Categoria: Giovanna Profumo

  • OLI 356: Movimento 5 Stelle – Grillo, Putti, Salsi e le facce nella rete

    Lidia Ravera ha scritto su il Fatto Quotidiano: Non l’ho vista a Ballarò, perché dalla compagnia di giro dei politici televisibili mi difendo non guardandoli, e una rapida indagine ha confermato un’ipotesi: tutti ne parlavano, ma in pochi l’avevano vista.
    Anche Paolo Putti, candidato sindaco di Genova alle ultime elezioni ha precisato: non ho visto la trasmissione, però posso dire che io ho sentito il bisogno, subito dopo la campagna elettorale, di andare comunque nelle trasmissioni televisive, perché mi aveva sostenuto tanta gente che non avrei raggiunto con la rete e volevo comunque che sapesse che ho una faccia, un volto e che ero lì per essere toccabile, annusabile, anche dopo e nella continuità.

    immagine da internet

    Non si può sapere se Federica Salsi, consigliera comunale del Movimento 5 Stelle, sia stata spinta dallo stesso bisogno di Putti e poco importa, quel che conta è che la misogina sparata sul punto G, non ha permesso di cogliere il  punto sostanziale della vicenda: la Salsi ha reso un buon servizio al Movimento a Ballarò e ha mostrato al pubblico italiano una faccia interessante del nuovo che avanza.
    Putti, che ha colto il pericolo delle trasmissioni tv, ha precisato io privilegio le assemblee alla rete; l’ho detto a Casaleggio e a Grillo, per me è più importante, l’assemblea e la piazza e gli incontri con le persone. Sui toni dei post indirizzati alla Salsi in rete ha detto: ho scritto a questa ragazza che non conosco, le ho scritto su facebook semplicemente per dirle che abbiamo bisogno di lei nel movimento, che abbiamo bisogno delle persone che comunque si domandano delle cose, provano delle cose, possono anche sbagliare delle cose. Le ho detto che condivido che Grillo consigli di non andare nei talk show, credo che sia un consiglio tutelante. Detto questo condivido anche il fatto che lei sia andata, abbia sperimento. Mi è spiaciuta un po’ la dinamica – e questa è una delle negatività delle rete – di processo e pregiudizio che si scatena, che ha portato poi lei a fare determinati annunci in consiglio comunale. Purtroppo, ha spiegato Putti, la rete consente a persone che nella vita hanno difficoltà relazionali di atteggiarsi a giudici, boia e pubblici ministeri, e invece dovrebbe essere uno strumento di comunicazione, quello per cui è nata, che è fantastico. Le ho scritto che spero che Beppe la chiami privatamente e le dica perché ha detto quelle cose e la sostenga invece come persona, come farebbe qualsiasi leader, come io farei con qualsiasi persona del movimento, anche se non sono un leader, ma sono un portavoce come Beppe lo è del movimento
    La sera dell’8 novembre, giorno stesso in cui Paolo Putti ci ha espresso il suo parere, andava in onda sul La 7 a Servizio Pubblico una chiacchierata tra Federica Salsi e Francesca Favagni. Tra le altre cose la Salsi ha dichiarato: Il movimento cinque stelle ha una faccia che brilla, ma anche un’altra faccia, se noi vogliamo vedere solo la faccia che brilla non siamo onesti con noi stessi e non facciamo il bene di questo paese, proprio adesso che ci proponiamo per andare al governo.
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 355: ILVA – Genova chiama Taranto – Taranto risponde

