Categoria: Giovanna Profumo

  • OLI 318: FINCANTIERI – Sestri Ponente tra passato, presente e Renzi

    Davanti ai cancelli, oltre ai volti di molti operai italiani, anche quelli degli immigrati.
    Si scostano appena vedendo la macchina fotografica. Come a lasciar spazio all’inquadratura che sembra mirare allo striscione dietro di loro. Landini asseconda paziente il rituale della stampa, mentre i cartelli – NON CHIUDETE SESTRI PONENTE – sono la colonna visiva della manifestazione.
    Sestri Ponente il 27 ottobre fa quadrato attorno ai suoi cantieri e chiude. Chiude l’edicola e Bagnara, chiudono i bar, e il negozio che vende borse di Braccialini e nel corteo che conduce a Piazza Baracca la serrata è totale. Una serrata che abbraccia tutti coloro che in Fincantieri a Sestri Ponente lavorano.
    A vederle a distanza di pochi giorni, le immagini della manifestazione di Fincantieri, viene in mente Matteo Renzi che a Firenze, insieme a molti altri del PD e dintorni, hanno parlato di assenza di “dinamismo” nel mondo del lavoro. Nella scenografia dove si è svolta l’iniziativa del sindaco di Firenze un frigorifero, un tavolo con un cesto di frutta, ad incarnare che di politica si può tornare a parlare anche nelle case. C’era anche Baricco a nobilitare l’evento.
    A Sestri Ponenti di politica e futuro del lavoro si parla in piazza. E non c’è frigorifero, ma il caldo dei presenti che invocano un pezzo di nave a dar lavoro ai molti che rimarranno senza. E non c’è cesto di frutta, ma l’incontro di Fincantieri con le altre aziende.
    In anni di berlusconismo e di silenzio dell’opposizione non è la prima volta che in questo accade in Italia. E Renzi, che non è veltronianio, ma appare arrivato da Marte, sembra sia lui solo con la sua gente a chiedere un cambiamento della sinistra.
    Ma non è una richiesta nuova. Si tratta invece della pretesa ostinata e contraria di chi ha fatto politica in questi anni e l’ha fatta partendo dalle piazze, dai nodi della globalizzazione e della pace, dall’assenza di lavoro e dalla richiesta del riconoscimento di diritti per tutti. In questi anni si sono presidiate sanità, scuola, lavoro, immigrazione, costituzione. La strada, partita da Genova nel 2001, è costellata da migliaia di facce note e anonime che, inutilmente, hanno invocato il cambiamento.
    Sestri Ponente e la Fincantieri tutta, Fiat, l’isola dei Cassinitegrati, Termini Imerese, le operaie della Omsa, le manifestazioni dei precari, degli immigrati, degli studenti, della scuola, sono il passato e il presente di questa domanda. Domanda alla quale Renzi, negli ultimi dieci anni non ha dato contributo rilevante. Esattamente come i dirigenti del suo partito, quelli che lui vorrebbe rottamare.
    Nessuna differenza tra lui e gli altri. Solo la scenografia e la scelta delle canzoni e una certa furbizia che con l’età ingrigisce o viene meno.

    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 318: DONNE – A Torino per il Feminist Blog Camp

