Categoria: precariato

  • OLI 428: (BUONA?) SCUOLA – Countdown per il concorso che non vuole nessuno

    OLI 428: (BUONA?) SCUOLA – Countdown per il concorso che non vuole nessuno

    Perché i meccanismi di assunzione dovrebbero interessare tutti, e non solo la scuola? I dipendenti della scuola sono tanti: il numero preciso è difficile da reperire. Una rilevazione del 2012 ne conta un milione 43mila, una del 2013 963mila: le stime oscillano ma approssimando si può affermare siano circa un milione di persone.
    La scuola è un argomento che tocca trasversalmente tutta la popolazione, che ci è passata in età di formazione e che ci si rapporta quotidianamente seguendo i propri figli: per questo motivo il reclutamento degli insegnanti non dovrebbe rimanere soltanto un argomento per specialisti del settore.
    Eppure la riforma ed il dibattito intorno alla legge 107/2015, meglio nota come “La buona scuola” passa poco sui mezzi di informazione. Al contrario, sui blog del settore il confronto è acceso e specialistico, poco digeribile per chi non è pratico della materia.
    In poche parole: la notizia recente è che sono uscite le date del concorso per l’immissione in ruolo dei docenti: tra il 28 aprile e il 31 maggio le prove scritte impegneranno circa 200mila partecipanti (per un totale di 63mila posti).
    Ma il concorso, in realtà, non lo vuol quasi nessuno: non lo vogliono i docenti abilitati che lavorano da anni e che hanno pagato caramente, in termini economici e di impegno, la propria abilitazione. Non lo vogliono i non abilitati, esclusi dalla possibilità di parteciparvi. Non lo vogliono, pare, neppure i docenti chiamati a lavorare nelle commissioni d’esame con compensi risibili.
    Vediamo le ragioni nel dettaglio:
    A questo concorso potranno partecipare soltanto coloro che sono stati abilitati. Questo può essere avvenuto tramite diversi canali: la frequentazione di una scuola di specializzazione per l’insegnamento superiore, che è stata attiva tra il 1999 ed il 2009, il percorso del “Tirocinio Formativo Attivo”, noto anche con l’acronimo TFA, che ha sostituito la scuola di specializzazione, oppure il conseguimento di una laurea abilitante in scienze della formazione primaria.
    Quindi il concorso è stato indetto per valutare docenti che hanno superato un concorso per accedere all’abilitazione, sono stati formati dallo Stato in ambiti identitici ed hanno sostenuto un esame di abilitazione sulle stesse materie del prossimo concorso.
    Inoltre, ai docenti abilitati che hanno più di 36 mesi di lavoro alle spalle e che non dovessero passare il concorso non potranno più essere proposti contratti a termine: quindi sarà impossibile farli lavorare ancora nelle file del precariato scolastico, mettendo in atto una sorta di licenziamento di massa.
    I supplenti della cosiddetta “III fascia”, precari tra i precari, che non sono ancora abilitati, non potranno accedere al concorso e non hanno ancora notizia certa se saranno attivati a breve percorsi abilitanti per la propria materia di insegnamento.
    I docenti, che hanno creato un movimento contro il concorso,  hanno poi chiesto la solidarietà dei colleghi chiamati per la loro valutazione, denunciando il compenso irrisorio stabilito (circa 250 euro in totale, quindi circa 50 centesimi/ora) ed invitandoli a ritirare la propria candidatura.
    Quindi, a ormai poche settimane dall’inizio del concorso, la situazione è ancora burrascosa, come d’altronde si prevede che sarà l’inizio del prossimo anno scolastico.