    “L’acciaio serve ancora alla nostra manifattura, alla stessa green economy e quindi, da qualche parte, si deve pur produrre, quindi abbiamo bisogno in Italia dell’acciaio primario e accettiamo che venga prodotto a Taranto ma non è più possibile continuare a produrlo alle condizioni in cui è stato prodotto fino ad adesso. L’azione della magistratura e soprattutto la straordinaria mobilitazione popolare oltre che una feconda anche se conflittuale riflessione all’interno del mondo del lavoro ci fanno sperare che finalmente queste condizioni cambino in meglio. Come Legambiente abbiamo deciso di accettare questa scommessa non facile da sostenere quando la gente non ne può più, la pazienza è ridotta a zero e i cui risultati non sono affatto scontati. Per farcela servono rigore, serietà e impegno da parte di tutti. Serve un atteggiamento dell’impresa Ilva meno furbo e arrogante e più orientato alla trasparenza e all’onestà intellettuale. Servono importanti investimenti per risanare e innovare gli impianti e per la bonifica di ciò che è stato compromesso. Il come si supererà a Taranto questa crisi ci dirà molto sulla politica industriale dei prossimi anni nel nostro paese”.
    Sono alcuni stralci della lettera inviata da Maria Maranò di Legambiente Taranto all’incontro “Genova chiama Taranto. Il caso acciaio. Ambiente e lavoro sono la stessa cosa” promosso da Legambiente il 26 ottobre. Maranò su Genova ha scritto: “I segnali che ci sono arrivati, tramite i mass media non sono stati confortanti, anzi li abbiamo valutati poco rispettosi della complessità della crisi che la popolazione tarantina sta vivendo e per certi versi anche un po’ miopi – mi riferisco alla dichiarazione fatta dal sindaco a seguito del provvedimento della magistratura di avvio della fermata di alcuni impianti, ricordo che sono ancora tutti in funzione – e alla scelta dei lavoratori di scioperare contro il provvedimento (la Fiom a Genova non ha aderito allo sciopero del 10 ottobre ndr). Far coincidere gli interessi dell’azienda Ilva con il diritto al lavoro è a nostro parere sbagliato, alimentare nei fatti la contrapposizione tra chi chiede il diritto al lavoro e chi chiede il diritto a non ammalarsi per eccesso di inquinamento ambientale non farà fare passi avanti a nessuno.

    Su OLI avevamo scritto cosa i politici genovesi presenti in sala – Biasotti e Bernini – dicevano del rapporto con Riva a Genova, dell’accordo di programma, e dell’occupazione sulle aree di Cornigliano. Grazie ai dati forniti da Federico Valerio, chimico ambientale, chi era presente in sala ha potuto cogliere le differenze a livello sanitario tra il prima (area a caldo e cokeria) e il dopo (siderurgia a freddo). Dalla scorsa settimana la cronaca ha registrato la morte di Claudio Marsella, avvenuta al movimento ferroviario dello stabilimento di Taranto martedì scorso. Si tratta della quarantatreesima vittima del siderurgico dal 1992 ad oggi. Una disgrazia che ha acuito lo scontro tra Usb e Comitato dei Liberi e Pensanti da un lato e Fim, Fiom, Uilm dall’altro. La Repubblica ed. Bari scrive che sotto accusa è un  accordo  firmato “nel 2010 che prevedeva un solo addetto a guidare le macchine di reparto. Lo scontro, martedì sera, per poco, non è diventato fisico.
    La morte di Claudio impone una riflessione totale, molto seria su tutti gli stabilimenti, sulle relazioni umane, sindacali e sulla sicurezza tra tutti i lavoratori. Anche per questa ragione, l’intervento di Federico Pezzoli – RSU Fiom Ilva Cornigliano – all’incontro del 26 ottobre merita una riflessione a parte. (continua)
    (Giovanna Profumo – disegno di Guido Rosato)

  • OLI 354: PAROLE DEGLI OCCHI – Ragazze di Leiden

    (foto di Giovanna Profumo)

    Agosto 2012, Lieden – Olanda: per abbattere il costo della vita e beneficiare delle giornate lunghe i ragazzi e le ragazze della città universitaria organizzano aperitivi e cene en plein air. Occupano con le loro sedie strade, piccole piazze e, in occasione di questo scatto, anche le chiatte dei canali. Dehors di ristoranti privati e dehors giovanili, allo sguardo straniero, sembrano avere pari dignità.

