altre parti della macchina comunale. Si lamentano anche della mancanza d’interesse del Comune nel pubblicizzarne l’esistenza, a differenza di alcune partecipate molto attive, e si dichiarano disponibilissimi ad una collaborazione con chiunque intenda valorizzarne i servizi.
    Tra le proposte che sarebbe interessante mettere sul tavolo di una collaborazione, sicuramente un cambio di nome: “Autorità” è una parola che certamente non favorisce nel cittadino l’idea di qualcosa di suo, a disposizione per segnalazioni e proposte. “Servizio di controllo” certamente sarebbe più adatto, facendo sentire le persone partecipi di un’attività utile e quanto mai necessaria.
    Davvero iniziale il registro delle segnalazioni (vedi immagine), però realizzato in modo semplice da usare e rispondente a quel minimo di trasparenza che scarseggia altrove. Resta da verificare quanto la presenza dell’Autorità possa influire sui veri processi decisionali del comune e delle sue controllate. Ad esempio, potrebbe essere di grande utilità far confluire tutte le segnalazioni su questo sito, per poi distribuirle ai vari organi di controllo specifici, in modo che l’Aspl possa sempre avere il polso della situazione, invece che attendere che un cittadino stufo dei silenzi “dell’altra parte”, alla fine scopra l’esistenza dell’Autorità e cominci ad usarla.
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 371: GOVERNO – Settimo minuto: la fregatura di Grilli scoperta dai grillini.

    La “Responsabilità” richiesta al Movimento 5 Stelle sta riempiendo i titoli dei giornali e delle televisioni, e nel video dell’incontro tra i due capigruppo “grillini” e Bersani volano parole importanti.
    A margine della discussione su “inciucio si, inciucio no” (oggi in post elettorale definito come accordi si, accordo no, o fiducia si, fiducia no), è interessante l’analisi della capogruppo alla camera Roberta Lombardi su un atto in attesa di discussione in aula per il finanziamento di 40 mld di euro in due anni destinato ai pagamenti dei debiti statali: finirebbero in una quota non definita nelle casse delle banche e non direttamente alle aziende. Per questo atto così importante era stato deciso un iter particolare, per la mancanza delle commissioni, attraverso una commissione speciale. Come mai? Quello che la stampa non dice e che si evince sia da questa relazione che dell’incontro con Bersani è che le Commissioni potrebbero, anzi dovrebbero, essere formate subito, ma si attende la costituzione del governo perché di solito i trombati dell’esecutivo finiscono come presidenti di queste commissioni. Il Movimento ha invece chiesto più volte la loro immediata costituzione, per consentire l’esame delle pratiche prima della votazione in aula secondo un iter normale. La parte relativa all’atto descritto inizia al “settimo minuto”.
    Fonte: http://www.beppegrillo.it/2013/03/la_porcata_di_fine_legislatura.html#commenti
    (Stefano De Pietro)
  • OLI 370: COMUNE – Benvenuti in sala Rossa!

    Prendi una norma di legge di ottobre 2012, condiscila con un lungo periodo di tempo per ottemperare, aggiungici una giunta poco produttiva che si sveglia appena in tempo per non finire con lo scioglimento del consiglio comunale e lo spaghetto è pronto: si tratta del costituendo regolamento per il controllo delle aziende controllate e partecipate del comune.

    La proposta di Regolamento sui controlli delle società partecipate viene consegnato all’attenzione dei consiglieri comunali venerdì 8 marzo alle ore 10 circa, per essere discusso nelle Commissioni Affari Istituzionali e Sviluppo Economico il giovedì successivo. Durante la seduta, alcuni gruppi consiliari si “ribellano” alla volontà del Presidente del consiglio comunale di voler già licenziare la delibera per il successivo consiglio di martedì 19, si addiviene alla soluzione di discuterne ancora in commissione lunedì 18. Durante questa seconda seduta, si decide di annullare il consiglio comunale del giorno successivo per effettuare una terza seduta di commissione, fotocopia delle precedenti, nella quale, alla fine, si decide di portare in aula una versione già parzialmente emendata dalla giunta, consegnata la mattina stessa, che accoglie alcune osservazioni ma che, sostanzialmente, lascia i contenuti del regolamento invariati. Gli emendamenti proposti il lunedì pomeriggio da alcuni gruppi sono però relativi alla versione originale della delibera, mentre nel frattempo la stessa ha già effettuato, come detto, alcune variazioni al testo, frutto del lavoro della prima e della seconda seduta. Quindi, alla fine, tutto da rifare, ci si mette d’accordo che venerdì 22 marzo la giunta produrrà una delibera variata, per consentire ai consiglieri, nel weekend, di preparare altre osservazioni per il successivo consiglio del martedì: in un martedì non qualunque, che aveva già all’ordine del giorno il biglietto integrato di Amt, prima della sua morte il 1 aprile. Sarà stato un pesce …
    Il parere di alcuni tecnici sui contenuti del regolamento: un nulla di fatto, una elencazione di obblighi già esistenti, un documento senza contenuti veri. Ed una norma sulla mobilità del personale delle partecipate che in questo regolamento non si inquadra, come fosse un comma di un milleproroghe di fine anno.
    Per raccontarne uno solo dei tanti, il punto sulla trasparenza richiama una pagina web che dovrebbe contenere l’elenco delle aziende partecipate dalle partecipate, indicando se negli ultimi tre anni hanno raggiunto il pareggio di bilancio. Stop, null’altro. Eppure la giunta ne aveva di carne al fuoco da mostare: il POA (Piano Operativo Aziendale) ad esempio, i bilanci, i documenti relativi ai controlli. Quei controlli che, si intuisce dalla norma nazionale, avrebbero dovuto partire adesso, a marzo, e che invece saranno procrastinati a ottobre 2013. 
    Tutto complesso e disordinato: benvenuti in Sala Rossa!
    (Stefano De Pietro – foto da internet)
  • OLI 369: RIFIUTI – Tutti i nodi vengono al… cassonetto