    Sono giovani. Giovanissime. Una di loro, sedici anni, è arrivata da Roma. Altre dalla Sicilia, Sardegna, Pisa, Bologna ed anche da Berlino. Si dividono i turni dei pasti e invitano chi è presente a lavarsi piatti, forchette e bicchieri stando attente a non intasare con gli avanzi lo scarico del lavandino.
    Il sole bianco torinese scivola sulla grande sala dove sedie e lunghi tavoli sono circondati da muri dai toni gialli e azzurri, manifesti e striscioni. E’ l’ambiente più luminoso di questa antica palazzina a Torino, sede del Centro Sociale Occupato Autogestito Askatuasuna che ospita dal 28 al 30 ottobre il Feminist Blog Camp .
    Tre giorni intensi con spettacoli, incontri, workshop, seminari caratterizzati dalla volontà di riflettere e comunicare idee e informazioni sulla cultura sessista che prescrive a uomini e donne ruoli imposti da altri. Il web diventa così risorsa, luogo reale dove l’azione delle blogger può emergere, senza essere soffocata dalla rete.
    Sono consapevoli da anni che i server possono essere traditori ed invitano le persone presenti a cliccare su google il sostantivo donna e vedere cosa accade. Da qui la necessità di rendere proprio le donne capaci nel ICT (Information and Communication Technologies), nella ideazione e nella gestione di software. Segnalano un dominio maschile, una visione distorta del femminile legata ad un’immagine della donna incentrata su corpo e sesso.
    Sanno che un altro mondo esiste e gli offrono spazio in un server autogestito www.women.it, sul quale lavorano da anni. Una mappa di idee, indirizzi, siti, proposte, video con una sezione cercatrice  che alla parola donna e a molte altre parole offre una serie di nessi costruttivi, seri e di riflessione.
    Vogliono un web diverso, coscienti che è da lì che bisogna partire, smascherandone trappole e utilizzandone risorse.
    Traducono libri e, durante il pranzo, parlano della sindrome di PAS (Parental Alienation Syndrome) – patologia inventata ad hoc negli USA per criminalizzare le madri, nelle cause di separazione.
    La locandina dell’evento riproduce la sagoma di una donna che con un cavo usb doma l’universo davanti a sé. Parlando con loro non si tratta solo di una metafora, ma è l’intenzione.
    Alla politica, soprattutto se donna, l’invito a seguirle e ascoltarle. Anche solo per cogliere, oltre i contenuti, l’energia genuina, giovane e consapevole di queste donne.

    (Giovanna ProfumoFoto Paola Pierantoni)

  • OLI 317: CITTA’ E CANDIDATI – Panchine e poltrone

    Disegno di Guido Rosato

    Panchine.
    Mentre i candidati alle primarie si sforzano di individuare un programma accattivante per la città, ricco di temi, progetti, desideri, c’è un gruppo di cittadini, sotto la sigla “Vivo il centro storico”, che organizza un presidio per protestare contro l’assenza di panchine. Panchine per il centro storico. Non sicurezza o ronde. Ma semplicemente spazi dove sedersi a parlare.
    Il comitato arriva alla spicciolata martedì 18 ottobre ore 17.00 con due panchine e un folto gruppo di ragazzini al seguito, e manifesta in faccia all’ingresso principale di palazzo Tursi. Davanti alla tabaccheria di Via Garibaldi.

    I manifesti del comitato s’ispirano al cinema: Woody Allen, Forrest Gump, Stanlio e Olio. E gli slogan, diventano per se stessi manifesto di un programma possibile: “Le panchine sono la più bella isola democratica di questo pianeta” e “Le panchine sono il posto giusto, e sempre in prima fila per contemplare lo spettacolo del mondo”.
    I bambini del gruppo si arrampicano sulle finestre del distaccamento della Polizia Municipale, cercano un luogo, altri si distendono sulla panchina portata appresso. Le ragazzine si guardano attorno e parlano.
    Gli adulti, piantina alla mano, organizzano un presidio in piazza della Meridiana nel quale invitano i cittadini a collocare la loro panchina ideale nel centro storico. Ci sono pennarelli e suggestioni. Tanta voglia di sedersi e ascoltare.