  • OLI 354 – ILVA : Genova chiama Taranto, tra bilanci politici e prevenzione

    “Riteniamo illogico considerare inevitabile che ogni anno ottantamila quintali di residui aerei del centro siderurgico di Taranto debbano cadere sulla città”. “L’introduzione di nuove tecnologie e di nuovi sistemi organizzativi non è un momento unico e definitivo dell’azienda moderna ma fa parte di un processo continuo di crescita dell’apparato produttivo che noi rivendichiamo perché ad esso è legato lo sviluppo economico della collettività”.
    E’ un estratto degli atti della conferenza nazionale di Cgil, Cisl e Uil dal titolo “La tutela della salute negli ambienti di lavoro”, marzo 1972.
    Ne ha dato lettura, il 26 ottobre, Santo Grammatico, Presidente di Legambiente Liguria promotrice dell’incontro “Genova chiama Taranto. Il caso acciaio. Ambiente e lavoro sono la stessa cosa”. Nel salone di rappresentanza del Comune di Genova manca, però, il pubblico delle grandi occasioni. Peccato. Perché, dopo aver riempito piazze, fatto assemblee, subìto il ricatto lavoro-ambiente, quella di venerdì si è dimostrata una preziosa occasione di riflessione, lontano dai riflettori, per fare il “punto nave”, come dicono in produzione. Un’occasione per ragionare sulle scelte politiche genovesi, criticarle o rivendicarle ricordando le vicende che hanno reso possibile superare il ciclo a caldo a Cornigliano.
    Quindi Bernini e Biasotti, per la parte politica e istituzionale, rappresentanti di Legambiente e Federico Valerio, chimico ambientale, per la tutela della salute e del territorio, Federico Pezzoli, RSU Ilva Cornigliano, per il lavoro, hanno messo a fuoco i punti salienti di una storia in divenire in cui Riva – Emilio, famiglia, società? – è stato a tratti o deus ex machina o spietato padrone delle ferriere. Comunque sempre soggetto difficile da controllare.

    Così quanto dice Bernini sulle aree: “Il conto è stato fatto sul lavoro che poteva essere dato” e “la parte liberata e già destinata dalla società per Cornigliano ad attività portuale” in parte occupa addetti “ma la quantità di occupati per metro quadrato non è soddisfacente”, si arricchisce con gli “aneddoti” di Biasotti su come Riva fosse stato abile ad ottenere da Mori, suo predecessore in regione Liguria, mille volte di più di quello che aveva prima: dai cinquant’anni di concessione, all’abbuono di tutti i canoni che mai aveva pagato, insieme a tutta una serie di vantaggi. Vinte le elezioni regionali nel 2000, il Senatore Biasotti fa  “l’ambientalista” e dice una serie di no. Nel suo album di ricordi anche l’imbarazzo per l’assegno “milionario” staccato da Riva a Berlusconi per la campagna elettorale del 2001. In merito “al contratto fatto nel 2006” con Riva il senatore dice: “Purtroppo ha una grave lacuna: non lega i metri quadrati che gli sono stati dati ai dipendenti, tant’è che oggi ci sono 1500 operai mentre lui dovrebbe farne lavorare 2400. Questo è un fatto grave.” Ma Biasotti non deve fare ammenda perchè lui quell’accordo non l’aveva firmato.
    La chiusura della cokeria di Cornigliano – ha spiegato Federico Valerio dell’Ist – ha permesso un abbattimento immediato di malattie e ricoveri, anche dei bambini del quartiere. E ha reso gli abitanti di Cornigliano simili a quelli di altre parti della città che comunque hanno a che fare con l’inquinamento automobilistico, che è altra cosa da quello di una cokeria. La cokeria ha spiegato Valerio non si può ambientalizzare perché intrinsecamente produce fumi cancerogeni. Dell’esperienza Ist beneficerà l’agenzia per l’ambiente pugliese che ha adottato la procedura degli studi epidemiologici genovesi. Tuttavia ha aggiunto Valerio “il sottoscritto che ha diretto quel laboratorio e ha ottenuto quei risultati è andato in pensione e nessuno sta pensando di sostituirlo, perché della prevenzione primaria non gliene può fregare niente a nessuno. Non rende.” Ma i dati ci sono e non bisogna perdere la memoria storica. Si è capito che le acciaierie a ciclo integrale costruite a meno di duemila metri dall’abitato diminuiscono l’aspettativa di vita. La salute non è una cosa vaga, ha spiegato Valerio, e un tumore polmonare costa cinquantamila euro per il ciclo chemioterapico con pochissime probabilità che serva a qualcosa. Basta pensare agli effetti devastanti all’amianto.(Continua)
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 353 – ILVA: Genova-Taranto, ieri e Oggi

