Il 5 agosto scorso anche a Genova si è svolta la manifestazione, come in altre città del mondo, per protestare contro i bombardamenti sulla striscia di Gaza.
Dopo 7 settimane di attacchi militari dall’8 luglio al 26 agosto, il bilancio delle vittime è tragico :
2.100 persone uccise
536 bambini ammazzati
11.000 persone ferite
3.000 bambini feriti
1.800 orfani
100.000 persone senza casa
1.000.000 persone traumatizzate psicologicamente
Chi si prende la responsabilità di queste vittime?
Inoltre gli attacchi israeliani hanno colpito ospedali, scuole, università, le infrastrutture dell’acqua, l’unica centrale elettrica, aziende e negozi, locali pubblici.
Con i valichi chiusi e l’embargo in atto sarà difficile fare entrare materiali per la ricostruzione della città.
E mentre il mondo chiude gli occhi davanti alle violazioni dei diritti palestinesi da parte di Israele, il governo israeliano sta facendo affari con la Giordania per i gasdotti al largo della striscia di Gaza.
E’ stata davvero una guerra contro il terrorismo?
https://www.youtube.com/watch?v=N4mGsFF2LFs&list=UUDuzLwbh2c7AycQMn80mf2A
Prossimi appuntamenti nazionali per manifestare a sostegno della libertà del popolo palestinese:
Firenze – sabato 21 settembre 2014 – Piazzale Michelangelo h.11-16
Roma – sabato 27 settembre piazza della Repubblica h.14
(Maria Di Pietro – foto di Giovanna Profumo)
Categoria: Genova
-
OLI 411: PALESTINA – A chi la responsabilità delle vittime
-
OLI 410: ILVA – Se anche Edo Ronchi lascia la partita
Se le le cose andranno come qualcuno ha deciso, fatta carta straccia di un anno di lavoro e del piano industriale di Enrico Bondi, parte dell’Ilva verrà svenduta, con la benedizione di Federacciai, spacchettata e una buona percentuale di Pil – chi non ricorda il mantra proprio sul Pil quando erano iniziate le inchieste della Todisco? – sarà polverizzata dalla concorrenza straniera.
Forte il rischio che, tra due o tre anni, succeda come sta accadendo oggi in Alitalia: chiusura di stabilimenti ed esuberi da accompagnare alla porta.
Una delegazione di Arcelor Mittal sta mappando tutti i siti produttivi dell’azienda ma anche la fantasia più ottimista fatica ad immaginarli travestiti da Olivetti mentre investono miliardi di euro per contribuire a rendere ecocompatibile l’Ilva di Taranto. Più probabile, invece, che mirino a quote di mercato. Non stupisce che proprio mentre ci sono movimenti così importanti di un gruppo straniero, la Riva Fire abbia deciso, proprio ora, di presentare ricorso al Tar del Lazio contro il piano ambientale dell’Ilva, bollandolo come atto unilaterale (Secolo XIX, 9 luglio 2014).
Mentre al livello nazionale si spostano queste pedine, su quelle di Genova, i 1740 dipendenti di Cornigliano, pende la spada di Damocle della fine dei contratti di solidarietà il 30 settembre. Un assaggio di quello che potrà accadere, se il problema non verrà tempestivamente risolto, si è visto i 3 e il 4 luglio quando un gruppo di lavoratori – dopo aver sentito le ragioni del direttore di stabilimento sulla mancanza di risorse per pagare i premi a luglio – è sceso in sciopero bloccando la città. Gli operai dell’Ilva di Genova sono abituati così, il salario – non lo stipendio – ha detto in assemblea uno di loro, rivendicando la provenienza di classe – non si tocca. Qui siamo. Un’azienda alla deriva, che stava lentamente riprendendo la rotta del proprio futuro con Enrico Bondi, viene nuovamente spinta in balia delle onde e affidata ad un nuovo Comandante Commissario che dovrà ripercorrere le tappe del predecessore per capire come gestire un gruppo di 16mila unità nella fase di crisi più acuta. Se non fosse successo davvero sarebbe una barzelletta.