    È stata lanciata una petizione ondine contro il “Concorso truffa” (reperibile qui https://www.change.org/p/stop-al-concorso-truffa-gli-italiani-devono-sapere-matteorenzi-stegiannini). Inoltre dal 7 aprile è in corso la raccolta firme per il referendum abrogativo de “La buona scuola”, che si prolungherà fino al 7 luglio.
    (Eleana Marullo)

  • OLI 416: CGIL – A Roma il Nidil diventa grande

    Corre come una maratoneta e tiene alta la bandiera quasi fosse la fiaccola olimpica.
    C’è chi sorride al suo passaggio – Ma che ci fa qui?E’ impazzita! – osservano alcuni
    Lei si chiama Carla: Guardi è la prima che ho trovato. Avevo quella dell’ulivo, sarei potuta venire anche con quella, ma non so dov’è finita… così ho portato questa, tanto è lo stesso! Qui nessuno lo dice, ma sono tutti elettori del Pd!
    Carla ha la faccia di una che il Partito l’ha visto in tutte le salse: Pci – Ds – Ulivo – Ds + Margherita – Pd. Con Ochetto, Rutelli, Prodi, Veltroni e ha visto il partito liquido. E in quel fiume di gente che scorre verso il Colosseo, dove, per la prima volta, si manifesta contro le scelte di un segretario del Pd, Carla sembra davvero fuori posto. Un uomo la stessa bandiera la tiene bassa, listata a lutto, come a giustificarsi. Tanto sta commemorando un morto.
    Gli altri, quelli che manifestano contro il tradimento, mostrano le molte facce di Renzi nei loro striscioni, così il patto del Nazareno si trasfigura in quello divino della cappella Sistina con Adamo che diventa Renzi creato dal dio Berlusconi. E la dicotomia si ripropone di continuo come se i due fossero fratelli della stessa madre. A Roma, in effetti, sfila un popolo di orfani. Ma sono tantissimi e politicamente in balia dell’attesa che il vuoto lasciato da Renzi a sinistra venga occupato prima di tutto da idee e programmi. Una Cgil rinnovata schiera sul palco tre giovanissimi a fare da conduttori. Una di loro ha la grinta di un dj. In corteo gli striscioni del Nidil muovono i primi passi, piccoli e fragili in confronto a quelli della FIOM o dello Spi. C’è solo da sperare che le altre categorie – zie ricche – con un sano spirito di sussidiarietà, si decidano a far crescere i tanti Nidil distribuiti sul territorio con risorse e persone, affinché si sappia chi tutelano e i giovani possano iscriversi. Una delegata, nel 2009 aveva chiesto esattamente questo durante un congresso della Cgil genovese. Ma allora non era stata cosa. Oggi con Renzi forse tutto cambierà.

    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 406: POLITICA – Pd e dintorni, tra il fresco e il vecchio

