Occorre inserire all’interno del Puc molte cose che sono state dimenticate, primi fra tutti i parchi storici, che nel progetto presentato sono mappati come semplici aree verdi. Questo uno dei commenti che Italia Nostra ha avanzato all’incontro sul Puc a Tursi, giovedi 28 giugno, presente il vice sindaco Bernini, in qualità di assessore al territorio. E in effetti la lacuna è evidente e davvero sensazionale, ma non è l’unica.
Categoria: Stefano De Pietro
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OLI 350: URBANISTICA – Il Puc di Italia Nostra riparte dai Parchi Storici
Andrea Bignone, che espone le osservazioni al Puc con la preparazione di chi riesce a far immaginare le slide che si rifiutano di uscire dal suo computer (come si vedrà nel video), parla di tanti altri particolari, di edifici storici spariti dall’ultima versione, della Valletta Carbonara che diventa un parcheggio, della torre saracena di Sampierdarena scomparsa in mezzo alle case che hanno distrutto il suo centro storico, e tante altre ferite inflitte a Genova da una gestione superficiale dell’argomento.Bignone si ribella alla direzione che il Puc pretende di far prendere a Genova, una città multicentrica con tanti centri storici, dimenticati a vantaggio dell’unico riconosciuto come tale, quello del porto antico. La confusione che viene fatta nei termini “viabilità” e “mobilità” disegna una città fatta di auto e arterie di scorrimento veloce, di cittadini indaffarati tra semafori e doppie corsie che si muovono da casa a un centro commerciale, ad un centro divertimenti, ad un giardino di plastica sovrastante un posteggio, con alberi “finti” che non avranno modo di crescere nella poca terra che sarà loro destinata. E tanti distretti di trasformazione che sono sinonimo di ulteriori centri commerciali con nuove edificazioni. Nessuna attenzione alle vie ciclabili, un’idea di città antiquata e per niente in linea con i nuovi sentieri dell’urbanistica partecipata.Alessandro Ravera, esperto urbanista indipendente legato al Movimento 5 Stelle, fa invece un’analisi sulla popolazione, per dimostrare che la presenza del Comune ha creato danni ingenti in quei quartieri dove gli interventi come Fiumara hanno di fatto svuotato Sampierdarena della sua natura di microcittà indipendente, facendolo diventare una “downtown” da periferia americana, per effetto della caduta a precipizio dei valori immobiliari a causa delle nuove edificazioni accanto al centro commerciale.Altri interventi completano il quadro della sostanziale sconfitta della sfida lanciata da Marta Vincenzi alcuni anni fa, con la costituzione dello staff di Urban Lab. Scherzando con il Prof. Diego Moreno dell’Università di Genova, intervenuto ricordando che Genova è prima di tutto una città rurale, agricola, e solo dopo marinara, faccio notare che “da una barca in mezzo al mare non avremmo certo potuto attenderci che a Genova si parlasse di verde e di agricoltura”. Ride, ci salutiamo, finisce la conferenza. E si spera anche questo Puc.(Stefano De Pietro – disegno di Guido Rosato) -
OLI 344: SOCIETA’ – I pagliacci di corsia festeggiano in tutta Italia
Il 19 maggio 2012 avrebbe dovuto essere una data di allegria e spensieratezza, si è purtroppo trasformata in un momento di cordoglio per le vittime dell’attentato di Brindisi. Ma la forza del progetto dei clown di corsia ha superato lo stupore e il dolore per quanto accaduto e ha consentito di proseguire, in Piazza De Ferrari, la giornata VIP, acronimo di “viviamo in positivo”, che è anche il nome dell’omonima onlus nazionale che raduna moltissime associazioni locali di pagliacci e giocolieri al servizio dei bambini, soprattutto ricoverati in ospedale.
A rappresentare VIP a Genova ci sono i “Pagiassi”, che ti circondano mentre passi lì vicino, al motto di “Il naso rosso non è indossare una maschera ma essere finalmente sé stessi”. Sono trampolieri, giocolieri, portano ogni sorta di gioco per i bambini (ai quale partecipano spesso gli adulti, rimasti bambini dello spirito). Giovani ragazze e ragazzi che prestano volontariamente il proprio tempo per far tornare un sorriso a chi sta affrontando un momento difficile della vita.
