Categoria: Stefano De Pietro

  • OLI 315: INFORMAZIONE – Quando ce vò, ce vò …

    Disegno di Guido Rosato

    Wikipedia Italia chiude per protesta e finalmente qualcuno appartenente alla stampa “ufficiale” parla chiaro e si schiera fieramente! Un bello sfogo diretto, efficace, inatteso, profondo e liberatorio quello di Massimilano Parente su Il Giornale web del 6 ottobre 2011, “Wikipedia Italia chiude? E chisse­nefrega, anzi io festeggio, non ne potevo più”. Un commento che esula un poco dal contesto del secolo nel quale viviamo. Speriamo che il link che abbiamo messo all’articolo da lui scritto sia garantito nella sua stabilità dalla serietà del giornale sul quale pubblica il suo brindisi alla salute di quella che potremmo definire la “fossa biologica della libertà”, leggi il Ddl intercettazioni in discussione in Parlamento in questi giorni. La stessa “serietà” che portò una testata “libera” e democraticamente gestita come Libero a rendere inattivo un articolo già pubblicato, una falsa intervista a Philip Roth che scandalizzò il mondo dell’informazione e che fu risolta in modo altrettanto funambolico: nessun richiamo ufficiale dell’Ordine dei giornalisti al direttore e, invece, disattivazione del collegamento all’articolo sul web: peccato che alla redazione, composta di espertissimi del web 2.0, fosse sfuggito che Google ha una cache e che quindi il doppio falso fosse stato tanto agevolmente scoperto e verificato da migliaia di persone. Consiglierei quindi al giornalista di denunciare Google per aver impedito il sacrosanto diritto di quel giornale a ripensarci, non smentendo ma cancellando, comodo, no? Certamente l’affidabilità di Wikipedia, che tiene traccia di tutti i cambiamenti in nome di una trasparenza genetica e non imposta da un Ordine, non è minimamente confrontabile con cotanta trasparenza editoriale.
    Di una cosa abbiamo certezza, che Wikipedia ha già riaperto, perché una fonte di notizie gratuita, democratica, gestita da tutti sopravviverà certamente molto di più di certe testate del giornalismo di parte e di partito, sopravviventi solo grazie ai finanziamenti pubblici. Wikipedia raccoglie invece i propri fondi dal volontariato di milioni di persone e dalle donazioni dei suoi sostenitori: questo evidentemente è un modello che non piace perché determina una cernita molto stretta di chi può sopravvivere solo per merito. Ci uniamo ai milioni di indignati, aggiungendo la nostra indignazione per chi brinda al ripristino dell’oligarchia dell’informazione, mettendo a nostra volta in fresco una bottiglia per brindare alla fine di certi atteggiamenti ottocenteschi nella stampa italiana.
    Ah, per finire: teniamo d’occhio la scheda di Massimilano Parente su Wikipedia i prossimi giorni, chissà che qualcuno non l’aggiorni con gli ultimi suoi pensieri liberi e la marca di spumante che avrà usato per il suo brindisi.
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 315: COMUNICAZIONE – Perseverare autem diabolicum

    Errare è umano, dicevano i romani, ma continuare a sbagliare è da fessi. Dopo la figuraccia della posta elettronica certificata equamente attributa a Poste, Telecom e Governo, adesso anche Istat si lancia nella rupe tarpea dell’informatica di stato: il sito del censimento online, tanto ben pubblicizzato sui moduli inutilmente distribuiti a chi vorrebbe usare il web, semplicemente non funziona. L’informatica dei bambini colpisce ancora una volta, è ormai evidente che nel governo italiano mancano le competenze. Il censimento generale 2011-2012 è costato 590 milioni di euro. Un caro amico di origine trinacrie ha esclamato in un simpatico dialetto locale: “ma, minchia! non abbiamo i soldi per le scuole e questi si spendono 590 milioni di euro per contarci?”. Come dargli torto? Non sono stati nemmeno capaci di tradurre in italiano un errore del server.