    A poco più di anno dalle elezioni politiche, il circolo Pd di Albaro, una sezione che ha visto passare tanti vip del partito, incontra due parlamentari liguri, un bersaniano ed un civattiano. Folta platea, tante facce nuove, i vecchi iscritti si guardano intorno, quasi a contarsi, mancano alcuni storici, tutti aspettano curiosi il quarantenne sindaco di Bogliasco Luca Pastorino, che arriva in uno smilzo cappottino blu insieme al veterano Mario Tullo e l’ immancabile sigaro. Fermento in platea, tanti alzano la mano, iniziano le domande.
    Senti risposte che non ti aspetti dall’ex segretario ds, pensi a stoccate per Renzi ed invece dopo una premessa lunga un tot, dal partito che non si vede, alla base inconsistente, all’’indecorosa mancanza di parità di genere nella legge elettorale, bla bla bla, Tullo dichiara in nonchalance che “ il Paese ha bisogno di una scossa, Matteo ha la capacità di far passare messaggi a cui la gente crede, se fallisce lui ci sono solo macerie, intanto andremo a dire in Europa che faremo le riforme istituzionali, pur se contare delle palle è un rischio grave”.
    Il pubblico si rianima, si rivolge a Luca, in ritardo, reduce da un altro incontro con il sindaco Doria sulla Città Metropolitana, appare stanco e alla domanda se si aboliranno o no le Province, resta sul vago, “non ci saranno oneri aggiuntivi, occorrerà costruire una rete di servizi più efficace..” e non ne sa di più, conclude. Ma non è in Parlamento? E come sindaco di Bogliasco farà parte della nuova riforma, essendo Genova fra le città metropolitane. Inciampa poi sulla disoccupazione giovanile, butta lì una percentuale errata, lui dei “giovani” civattiani, sfiora l’argomento senza scaldare i cuori.
    L’esordio non è entusiasmante a sentire il vecchio e il nuovo corso. Come Sergio Cofferati che spazia sul territorio da levante a ponente in campagna elettorale, in gran spolvero allo sciccoso cine Ritz di Albaro, dura però riempire trecento posti. Da Lilli Gruber è stato travolto dall’autrice di “Se potessi avere mille euro al mese””  sul  provvedimento del governo “Garanzia Giovani”, una proposta che l’ex sindaco di Bologna ha stracciato: “Di per sé non cambia una virgola per i ragazzi vittime del 40 per cento di disoccupazione, questo provvedimento altro non è che un ammortizzatore sociale nato per illudere i giovani visto che non dà lavoro”, dichiara, magari avrà pure ragione, però un po’ di autocritica non ci stava male. Lo ha fatto Landini al congresso Cgil, dove dice che di sicuro bisogna cambiare, “non perchè ce lo chiede Renzi, ma perchè ce lo chiedono i precari, i lavoratori, i giovani. C’è una crisi di rappresentatività che non si può nascondere”.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 373: GENERAZIONE PRECARIA – Io voglio restare, a Roma il 21 aprile

    Vogliono un progetto di paese e non un paese a progetto.
    Si incontreranno domenica 21 aprile a Roma, alle ore 10 per una giornata di discussione e confronto per organizzare le prossime mobilitazioni, radicare la campagna, organizzare l’impegno con maggior forza e determinazione.
    A chi fosse interessata/o a partecipare chiedono di scrivere per  facilitare l’organizzazione di eventuali trasporti e regolarsi per la capienza della sala. Di seguito il testo della loro inziativa

    In queste lunghe settimane post-elettorali, i temi reali della crisi, della mancanza di lavoro e welfare, dell’impoverimento di parti sempre più ampie della popolazione, sembrano spariti dalla scena. Il giorno dell’insediamento del nuovo parlamento, il 15 marzo scorso, mentre un turbinio di calcoli parlamentari e numeri di seggi invadeva i quotidiani, ci siamo presentati davanti a Montecitorio a Roma, davanti alla torre pendente a Pisa e in piazza del Plebiscito sempre a Roma per far presente a tutti la quota drammatica dell’unica vera maggioranza nel paese: il 38,7% di giovani disoccupati.
    L’urgenza della nostra situazione è evidente a chiunque si guardi intorno, fuori dalle aule dei palazzi: un’intera generazione è priva di ragionevoli prospettive di lavoro e di vita dignitosa, in questo paese come nelle altre aree maggiormente colpite da crisi e austerity, come l’iniziativa dei nostri coetanei spagnoli di Juventud Sin Futuro “No nos vamos, nos echan” (“non siamo noi che ce ne andiamo, sono loro che ci cacciano”) ci ha ricordato.
    Una situazione che, come abbiamo sempre detto, ci preoccupa ma non ci spaventa. Eravamo e siamo pronti a metterci al lavoro per costruirci un futuro, a cambiare il paese per non dover cambiare paese. Nei quattro mesi che ci separano dal nostro primo incontro nazionale, lo scorso novembre a Firenze, il nostro percorso ha iniziato a radicarsi: le 10 proposte “un progetto di paese o un paese a progetto” che abbiamo presentato alla politica durante la campagna elettorale hanno riscosso interesse e attenzione, e tanti comitati territoriali sono nati e stanno iniziando a darsi da fare, ognuno nella propria città. Ora è il momento di rilanciare, scegliendo, in forma pubblica, aperta e partecipata, la strada da seguire.
    Quali sono gli strumenti migliori per organizzare i disorganizzati e renderci tutti più forti? Come possiamo costruire, insieme ai tanti altri che come noi si pongono questi interrogativi, un terreno comune di mobilitazione, analisi e proposta su precarietà, welfare, abitare? Quali pratiche mutualistiche siamo in grado di mettere in campo già da oggi, come strumenti di cambiamento dal basso della nostra società? Come possiamo far superare alla nostra battaglia i confini nazionali e affrontare i nodi dell’Europa, della crisi e dell’austerity? Quali idee siamo già capaci di proporre e realizzare per mettere saperi e conoscenze al servizio dell’innovazione e del cambiamento? 
    Per discutere di tutto questo, come deciso nell’incontro di febbraio, ci ritroveremo tutti insieme a Roma il 21 aprile, per un nuovo momento di discussione e partecipazione, dal quale poter ripartire mobilitando tutte le idee e le energie a nostra disposizione.
    LE NOSTRE PROPOSTE PER CAMBIARE IL PAESE