I loro nasi rossi funzionano davvero: il mio, regalatomi proprio da loro 6 anni fa, è ancora vivo e vegeto ed è stato indossato da bambini di ogni nazionalità. Le foto e la breve intervista ad una di loro parlano più di mille parole.
I Pagiassi li trovate su “pagiassi.it“. Buone risate!(Stefano De Pietro)
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OLI 338: SANITA’ – La privatizzazione del Brignole allo sbando
Genova – L’Asp (Azienda pubblica Servizi alla Persona) Emanuele Brignole è una struttura per l’assistenza alla persona che vanta una storia ultracentenaria e che oggi si vede al centro di un’operazione di risanamento economico rispetto alla quale è legittimo porsi domande precise. Mentre un gruppo di volenterosi costituisce un comitato per salvare l’area verde della Valletta Carbonara (vedi Oli 333), di proprietà del Brignole, il 23 marzo 2012 sul sito dell’azienda il responsabile del procedimento avvisa che il fax relativo al bando di gara per la “PROCEDURA NEGOZIATA per la costituzione di una società mista cui affidare la gestione delle attività assistenziali e delle strutture ad esse dedicate CIG 4039306CBF non è attivo. Prega di utilizzare esclusivamente i seguenti numeri: FAX: +39 010-2445230 TELEFONO +39 0102445.1/270/216″.
Trattasi di un bando per appalto pubblico, con scadenza di presentazione delle offerte o delle domande di partecipazione il 31 maggio 2012, obiettivo la “Costituzione di una società mista con socio privato al 49% e contestuale affidamento alla società mista, con ruolo operativo per il socio privato, delle attività assistenziali svolte nelle residenze dell’Asp e dei servizi connessi”.
I dipendenti dell’azienda parlano chiaro e su Il Secolo XIX del 1 Aprile 2012 – con una lettera rivolta all’assessore regionale Lorena Rambaudi – chiedono perché il Brignole si ritrovi con un debito di quarantacinque milioni di euro. E fanno riferimento allo “spacchettamento”, al “taglio delle rette assistenziali” e alla “volontà politica di svendere il Brignole”. Chiedono all’assessore alle politiche sociali e terzo settore di trovare il tempo per parlare con utenti, parenti e lavoratori.
Certo si avverte una fretta nel procedere al bando, proprio a ridosso delle elezioni comunali.Cosa vuol dire tutto ciò? Si stanno forse mettendo in saldo il core businnes e l’attività per cui è nata l’Emanuele Brignole? Considerando la grave situazione finanziaria del Brignole, chi si accollerà i debiti? L’azienda pubblica sta diventando una bad company sulle spalle dei cittadini? Ma la legge nazionale 207/2001 prevede che questo si possa fare? La Regione ha disposto una norma specifica?
Da semplici cittadini, lasciamo aperte queste domande, convinti che importi a molti il destino della cosa pubblica, della sua gestione passata, presente e futura.
(Giovanna Profumo e Stefano De Pietro) -
OLI 337: ELEZIONI – Il Movimento 5 Stelle di Genova
Si dicono l’unica vera alternativa ai partiti tradizionali, e dove sono arrivati fino ad oggi, nei comuni come nelle regioni, hanno sostanzialmente mantenuto le promesse fatte agli elettori: riduzione degli stipendi quando ritenuti troppo elevati (specialmente nelle regioni), rinuncia ai rimborsi elettorali, limitazione dei mandati elettoriali a massimo due, complessivi. Poi, naturalmente, rinuncia al “leaderismo”, ossia chi entra è solo un portavoce, un terminale di una organizzazione di democrazia diretta ben più numerosa che un semplice “ufficio di partito”.