    Chissà se i candidati alla poltrona di sindaco dimostreranno sensibilità per questo comitato, se ci sarà spazio per far proprie le loro istanze. O se l’assessore competente sarà in grado, magari prima di Natale, di prendere in esame la richiesta di panchine.
    In effetti i dehors dei caffè in città non mancano, nemmeno in via Garibaldi, ma di panchine anche nella strada più importante di Genova nemmeno l’ombra.
    “La panchina è l’ultimo simbolo di qualcosa che non si compra, di un modo gratuito di trascorrere il tempo e di mostrarsi in pubblico. Di abitare la città”, c’è scritto su manifesti del comitato.
    E i candidati sindaco che ne dicono?
    Stanno in panchina?
    (Giovanna ProfumoFoto dell’autrice)

  • OLI 316: PAROLE DEGLI OCCHI – Resistenza

    Foto di Paola Pierantoni – a cura di Giorgio Bergami

    Due immagini ci sono venute incontro in questi giorni: un incontro sull’Antola, e la lapide di Fenoglio sotto la sua abitazione ad Alba. Ci pare che stiano bene insieme.

    Foto di Giovanna Profumo- a cura di Giorgio Bergami
  • OLI 315: CITTA’ – I cocktail di Gucci e il cittadino “comune”

    È accaduto ancora.
    Si sa, a farle certe cose, ci si prende gusto.
    La cronaca mondana dell’evento – Il Secolo XIX del 7 ottobre 2011, a firma Roberta Olcese – questa volta segnala la presenza della candidata a sindaco Roberta Pinotti che, solo alla fine, “trafelata”, si è unita alla festa.
    Il 6 ottobre, via XXV Aprile è stata bloccata al traffico cittadino, all’ora dell’aperitivo serale, per un esclusivo party, “settecento inviti“, organizzato da Gucci.
    L’iniziativa era parte integrante del programma Genova in Blu – Il Salone Nautico in città (Fuori Nautico).
    Quanti soldi siano entrati nelle casse del Comune per trasformare un’arteria nodale in “un locale lounge” riservato a pochi non è dato ancora sapere. È dalla prima volta – dicembre 2010, per l’inaugurazione della boutique – che OLI ha chiesto la cifra. Su nostro invito, la consigliera comunale Angela Burlando aveva inoltrato alla giunta un’interrogazione in merito, senza ottenere a tutt’oggi delucidazioni. La domanda, adesso, è stata riproposta telefonicamente alla stessa e anche al capogruppo Pd in consiglio comunale Marcello Danovaro che, all’oscuro dell’iniziativa, ha garantito verbalmente una risposta. Risposta attesa con apprensione per rassicurare coloro che, in visita ad un parente, hanno subito la deviazione del bus n. 35 diretto all’Ospedale Galliera e ai molti altri che, più semplicemente, dovevano raggiungere casa o amici per la cena.
    C’è in questa trovata una dissonanza di fondo, data dalla mancanza di rispetto per il cittadino “comune”, c’è un’assenza di sguardo verso l’altro, una latitanza della politica incapace di cogliere la differenza tra iniziative eticamente opportune e quelle che non le sono.
    L’articolo del Secolo XIX indica fra i Vip la presenza di Sergio Muniz, star dell’Isola dei Famosi, uomo immagine e attore. Il quale durante il cocktail trova spazio per profonde riflessioni politiche: vorrebbe una pista ciclabile in corso Italia, un centro storico più sicuro, “alle volte ho paura anch’io”, e una città più all’avanguardia.
    Nello stesso articolo Andrea Morando – proprietario del negozio Gucci a Genova e organizzatore del party “per festeggiare insieme con la città il Salone Nautico” – invita “a non mollare. Anche se c’è la crisi”. Di seguito indichiamo i costi di alcuni modelli esposti nella vetrina fumé del negozio di sua proprietà affinché i lettori possano cogliere appieno la forza dell’appello:
    Borsa in pelle Euro 1.750,00 – borsa camoscio Euro 1.490,00 – Portafoglio 1973 Euro 430,00 – Ballerina 1973 Euro 395,00.