A Genova, in assemblea, i lavoratori hanno sollecitato le OO.SS Ilva a ritrovare l’unità sindacale andata dispersa da un sito all’altro e c’è chi ha chiesto al sindacato di cambiare marcia rispetto al passato. Richiesta ancor più giustificata viste le evidenti perplessità espresse sull’ultimo decreto ILVA , decreto che ha spinto anche Edo Ronchi a fare un passo indietro e a sottrarsi dalla partita. In assemblea, le parole sono state sempre le stesse: stipendio, salario, famiglie, lavoratori, dignità, operai, padrone, produzione, reddito, posto, sciopero. E Accordo di Programma: la bitta alla quale sono incatenate tutte le garanzie del sito produttivo di Cornigliano e dei suoi dipendenti. Nell’aria la consapevolezza che allo stabilimento dell’Ilva di Genova e non solo lì si aprirà un nuovo doloroso capitolo.
Forse il più difficile.
(Giovanna Profumo – foto dell’autrice) -
OLI 410: TRASPORTI – Amt, disservizi in rete
“Amt si scusa con la propria clientela per i disservizi relativi alla errata visualizzazione dei transiti bus sulle paline elettroniche presenti sulla rete e alla difficoltà di consultazione degli orari attraverso i sistemi di infomobilità (Infobus sms, infobus web e app). Si tratta di problemi dell´operatore telefonico che gestisce la connessione dati, il quale ha in corso le attività per il ripristino completo del sistema. Provvederemo a informare la clientela sull´evoluzione delle attività.”
Questo comunicato stampa è stato pubblicato sul sito aziendale il 23 maggio scorso.
In effetti da parecchi mesi erano sempre più frequenti i casi di paline elettroniche fuori uso (con soltanto la data, l’ora e la scritta fissa “SISTEMA S.I.MON.”, senz’altre indicazioni) e, quel che è peggio, non tanto di difficoltà di consultazione tramite telefonini, smart phone e quant’altro, come è scritto, quanto di vere e proprie informazioni errate e fuorvianti sui tempi di attesa dei mezzi alle fermate.
Capita ormai sovente di ricevere avvisi circa arrivi dopo 25 minuti e oltre e di decidere irritati e infastiditi di avviarsi a piedi, o di raggiungere un’altra linea se si è in un incrocio con più transiti su diverse direttrici, quando poco dopo si vede sfrecciare l’autobus che si aspettava, senza poterlo ovviamente prendere.
Le proteste degli utenti devono essere state molte e vibranti, se l’azienda è giunta a emettere tale nota sul servizio infobus, che sarebbe di grande aiuto se funzionasse davvero (ne avevamo parlato quando entrò in funzione, OLI 284), ma che in questi termini produce più disagi che altro.
Conversando con alcuni autisti, pare che i problemi non siano del gestore del servizio ma dell’Amt che da tempo ha difficoltà a mantenere gli impegni assunti con l’operatore esterno e soprattutto a garantire i necessari aggiornamenti tecnologici, col risultato che la manutenzione di un apparato tanto complesso e delicato è ridotta al minimo e son sempre di più le vetture che non vengono “agganciate” e monitorate dall’impianto, risultando pertanto inesistenti quando sono invece in regolare servizio.
Da qualche giorno sembrerebbe che diverse paline abbiano ripreso a funzionare e i tempi di attesa trasmessi in internet comincino a essere più attendibili, ma non ancora come dovrebbero. Sui comunicati dell’azienda a tutt’oggi non risultano però informazioni in merito, come era stato preannunciato.
Anche se l’inconveniente fosse in corso di risoluzione, resta il fatto che ciò che è accaduto mostra la fragilità di sistemi che offrono servizi utili ma non indispensabili, ai quali ci si abitua però così presto (altro caso è la climatizzazione a bordo, spesso fuori uso) che risulta ormai insopportabile ogni loro disfunzione.
Ben più grave è quando i mezzi si incendiano o perdono gasolio a fontana dal motore, per non parlare dei sempre più diffusi guasti, più o meno seri, che impediscono ai bus di continuare a fornire il loro servizio base, che è trasportare passeggeri per la città possibilmente in modo confortevole, con tutti i disagi che ne conseguono.