    “Trenta per cento: l’incremento stimato di leucemie e tumori a Taranto rispetto alla media italiana”
    Ricavo questa frase da un box pubblicato in un articolo dal titolo “SOS Taranto – cinquant’anni di veleni, ancora nessun colpevole”. Viene intervistato il procuratore capo del tribunale di Taranto, vengono forniti nel dettaglio i dati delle emissioni inquinanti. Si parla di diossina, del quartiere Tamburi, di un incremento allarmante dei tumori. Non ho sotto gli occhi una rivista scientifica, ma un’uscita del settimanale Oggi datata 14 gennaio 2009. Quasi quattro anni fa.
    Ancora prima, nel 2008, Nichi Vendola, aveva fatto stampare un libro con con la Taranto avvelenata illustrata dai bambiniE qui, a Genova, nel Maggio 2008, Alessandro Langiu, in occasione del Festival delle Energie Collasso Energetico, aveva messo in scena “Venticinquemila granelli di sabbia” trascinando il pubblico – davvero esiguo – nel quartiere Italia che del Tamburi era fotocopia teatrale.
    Informazioni, spettacoli off – è il caso di dirlo – libri, ci sono stati accessibili come ciliegie sull’albero. E quello che si legge adesso sui giornali pare essere il risultato del disinteresse di chi non voleva sapere.
    Da marzo, OLI 338, ad oggi anche i lavoratori dell’ILVA di Genova sono stati trascinati nell’incubo insieme a quelli di Taranto. Genova è legata al destino del Siderurgico e le scelte che verranno prese da qui ai prossimi giorni saranno determinanti per tutto il gruppo ILVA.
    Le vittime? Sempre i soliti, lavoratori e cittadini, che a qualcuno farebbe comodo veder schierati l’uno contro l’altro una guerra che impedisce di riflettere e soprattutto di cogliere la sfida che ci dice che è possibile produrre acciaio e salvaguardare l’ambiente.
    Per chi volesse approfondire, questa settimana, a Genova, due appuntamenti importanti.
    Oggi – mercoledì 24 ottobreore 20.30 in via Monticelli 25 r, (civico 9) il Centro Documentazione Carlo Giuliani proietterà il video La svolta, donne contro Ilva . Dopo la visione, dibattito con Aris Capra Responsabile dello sportello sicurezza Cgil.
    Venerdì 26 ottobre alle ore 17.00, Il caso acciaio – Ambiente e Lavoro sono la stessa cosa. Salone di rappresentanza di Palazzo Tursi -Via Garibaldi. Introduce e presiede: Santo Grammatico (Presidente Legambiente Liguria) Interverranno: Stefano Bernini (Vice Sindaco di Genova) Sandro Biasotti, (Senatore della Repubblica) Maria Maranò, (Legambiente Taranto) Stefano Bigliazzi (responsabile Centro Azione Giuridica Legambiente) Liguria Stefano Sarti (Vice Presidente Legambiente Liguria) Federico Pezzoli (RSU Ilva Cornigliano) Federico Valerio (Chimico Ambientale) Conclude Stefano Ciafani (Vice Presidente Nazionale Legambiente) .
    (Giovanna Profumo – disegno di Guido Rosato)

  • OLI 351: PRIMARIE – Laura Puppato, anima e PD

    Pochi sanno che c’è. Infatti Laura Puppato  non è stata ancora ospite delle trasmissioni televisive che, in prima serata, fanno la fortuna dei politici del paese. Se non fosse per un’intervista a Concita de Gregorio su Repubblica della sua candidatura alle primarie del PD non si parlerebbe nemmeno sulla carta stampata. Alcuni l’hanno liquidata con leggerezza: è “un’anima bella”, hanno detto, e lei ha risposto: se serve, ci sono. Contattarla è stato facile: una telefonata al Consiglio Regionale Veneto, un altro recapito e la sua disponibilità a rispondere a domande scritte.