Queste sono le ragioni di Paolo Putti e degli altri 32 della “splendida lista” del Movimento a Genova, tra cui annoverano professionalità di ogni genere, dipendenti, disoccupati, manager aziendali. Un pot-pourri nato dalla voglia di fare qualcosa di diverso. Vivono sul web, abbastanza ignorati dai mezzi di comunicazione, vuoi per inesperienza nel contatto con la stampa, ma soprattutto per una forma di censura preventiva, dettata dalle logiche commerciali che legano la pubblicità con i redazionali, già assaporata in interviste girate ma non mandate in onda e omissioni di presenza in dibattiti dove Doria e Musso sono ormai dati come gli unici contendenti, il primo sicuramente “quasi” vincitore, il secondo distaccato ma “pericoloso”.
Di questo non si preoccupano più di tanto, era previsto, e ci sorridono: a supporto, a sopperire alla mancanza di uscite sui giornali, ci sarà presto Beppe Grillo, che come sempre ha iniziato il suo tour italiano a supporto delle liste.
Il programma, in lavorazione da oltre un anno, tocca molti temi, è stato costruito in riunioni pubbliche, ora numerose, ora meno, con l’apporto di associazioni ed esperti ma anche con uscite fantasiose, ma interessanti, come la connessione dati condominiale, un sistema per abbattere i costi di internet e farlo arrivare davvero a tutti. Grande attenzione ecologica, un progetto sulla “spazzatura” davvero esaltante, con alla base il sistema Vedelago e il PAP (la raccolta porta a porta) che potrebbe risolvere il problema di avere un gassificatore e ridurre notevolmente la Tia, la tassa sui rifiuti, oltre che creare posti di lavoro. Non è fantascienza, a Capannori lo fanno da anni, e un milione e mezzo di risparmio ha permesso qualche decina di assunzioni.
Paolo Putti, il portavoce e candidato sindaco, è stato il portavoce del movimento no gronda, lavora in una cooperativa sociale e si occupa di progetti per ragazzi di strada, la sua vera passione dopo la fisica (pochi esami mancano per una laurea) e la fotografia. Alcuni altri candidati sono Stefano De Pietro, nostro redattore dal 2009, informatico, Mauro Muscarà, uno dei fondatori del movimento no-gronda di Genova, Diletta Botta, commerciante di Sestri Ponente, Cristina De Pietro, laureata in giurisprudenza. A seguire una serie di persone con le migliori intenzioni di “fare rete”, come si usa dire all’interno del Movimento, ossia di sviluppare quella serie di contatti di base per poter far arrivare nelle aule di Tursi le idee dei cittadini. Una particolarità importante è che per potersi candidare occorre non essere iscritti ad alcun partito politico (una precedente militanza è ammessa), non aver subito condanne penali (occorre consegnare il certificato penale a Beppe Grillo), dichiarare di accettare i principi base del Movimento descritti nella cosiddetta “Carta di Firenze”, essere residenti nel comune dove ci si candida. E frequentare assiduamente le riunioni plenarie del Movimento, il vero cuore del sistema, dove nascono le proposte condivise. Più che un sistema “a votazione”, viene usato il criterio della “condivisione” delle iniziative, che richiede un cammino critico e costruttivo, e la più ampia base di accettazione delle proposte. Per i progetti più grandi, a livello cittadino, viene proposta la “democrazia partecipata” con metodi già in uso in altri paesi europei, sfruttando le tecnologie messe a disposizione da internet e dall’informatica. L’intero processo richiede, ovviamente, la partecipazione delle persone, la cittadinanza attiva, che è il vero scopo del Movimento, più che il semplice ingresso negli scagni di Tursi.