    (Stefano De Pietro)

  • OLI 314: STATO – Equitalia diventa uno strumento da macellai

    Disegno di Guido Rosato

    I contribuenti italiani saranno messi in fila nelle nuove stalle di Equitalia per la mattanza finale. La Repubblica del 2 ottobre 2011 per prima mette in allarme per l’entrata in vigore di una nuova modalità di incasso che l’Agenzia delle entrate regala ad Equitalia con il solo evidente scopo di fare cassa rapidamente e con certezza. Di fatto viene annullato qualsiasi diritto del cittadino e delle imprese ad esercitare un’azione di opposizione alle richieste di Equitalia, che d’ora in avanti potrà a semplice avviso, senza nemmeno l’emissione della cartella esattoriale, richiedere i pagamenti entro 60 giorni dalla data di avviso (non di ricezione), senza tenere conto nemmeno di eventuali disservizi postali. Quindi niente più avvisi “bonari”, niente cartelle, ma una semplice ed esaustiva comunicazione: “paga!”. Si pone l’accento sulla possibilità di Equitalia di procedere con ipoteche e vendite giudiziarie senza nemmeno dover attendere la fine di un eventuale giudizio, e questo unito alla recente sentenza della Cassazione che lascia al cittadino le spese di un’eventuale ipoteca sbagliata da parte di Equitalia, chiude il cerchio della situazione di completo degrado delle istituzioni pubbliche, della risposta scoordinata di tipo neurologico di un corpo ormai in stato vegetativo.
    Si parla già di una rivisitazione della norma di legge in Parlamento, ma non si capisce come mai Pd ed opposizione non abbiano reagito prima dell’entrata in vigore. Con questa norma si dà la bastonata finale ad un grandissimo numero di imprese che sopravvivono in Italia sul filo del fallimento e che, dati alla mano, chiudono nella misura di una ogni tre quando visitate dal fisco (fonte: contribuenti.it). Adesso si comprende come mai Equitalia ha deciso poco tempo fa di dotare i propri esattori di una polizza “infortuni”. Nell’articolo si può anche ammirare la foto del vicepresidente Mastrapasqua, il cui curriculum è dotato di una serie impressionante di cariche multiple.
    Sperando d’interpretare l’intenzione di molti lettori a questa notizia, il volo Ryanair Genova-Stansted in partenza il 3 novembre alle ore 15.20 costa circa 50 euro: sola andata, naturalmente.
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 314: PRIVACY – La legge sulle donazioni d’organo non vale per la stampa

    La cronaca quotidiana del caso di Elena, la bambina morta dimenticata in auto sotto il sole, riempie televisioni e giornali in due momenti specifici del dramma: la morte prima, compensata dalla vita donata ad altri bambini dopo. Con dovizia di nomi di ospedali e di chirurghi presi dai comunicati stampa, in questo articolo di Lettera 43 si comincia a porre la prima pietra di quella che si concluderà, in un articolo di Repubblica, come una violazione palese della privacy dei riceventi. Infatti sono messi in contatto donatore e riceventi attraverso il giornalista che svela l’identità dei due soggetti, contro gli obblighi della legge italiana, citando il nome e cognome del bambino ricevente, oltre a quello di Elena. Le interviste che si trovano in rete alla mamma di Elena, che perdona il marito, e ai genitori di Tommaso, che ringraziano per la donazione, concludono il normale percorso del caso “donazione” tipico della stampa italiana.
    AIDO (Associazione Italiana Donatori Organi) nella persona di Rossella Pietrangeli della sede di Roma conferma che per legge le generalità di donatori e riceventi devono restare accuratamente segrete. Lo scoop giornalistico ha quindi violato bellamente una norma non solo intransigente, ma anche logica nella sua etica, senza che né l’Ordine dei giornalisti né alcun altro organo di controllo se ne accorgessero. Tantomeno l’Ordine dei medici, in quanto è evidente che le informazioni potrebbero essere fuoriuscite solo dagli ospedali dove sono state effettuate le operazioni chirurgiche. Al di là della legge, non è comunque buon giornalismo sfociare nel pettegolezzo, svelando identità che sono inutili ai fini della cronaca, per cui segnaliamo con vigore anche al Direttore di Repubblica, Ezio Mauro, l’operato del suo giornalista.
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 314: TRASPORTI – Sciopero per chi e contro cosa?