    Di lei si era accorto Beppe Grillo che cinque anni fa l’aveva premiata come primo sindaco d’Italia a Cinque Stelle. Sua, garantisce Puppato, l’idea dei politici dipendenti dei cittadini e non del comico che l’aveva fatta propria.
    Quelle che seguono sono le sue riflessioni, elemento utile per chi nelle primarie ci crede.
    1) Su La Repubblica del 13 settembre scorso Laura Puppato ha parlato delle primarie del Pd come di una battaglia fratricida. Perché allora ha deciso di partecipare? 
    Proprio per questo. Credo nella sana competizione delle idee e anche in un diverso modo di fare politica. In queste primarie stava accadendo che la contrapposizione tra vecchio e nuovo togliesse di mezzo i temi su cui fondare la rinascita del Paese, mettesse in secondo piano l’Italia che vorremmo. Molte persone semplici che sono il vero patrimonio delle primarie, visto che è quello il loro luogo per fare politica dal basso, si stavano allontanando. Correre ai ripari voleva dire parlare concretamente e generosamente a loro, candidando le idee e un nuovo modello di politica, più sobria e più coerente.
    2) La discussione di questi giorni è: Primarie aperte o no? Lei da che parte sta? 
    Il Pd non può permettersi di chiudere, di mettere i tornelli alle primarie, perderebbe la grande occasione di mandare agli italiani un messaggio di democrazia che nessun altro partito oggi è in grado di proporre. In un certo senso la sua identità e la sua capacità di essere partito traino del Paese verrebbero messe in discussione, non faremmo più la differenza, saremmo assimilati agli altri…. E Dio solo sa quanta sia oggi la necessità di credere ancora ad un politica capace di mettersi in gioco, senza infingimenti e con le regole che esistono.
    3) Duecentocinquantamila euro a candidato è il tetto massimo di spesa per partecipare alle primarie: pochi o tanti? E come intende regolarsi? Cosa ne pensa di una campagna di trasparenza sui finanziamenti?
    Cominciamo da qui, abbiamo parlato di sobrietà e coerenza? Bene questa è la “prova del 9”, niente effetti speciali e nessuno spreco, 250mila euro sono una cifra molto, molto alta persino eccessiva anche per l’Italia. Daremo un messaggio di grande spessore morale e politico scegliendo la trasparenza nei finanziamenti – che devono essere numerosi e limitati negli importi, per evitare condizionamenti futuri – e garantendo anche in questo caso di “fare le cose normali”, senza eccessi comunicativi e montagne di costi… Personalmente molto treno, tanti incontri e tantissimi volontari che credono in quello che propongo e nel cambiamento di uno stile.  
    4) Alleanze: quali quando con chi… 
    Dobbiamo partire da noi, dal Pd. Soprattutto se resterà malauguratamente questa nefanda legge elettorale, il rischio reale è che la coalizione non abbia capacità di governo soprattutto al Senato e questo renderebbe instabile un Paese che ha bisogno delle certezze politiche come del pane quotidiano. Serve infatti una coalizione “di governo” per una legislatura che sia anche costituente. L’alleanza di tutto il centrosinistra mi sembra naturale, come pure il dialogo con tutti quei soggetti e movimenti della società civile che hanno dato vita alla battaglia referendaria del 2011.
    5) Nell’intervista a Repubblica si è domandata come sia possibile fare dell’anagrafe un fattore discriminante per fare politica. Lei in proposito come la pensa? 
    Penso che l’età non possa essere un discrimine ma è impossibile non chiedere maggiore rappresentanza politica ai giovani che, in larga parte, ne sono rimasti esclusi. Sono diventata sindaco della mia città a 45 anni, senza alcuna esperienza politica precedente. In generale credo che un amministratore e un parlamentare diano il massimo nel corso dei primi due mandati. Inoltre il ricambio fa bene alla democrazia, spezza eventuali rapporti di potere che nel tempo potrebbero incrinare la bontà delle scelte di un amministratore. Gli spazi per i politici di lungo corso non mancano fuori dell’emiciclo ed anzi sarebbe una ottima occasione per esse utili in altre forme alla politica e alla formazione dei nuovi politici.
    6) L’anima verde, ha detto, salverà il paese. Il Pd, oltre a quella di Laura Puppato, ha un’anima verde? 
    Attraverso l’esperienza vissuta nel Forum Ambiente del Pd ho conosciuto e ho lavorato con tantissimi democratici con l’anima verde che, forse, non risulta ancora così evidente nel progetto politico del Pd per il futuro dell’Italia. Le tematiche ambientali devono essere centrali per l’agenda di governo, come avviene da un ventennio nei G*8 e nei G*20, basti pensare all’arretratezza culturale e politica su questi temi che ha vissuto il nostro Paese a causa di governi distratti, sciagurati e di nessuna prospettiva. Dobbiamo recuperare il tempo perduto perché ambiente e’ lavoro e quindi occupazione che manca, ma e’ anche welfare e qualità della vita. Non si tratta solo di alimentare una generica green economy ma di apportare innovazione in tutti i settori dell’economia, delle politiche urbane compreso il trasporto di merci e persone, il riciclo di rifiuti e il recupero della materia prima, l’efficientamento energetico e la stessa pubblica amministrazione.
