Categoria: Ferdinando Bonora

  • OLI 289: PAROLE DEGLI OCCHI – Genova faziosa e radical chic

    GBa
    GBa
    GBe

    “Una mobilitazione faziosa, una vergogna!”
    L’ira di Berlusconi per la manifestazione delle donne (e uomini) di domenica 13 febbraio si aggiunge al grottesco commento di Mariastella Gelmini che ha farneticato di “solo poche radical chic che manifestano per fini politici e per strumentalizzare le donne”.
    Per controbattere, stavolta bastano davvero soltanto le parole degli occhi: non occorre aggiungere altro alla potenza di immagini che parlano da sole.
    Foto di Giorgio Badi (GBa) e Giorgio Bergami (GBe)

  • OLI 288: CITTA’ – Genova alla finestra

    Venerdì 11 febbraio alle ore 16:30, nell’Auditorium di Palazzo Rosso a Genova, si terrà un incontro seminariale nell’ambito della mostra TESTIMONI INATTENDIBILI Il Paesaggio Contemporaneo nelle Fotografie degli Architetti, a cura del Comune e dell’Ordine degli Architetti della provincia di Genova.
    Sarà proiettato tra l’altro il documentario Genova alla Finestra, realizzato da Giorgio Bergami nel 1977. Ricevette il Premio Qualità, ma fu respinto dal Comune, che intendeva utilizzarlo per promuovere nel mondo l’immagine della città a patto che l’autore tagliasse la parte finale dove la cementificazione delle periferie manifestava tutto il suo colpevole squallore, in controcanto con il fascino del centro antico e misterioso. Bergami, con raro rigore, si rifiutò di mutilare la propria opera in cui la superba città emerge non in immagini soltanto accattivanti, ma nell’autenticità della sua complessità e delle sue contraddizioni anche sgradevoli ma vere. Il film rimase nel cassetto, Genova perse un’occasione per presentarsi con onesta sincerità.
    (Ferdinando Bonora)

  • OLI 287: POLITICA – Mignottocrazia alla romana

    Mentre ch’er ber paese se sprofonna
    tra frane, teremoti, innondazzioni

    mentre che so’ finiti li mijioni

    pe turà un deficì de la Madonna.

    Mentre scole e musei cadeno a pezzi
    e l’atenei nun c’hanno più quadrini

    pe’ la ricerca, e i cervelli ppiù fini
    vanno in artre nazzioni a cercà i mezzi

    Mentre li fessi pagheno le tasse
    e se rubba e se imbrojia a tutto spiano
    e le pensioni so’ sempre ppiù basse

    Una luce s’è accesa nella notte.
    Dormi tranquillo popolo itajiano

    A noi ce sarveranno le mignotte

    Giuseppe Gioachino Belli (?!)

    Da qualche giorno circola in rete questo sonetto a firma di Giuseppe Gioachino Belli (Roma, 1791 – 1863), sul quale si stanno sprecando commenti e riflessioni tra il serio e il faceto:
    http://www.google.it/search?q=Mentre+ch%27er+ber+paese+se+sprofonna&ie=utf-8&oe=utf-8&aq=t&rls=org.mozilla:it:official&client=firefox-a
    Molti lo prendono per buono, ma non occorre essere consumati filologi per capire che il grande poeta vernacolare c’entra ben poco con la paternità di questa sintesi di vita italiana, se non per aver fornito lo spunto all’anonimo autore di questa contraffazione amaramente ironica.
    Gli anacronismi abbondano: nella Roma papalina gli atenei non facevan ricerca più di tanto, né i cervelli più fini migravano all’estero a cercare i mezzi, né i pochi musei e scuole cadevano a pezzi, né si percepivano pensioni per tutti, né alte né basse.
    Si tratta semplicemente di uno dei tanti divertissement con cui si cerca di esorcizzare il baratro in cui è sprofondato “er ber paese”, sempre più ridotto a zimbello del resto del Globo. Uno strumento di resistenza intellettuale, stimolo per mantener desta l’attenzione, aprire gli occhi, reagire.

    Sulle mignotte nel Belli (tra le citazioni, ovviamente, non compare questo componimento):
    http://it.wikipedia.org/wiki/Mignotta

    (Ferdinando Bonora)

  • OLI 287: PAROLE DEGLI OCCHI – Oppio dei popoli

    Foto di Giorgio Bergami ©

    Foto di Paola Pierantoni ©

    Nelle foto di Giorgio Bergami, Venerdì 28 gennaio 2001: locandine in edicola e manifestanti per strada.
    Lo sciopero indetto dalla Fiom contro le politiche di Fiat e governo e a favore dei diritti dei lavoratori ha mobilitato molti settori della società civile e dell’associazionismo, con affollate manifestazioni in diverse città, tra cui Genova. Oltre a tale evento, molte emergenze e criticità stanno investendo l’Italia e il resto del mondo, ma invece di promuovere conoscenza e riflessione su questi temi vitali, la stampa preferisce attirare l’attenzione (e vendere di conseguenza più copie) evidenziando soltanto quanto attira il grande pubblico, in questo caso il calcio. Si perpetua così quell’azione di anestetizzazione e stordimento delle coscienze in atto da tempo attraverso la carta stampata e la televisione.
    Ma non tutti ci cascano…

    Nelle foto di Paola Pierantoni, tre manifestazioni degli ultimi mesi: 27 gennaio 2011, flash mob delle donne alla Stazione Brignole per le dimissioni di Berlusconi; 11 novembre 2010, manifestazione a De Ferrari in difesa delle politiche sociali; 6 giugno 2010, lo sbarco della Nave dei Diritti.

