Categoria: Giovanna Profumo

  • OLI 342: ELEZIONI – Lista Doria, una serata in piazza

    Genova, piazza delle Fontane Marose. Son passate da poco le dieci e mezzo di sera quando si sentono applausi dal fondo. Il folto gruppo che da ore assiste al procedere degli eventi – dal televisore nel gazebo allestito nel pomeriggio sotto le stanze messe a disposizione da don Gallo già per il comitato elettorale delle primarie – si volta e può finalmente rivedere di persona il proprio candidato a sindaco, sino a poco prima nel salone di Palazzo Tursi, conteso dalle reti locali e nazionali, ultima in ordine di tempo La7 con Gad Lerner a dialogare con lui ne L’infedele.
    Marco Doria, rilassato e sereno, si concede una lunga chiacchierata attorniato dai suoi sostenitori e collaboratori, più che soddisfatti per come stanno andando le cose, sebbene un po’ delusi per la vittoria al primo turno mancata per un soffio. Parla senza sforzare la voce, pacatamente, com’è il suo stile, e con la sicurezza del vincitore, sia pur differito di un paio di settimane. Ringrazia per il sostegno e la partecipazione, insiste sulla necessità di impegnarsi a fondo nei quattordici giorni che separano dal ballottaggio, soprattutto per recuperare almeno in parte coloro che hanno espresso il loro scontento astenendosi dal voto, con punte mai verificatesi prima (a Genova circa il 44% degli aventi diritto, su una media nazionale intorno al 33%, quando nelle precedenti consultazioni gli astenuti erano stati rispettivamente circa il 37% e il 26%). Tra le varie considerazioni, anche l’esigenza di riuscire a raggiungere e convincere le molteplici componenti di una città tanto complessa e articolata, facendo ciascuno la propria parte.
    I giornalisti che stavano stazionando con le loro telecamere, intervistando ogni tanto ora l’uno ora l’altro per le dirette delle loro emittenti private, non appena si accorgono della presenza di Doria si fanno sotto a riprenderlo in video e a catturarne le parole, con un curioso effetto di sovrapposizione e rimescolamento dei livelli e dei modi della comunicazione, tra la sua voce tranquilla che parla a chi gli sta intorno e ritorna amplificata dal televisore rimasto da solo sotto il gazebo, mentre, accanto a lui che continua imperterrito a conversare, i conduttori a turno spiegano ai loro spettatori ciò che accade e intanto tutti i presenti, rivedendosi sullo schermo in lontananza, sentono di essere proiettati attraverso l’etere in mille case, testimoni di uno dei tanti momenti della millenaria storia di Genova.
    A un certo punto compare Pierluigi Vinai, unico tra gli sconfitti a raggiungere la sede dell’avversario per complimentarsi con lui.
    Alla fine Doria si congeda dai suoi, dicendo divertito che c’è sempre una prima volta nella vita: di lì a poco sarà la sua prima volta a Porta a Porta, ovviamente non seduto nel salotto di Bruno Vespa ma in collegamento dal Municipio, dove si accinge a ritornare.
    Quelli che rimangono si rimettono a far capannelli in piazza, o a seguire le dirette televisive, con lo stillicidio dei risultati che giungono col contagocce dalle sezioni in cui lo spoglio è rallentato dall’abnorme numero di voti espressi in modo ambiguo su schede mal congegnate, difficili da gestire, comprendere e compilare, con lo scandalo di quasi undicimila dichiarate nulle (3,92%).
    Continua il cardiopalmo: c’è chi spera in improbabili rimonte della percentuale di voti; si tiene d’occhio il piccolo scarto che separa Enrico Musso da Paolo Putti come contendente per il ballottaggio.
    Soltanto nel cuore della notte il Viminale comunicherà i dati definitivi, confermando la gara finale tra Doria (48,31%) e Musso (15,00%).
    (Ferdinando Bonora, foto di Giovanna Profumo)

  • OLI 342: ELEZIONI – In attesa di giudizio

    Nelle sedi elettorali di Marco Doria e Paolo Putti. 
    (Galleria fotografica di Giovanna Profumo)
  • OLI 341: ELEZIONI – Doria, Putti e le affinità elettive