    7) Il buon governo: potrebbe indicare i primi cinque punti? 
    In pochi punti direi: 1) Il lavoro attraverso: a) l’immediata attivazione del programma per l’efficientamento energetico in 9 settori studiato da Confindustria nel 2010, che prevede l’incremento in 10 anni di 1 milione e 600 mila posti di lavoro; b) parziale e totale defiscalizzazione per le imprese, soprattutto PMI, che investono su innovazione, ricerca, prototipazione e in nuove assunzioni di giovani e donne. Il costo aggiuntivo per la seconda parte visto che la prima sarà in attivo, lo desumerei dal recupero dell’evasione ed eventualmente da una piccola patrimoniale, qualora necessaria e solo sui redditi oltre il milione di euro. 2) Il sostegno alla famiglia. L’Italia è al penultimo posto in Europa quanto a spesa per la famiglia, alla quale viene devoluto solo il 1.2% del PIL metà circa di quanto avviene in Europa. Intendo recuperare la soluzione proposta dal “forum delle famiglie” in Italia che considera di rendere esente da imposte, fino al valore lordo del reddito percepito, il costo medio di ogni nuova vita moltiplicandolo per il numero dei familiari a carico. Questo importerebbe fin da subito incrementi di reddito variabili tra i 200 e gli oltre 1000 euro/mese/famiglia. Il corrispettivo costo lo desumerei dall’abbattimento per pari importo delle spese militari. 3) La riforma della Pubblica Amministrazione, passa attraverso un avvio di procedure semplificate, e trasparenti in tutti i procedimenti amministrativi. Siamo agli ultimi posti in EU nel colloquio informatico con la P.A. e questo implica un onere economico di 8 mld di euro inutilmente sprecato in tempi morti, viaggi e costi collaterali. . La P.A. deve fornire risposte entro tempi certi, mai superiori ai 30 giorni prevedendo sanzioni e indennizzi in caso di mancata applicazione di questa regola. Così si torna ad un rapporto corretto con il cittadino e le imprese. 4) Giustizia. Sono in gioco i diritti fondamentali dei cittadini e della democrazia, la giustizia giusta, celere e garantita deve essere obiettivo primario per la prossima legislatura. Nell’ultimo decennio abbiamo assistito ad un indebolimento del sistema, riducendo risorse, attivando leggi volte ad impedire la correttezza e la conclusione dei procedimenti giudiziari, riducendo le pene e incrementando la prescrizione così demotivando i giudici. Anche in questo caso e’ importante che chi investe in Italia sappia che potrà contare su un sistema di regole chiare e applicate in modo indiscutibilmente celere, garantendo il giusto tempo di risposta anche giudiziaria. Direi che 180gg rispetto agli attuali 4/7 anni possano bastare. 5) Approviamo i diritti civili che la società si attende: regolamentazione delle unioni di fatto e dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, con tutto ciò che ne deriva in termini di riconoscimento sociale, sussidiarietà, eredità, etc. è una necessità sociale, riconosciuta dalla Costituzione e messa in atto nelle moderne democrazie; rispetto della 194 su tutto il territorio nazionale, testamento biologico e modifica della legge 40 sulla fecondazione assistita.
    8) La buona politica: cosa vorrebbe “l’anima bella” Laura Puppato dal Pd?
    I cittadini devono tornare protagonisti del presente e del futuro del nostro Paese e i politici devono tornare ad essere credibili esempi della qualità di una Nazione bella come l’Italia. Solo così rinascerà la fiducia, non è’ solo un problema di mercati ma di patto tra cittadini e politica. Quindi il Pd per cui lavoro intendo sia il partito coraggioso ed aperto che esprime coerenza e concretezza nella sua linea politica, e si fa giudicare rendendo chiari gli obiettivi che intende raggiungere.
    9) Come si fa a vincere le primarie? 
    Credo molto nella voglia di partecipazione delle persone che non hanno smesso di sperare che si possa fare di più e di meglio per l’Italia. Si vince solo se si saprà suscitare attenzione ed entusiasmo in chi lavora in silenzio per il bene comune: volontari di associazioni, amministratori onesti, madri e padri di famiglia, studenti che investono nel futuro, giovani e lavoratori incerti sul domani, ma tenaci. Il mio appello va a tutte le persone libere che vogliono cambiare un sistema degradato e intendono farlo ora per garantire non un sogno ma una realtà più equa e giusta di cui abbiamo disperato bisogno.
    10) Come convivono la sua anima cattolica con quella di sinistra?
    La laicità da quando faccio politica per me non è solo un principio da seguire ma un metodo. Sono una credente consapevole che la società è molto cambiata negli ultimi anni e ritengo che i politici che la rappresentano debbano saper accogliere e fare proprie le nuove istanze del vivere civile. Mi ritrovo molto nelle parole del card. Carlo Maria Martini laddove dice che la verità, quand’anche scomoda, va perseguita.
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 351: MIGRANTI – Estate 2012