Raccontare il Movimento 5 Stelle in poche battute non è facile, meglio lasciare spazio ai nomi dei candidati e assicurare che, dice Paolo Putti, in più di un anno di lavoro il “grande vecchio” Beppe non si è mai visto un volta, non ha mai posto veti, non ha mai interferito nella vita politica e organizzativa. Davvero, solo un nome e una garanzia per il simbolo, per avere quella risonanza mancante nei media tradizionali ed evitare le “liste di disturbo”, con segni o nomi simili e assonanti, restando protetti dal copyright del marchio.Gli altri candidati: Assanti Gironda Mauro, Baratelli Enrico, Bernucci Flavio, Boccaccio Andrea, Bonafè Laura, Bortolai Maurizio, Burlando Emanuela, Camisasso Stefano, Campi Giorgio, Capelli Cristina, Cecere Daniele, Cervetto Maria Anna, Cinquegrana Leonardo Renato, Colaianni Delio, Collami Marco, Colombo Fabio, Di Bernardo Carlo, Faggiano Maria Antonietta , Fiannacca Gabriele, Gaglia Diego, Gastaldi Cosimo Carlo , Lapini Roldano Giuseppe, Marino Carlo, Mezzone Lucio Alessandro, Ottonello Enrica, Panzera Cristiano, Pastorino Iliana, Pastorino Luisa , Pazienti Enrico, Rebora Daniele, Rebora Patrizia, Scarcella Barbara, Sonnino Marina, Valcavi Severino Adolfo.
(Ivo Ruello) -
OLI 333: GRONDA – Un muro di trentotto quesiti
La vicenda della Gronda autostradale di ponente si arricchisce in questi giorni di un nuovo capitolo che lascia presagire un terremoto sul progetto dell’opera. Datata 27 gennaio, arrivata a Genova sul tavolo del sindaco il 3 febbraio, ma resa nota al pubblico solo il 23 febbraio, una lettera del Ministero dell’Ambiente boccia di fatto il progetto, ponendo ben 38 punti di incertezza, chiamiamola così, domande alle quali le parti interessate (regione, provincia, comune e società autostrade) dovranno rispondere entro pochi giorni, 45 a partire dalla data della lettera.
Nel documento del ministero si parla di mancanze gravi, specialmente della mancanza nello studio dell’opera della cosiddetta “opzione zero” (per dirla semplice se l’investimento vale la candela), fase completamente omessa dalla Società Autostrade e che adesso, con la sua mancanza a fronte di un progetto già definitivo, rappresenta una voragine nella corrispondenza formale dei requisiti di progettazione.
Di solito una serie così lunga di richieste di chiarimento viene prodotta a fronte di un progetto preliminare. I cui costi sono una frazione minima di quelli di una progettazione definitiva. La buona pratica vuole che per progettare un’opera si faccia prima un progetto “approssimativo”, corredato di una serie di dati per supportare il parere tecnico positivo e l’utilità dell’opera. A fronte della presentazione del progetto preliminare, il ministero fa quasi sempre delle osservazioni e delle prescrizioni, delle quali si tiene ovviamente conto nel progetto definitivo, che dettaglia in modo più puntuale l’opera stessa. Nella Gronda la fase “preliminare” è stata saltata, con gravi costi per la comunità, in quanto una bocciatura del progetto significherebbe uno spreco tra i 100 e i 150 milioni di euro (stimati dai comitati), cifra che sarebbe stata molto inferiore se fosse stata seguita la procedura corretta. Chi pagherebbe quindi questa somma? Facile a dirsi: noi.
Ci sono poi una lunga serie di mancanze nella prevenzione dei danni da amianto, per lo sversamento delle acque di lavaggio nei cantieri di trasformazione dello smarino della galleria finirebbe nei fiumi, nel calcolo dei flussi degli autoveicoli, nella scelta del tracciato, visto che intende connettere due punti passando per un largo arco invece che per la retta che li congiunge, allungando di molto la distanza da percorrere. Sull’amianto i due nogronda Paolo Putti e Mauro Muscarà, supportati da Mauro Solari, ingegnere chimico, rincarano la dose facendo notare che non esistono siti in Italia per lo stoccaggio delle scorie, che quindi non si capisce dove potrebbero essere messe le enormi quantità di questo materiale estremamente cancerogeno ricavato dalla galleria di 14 chilometri che si intende scavare.
Ci sono poi i problemi per le falde acquifere, se ne perderebbero a decine, tutto, a detta dei comitati, per costruire un’opera inutile rispetto ai reali problemi del traffico stradale genovese.
La conferenza stampa dei comitati no-gronda si è svolta a Genova sabato 25 febbraio 2012 presso lo studio dell’avvocato Granara , che sta guidando il ricorso al Tar. Il bello è che praticamente tutti i punti di richiesta del ministero ricalcano le perplessità già indicate dallo studio delle carte effettuato, principalmente, dall’ing. Roberto Campi, no gronda di datata esperienza, e affidate al Wwf che le ha poi presentate a Roma.