    (Giovanna Profumo, fotografie dell’autrice )

  • OLI 315: ELEZIONI – Movimento 5 Stelle: Paolo Putti candidato sindaco

    Del subcomandante Marcos dei Chiapas non si conosce il volto. Appare in pubblico con un passamontagna. Wikipedia segnala che lo si distingue dai compagni per la pipa eternamente in bocca. Perché Marcos è l’uomo senza volto.
    Paolo Putti, operatore sociale, alla conferenza stampa per le elezioni a sindaco del Movimento 5 Stelle di Genova, avrebbe voluto mostrarsi come Marcos, a volto coperto. Ma i suoi sostenitori “probabilmente lo avrebbero picchiato”.
    Così, il 29 settembre, mostra ai giornalisti il passamontagna, simbolo e intenzione per far capire che “lui è secondo, perché prima c’è il popolo”. Anche il termine “candidato sindaco”, tra i 5 Stelle, appare sgradito. Così Putti si propone come portavoce di tutti coloro che “hanno perso la speranza”. E spiega che incontra persone sempre più affette da sfiducia che gli dicono: “tanto è inutile, tanto decidono sempre loro, tanto poi quello che conta sono gli interessi economici”.
    Vorrebbe costruire un nuovo scenario per “questa città, perché se lo merita, perché se lo merita la gente”.
    Paolo Putti ha la pacatezza di un seminarista e lo sguardo azzurro carico della rabbia di chi vuole ribaltare il mondo. Indica obbiettivi della campagna elettorale, 51% , e limiti del suo mandato: sarà uno solo, affinché “non sia tentato da istinti auto conservativi che regnano sovrani più che tra i carnivori all’interno dei politici”. A questo aggiunge la firma – se mai arriverà ad essere sindaco – di dimissioni che potranno essere ratificate qualora i suoi sostenitori non condividessero le sue scelte. Sembra di avere davanti un Houdini della politica, che aggiunge catene e lucchetti ad un sistema in cui i politici, a suo parere, stanno offrendo “uno spettacolo quanto meno indecoroso”.

    Fotografia di Giovanna Profumo

    Portavoce del Movimento 5 Stelle di Genova, Putti è anche uno dei leader del comitato antigronda. Conosce tutto sulla questione. E non vorrebbe veder sprecati soldi in progetti faraonici che, a suo parere, non creano il bene futuro della comunità. Vuole parlare di ricerca universitaria, per garantire a chi viene dopo, un futuro “se non migliore almeno uguale al nostro”. Ma vuole discutere anche di ospedali, a partire da quello di vallata, perché non comprende “di quale progresso si stia parlando se non siamo in grado di garantire ad una persona malata un luogo dignitoso dove essere curata”.
    La campagna politica sarà totalmente autofinanziata, se la gente vorrà dare un contributo, sarà benvenuto. Perché è solo alla gente che bisognerà restituire qualcosa. E sarà la campagna politica dell’ascolto – esattamente come per gli altri candidati in campo (ndr) – delle istanze di chi vive nei quartieri, di chi conosce i luoghi, di chi sa che le soluzioni non possono essere calate dall’alto ma vanno adeguate ai contesti.
    Putti ammorbidisce il linguaggio di Grillo ma è portavoce delle istanze del comico. A chi ha paura di derive grilline offre massima disponibilità per farsi conoscere, vedere, annusare con una campagna politica porta a porta.
    Se il movimento farà opposizione, sarà un’opposizione durissima che vigilerà su incarichi, poltrone e competenze del persone indicate.
    Putti è molto giovane, ma la sua rabbia ha molti anni.
    (Giovanna Profumo)