    Disegno di Guido Rosato

    Uno sciopero è un’astensione dal lavoro che dovrebbe “dare un danno” alla controparte. Il danno, nel caso di aziende manifatturiere in attivo di bilancio, si manifesta con la mancata produzione. Ma nel caso dell’azienda di trasporti pubblici Ipotetica Spa, tra l’altro in perenne deficit come Amt a Genova, che senso può avere un’astensione dal lavoro? Ragioniamo. Se ad esempio la nostra Ipotetica è un’azienda in passivo, questo significa in soldoni che gli attivi sono superati dai passivi. Tra gli attivi del servizio pubblico ci sono sicuramente i biglietti (A) e i finanziamenti (B). Tra i passivi, i costi del personale (C) e dei mezzi (D). La situazione di passività vuole che A+B sia minore di C+D. In caso di sciopero, la contabilità giornaliera di Ipotetica diviene quindi attiva: eliminando A, C e D resta B, quindi non solo si registra un risparmio sui costi, ma in più la voce B resta costante a rimpinzare le tasche dell’azienda. Si può quindi affermare che all’azienda Ipotetica Spa lo sciopero dei mezzi sia, in definitiva, conveniente. Poiché lo scopo istituzionale di una Spa non è lo stesso di una municipalizzata, la prima guarda al profitto, la seconda alla bontà del servizio, ed essendo evidente che di quest’ultimo fattore alla nostra Ipotetica non importa più molto e ormai da tempo (un po’ come accade a Genova), resta da trarne la conclusione che continuare a fare uno sciopero astenendosi dal lavoro sia obsoleto e illogico. Se si volesse davvero fare leva su quanto d’interesse all’azienda, darle il “danno economico”, uno sciopero dei controllori sarebbe più che sufficiente. I cittadini viaggerebbero gratis per un giorno, assaporando la felicità di un servizio pubblico come dovrebbe essere e sarà prima o poi, ossia pagato direttamente con una tassa da tutti e non solo dai pensionati che lo usano. Purtroppo occorre tenere conto della presenza di una normativa comunitaria voluta dagli stessi affaristi che si sono avventati sui servizi municipalizzati e che di fatto impedisce questa soluzione. Volendo aggiungere una nota sulla condizione drammatica dei mezzi, sarebbe apprezzato moltissimo dai cittadini anche uno sciopero bianco, dove gli autisti mettano in ginocchio per un giorno l’azienda denunciando alla motorizzazione civile i mezzi messi in marcia con le ruote lisce, le porte rotte, i sedili incrinati, le viti sporgenti. C’è la speranza che le vicende giudiziarie derivanti possano indurre il Comune a cambiare un po’ di dirigenza e a tornare ad un’organizzazione più interna del lavoro. Qualcosa di simile si era già visto in Amt con l’aria condizionata, solo che allora i sindacati degli autisti l’aria se l’erano venduta (insieme al fresco dei passeggeri) in cambio di promesse retributive di categoria.
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 311: ACQUA PUBBLICA – Festival dell’acqua