  • OLI 364: TEATROGIORNALE – AAA giovani italiani cedesi

    A partire dal 31 gennaio 2013 OLINEWS pubblica i contributi di Arianna Musso che, ispirandosi ad una notizia, ne trarrà un testo letterario. 
    Dal corriere.it: Ricerca in Italia? Meglio fare il lampredotto.

    Firenze, pensilina dell’autobus.
    Una giovane donna bionda alza il cappuccio della figlia più grande. La bambina sta giocando con i piedi della sorellina che escono dal marsupio. La piccola avrà sei mesi, occhi azzurri, cappellino rosa.
    – Look, bird! – Esclama la donna indicando un merlo che vola.
    – Dove?- La grande smette di torturare il piede della sorellina e alza il naso.
    – Dove si dice where. Anche se non abitiamo più a Zurigo può sempre capitare che incontri dei bambini non italiani, magari dei turisti, devi saper parlare con loro – La mamma le parla sorridendo, con un dito tra le mani della piccola.
    – Dei bambini come Anne?- La bimba continua a tirare il piedino della sorellina.
    – Come Anne, come Can, come Didier.
    – Ma Can era turco.
    – Ma parlavamo in inglese, ti ricordi ?
    – Torniamo a Zurigo ?
    – No amore, non torniamo più a Zurigo perché la mamma ha cambiato lavoro: non faccio più la ricercatrice in medicina molecolare ma vendo i panini col lampredotto più buoni di Firenze.-
    – Insieme a nonna Gilda!- grida la bambina e saltella felice del tono entusiasta della sua mamma.
    Arriva l’autobus, la mamma la prende per mano e la tira per farla salire; la bimba sfila inavvertitamente la scarpina di lana rosa della sorella che cade sul marciapiede.
    (Arianna Musso)

    Segnalazione: venerdì 8 febbraio ore 17,30 circolo Zenzero, via G. Torti 35 Genova, presentazione del numero 4 della rivista “Quaderni di San Precario”