  • OLI 319: CITTA’ – Staglieno, la morte della decenza

    – E’ quello il tempio laico?
    – Vuole dire il container? – risponde l’uomo all’ingresso – perché noi lo chiamiamo così… – sorride sarcastico
    – Ma è terminato?
    – Sì, certo! E’ terminato. Dal progetto sembrava un’altra cosa… invece è venuta fuori quella roba lì! – Lo sguardo schifato indica la distanza non solo fisica tra lui e il grande cassone.
    La struttura, un solido triste e grigio, è priva di finestre, solo anonime porte lignee ne interrompono la monocromia avvilente.
    In quel luogo, a Staglieno, si raduneranno i congiunti di chi non si riconosce in alcuna fede. Ma ad un primo sguardo – l’interno è inaccessibile – il progetto realizzato anziché accogliere, allontana, respinge, avvilisce.
    Chi vorrebbe dare l’estremo saluto in quel capannone?
    Quale pensiero creativo ha guidato il disegno?
    E quanto sono costati progetto e realizzazione?
    Staglieno – cimitero monumentale di Genova – ha offerto a fine ottobre un’immagine generalmente piacevole. Le tombe sono cosparse di fiori ed anche quelli finti, ad una certa distanza, fanno la loro figura. Tra i viali si incontrano piccoli gruppi di visitatori che, foglietto alla mano, cercano defunti dispersi. I parcheggi attorno al cimitero sono stracolmi e i vigili vigilano. E’ un pienone di gente che non deve comprare nulla, se non fiori.
    Un pannello all’ingresso ricorda tombe storiche di eroi patri e letterati. Un’altra locandina, slogan su sfondo rosso IL COMUNE AMICO DEI CITTADINI, segnala il programma di visite guidate. E la gente fluisce leggera, chiacchiera, passeggia, pulisce le tombe come il tinello di casa e le arreda di fiori.
    Il tinello di casa, appunto.

    Perché nei servizi del cimitero di Staglieno – quelli del COMUNE AMICO DEI CITTADINI, poco distanti dall’ingresso – è meglio non entrare. Sono oltre il confine politico che indica il baratro di una gestione inconsapevole. Quella che non può o non vuole considerare che anche i cessi – non si potrebbero definire altrimenti – fanno parte del “pacchetto turistico” di uno dei cimiteri più importanti d’Europa. E forse, nell’indicare un programma di visite guidate, andrebbero presi in considerazione. Comunque – vocazione turistica a parte – dovrebbero essere mantenuti con il massimo decoro nel rispetto di chi a Staglieno si ritrova con il proprio dolore.
    Qui, tra le altre, anche la morte della decenza trova un suo spazio.
    (Giovanna Profumo)

  • OLI 314: INFORMAZIONE – Festival di Internazionale, il mondo in un programma

    Disegno di Guido Rosato

    Il programma è talmente ricco di incontri che per seguirlo si è a rischio bulimia. Anche la selezione mattutina degli eventi, pianificati con rigore a colazione, nasconde amare sorprese. Soprattutto se per entrare bisogna munirsi,  un’ora e mezzo prima dell’incontro, di un tagliando che sparisce tra le mani di chi, astutamente, si è presentato con maggior anticipo.
    Ferrara è città evento, e se il turismo culturale in Europa è tendenza moda, al Festival di Internazionale, il concetto prende forma in tutta la sua inquietante bellezza.
    Dal 30 settembre al 2 ottobre la città ospita giornalisti da tutto il mondo.

    Il centro storico di Ferrara si gonfia di pubblico, soprattutto giovani che, programma giallo alla mano, corrono da un’incontro all’altro. O si incagliano pazientemente in code interminabili.
    Agli appuntamenti si parla di G8 dieci anni dopo, Darfur, Cremilino, Afghanistan, Africa, primavera araba, Giappone. Ma anche di donne, anoressia, mafia, precariato, blog. E il dubbio che ci sia davvero troppo diventa certezza quando si prende atto che tre appuntamenti in contemporanea non si possono seguire.
    La ragazza dell’info-point spiega paziente al signore avvilito: “Lo so che ci sono troppi incontri! Ma c’è anche moltissima gente… E se ci fossero pochi appuntamenti, non ci sarebbe posto per tutti…”
    Mentre un’escursionista storica del festival suggerisce: “Bisogna scegliere le piccole cose… lasci stare gli eventi con tagliando”.
    Agli incontri Claudio Rossi Marcelli racconta di come è diventato genitore insieme al suo compagno. Michael Anti, giornalista e blogger cinese, illustra il controllo totale della rete sotto il regime comunista e di come il potere di stato sui server spenga sul nascere qualsiasi rivoluzione. Guido Scarabottolo, illustratore delle copertine di Guanda, si racconta a Goffredo Fofi, mentre i disegni vengono proiettati in un grande schermo dietro lui.