    Quando a luglio dell’anno scorso è stata pubblicata su OLI la lettera AAA Cercasi Sindaco era possibile considerarla un appello disperato. Le uniche due risposte al post sostenevano che il profilo del nostro sindaco non avrebbe mai trovato spazio nei partiti, lamentavano il condizionamento di un sistema di potere e la necessità di uno scatto di orgoglio da parte dei cittadini. Lo spazio fisico e mentale della politica sembrava un organigramma aziendale, occupato da monoliti, le cui cariche non venivano mai rinnovate.
    Durante l’estate, mentre era in montagna, Marco Doria viene a sapere da sua madre di un articolo apparso sui giornali che lo riguarda: qualcuno lo vuole candidare alle primarie del centro sinistra.
    In settembre Paolo Putti, dopo votazioni interne, diventa il candidato ufficiale del Movimento 5 Stelle per le elezioni genovesi a sindaco.
    Queste sono state per molti cittadini genovesi due buone notizie. E la risposta concreta alla nostra inserzione. Purtroppo pare che Doria e Putti non possano gestire progetti amministrativi insieme. C’è motivo di ritenere che non gli sia consentito dai leader nazionali che li sostengono. Questa pratica, politicamente, si chiama veto. E’ un giochino in mano alle segreterie dei partiti – e adesso anche al movimento – che ha fatto moltissimi danni, soprattutto a sinistra perché non ha permesso di governare. Le elezioni genovesi potrebbero essere un’occasione per Putti, Doria e relativi candidati di liste per rompere il giochino e dimostrare agli elettori che i mesi trascorsi non sono stati vani. Non si tratta di rinunciare a principi religiosi ma di cogliere le affinità elettive comuni da mettere in campo per governare la città.
    Nel microcosmo di Oli questa cosa è già accaduta.
    (Giovanna Profumo – fotografia dell’autrice)

  • OLI 339: MEMORIE PARTIGIANE – Le voci della 6A Zona

    La 6A Zona è stata un luogo geografico, ma anche del sogno, della fuga, dell’attesa.
    Indica le valli alle spalle di Genova, dove tra il ‘44 e il ‘45 si erano incontrati coloro che del fascismo volevano vedere la fine.
    A teatro la 6A Zona è una voce che svela: “Dopo venti e passa anni che non si faceva politica, che non si parlava, di colpo, in prima fila erano apparsi loro. Un miracolo…
    Poi precisa: “Era una strada; ma per sapere dove portava bisognava inventarsela, percorrerla…
    Accenna alle parole, a quelle più politiche: “lotta di classe, rivoluzione”, per planare su “coscienza, e nostro paese”.
    Racconta di un mondo in cui la disciplina condivisa veniva discussa di continuo, un luogo che pretendeva presenza: “la tua dovevi dirla. Magari due parole in croce ma dovevi dirla” e rigore estremo.
    Ricorda un universo nel quale una donna – “per la moralità collettiva” – era bene non portasse i pantaloni “piuttosto una sottana lunga” e racconta di “una guerra che c’aveva bisogno di parole, molte, e di principi, ma uguali per tutti.
    Poi indica le montagne e sfiora la neve, le armi, la paura di essere torturati, la fuga dalla città e ricorda che “il giovane, allora, studente, operaio, era escluso dalla vita. Proprio escluso. Non contava, né in casa né fuori” e di come la montagna fosse stata occasione per diventare grandi.
    E’ una voce che, insieme alla musica, ti accompagna nei luoghi della 6A Zona partigiana, ma non è sempre la stessa: perché è la voce di Marietta, di Carlo, di Scrivia, Denis, Lesta. E Bisagno. Ragazzi di allora interpretati da giovani studenti di Merano che di questa storia hanno raccolto il testimone. Dopo sessantasette anni.
    Il lavoro si basa su testi curati da Manlio Calegari su fonti testimoniali, rielaborati per il teatro da Marcello Fera e Lorenza Codignola.
    6A Zona – Storie di una formazione partigiana andrà in scena martedì 24 aprile al Teatro Duse alle ore 20.30.
    (Giovanna Profumo)

  • PAROLE DEGLI OCCHI – 15 Aprile 2012

    (foto di Giovanna Profumo – 2012)

    Genova, domenica 15 aprile 2012, ore 22.00 circa, Piazza San Lorenzo: Beppe Grillo partecipa alla manifestazione del Movimento 5 Stelle cittadino che si presenta con il portavoce Paolo Putti come candidato sindaco, alle elezioni comunali.