  • OLI 362: VOTO ALL’ESTERO – Diritto negato a temporanei e precari

    Forte la polemica in questi giorni sugli studenti Erasmus lontani dall’Italia che non possono votare, mentre ancora si rabbrividisce al ricordo dei pasticci dei parlamentari eletti all’estero con la giustissima legge voluta da Pino Tatarella, che colmò un vuoto legislativo davvero indegno. Su modello anglosassone con il Decreto-legge 18 dicembre 2012, n. 223 si è ampliata ulteriormente la platea degli elettori e così alcune categorie di cittadini residenti temporaneamente all’estero e ai quali non è richiesta l’obbligo di iscrizione all’Aire, Anagrafe italiana residenti all’estero, possono votare per corrispondenza.
    “Le categorie individuate sono: appartenenti alle Forze armate e alle Forze di polizia temporaneamente all’estero in quanto impegnati nello svolgimento di missioni internazionali; dipendenti di amministrazioni dello Stato, di regioni o di province autonome, temporaneamente all’estero per motivi di servizio, qualora la durata prevista della loro permanenza all’estero sia superiore a tre mesi e inferiore a dodici mesi i loro familiari conviventi; professori e ricercatori universitari che si trovano in servizio presso istituti universitari e di ricerca all’estero per una durata complessiva di almeno sei mesi e non più di dodici mesi che, alla data del Decreto del Presidente della Repubblica di convocazione dei comizi, si trovano all’estero da almeno tre mesi, nonché, qualora non iscritti nelle anagrafi dei cittadini italiani all’estero, i loro familiari conviventi.” 
    E tutti gli altri? Lodevole la legge, ma assolutamente discriminante, infatti dai “temporaneamente all’estero” sono esclusi non soltanto gli Erasmus, ma tutti i cittadini italiani che sono fuori dall’Italia, come ad esempio i ragazzi che frequentano corsi di studio più lunghi di un Erasmus, durevole al massimo un anno, ma anche coloro che sono andati via perché nel nostro Paese non hanno trovato lavoro e magari sono partiti per una sistemazione precaria, un contratto a termine, una chance altrove.
    In realtà iscriversi all’Aire sarebbe obbligatorio, trascorsi tre mesi dall’arrivo in un altro Paese, ma molti non lo fanno e non per una mera questione di tasse, bensì perché si viene cancellati automaticamente dall’assistenza sanitaria nazionale quando si comunica al proprio Comune la diversa residenza: se si rientra in Italia si ha diritto all’assistenza sanitaria per 90 giorni e soltanto per cure urgenti, salvo ricambiare la residenza. Tutto ciò se non si ha distacco per lavoro, un lavoro ufficiale, certificato da un’azienda e se si è nei paesi Ue o in Paesi che prevedono accordi sanitari: se si ha bisogno meglio presentare il proprio tesserino Asl e basta.
    Almeno in Europa, altrove il Ministero degli Esteri consiglia “la stipula di un’assistenza sanitaria privata”. Quanti sono in realtà gli italiani all’estero che non sono dichiarati con lo status di “emigranti”? Una marea e tantissimi sono i giovani, che vagano per un lavoro o per studio e non certo per turismo. Ma il loro voto non interessa alla politica, che ne fa un gran parlare ma non li considera ”cittadini aventi diritto al voto”. Se ne sono dimenticati, anche se ora farebbero comodo almeno un po’ di migliaia di voti in più.
    (Bianca Vergati)
  • OLI 353: LAVORO – Il precario e il peperoncino

    “Vorrei almeno un orologio a tempo indeterminato”: nella vignetta di Massimo Bucchi su Il Venerdì di Repubblica del 5 ottobre scorso, queste sono le parole pronunciate da un giovane dall’espressione sconsolata, con il mento posato sul braccio, mentre il viso è illuminato da una luce quasi caravaggesca. Le parole mi tornano in mente nel pomeriggio, quando una persona suona alla porta di casa per proporre il passaggio ad un nuovo fornitore di energia: venticinque anni circa, toscano, convincente e simpatico ma senza esagerazioni, nel complesso risulta piuttosto efficace. Durante il nostro colloquio, viene chiamato due volte al cellulare, la prima volta dal capo, la seconda volta dalla fidanzata, con la quale sta condividendo il lavoro porta a porta: è piuttosto agitato, mi confida, perché nel pomeriggio sta recuperando il lavoro non svolto durante la mattinata, “ero sconvolto, ho dormito malissimo dopo aver mangiato, ieri sera, venticinque peperoncini piccanti”. Penso ad una serata tra amici, forse una sfida, invece no: ha partecipato ad una gara in cui chi avesse mangiato il maggior numero peperoncini nell’arco di due minuti si sarebbe aggiudicato la vittoria. Commento che non è stata una iniziativa molto assennata, ma il ragazzo risponde che c’erano 150 euro in palio, e a lui, venditore di contratti porta a porta, facevano comodo, anche se ha dovuto pagare il prezzo di una brutta nottata.
    Il peperoncino piccante, ricco di vitamina C, ha potere antiossidante, facilita la digestione, può essere utile nella cura di raffreddori, o come antidolorifico per le artriti: il capsicum, nome scientifico del peperoncino, deve queste virtù alla presenza in quantità più o meno elevate di un composto chimico di nome capsaicina. Ma la capsaicina può anche essere letale, se ingerita in dosi elevate (13 gr per una persona di 70 Kg).
    Non so valutare quanta ne potessero contenere i 25 peperoncini divorati per conquistare il premio, credo non tanta da rischiare la vita, ma, alla prova dei fatti, abbastanza da far stare male. Che malinconia!