    Giornalisti stranieri riflettono e portano l’esperienza dei paesi d’origine, dalle interviste ai talebani al racconto dei nuovi gruppi di potere del pakistano Rahimullah Yusufzai, alla spiegazione della giornalista finlandese Liisa Liimatainen sul perché le donne del suo paese non conoscano discriminazione; allo stesso incontro – dal titolo Donne di tutta Europa unitevi! – moderato da Maria Nadotti, parlano Antoinette Nikolova, giornalista bulgara, Irene Hernández Velasco, giornalista di El Mundo, ma anche il giornalista di Le Monde, Philippe Ridet. Ed ognuno ha donne diverse da raccontare che si muovono in spazi legislativi e storici differenti.

    Piazza da comizio all’incontro sulla generazione precaria con Susanna Camusso, domande via sms in diretta dai giovani partecipanti, tutti con le idee molto chiare, ma in pochi a conoscere il Nidil, categoria delle Nuove Identità di Lavoro della Cgil, che si propone di proteggerli ma che deve fare ancora molto per aggregarli.
    Imperdibile la mostra “Il male non è morto” con le false prime pagine del settimanale satirico, pubblicato tra il 1978 e il 1982. Risate intatte da un passato così distante.
    (Giovanna Profumofoto dell’autrice)

  • OLI 313: FONDAZIONE – Dalla nuda proprietà al bilancio a nudo

    Disegno di Guido Rosato

    “Il business della nuda proprietà, la Cgil chiede aiuto alle fondazioni” è il titolo dell’articolo, firmato da Raffaele Niri, apparso su Repubblica ed Genova il 17 settembre 2011.

    Tema: anziani, mancanza di assistenza, liste di attesa per accedere ad una residenza protetta e tagli dei fondi che a loro dovrebbero essere destinati.
    La lettura dell’articolo offre una soluzione possibile: “un accordo con le Fondazioni bancarie perché acquistino la nuda proprietà di appartamenti, versino all’anziano il dovuto (sottraendo il mercato ad alcune immobiliari senza scrupoli) e mettano a disposizione della collettività una parte dei fondi. L’anziano, in cambio, avrà assistenza dignitosa vita natural durante, oltre a quel che gli spetta per l’alloggio che non finirà – come spesso succede – a equivoche società, a qualche badante particolarmente scaltra, a presunti parenti che in vita non si sono mai interessati dell’anziano”.
    La proposta, dichiarano in Fondazione Carige – “interlocutore più logico, ma non l’unico” – è interessante ma cercano di individuare “un meccanismo che davvero funzioni bene”.
    Utile riflettere su alcune voci del bilancio 2010 della Fondazione Carige: Restauro di Palazzo Doria (anche detto Carcassi) 2.800.000 euro, Fondazione Palazzo Ducale per la Cultura 300.000 euro, realizzazione del 3° Volume “Storia della Liguria” 250mila Euro, Agesci Guide e Scout Cattolici Genova per la realizzazione di una struttura ricettizia per casa vacanze nel Comune di Urbe, 140mila euro. Al Comune di Genova per l’iniziativa “Il Comune di Genova e le azioni di welfare progetti innovativi” euro 2.500.000, per la “cassetta benefica” del sindaco euro 40mila.
    Il Movimento Sportivo Popolare ha usufruito dello stanziamento di 500mila euro ma il sito, che letteralmente si può definire “spaziale”, sulla pagina ligure non offre una visione d’insieme delle attività svolte. Il progetto MareTerra di Liguria, http://www.fondazionecarige.it/MareTerra%20di%20Liguria2011.pdf presentato dalla Slow Food di Bra – città natale di Carlo Petrini – ha goduto di 400mila euro ed è volto a favorire e rilanciare lavorazioni e prodotti tipici liguri. Il Comune di Triora di Imperia per “il completamento dei lavori di restauro di Palazzo Stella da adibire a Museo internazionale della Stregoneria” ha ricevuto 50mila Euro.
    Il comune di Lumarzo ha ricevuto 20mila euro per la manifestazione Hello Frank, tributo a Frank Sinatra: stessa cifra riconosciuta alla Chance Eventi per il Suq.
    L’Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici, Sezione Liguria ha ricevuto 10mila euro, mentre 6mila euro, sono stati equamente distribuiti tra Sampdoria Club Carige Genova e Genoa Club dipendenti Gruppo Carige. La Fondazione Carige ha stanziato per “arte, attività e beni culturali” 5.937.000 Euro a fronte dei 646.300 devoluti all’assistenza anziani. Che non sembrano in vetta alle priorità della fondazione. Forse le loro proprietà immobiliari potrebbero modificare l’ago del bilancio.
    Molti importi sono stati distribuiti per restauro di parrocchie, diocesi, monasteri, ma anche in ricerca, sanità, volontariato.
    Si tratta di un bilancio caleidoscopico i cui colori possono suscitare apprezzamento o profondo stupore, per questo invitiamo i lettori a consultarlo (http://www.fondazionecarige.it/Bilanci.html), affinché, con il loro aiuto, le voci trovino una ragione degna della mission alla quale sono ispirate.
    (Giovanna Profumo)
  • OLI 312: SATIRA – Sora Cesira, divertirsi con la politica