Affidiamo alla registrazione completa della conferenza stampa la documentazione delle ragioni dei no gronda e del ministero.(Stefano De Pietro)
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OLI 333: GENOVA – Valletta Carbonara, i sogni dei residenti
1656, il magistrato dei Padri del Comune commissiona a otto architetti la stesura di una pianta della città all’interno delle mura, la popolazione della città è pari a 92.999 abitanti, in seguito alla pestilenza è stata quasi dimezzata, iniziano i lavori di costruzione dell’Albergo dei Poveri (il nuovo lazzaretto), nella valletta di Carbonara, 12 ottobre: Giulio Sauli viene eletto doge. (da: www.alterhistory.altervista.org)
La scheda della Valletta Carbonara nel Puc recentemente approvato Valletta Carbonara resta un po’ nascosta alla vista di chi passa distrattamente in circonvallazione a monte, si estende per circa venticinquemila metri quadrati dietro la costruzione dell’ex Albergo dei poveri, del quale costituisce la sorgente delle pietre che ne permisero la costruzione nel lontano 1600. Quell’opera fu per molti anni il fiore all’occhiello di Genova, che si preoccupava dei malati e dei suoi vecchi.
La valletta oggi è semi abbandonata, dopo che il Comune rifiutò di pagare un aumento dell’affitto all’Asp Brignole (il nome attuale dell’istituto), riducendo l’area di utilizzo come vivaio comunale. Proprio di queste parti della valletta si è parlato venerdi sera presso l’auditorium della Parrocchia di San Nicola, in una sala gremita di volontari di varie associazioni (tranne uno, come vedremo in seguito).
L’area della valletta sarebbe l’ideale per una speculazione edilizia che ha cercato di trasformarla prima in residenziale di livello signorile, poi in parcheggi, poi in servizi quali una piscina e un campo sportivo, poi in centri commerciali, poi in tutto questo insieme. Al momento, nel nuovo Puc (piano urbanistico comunale) appena approvato in Consiglio comunale e adesso nella fase di raccolta delle istanze di opposizione, rimane la destinazione a parcheggio, probabilmente per richiesta stessa del Brignole che, in passivo di quaranta milioni di euro, conta di far cassa sfruttando le potenzialità di servizi della zona. La zona è soggetta ad un vincolo archeologico dopo che nel 2009, “non si sa come”, in una parte dell’area è spuntato un parcheggio, probabilmente destinato ai dipendenti dell’Azienda che si trova nel centro di una blu-area.
L’incontro di venerdi inizia con una introduzione di Bruno Siri, il patron dell’iniziativa “Comitato Le Serre”, in via di trasformazione in Onlus per motivi burocratici di interfacciamento con le istituzioni e la dirigenza del Brignole. Siri racconta che l’intenzione del comitato è quello di chiedere al Brignole di cedere l’uso dell’area (non la proprietà) per dare inizio ad una serie di iniziative agricole e sociali nella zona, come produzione agricola e vivaistica di supporto ad un’agricoltura bio locale, orti urbani ad uso degli abitanti del quartiere, compostiere collettive, e ancora spazi sociali e ricreativi.
Chiamati a fare proposte sono stati Ornella Ricciardi (Amici dell’orto), Francesca e Giorgia (orti sinergici), Alberto Riccio (autoproduzione e filiera corta), Enzo Parisi (Amici dell’Orto botanico dell’Università di Genova, ospitato in una zona della stessa valletta). Inizia poi la fase delle domande e delle proposte del pubblico, che spaziano dalla conferma della destinazione agraria della zona, fino all’utilità dell’inserimento in quelle iniziative di malati di alzheimer. Una in particolare, posta dal sottoscritto, chiede a Siri di spiegare meglio la “questione Puc”, perché un parcheggio, fosse anche sotterraneo, appare poco compatibile con i progetti in discussione. E’ a questo punto che finalmente spunta in sala il “problema”, fino ad allora decisamente trascurato dai relatori, che viene comunque affrontato da Bruno Siri in modo molto distensivo, come se la presenza di quel mostro di cemento sotterrato non interferisse minimamente con la ridicola contrapposizione della campagna pubblicitaria del Puc voluta da Marta Vincenzi (“Basta cemento in collina”). Nonostante il malumore del pubblico, che era in parte all’oscuro della cosa, si prosegue oltre.