    Genova – Come nient’anfusse, si direbbe in un qualche dialetto d’oltre appennino: è il termine per descrivere il comportamento del Partito Democratico, del Comune di Genova e di quanti orbitano intorno alla questione acqua pubblica nell’Italia del dopo referendum. Gli italiani sono stati molto chiari, hanno urlato un secco no! alla privatizzazione delle risorse idriche, ma a Genova spunta il Festival dell’acqua, costruito da Federutility (ossia da coloro che hanno in mano l’acqua privata italiana) con tanto di patrocinio del Comune di Genova,  che ha voluto appiccicare la sua presenza al manifesto e alla manifestazione.
    E’ ancora vivo il ricordo della protesta dei comitati per l’acqua pubblica di luglio 2011 al Consiglio comunale di Genova: l’unico gruppo consiliare che non era intervenuto alla riunione con i capigruppo era stato proprio quello del Pd, mentre tutti gli altri rappresentanti erano presenti a redigere un documento di richiesta al Sindaco di ritiro del patrocinio, considerato in contrasto con quanto sostenuto ai referendum dal suo partito. Una noncuranza istituzionale, uno schiaffo al risultato referendario, il Pd genovese si rivela con due facce, come il dio Giano dal quale alcuni storici fanno derivare il nome della nostra città. Ci ricordiamo sicuramente della “strana” campagna a favore del bronzino che Coop fece non più tardi di un anno fa: un’azienda commerciale che pubblicizza un antagonista, suonava proprio strano.
    In tutta questa faccenda, man mano che Internet apre le porte della verità, s’intravede solo il prossimo travolgente tracollo della politica truffaldina in Italia, che oltre ad una destra ormai consumata dai bungabunga giornalistici delle proprie vicende, vede anche un Pd che perde voti (indagine Demos), un sindaco uscente che s’aggrappa agli asfalti per ricordare che esiste, nessuna prospettiva nelle nuove leve, saldamente ancorate ad un segretario che viene a Genova alla festa del suo partito a parlare di massimi sistemi, senza far alcun riferimento alla politica locale, se non “gasarsi” di aver fatto comprare degli aerei Piaggio ai militari per salvare l’azienda dal tracollo finanziario (Secolo XIX online).
    A conclusione, questa bella intervista a Pino Cosentino, animatore maximo della battaglia refendaria a Genova, durante la protesta di domenica 4 settembre 2011 in Piazza Matteotti, che stigmatizza sui distributori d’acqua che il Comune di Genova sta installando per strada. Una serie di considerazioni più che ragionevoli, che spaziano dalla valutazione politica a quella tecnica.

    Non è più nemmeno la solita politica quella dell’attuale amministrazione comunale, sono le ultime battute di coda di un sistema che non regge più.
    (Stefano De Pietro)

  • LE CARTOLINE DI OLI 7: La Padania si restringe ad Arcore


    Il logo della Lega Nord sarebbe di proprietà di Berlusconi, che nel 1994 ne avrebbe comprato i diritti per salvare la Lega dal fallimento politico (ed economico). Anticipiamo quindi il nuovo logo della Lega Nord, in vista del probabile divorzio con Forza Italia.

  • LE CARTOLINE DI OLI.4: STAMPA – Distrazioni estive del Secolo XIX


    Il Secolo XIX ci ricade con il video-esclusiva di Lady Gaga estate 2011: il filmato è stato sospeso su Youtube per violazione dei termini di copyright, ma la pagina del giornale non viene aggiornata.

    http://www.ilsecoloxix.it/p/cultura/2011/08/17/AO0y9Nv-nuovo_video_anticipa.shtml

    (Stefano De Pietro)

  • OLI 310: ENERGIA – Effetti collaterali del monopolio

    Cassazione, se si scioglie il gelato non è colpa dell’Enel.
    (Foto dal blog persbaglio.ilcannocchiale.it)