    E’ notizia di non molti mesi fa l’intervento della Corte dei Conti nei confronti del Comune di Recco, dove la raccolta differenziata eseguita con percentuali molto più basse dei limiti di legge, è stata considerata dal giudice un danno erariale e (qui sta la novità) anche ambientale.
    Come era prevedibile, la Guardia di Finanza si è recata ieri negli uffici del Comune di Genova per acquisire gli atti relativi alla nostra “rumenta”, c’è quindi da attendersi una multa salata che ricadrà in modo pesante su un bilancio già ferito a morte dalla rivisitazione della spesa di Monti.
    Nell’articolo de Il Secolo XIX di giovedi 14 marzo 2013 si fa riferimento ad un progetto di legge che galleggia da tempo (immemore) in Parlamento, il quale istituisce un rimborso del 25% della Tia per i cittadini i cui comuni non avessero adempiuto agli obblighi di legge sulla differenziata. A rincarare la dose, c’è la sentenza della Corte di Cassazione che ha imputato ai soli comuni il danno erariale e la relativa multa, rendendo inefficaci le clausole inserite da molti comuni nei contratti con le aziende di gestione dei rifiuti: infatti, secondo il giudice, non è ascrivibile con certezza alla responsabilità diretta dell’azienda incaricata il mancato raggiungimento dei valori di raccolta differenziata, ancorché inserita in contratto, in quanto la sua realizzazione è dipendente da comportamenti dei cittadini, che sono al di fuori del controllo delle aziende aggiudicatarie del servizio. Le multe ricadranno, quindi e senza diritto di appello, sui comuni, quindi sui cittadini.
    Nel citato articolo del Il Secolo XIX  ci si dimentica di un’altra chiave di lettura del problema, all’interno della Tares, la nuova legge che regolamenta la raccolta dei rifiuti. Nell’articolo 20 della norma oggi in vigore si legge: “Il tributo è dovuto nella misura massima del 20 per cento della tariffa, in caso di mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti, ovvero di effettuazione dello stesso in grave violazione della disciplina di riferimento, nonché di interruzione del servizio per motivi sindacali o per imprevedibili impedimenti organizzativi che abbiano determinato una situazione riconosciuta dall’autorità sanitaria di danno o pericolo di danno alle persone o all’ambiente“. Se tanto mi dà tanto, allora il mancato raggiungimento della quota di differenziata minima di legge ricade in una grave violazione, che addirittura la Corte dei Conti punisce come danno ambientale e la proposta di legge sulla Tia con un rimborso al cittadino del 25%. Potremo quindi vedere ridotta per legge la tariffa Tares e accreditati dei rimborsi Tia per i 5 anni precedenti? In fondo, pagare a giugno solo il 20% della Tares è un’ottima soluzione per addrizzare la politica di Amiu, che fino a ieri ha promosso l’inceneritore di Scarpino a danno, quindi di tutti i cittadini. Risulta evidente la necessità di cambiarne la dirigenza, insieme alla politica, e tocca al comune applicare la legge rimodulando la tariffa al ribasso in un regime di auto-punizione.
    Alla fine, inaspettatamente, l’Italia non pronta alla differenziata e i suoi Comuni arruffoni e affidati ad aziende irrispettose delle leggi rischiano di fallire sulla spazzatura, invece che sui grandi temi della politica che riempiono i giornali e che fanno sbalzare alle stelle gli indici dei bookmakers inglesi.
    E nell’aria c’è anche la legge di iniziativa popolare Rifiuti Zero, per la quale presto vedremo i banchetti in giro per Genova e tutta l’Italia, firme raccolte nell’ambito europeo e che sarà obbligatoriamente discussa in tutti i parlamenti nazionali.
    (Stefano De Pietro – immagine da internet)