    (Foto di Giovanna Profumo)

  • LE CARTOLINE 2012 – DONNE – “Se non ora quando” inciampa nei tacchi

    Nel book shop della Pinakothek der Moderne di Monaco si può acquistare al costo di Euro 6,90 il telecomando Control a woman – falle fare quello che vuoi.
    L’oggetto – rigorosamente Made in China – è un giochino in plastica e, come accennava la responsabile del negozio, si tratta di un “simpatico scherzo”.
    Sulla confezione è spiegato che funziona solo con “energia positiva” e “speranza” e non sono necessarie batterie. I tasti indicano la possibilità di soddisfare un ventaglio di desideri. La funzione give me (dammi) offre nell’ordine; birra, sesso, cibo. Altri pulsanti la possono far gemere o piagnucolare.

    Al centro le funzioni base offrono diverse opzioni: togliere i vestiti, dire si, dire no, cucinare, dimenticare, perdonare. Naturalmente la donna può essere spenta con il tasto off e le si può ordinare di calmarsi o di spicciarsi con i tasti pause o play.
    Nell’intenzione di chi lo regala probabilmente si profila la seguente scena: un uomo che lo punta ridendo contro la sua compagna quando è noiosa, stanca o poco incline ai compiti per i quali è stata “creata”. L’impiegata del book shop ha ammesso che non le risultava che il finto telecomando fosse opera di un artista ma che fosse stato scelto solo perché “divertente”.
    Mi è parso singolare trovare in vendita, in uno dei più importanti musei tedeschi, accanto ad un catalogo di Matisse, il telecomando Control a Woman.

    Molte donne genovesi, aderenti o simpatizzanti del comitato Se non ora quando, avranno ricevuto o riceveranno nei prossimi giorni l’invito a partecipare ad una simpatica iniziativa, la “1° Caruggintacchi – 60 m di sprint su tacco a spillo, dedicata alla donne”.