  • OLI 338: SANITA’ – La privatizzazione del Brignole allo sbando

    Genova – L’Asp (Azienda pubblica Servizi alla Persona) Emanuele Brignole è una struttura per l’assistenza alla persona che vanta una storia ultracentenaria e che oggi si vede al centro di un’operazione di risanamento economico rispetto alla quale è legittimo porsi domande precise. Mentre un gruppo di volenterosi costituisce un comitato per salvare l’area verde della Valletta Carbonara (vedi Oli 333), di proprietà del Brignole, il 23 marzo 2012 sul sito dell’azienda il responsabile del procedimento avvisa che il fax relativo al bando di gara per la “PROCEDURA NEGOZIATA per la costituzione di una società mista cui affidare la gestione delle attività assistenziali e delle strutture ad esse dedicate CIG 4039306CBF non è attivo. Prega di utilizzare esclusivamente i seguenti numeri: FAX: +39 010-2445230 TELEFONO +39 0102445.1/270/216″.
    Trattasi di un bando per appalto pubblico, con scadenza di presentazione delle offerte o delle domande di partecipazione il 31 maggio 2012, obiettivo la “Costituzione di una società mista con socio privato al 49% e contestuale affidamento alla società mista, con ruolo operativo per il socio privato, delle attività assistenziali svolte nelle residenze dell’Asp e dei servizi connessi”.
    I dipendenti dell’azienda parlano chiaro e su Il Secolo XIX del 1 Aprile 2012 – con una lettera rivolta all’assessore regionale Lorena Rambaudi – chiedono perché il Brignole si ritrovi con un debito di quarantacinque milioni di euro. E fanno riferimento allo “spacchettamento”, al “taglio delle rette assistenziali” e alla “volontà politica di svendere il Brignole”. Chiedono all’assessore alle politiche sociali e terzo settore di trovare il tempo per parlare con utenti, parenti e lavoratori.
    Certo si avverte una fretta nel procedere al bando, proprio a ridosso delle elezioni comunali.

    Cosa vuol dire tutto ciò? Si stanno forse mettendo in saldo il core businnes e l’attività per cui è nata l’Emanuele Brignole? Considerando la grave situazione finanziaria del Brignole, chi si accollerà i debiti? L’azienda pubblica sta diventando una bad company sulle spalle dei cittadini? Ma la legge nazionale 207/2001 prevede che questo si possa fare? La Regione ha disposto una norma specifica?
    Da semplici cittadini, lasciamo aperte queste domande, convinti che importi a molti il destino della cosa pubblica, della sua gestione passata, presente e futura.
    (Giovanna Profumo e Stefano De Pietro)

  • OLI 338 – ILVA: Taranto, Genova tra occupazione e ambiente

    Ilva. Sono scesi in piazza in ottomila a Taranto per difendere lo stabilimento siderurgico. Tutti operai. L’hanno fatto perché “il cancro è solo eventuale, ma se la fabbrica chiude la fame è certa”, così ha dichiarato uno di loro al giornalista del Corriere della Sera.
    A muoverli, pare, non tanto il sindacato, quanto il padrone del più grande stabilimento siderurgico europeo. Quello che dà a loro il pane.
    Su il Fatto quotidiano la sintesi della perizia che fotografa la situazione ambientale nella cittadina pugliese: “Le emissioni dello stabilimento Ilva causano malattie e 90 morti l’anno nella popolazione di Taranto” questo hanno stabilito “i medici nominati dal gip Patrizia Todisco nella perizia epidemiologica per comprendere lo stato di salute dei tarantini in relazione agli inquinanti emessi dallo stabilimento siderurgico.” Il record di decessi e malattie croniche “spetta al quartiere Paolo VI”.
    Alta, tra i dipendenti dello stabilimento siderurgico, è la preoccupazione per le conseguenze che l’indagine aperta in procura sull’inquinamento causato dall’Ilva potrà avere sul loro posto di lavoro. E se c’è l’ansia dei padri per le malattie dei figli, ostinata e contraria è quella per la perdita del lavoro. Ambiente e occupazione a Taranto fanno fatica a parlarsi in questi giorni.
    Ed anche l’accordo di programma di Cornigliano, nella dichiarazione di un operaio tarantino, diventa un esempio preciso: “A Genova l’Ilva ha chiuso l’area a caldo e la gente è rimasta a spasso. Questo non deve accadere pure a Taranto”.
    Nichi Vendola è alla ricerca dell’equilibrio “fra la vita di una grande azienda, il più grande polo siderurgico d’Europa, e il diritto alla vita e alla salute della comunità tarantina, a cominciare dai residenti che vivono nei quartieri a ridosso dei parchi minerari, del grande insediamento industriale”.
    Genova, che queste vicende le conosce bene, pare distante un oceano da Taranto e molto distratta.
    Anche inconsapevole di quanto Cornigliano dipenda a livello produttivo dallo stabilimento pugliese. Quell’inchiesta riguarda anche lei.
    (Giovanna Profumo – disegno di Guido Rosato)

  • OLI 338 – PAROLE DEGLI OCCHI – Il corpo delle donne

    Foto di Giovanna Profumo

    Roma, servizio fotografico in riva al Tevere.