Gli stessi autisti, esasperati per le condizioni in cui son costretti a lavorare, lamentano una gestione secondo loro incompetente, con gravi riserve e un crescente malcontento da un lato verso una dirigenza ritenuta inefficiente se non dannosa, dall’altro nei confronti delle scelte politiche a monte, che nell’arco di diversi cicli amministrativi hanno condotto alla situazione attuale, anche per l’esternalizzazione e privatizzazione di attività manutentive essenziali condotte senza la dovuta cura, mirando al massimo profitto col minimo impegno. Ad esempio, il controllo e il rabbocco quotidiano del liquido di raffreddamento nei motori affidato ad una ditta che si dice non lo svolga come dovrebbe, col risultato di frequenti surriscaldamenti e blocco delle vetture.
In questo sconfortante quadro di insieme, tragica voragine di spesa che inghiotte considerevoli risorse pubbliche sottratte ad altri servizi altrettanto necessari, sarebbe non soltanto opportuno, ma doveroso nei confronti dei cittadini avviare una comunicazione continuativa, trasparente, dettagliata ed esauriente su quali sono le reali condizioni e prospettive di Amt, magari anche con un confronto tra i diversi punti di vista dei pubblici amministratori, dei dirigenti e dei dipendenti, per consentire a ciascuno di formarsi una opinione e partecipare a un dibattito che interessa tutti, con una consapevolezza fondata su dati oggettivi e non sui “si dice” o su generiche rimostranze qualunquiste da utenti furibondi.
(Ferdinando Bonora – foto dell’autore) -
OLI 410 – CITTA’ – Come rilassa il Verde
E’ tempo di bilanci, anzi di Bilancio e il Comune di Genova annuncia che nonostante i tagli, si è mantenuto lo standard dei servizi nel sociale, si è scelta una certa aliquota sugli immobili per garantire asili, anziani, disagiati. In controtendenza rispetto ad altre amministrazioni, ha onorato puntualmente i pagamenti con le imprese, ha diminuito i debiti , pagando così interessi più bassi, risparmiando sul personale, la dirigenza, sono andate in pensione quattrocento persone, per un totale di trenta milioni di stipendi in meno.
Gocce nel mare e con tante incognite, vedi Amt e Fiera e alla fine dell’anno chissà. Per i lavori pubblici, dalla manutenzione scuole alle frane, stanziati 137 milioni di euro e quasi due milioni ai nove municipi oltre ai due già previsti: si dovrà scegliere e impiegare oculatamente.Ci sono però dei “ fuori sacco”, dei non detti. Tra questi spicca nel municipio del Medio Levante, quartieri di Foce, Albaro S. Martino, il completamento della riqualificazione di piazza Paolo da Novi, una piazza ottocentesca, alberata, in centro città, dove, tolta l’area centrale, il resto è una cayenna: un’invasione di auto e motorini nelle aiuole, fino alle radici degli alberi. Sono previsti quattrocentomila euro di spesa, un totale di un milione e mezzo di euro almeno fra il primo intervento e quello futuro, quante buche e aiuole si potrebbero fare, ma ne varrebbe la pena se la si volesse davvero trasformare. La piazza è un’importante area di scambio da levante però e quindi fonte di guadagno dai parcheggi, così, se in una prima stesura il progetto prevedeva una parte di pedonalizzazione, come si vede in azzurro nel piano, ora è sparita. Come sostiene Aster è vincolante “la proposta della Direzione Mobilità volta a contenere la perdita di posti auto… La
pedonalizzazione di una sola e limitata porzione della piazza della prima versione sarà compensata con una riqualificazione più organica delle aiuole di cui non si intende assolutamente diminuire le dimensioni: sgombre dalle moto, liberate
dall’asfalto, sostituito con pavimentazione drenante, come suggerito,dotate di panchine e di alberi sani, collegate da attraversamenti pedonali ben segnalati, le aiuole di piazza Paolo Da Novi devono diventare il percorso pedonale privilegiato, protetto e molto gradevole ad anello intorno alla piazza”: peccato che qui non si rispettino neppure le aiuole, figurarsi il percorso ad anello inframmezzato da strisce pedonali!
E poi un po’ di colpa del “ ripiego” nel progetto è conseguenza della “proposta della Soprintendenza, volta amantenere l’attuale sesto di Impianto…” Cioè a voler mantenere lo stesso numero di piante, lasciando quelle che ci sono, lo spazio viene meno: seccante questa disposizione di alberature storica. Troppo costoso sostituire le piante malate, si sono sbagliate a suo tempo le potature (ma chi le ha fatte?), meglio tutte nuove, un’altra specie più forte, che comunque fra una decina d’anni faranno di nuovo ombra perché per sicurezza che attecchiscano meglio piantarle “giovani giovani”. Un’inezia il costo delle piante, una fortuna buttar giù tutto.