    Si potrebbe pensare che gli effetti negativi del monopolio dello Stato sull’energia elettrica si fermino al fatto di non essere liberi di installare un pannello fotovoltaico senza dover obbligatoriamente vendere l’energia alla rete elettrica nazionale. Da oggi invece una sentenza della Cassazione aggiunge un tassello alle vessazioni che il sistema monopolistico italiano infligge ai propri cittadini, ossia che Enel non è più responsabile delle interruzioni di energia derivanti da una mancanza di fornitura da parte della rete elettrica nazionale, al tempo dei fatti GRTN (Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale).
    La storia si articola negli anni, con un ristorante che, a seguito di un’interruzione notturna dell’energia elettrica, aveva perduto le scorte refrigerate e congelate, motivo per il quale si era rivolto alle vie legali per chiedere il risarcimento ad Enel. Ma Enel si opponeva, manifestando la propria estraneità alle cause di interruzione, che invece andavano ricercate nella mancanza di fornitura da parte di GRTN (che allora era la società di stato che amministrava la distribuzione monopolistica dell’energia elettrica). Le prime due sentenze, richiamandosi alla responsabilità del venditore rispetto alla qualità del prodotto venduto, avevano dato ragione al ristorante. La sentenza di Cassazione ribalta invece completamente le prime due, chiamando in causa una sostanziale differenza, ossia che Enel non ha la possibilità di rifornirsi da un altro produttore, avendo la rete elettrica nazionale caratteristica di monopolio, per cui Enel è obbligata nella scelta del suo fornitore. Quindi, non può essere responsabile di una scelta che gli viene imposta per legge.
    Si potrebbe obiettare ai giudici di Cassazione che GRTN non aveva però un rapporto commerciale diretto con l’utente finale, per cui non si capisce chi dovrebbe ripagare il danno. Viene di fatto annullato ad Enel il suo rischio d’impresa. In questo ragionamento, la ricaduta sul cittadino delle “beghe” tra Enel e il suo fornitore non viene tenuta in minima considerazione, a riprova che ormai le istituzioni viaggiano su binari celesti, ignari dei reali bisogni dei cittadini.
    Quindi adesso al ristorante non resta che rifare causa ad un’azienda che non esiste più, dovendo innanzi tutto individuare quale tra le centomila che si sono create ai tempi del decreto Bersani sulla liberalizzazione avrà ereditato la responsabilità di tale disservizio di GRTN. E poi attendere altri dieci anni come minimo per un’altra ballerina sentenza di Cassazione, se nel frattempo non avrà preferito emigrare nella spiaggia di un paese sudamericano.
    http://www.dirittoeprocesso.com/index.php?option=com_content&view=article&id=3255:black-out-elettrico-perche-lenel-non-e-responsabile-cassazione-sez-iii-18-gennaio-2011-n-1090&catid=58:risarcimento&Itemid=91
    (Stefano De Pietro)

  • OLI 308: SPETTACOLO – The boomerang copyright

    A sinistra: la nota sul sito di Antonio Ornano – a destra: la pagina di Youtube con il video bloccato

    Antonio Ornano (*) è un comico noto al grande pubblico per il divertente personaggio del professore naturalista “sadico”, che ha allietato le sere di tanti italiani su Zelig e in altre apparizioni televisive. Il sito web (che è poi solo un rimando a quello del suo agente), pone in evidenza una nota intransigente sull’uso delle immagini, con un richiamo alla possibilità di azioni legali per i trasgressori del suo copyright.
    Navigando poi sul sito del suo agente (**) si scopre che nel curriculum di Ornano sono linkati due video di Youtube, il secondo dei quali bloccato per “violazione del copyright” da parte di RTI (ossia Zelig, ***).

    Questa è la pietanza, il contorno la sua laurea un giurisprudenza che certo non gioca a favore di una ipotetica ignoranza sull’argomento. Insomma, un boomerang che condanna il nostro professore sadico nello stesso modo delle vittime animali nei suoi spettacoli e che ci fa rispondere, con simpatia: “se dopo una laurea ancora non hai capito una cippa di niente… e alloooooora muori, preda!”.
    * www.antonioornano.it
    ** http://www.giuliomoroni.com/artista_antonio_ornano.asp
    *** http://www.youtube.com/watch?v=u7bnyopsHOQ
    (Stefano De Pietro)