A sconvolgere un po’ l’andazzo positivista della serata spunta il “tranne uno” Aldo Siri, consigliere Regionale della Lista Biasotti, che dopo aver accusato gli abitanti della zona, in una sala zeppa di volontari di ogni tipo, di scarso senso sociale, fa notare come l’area sarà ben difficilmente messa a disposizione dal Brignole visto che, come detto all’inizio, l’azienda conta di sfruttarla per sanare il debito di bilancio. Ne nascono alcune domande. Bruno Siri riprende alla fine la parola per rispondere a tutti, rimandando le proposte delle varie attività ad una fase successiva per la mancanza di certezza al momento su quanta area sarà possibile ottenere dal Brignole.
Appare evidente che il progetto della Valletta Carbonara resta solidamente ancorato alla costruzione del parcheggio, senza il quale il Brignole non avrebbe alcun interesse a cedere l’area, anche perché essere in disavanzo significa avere dei creditori, i quali certamente non consentirebbero di approvare per la valletta un uso che non sia utile al loro interesse. Ci si dovrebbe a questo punto interrogare invece se non sia più utile chiedere quei soldi a chi ha svenduto il patrimonio del Brignole, stimato complessivamente in 40 milioni di euro di appartamenti, ad un valore molto inferiore a quello di mercato, andare a vedere a chi siano stati ceduti detti immobili e soprattutto a prendere atto di come l’attuale amministrazione non sia stata in grado di far invertire la direzione fallimentare dell’azienda. Che sia che, come per il Belgio, due o tre anni senza dirigenza possa fare solo bene a questo pezzo della storia e dell’economia genovese?
Link utili sul Brignole:
http://notimaz.blog.kataweb.it/2011/03/01/brignole-il-pio-albergo-di-genova/
http://genova.repubblica.it/cronaca/2011/03/01/news/una_cittadella_dietro_l_albergo_dei_poveri_palestre_e_piscine_ma_anche_un_mare_di_box-13035176/
L’audio completo dell’incontro
(Stefano De Pietro) -
OLI 332: ENERGIA – CNR e LENR, una nuova risorsa per l’umanità
Sull’inizio del 21 secolo, all’alba del terzo millennio, si prospetta un cambiamento epocale per la vita dell’uomo sulla terra: la fusione fredda. Già da molti anni la notizia degli esperimenti sulla LENR (Low Energy Nuclear Reaction) sta silenziosamente uscendo sui media più moderni, trascurata dai giornali e dalle televisioni, a parte alcune trasmissioni come Report (il Rapporto 41 del Cnr) e poche altre. La grande massa degli scienziati impegnati nella ricerca sull’energia ha sempre alzato il sopracciglio al solo nominare questo fenomeno, fino a pochi anni fa inspiegabile ma, sembrerebbe sempre di più, reale, ossia la trasmutazione del nucleo dell’atomo a temperature “fredde”, lontane da quei milioni di gradi teorizzati come indispensabili dalla teoria della relatività. E senza radiazioni nocive.
Dopo l’E-Cat di Rossi e Focardi (e-catalyzer.it), anche la Nasa pubblica un video indicando dei risultati notevoli, così come proprio in queste ultime ore il MIT (Massachusett Institute of Technology) rilascia una notizia dove indica non solo la realizzazione di un esperimento di fusione fredda con guadagni notevoli, ma anche di essere in grado di dare la spiegazione scientifica del processo nucleare che lo genera. Si tratta di due notizie “con i controfiocchi”, perché se da una parte la credibilità di Rossi era stata minata da un suo passato poco trasparente su un progetto finito male, i due nuovi soggetti alimentano una speranza decisamente più tangibile.