Quindi ai posteri l’ardua sentenza, nel frattempo non ci starebbe male la revoca dell’ordinanza “sperimentale” valida un anno e vecchia di tredici anni per consentire il parcheggio dei motorini sulle aiuole. Ma qual è l’idea di verde e di spazio pubblico pienamente godibile dai cittadini a Genova?
In Europa parchi, in ogni angolo una piazza, una piazzetta , rigorosamente pedonale appena possibile e alberi, piante, fontane, pavillon, come nella foto a Madrid e a Lisbona, ma anche per ogni piccolo spazio nei vicoli tortuosi c’è un’aiuola, un albero e panchine. E poi lungofiumi alberati, strade solo ciclabili.
Qui dice Aster che dobbiamo abituarci a vedere un verde “naturale” nel rispetto della biodiversità con insetti e topolini, come asserito nel Convegno sul Verde di lunedì 30 giugno a Tursi.
(Bianca Vergati – foto dell’autrice) -
OLI 410: RIFIUTI – La biotruffa anche per Genova
A me gli occhi! Amiu riesce ancora una volta a ipnotizzare con le sue promesse ma non ad uscire dalla logica ormai superata del “ciclo integrato dei rifiuti”, che ha tra le sue caratteristiche quella di considerarli come una fonte di energia termica (quindi eventualmente elettrica). Questo non consentirà mai di raggiungere gli obiettivi di salvaguardia della materia, dalla plastica al metallo, alla terra contenuta nei rifiuti sotto forma del suo precursore: la frazione umida.
Il processo naturale per il quale esiste la terra nelle sue zone selvagge è la trasformazione dei corpi morti, compresi i vegetali, attraverso il lento lavoro di alcuni batteri aerobici, che vivono in presenza di ossigeno. Questi batteri si nutrono delle sostanze contenute nella materia organica e generano quell’odore che tanto infastidisce, producendo come scarto la parte fertile della terra, tanto gradita alle piante. Questo semplice processo – che necessita solo di una buona materia prima d’ingresso come gli scarti di cucina e il verde derivante dalla manutenzione di parchi e boschi – pare non piacere alla direzione di Amiu, e prima ancora ai tecnici della Regione Liguria, che invece hanno disegnato per Genova un piano con biodigestori anaerobici: grossi serbatoi stagni, all’interno dei quali l’umido viene digerito da batteri anaerobici, che producono il cosiddetto biogas, contenente una percentuale variabile tra il 50% e il 90% di metano. Mentre nella digestione aerobica (detta compostaggio) la riduzione della massa messa in lavorazione si limita ad un 25% (comprendente evaporazione acquea e gas), in quella anaerobica la perdita in uscita sfiora anche del 75%. Come si sposa questo con le direttive europee? Per non parlare dei problemi di tossicità dei fanghi derivanti dal processo come segnalato da un parlamentare europeo.
E’ vero che le stesse direttive parlano di recupero energetico, ma solo dal residuo di una raccolta differenziata spinta, quindi una frazione minimale. Ma nel caso di Amiu, il rischio è che non avvenga, avendo progettato di destinare al biogas, la frazione umida della raccolta differenziata, la migliore, che a programma dovrebbe diventare preponderante. Invece di favorire un naturale compostaggio, si opta per il metodo industriale con impianti molto più costosi.
Anche per le quote di differenziata, come già in passato, il piano si affida al raggiungimento delle quote minime di legge, senza superarle, e nei tempi massimi di legge (2020), invece che mostrare ai genovesi una reale intenzione di risolvere il problema.
Anche il sistema di prossimità a cassonetti non sortirà alcun effetto, come non lo ha sortito in questi anni. A prova di questo, si intendono acquistare due separatori secco/umido, che avranno alla fine solo lo scopo di avere secco da mandare all’incenerimento attraverso un qualche canale, apparentemente più o meno virtuoso, come i consorzi statali, e umido da usare nel biodigestore e i cui fanghi di risulta, debitamente essiccati con uso di energia termica, saranno a loro volta instradati agli inceneritori.