    Anche in questo caso si tratta di una “divertente” corsa a numero chiuso rivolta a 150 donne che si terrà a Genova il 29 settembre. Sul volantino è indicata altezza e larghezza minima del tacco necessaria per partecipare alla gara. Non sappiamo se sono previsti incontri di allenamento. Ma di certo la risata è garantita – anche le fratture? – soprattutto con i trampoli disponibili oggi sul mercato. La tassa di iscrizione di 5 euro verrà interamente devoluta al movimento Se non ora quando. L’iniziativa è parte di un più articolato programma dedicato alla corsa rivolto a famiglie e bambini. Ma non risulta che agli uomini venga richiesto di correre con la ventiquattrore in equilibrio sulla testa, un martello tra i denti o con degli zoccoli olandesi ai piedi.
    Mi è parso singolare che un comitato che ha come “mission” la difesa e la valorizzazione delle donne contribuisca a favorirne l’immagine grottesca, goffa, ridicola ispirandosi proprio a quell’immaginario rispetto al quale, in passato, sembrava voler produrre un pensiero più articolato.
    (Giovanna Profumo)

  • LE CARTOLINE 2012 – MONACO: Europa ohne Putin

    Monaco, 15 agosto 2012
    Nel palazzo antistante l’ingresso principale di Villa Stuck campeggia la scritta Europa senza Putin. Nel museo, in quei giorni, la mostra “Liquid Black” di Adrej Molodkin, artista russo che alimenta le sue sculture trasparenti – raffiguranti simboli religiosi, concetti politici, persone – con il petrolio.
    Nella mostra di Molodkin la bandiera europea, incisa su una lastra di ghiaccio, viene distrutta in un video a martellate.
    (Giovanna Profumo – immagine dell’autrice)

  • OLI 349: SINDACATO – Cgil, tra Mary Poppins e azione unitaria

    (una scena dal film Mary Poppins)

    Forse non tutti gli iscritti alla Cgil si chiederanno cosa sia stato delle sedici ore di sciopero generale annunciate in marzo e mai effettuate.
    Probabilmente solo in parte hanno cercato le ragioni della manifestazione romana con Cisl e Uil, in un sabato di giugno, in nome di un’unità sindacale umiliata nei fatti alla Fiat.
    Ma risulta che molti tesserati si stiano chiedendo come la Cgil intenda proteggerli da un governo che ricorda nei metodi e nelle intenzioni il banchieri avidi del film Mary Poppins, pellicola tanto cara a Matteo Renzi che sull’articolo 18 – “utilizzando un tecnicismo giuridico” – dichiara: “non me ne po’ fregà de meno”.
    Chi in Cgil afferma che da marzo ad oggi sono cambiate le cose dovrebbe cercare di spiegarlo agli iscritti che faticano a scorgere la nuova fase e non si illudono affatto che il decreto lavoro possa essere contrastato con dei presidi. Perché molti di loro fanno i conti con disoccupazione, cassintegrazione, licenziamenti, precariato, blocco del turn over e dei contratti con un governo che è passato dalla lotta allo spread alla spending review con risultati invisibili rispetto ai sacrifici richiesti.
    Nemmeno la famiglia, ammortizzatore per vocazione – religiosamente evocata dagli squallidi governi precedenti – è rimasta in agenda. Anzi si avvia ad essere l’officina dove assenza di lavoro e tutele per giovani e meno giovani offrirà nuovi ruoli alla miseria. La notizia del vertiginoso incremento degli sfratti è già segnale.
    Per queste e altre ragioni – aumento dei ticket, tagli alla spesa sanitaria, welfare al collasso – è doveroso chiedersi quando la forza dell’azione unitaria sindacale produrrà proposte concrete o quanto meno lo scatto in avanti che faccia sentire i lavoratori parte di un progetto di crescita e non vittime di una guerra.
    Nel frattempo se i momenti di mobilitazione in agenda rimarranno quelli di un sabato romano di giugno e l’azione di contrasto al governo verrà lasciata alla sola Fiom, Monti e i suoi ministri potranno procedere senza timori, tenuti a rispondere anziché agli interessi dei cittadini, unicamente a quelli delle banche.
    (Giovanna Profumo – foto da internet)