Ma in Italia? Che fa lo Stato? Di fronte all’immobilismo del Cnr nonostante i buoni risultati dei team di Preparata e di Rossi, ci si aspetterebbe adesso che finalmente la nuova dirigenza appena instaurata si dia da fare. Possibile che non abbiano ancora destinato qualche milione di euro (non sarebbe servito di più) alla ricerca sui risultati di Rossi a Bologna? Possibile che Preparata e il suo team siano stati ignorati dopo i risultati ottenuti già dieci anni fa? Una cecità che sta facendo perdere a tutti noi la possibilità di un business miliardario, oltre che un riscatto d’immagine per la nostra università. Una società, la nostra, che non è in grado più di sognare, elemento principale della ricerca scientifica pura, al di là degli interessi commerciali e industriali immediati. C’è bisogno di una iniezione di fiducia e di un grande ricambio di generazioni negli atenei italiani.
Intanto il Cern di Ginevra prende sul serio la cosa: ecco una serie di attività trovate sul loro sito cercando la parola “lenr”.
(Stefano De Pietro) -
OLI 331: LAVORO – I cinquantenni ignorati ricevono risposta
Cogliamo con interesse la critica di S.D.P. (OLI n. 327 ) che richiama sostanzialmente la questione del ruolo dei servizi pubblici per l’impiego nella gestione del mercato del lavoro e del loro posizionamento rispetto alla “legge della domanda e dell’offerta” di lavoro.
La normativa nazionale e regionale attribuisce ai Centri per l’Impiego lo svolgimento di attività fra le quali rientra la “preselezione ed incontro tra domanda ed offerta di lavoro” con l’obiettivo principale di agevolare la conoscenza reciproca e quindi l’incrocio fra le imprese in cerca di nuovi collaboratori e le persone in cerca di lavoro. Per la Provincia di Genova tale servizio è denominato “Match – aziende e lavoro” e raccoglie le richieste di preselezione presentate dalle imprese del territorio, offrendo in tempi brevi una rosa di candidati preselezionati secondo quanto richiesto dall’impresa e nel rispetto della legge. Esistono poi servizi e/o progetti dedicati a particolari target di disoccupati che consentano una presa in carico più strutturata e che va oltre il semplice “agevolare” l’incontro domanda e offerta.
Restando però al servizio Match, dal 2002 la Provincia si è impegnata per offrire un servizio di qualità sia per i disoccupati sia per le imprese, cercando di mediare tra esigenze spesso non coincidenti. Si tratta da un lato di favorire l’accesso dei lavoratori alle opportunità di impiego presenti sul territorio, dall’altro di fornire un servizio di qualità alle aziende che, non essendo tenute a utilizzare i servizi dei CPI, possono scegliere liberamente chi assumere e a quali servizi di preselezione rivolgersi.
Già da tempo stavamo valutando l’opportunità di eliminare la possibilità per le aziende di segnalare un range di età all’interno del quale chiederci la preselezione. Fino ad oggi si è ritenuto di andare incontro a questo tipo di richiesta, nei casi in cui fosse possibile preselezionare un numero congruo di lavoratori rispondenti alle richieste aziendali, soprattutto perché di fatto i CV di lavoratori “fuori target” segnalati all’azienda non vengono dalla stessa generalmente presi in considerazione anche se spesso i nostri operatori provano a proporre comunque curricula anche non perfettamente rispondenti a tutti i requisiti dettati dall’azienda.
Non si può negare però che la platea delle persone in cerca di occupazione sia oggi sempre più vasta e variegata e che la normativa vigente spinga sempre più verso quello che viene definito “invecchiamento attivo”. In questo contesto, l’obiettivo di stimolare le imprese a una maggiore responsabilità sociale può passare in effetti anche attraverso il tipo di cambiamento che ci avete suggerito e che porta a non porre limiti di età (se non giustificate dalla disponibilità a certi tipi di contratto, che al limite di età sono subordinati) e a preselezionare i CV senza tenere in conto l’età del candidato rispetto alla richiesta del datore di lavoro potenziale.