Non ci sarebbe da stupirsi se poi, legati da un piano industriale che senza i contributi statali per la produzione di energia elettrica dal biogas non starebbe in piedi, si infilino dentro anche “mucche vive” pur di mantenere in funzione il sistema. E con il fantasma del CSS (combustibile solido secondario, ovvero un miscelone di plastica e metalli) che elevato da “rifiuto” a “prodotto”, grazie ad una norma scellerata e alla solita truffa semantica, possa finire bruciato in forni di cementifici e centrali termoelettriche a carbone. Tutto fa presagire mala tempora per i genovesi. Il peggio è sempre possibile.
(Stefano De Pietro – immagine da internet) -
OLI 408: PAROLE DEGLI OCCHI – Expo’, scatti di tigre
(Genova, Palazzo San Giorgio, Tigre imbalsamata – foto Giovanna Profumo) Genova, 22 maggio 2014 – Una tigre enorme minaccia i turisti davanti a Palazzo San Giorgio ma – al costo del biglietto di un museo civico – la si può domare e portarsi a casa una foto con il felino, ricordo di Genova e delle sue infinite sorprese.
-
OLI 407: MUNICIPI – Medio Levante, ecologisti per caso
Si è svolto presso il Municipio il convegno “Idee per il futuro”, presentazione del lavoro di questi ultimi anni dei laureati e laureandi della Facoltà di Architettura su un modo diverso di ripensare la Mobilità, con focus su forte di S. Martino, Fiera e dintorni, Brignole – Tommaseo e Boccadasse – corso Italia.
I progetti spaziano dai giardini di Brignole, dove si è collocato, primi del tragico alluvione del 2011, il Mercato Orientale con parcheggi, negozi, bar e sopra un parco a verde per arrivare al degradato Forte di S. Martino con un percorso ciclopedonale e le creuze dell’Antica Via Romana da ritrovare.
In stand by la Fiera, tra un’ipotesi di stadio o di centro commerciale all’ex palazzo Nira – un brivido – anche se questi spazi andranno pur recuperati, e l’agognato collegamento con il Porto Antico, mentre Boccadasse lotta per il suo ruolo di “borgo di pregio”. Se Architettura propone una riqualificazione pedonale all’interno, intanto gli abitanti ne invocano la pedonalizzazione completa, più sanzioni, sono arrivati persino in consiglio comunale con le foto di veicoli illegalmente parcheggiati a testimonianza di reato: che figura, tra queste c’era pure l’auto di un residente.
Anche il sindaco presenzia per un po’ e gli assessori all’Urbanistica e alla Mobilità sono a disposizione dei cittadini intervenuti: il comitato della tramvia in Valbisagno, la signora che si lamenta degli eventi in Fiera, accidenti quanto fastidio. Chi invoca il diritto alla vivibilità dei cittadini, citando come esempio piazza della Vittoria: troppe auto, non si può passeggiare e ha ragione; peccato che a parlare sia il progettista del megaparcheggio bocciato sotto le Caravelle.
Tra innovazione e creatività di occhi giovani, un accorato appello per un potenziamento del trasporto pubblico, della ciclopedonabilità più diffusa, della pedonalizzazione, che il Municipio presenta come fiore all’occhiello del nuovo corso. Che smemorati! Ci si dimentica che quatti quatti la sera prima in Consiglio di Municipio si è votato tutti insieme appassionatamente, tranne Sel, per la cancellazione delle corsie gialle in corso Aurelio Saffi, direzione centro. Il marciapiede davanti al solo palazzo in curva non è sicuro, è troppo stretto, come se a Genova fosse una rarità. E una bella ringhierina per andare in sicurezza? In realtà si protesta perché non ci sono più i parcheggi davanti al portone, ma appena cinque metri più in là.
Dopo via Archimede e via Tommaso Invrea, si chiedono di nuovo altre modifiche o soppressioni alla corsia bus per il solito motivo, il parcheggio, un refrain irresistibile per la politica dal cuore tenero. Eppure gli abitanti sono diminuiti, non sarà che le auto in famiglia dei residenti della Foce sono più d’una e non si può garantire spazio a tutti?