    (Ivo Ruello)

  • OLI 335: LAVORO – Fiom e loro alla patria

    Settimana enigmistica, trova le differenze.
    Sono passati dieci anni dalla prima manifestazione in difesa dell’articolo 18 e a Roma venerdì 9 marzo c’è lo stesso sole di allora, ma più parole d’ordine. In corteo striscioni colorati, operai e giovani precari, prodotti a basso costo del mercato del lavoro italiano stile nuovo millennio.
    Come nel 2002 l’articolo 18 è, per chi manifesta, un diritto inalienabile e da estendere a chi tutele non ne ha.
    Simili le parole. Diversa la sostanza.
    In sciopero, oggi, unicamente la Fiom, lasciata sola da chi in quella lotta – appena dieci anni fa – aveva fortemente creduto e l’aveva vinta. E’ un fatto che il nuovo governo riesce a proporre riforme che a Berlusconi era concesso di sussurrare appena.
    Al corteo si unisce Vendola, ma è l’unico politico da prima serata. Ci sta il tempo per una breve narrazione ai cronisti e, senza nemmeno raggiungere Piazza San Giovanni, sparisce in una strada laterale.
    La Fiom riempie il viali con i suoi iscritti, li colora di rosso. Insieme a loro immigrati, lavoratori dello spettacolo, parenti delle vittime del disastro ferroviario di Viareggio, studenti e pensionati.
    Solitaria sventola una bandiera del Pd. Chi la tiene ha la fierezza del pensatore libero in partito incerto.
    Settimana enigmistica, trova le differenze: i dieci anni trascorsi che nel disegno non si possono vedere, l’assenza di Cofferati, l’arrivo in Fiat di Marchionne – narrato dalla rabbia dei delegati Fiom – reintegrati proprio grazie all’articolo 18. La riforma delle pensioni, la continua crescita del precariato, un’incapacità costante di presidiare il lavoro da parte dei partiti e di una larga fetta del sindacato, quarantasei tipi di contratti precari diversi. Le dimissioni in bianco fatte firmare alle donne. La necessità di difendere la costituzione nei luoghi di lavoro. L’articolo 8, voluto da Berlusconi, in cui si consente alle aziende di derogare alla legge.
    Trova le similitudini: il concetto, lo stesso di dieci anni fa, che cedendo diritti si crei occupazione. Che la minor tutela per tutti equivalga a minor danno per un maggior numero di lavoratori. Che grazie al sacrificio, quello dei soliti, si faccia il bene della nazione, una nazione che ha scelto di essere competitiva grazie alla bassa retribuzione, in cui non si investe in ricerca.
    Un certo clima diffuso e pressante di oro alla patria.
    O meglio di loro alla patria.
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)