    Il XXXIX Premio di Forte dei Marmi per la Satira Politica è stato assegnato per il web a Sora Cesira. Ecco le motivazioni lette da Filippo Ceccarelli: “sulle macerie della politica svolazza la Sora Cesira. E brandisce la melodia, mette in note la parodia, fa cantare e danzare la tecnologia, in pratica afferra un brano, un video, quindi li piega, li storce, li stravolge, li scaglia nel cyber-spazio. E allora, come per magia, la musica disvela il senso riposto del potere: l’immorale, l’inconfessabile, il tarocco, il cialtrone, il buffonesco. Musicista provetta, interprete virtuosa, poetessa del sottotitolo anglo-romanesco, la Sora Cesira inaugura un tipo di satira che nemmeno si sporca le mani con i suoi bersagli proiettandoli nella più plausibile irrealtà: dalla resistenza alla ri-creazione si misura un mondo parallelo di inaudita allegria.” La rete  restituisce momenti della premiazione, in cui l’autrice nasconde il volto dietro un cappello fiorito, gelosa di un anonimato che nel proteggerla le chiude le porte ad un redditizio successo. “Io pensavo di fare dei video, cantarci sopra e metterci i sottotitoli e invece…Che faccio?”, “Brandisci”, rispondono in coro i componenti della giuria. Incalzata, spiega: “io non sono la Sora Cesira, io rappresento la Sora Cesira, la Sora Cesira è un’entità e sempre lo sarà…E’ un donna romana, è una sora romana, fa parte del popolo, scopre le debolezze, è una paladina della matriciana…”. E dichiara “non ho alcuna intenzione di espormi, non voglio essere un personaggio pubblico, mi diverto così, voglio tenere un profilo molto basso” ma ammette che potrebbe ripensarci per “un programma in prima serata”. Comunque decida, il suo sito ha regalato fino ad oggi istanti di splendida satira, alleggerendo i cuori delle persone prostrate dal pessimo spettacolo che la politica offre di se stessa. Strappare una grassa, prolungata, risata di questi tempi è davvero un bel regalo. Di seguito un imperdibile canzone di Laura Pausini, secondo Sora Cesira. Gli amanti del melodico non ne rimarranno delusi. 

    (Giovanna Profumo)