Pochi giorni sono passati anche dalla bocciatura in Commissione Municipio di una mozione per limitare il consumo di suolo e anzi incrementare aree verdi e permeabili nella zona della Foce, da considerarsi a rischio fino a quando non si completeranno le opere sul fiume Bisagno e rio Fereggiano: basta costruire e in primis nel sottosuolo. “Non diamoci troppi vincoli, ci sono già le normative”, sostiene il pd astenendosi, mentre l’opposizione votava contro: cassata dunque la mozione, tenuta nel cassetto per mesi.
Che bello chiacchierare al buffet di ecologia.
(Bianca Vergati) -
OLI 406: PAROLE DEGLI OCCHI – Voltri, alimenti antifascisti
Un lettore di Oli ci ha scritto:
“Quest’inverno, una persona, bramosa di visibilità per le sue idee politiche, ha pensato d’imbrattare un muretto che delimita la Passeggiata a Mare di Voltri con la scritta “forza nuova”.Un’altra persona, decisa a non fargliela “passare liscia”, ha pensato di rispondere alla provocazione.Se vi capita di camminare per la Passeggiata a Mare di Voltri, potrete ammirare, vergata su un muretto che la delimita, la scritta “FORZA UOVA” a perenne testimonianza dell’importanza di uno dei principali alimenti per la sopravvivenza del genere umano”. -
OLI 406: PARCHI di NERVI – Questione di cultura
Alla voce Musei di Genova, Musei di Nervi, Galleria d’Arte Moderna, GAM, si legge: “Varcato l’ingresso principale del parco all’inizio della via Capolungo, un arcone sormontato da alcune sculture del secondo Settecento, a sinistra si trova l’antica cappella gentilizia, che ancora conserva all’interno una decorazione a stucchi monocromi settecenteschi con l’arma della famiglia Serra, riprodotta, tra gli artigli di un grifo, anche sulla cancellata di cinta del parco. Di particolare qualità il pavimento in ardesia e marmo dall’articolato disegno risalente al XVIII secolo; alla stessa epoca sono da riferirsi la balaustra e l’altare in marmi policromi. La pala raffigurante la Madonna col Bambino e, da destra, Sant’Orsola, San Sebastiano, San Giovanni Battista e un quarto santo non identificabile, è stata restaurata nel 2004, è di ambito genovese del XVIII secolo e ascrivibile al XVIII secolo…”
La cappella gentilizia è stata restaurata contemporaneamente alla GAM, ha un portone in legno ed una porta in vetro: ogni giorno dovrebbe essere aperta la porta in legno per rendere visibile l’altare, la pala. E’ chiusa da anni ed adibita a magazzino e la direttrice del Gam si giustifica dicendo che “la galleria non ha ripostigli…”
Le foto mostrano come viene tenuta e l’ingresso inaccessibile ostruito dalle auto.La Gam è all’interno dei parchi di Nervi ed in questi giorni si chiede parere ai Municipi sul nuovo
Regolamento dei Parchi Storici, che a Genova sono una dozzina, da Villa Pallavicini a Pegli, da Villa Gambaro in Albaro, ai Parchi di Nervi appunto.Si chiede un parere sulla circolazione delle biciclette, che si propone non più soltanto under 12, magari ci si potevano aggiungere mamma e papà soltanto, così avremo biciclettai che scorrazzeranno sui vialetti con buona pace di passeggini, anziani e bambini, insieme al trenino elettrico, un’ideona dei commercianti, come a Gardaland; si permetterà la circolazione di veicoli in deroga per tutto l’anno e non ci si riferisce ai veicoli di manutenzione o di servizio ai parchi, ma ad altri, previo parere, ecc. Per fortuna tanti paletti ma intanto, come si vede dalle foto, le auto sono posteggiate davanti alla cappella gentilizia.
Si sono finalmente introdotte sanzioni, che chissà mai se qualcuno applicherà, la polizia municipale è a ranghi ridotti e ha da fare altrove, mentre ancora non è prevista alcuna cauzione per chi vuole la location- parchi: cinquanta euro per il rilascio dell’autorizzazione e per i danni eventuali, speriamo siano educati.
Per i cani invece ci si affida al buon cuore dei padroni.
Vivere e far vivere i parchi è giusto, sono un bene di tutti, ma con il doveroso rispetto appunto verso un bene comune da lasciare ai nipoti e ai nipoti dei nipoti.
(Bianca Vergati – foto di Betty Taglioretti)