Abbiamo quindi già provveduto a rimuovere il limite d’età dal format per le richieste aziendali sul sistema match on line e stiamo lavorando ad altre modifiche che possano garantire una maggior trasparenza e possibilità di accesso alle opportunità di lavoro.
Per quanto riguarda l’altra tematica toccata dall’articolo (esenzione ticket) pur non essendo di nostra competenza facciamo presente che da tempo la Provincia di Genova sta segnalando in tutte le sedi che sarebbe opportuno non utilizzare l’iscrizione al Centro per l’Impiego come requisito per l’accesso a benefici, esenzioni e contributi (accesso a case popolari, abbonamenti AMT ridotti ecc.) che vogliano agevolare fasce di popolazione disagiate essendo a tal scopo meglio utilizzare ad esempio l’ISEE o altri indicatori che esprimano la capacità economica del cittadino piuttosto che il suo stato occupazionale o – più precisamente – il suo grado di attivazione rispetto alla ricerca del lavoro. Grazie per il vostro lavoro di informazione e critica.
(Giovanni Daniele, dirigente dei servizi per l’impiego della Provincia di Genova – disegno di Guido Rosato) -
OLI 329: ECONOMIA – L’aspetto tangibile della recessione
Girando per Genova si vedono sempre più spesso spazi destinati alla pubblicità che restano inutilizzati. Il Comune usa l’arma della “pubblicità alla pubblicità”, residuo di un passato opulento, dove uno spazio libero veniva segnalato per essere, presumibilmente, subito conquistato dal più rapido a chiamare l’ufficio affissioni.
Oggi, invece, il cartello resta lì per settimane, nessuno reclama quello spazio fatto per pubblicizzare esercizi commerciali che oggi non esistono più, che continuano a chiudere con effetti devastanti per l’economia locale. Farebbe meglio il Comune a mettere la foto di un prato, di una prateria “celeste”, una di quelle nella quali Tex Willer mandava a galoppare coloro che abbandonavano questa “valle di lacrime”. Oggi, in quelle praterie troveremmo i negozi morti anche per colpa della politica dissennata di Tursi, che insiste nel procreare centri commerciali a discapito del piccolo artigianato e del commercio locale. Il nuovo Puc ne prevede 5 in più.Genova – Un cartello del Comune in assenza di pubblicità pagante. (Stefano De Pietro)
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OLI 328: SOCIETA’ – La Costa Concordia mette tutti d’accordo
Una nave con 4000 persone a bordo, organizzata con le migliori attrezzature di sicurezza disponibili, con giubbotti di salvataggio abbondanti per tutti, s’incaglia a pochi metri dalla costa con il mare calmo e il comandante riesce ad avere morti a bordo: è il tragico epilogo di una gestione fallimentare dell’emergenza.
La stampa è ipnotizzata dall’evento, quel gigante piegato fa notizia, fa vendere, il leviatano inaffondabile è affondato, il comandante si presta al generale stupore di scoprire che è un uomo impappinato invece che lo “chef aprés dieu” che ci avevano venduto.
E il “meglio” che si riesce a trovare in rete è una canzone che lo prende in giro, sulle note di Onda su onda. Ci si sente avviliti pensando ai 4000 profughi nordafricani descritti nell’articolo di radio Babboleo, alle centinaia di migliaia che affrontano un viaggio nel quale l’arrivo dalla parte opposta non è una possibilità garantita, anzi la probabilità di morire annegato o di disidratazione in mezzo a tutta quell’acqua salata è valutata e affrontata insieme al fatto di stare in centinaia in un battello da decine senza saper nuotare. Allora, caro Elio delle Storie tese, sarebbe forse più utile una canzone che racconti di questi fatti e non della fragilità colpevole di un uomo che lavorava al di fuori del buon senso secondo dei criteri ritenuti però accettabili da tutti quelli che sapevano della pratica dell’inchino. Anzi, un vero inchino alle vittime dei naufragi ci sentiamo di dedicarlo noi di Oli per tutte le latitudini e longitudini della terra, per quelli delle guerre e della cecità umana così ben ignorati dalla stampa (ancora finanziata dallo stato) italiana.
(Stefano De Pietro)