  • OLI 330: INFORMAZIONE – Quando un’immagine suscita un dibattito

    E’ in qualche modo singolare che un articolo di un anno fa (Oli 298, “Il futuro è nelle tue mani?”) centrato sul messaggio veicolato da un’immagine pubblicitaria, abbia finito per sollecitare una piccola catena di commenti, che continua a tutt’oggi.
    A suo tempo avevamo avanzato delle osservazioni critiche sulla qualità del messaggio pubblicitario della azienda Futurweb “Il manifesto è talmente brutto e respingente da indurre degli interrogativi: a chi si rivolge? Come può pensare di essere in qualche modo attraente, invitante? Che mondo rappresenta?”, sottolineando il divario esistente tra la vaghezza delle condizioni contrattuali dichiarate (offresi fisso … tipo di contratto da definire), e la magnificenza con cui veniva pesentato il futuro di chi avrebbe intrapreso questa attività: “Il futuro è nelle tue mani … se stai cercando di sviluppare un business innovativo con elevata redditività e ti piacciono le sfide, potresti essere il candidato ideale per diventare un consulente Futurweb S.p.A”.
    Senza alcun riferimento specifico all’azienda Futurweb, osservavamo poi che l’esperienza di alcuni amici precari, e, sull’altro fronte, quella di molti comuni cittadini interpellati da “consulenti” inviati a piazzare prodotti o servizi, davano un’immagine assai meno allettante di questo lavoro: “L’esperienza di vita dei molti precari che conosciamo può farci intuire la natura delle sfide che ti devono piacere per correre l’avventura, tra un contratto “da definire”, un “offresi fisso” di natura non meglio precisata e una “elevata redditività” da conquistarsi salendo e scendendo molte scale”.
    Tra i commenti che si sono impilati nel tempo, tre sono di un lettore che si firma “Angelo” che difende con decisione e vis polemica le opportunità offerte da questo tipo di attività: “La signora che ha firmato l’articolo … dovrebbe prima di tutto prendere informazioni di tutte quelle persone che, nella morsa della disoccupazione, trovano un attimo di respiro vendendo in aziende similari a quella pubblicizzata …” e ancora: “basterebbe fare un giro fra chi questo lavoro lo fa davvero in termini di attività (non chi lavora 2 giorni a settimana, o 2 ore al giorno … quelli sono coloro che aspirano al lavoro fisso non per sicurezza contrattuale ma per potersi mettere in malattia 20 giorni al mese! Ovvero quelli che Marx chiamava sottoproletariato) … rimarrebbe stupita dai redditi che queste persone riescono a generare”.
    Un anonimo aggiunge: “Forse non sapete che esistono molte agenzie di questo tipo e i commenti non dovrebbero farli fare a tutti specie quando sono diffamatori”.
    Sull’altro fronte, c’è chi condivide perplessità e critiche, socializza scoraggianti esperienze sul campo, segnala siti che hanno analizzato e/o commentato criticamente altre realtà di lavoro che impiegano “consulenti” magnificando questa attività come “una scommessa verso te stesso”. C’è perfino un lettore che chiede consiglio: “Volevo sapere se ci sono aggiornamenti sull’azienda oggetto del post dal momento che ne sono entrato in contatto per valutare un rapporto di collaborazione. C’e’ da fidarsi?“.
    Naturalmente è completamente al di fuori dei nostri compiti, volontà e possibilità esprimere pareri di questo tipo. Ma sarebbe certamente interessante, e magari utile, il racconto di esperienze lavorative che aiutino ad inquadrare aspetti critici, o al contario positivi, di questo tipo di attività.
    (Paola Pierantoni – disegno di Guido Rosato)

  • OLI 330: POESIA – Il posto fisso esiste …

    “Voi che ve ne state nelle vostre tiepide case…”
    Voi potenti seduti sui vostri comodi scranni.
    Voi che usate parole taglienti e fumose,
    per umiliare i fragili e avvincere gli incerti.
    Non affannatevi con il vostro inganno vano.
    Ricordate! Il posto fisso esiste, il solo, il vero.
    Ci riguarda tutti. Ci attende al cimitero!

    (Angelo Guarnieri – Foto Paola Pierantoni)