    P.S.: Ecco una perla del Secolo XIX online del primo Febbraio. I tre sondaggi hanno ovviamente un’importanza paragonabile.
    (segnalato da Stefano De Pietro)

  • OLI 284: TRASPORTI – Amt informa, ma come e quanto informa?

    Per certi aspetti Genova è all’avanguardia. Da qualche tempo anche qui gli utenti del servizio pubblico hanno la possibilità di conoscere i tempi di attesa dei bus e altre informazioni, grazie al centinaio di indicatori del sistema Infobus collocati alle principali fermate.
    Ma c’è di più! Da alcuni mesi Amt ha esteso il servizio a tutte le circa 2500 fermate dell’intera rete, non mediante paline elettroniche, il cui costo sarebbe stato improponibile, ma attraverso semplici scambi di sms: gli utenti inviano (a loro spese) al numero 320 2043514 il codice della fermata in cui si trovano e l’azienda risponde immediatamente (a sue spese) con un sms che fornisce i tempi di attesa per le varie linee in transito.
    Per chi possiede un cellulare di ultima generazione o uno smartphone, con accesso a internet, basta impostare nel browser un paio di indirizzi:
    http://www.amt.genova.it/pianifica/passaggi_tel.asp per le previsioni di arrivo alle singole fermate;
    http://www.amt.genova.it/pianifica/orari_tel.asp per le tabelle delle partenze programmate dai capolinea.
    Ovviamente tale consultazione può essere effettuata anche dal computer di casa, per non dover attendere troppo alla fermata, specie quando le corse son meno frequenti.
    Tutto ciò è descritto con dovizia di particolari sul sito Amt alle pagine http://www.amt.genova.it/pianifica/infobus_sms.asp e http://www.amt.genova.it/COMUNICATI_STAMPA/2010/0853.asp.

    Benissimo, meglio di così non si potrebbe fare. Almeno sembrerebbe…
    Alcune riflessioni infatti si impongono, considerando la distanza che separa il mondo ideale delle citate pagine aziendali in cui si dà per scontato che tutti navighino in internet con disinvoltura e che addirittura molti dispongano già di cellulari di ultima generazione e il paese reale costituito da utenti di ogni tipo in attesa alle fermate, sovente a disagio, la maggior parte dei quali non solo non possiede apparecchi in grado di connetterli al web ovunque si trovino, ma neppure ha internet a domicilio, o se ce l’ha è ancora troppo informaticamente imbranato per riuscire ad accedere a tutto quanto sarebbe necessario.

    In questi mesi Amt sta procedendo all’apposizione dei relativi codici su tutte le fermate della rete.
    Benissimo. Ma il numero al quale inviare l’sms dov’è?
    Ci sono soltanto, in piccolo, l’indirizzo del sito internet e il numero verde 800.085311 del Servizio clienti, attivo dal lunedì al venerdì dalle 8.15 alle 16.30. E al di fuori di tale orario? O, anche nell’orario, non tutti hanno modo di telefonare e appuntarsi il numero richiesto, magari impediti da borse e sacchetti o sotto le intemperie.
    Di fatto, in questi termini il sofisticato servizio offerto è affatto inutile: inutilizzabile dalla maggior parte dei viaggiatori, salvo quei pochi che hanno memorizzato sul proprio cellulare il fatidico numero, copiandolo dal materiale promozionale distribuito al momento del lancio, oppure dal sito aziendale.
    A pensar male, si direbbe che vi sia dietro una strategia che da un lato confeziona e propone raffinati prodotti da esibire come fiori all’occhiello, ma dall’altro ne scoraggia un uso diffuso che comporterebbe ulteriori costi di gestione difficilmente quantificabili – con la miriade di sms di risposta alle interrogazioni degli utenti, a carico dell’azienda sia pure in un piano tariffario concordato a condizioni di favore – o fors’anche un intasamento delle linee telefoniche tecnicamente problematico.
    Ma preferiamo credere che si tratti di una semplice dimenticanza o sottovalutazione della questione, facilmente risolvibile apponendo accanto al codice della fermata un vistoso adesivo con il benedetto numero e le istruzioni per l’uso.

    (Ferdinando Bonora)

  • OLI 284: CULTURA – Poeti a confronto

    A SILVIA

    Silvia, rimembri ancora
    quel tempo della tua vita mortale,
    quando beltà splendea
    negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
    e tu, lieta e pensosa, il limitare
    di gioventù salivi?

    Sonavan le quiete
    stanze, e le vie d’intorno,
    al tuo perpetuo canto,
    allor che all’opre femminili intenta
    sedevi, assai contenta
    di quel vago avvenir che in mente avevi.
    Era il maggio odoroso: e tu solevi
    così menare il giorno.

    Io gli studi leggiadri
    talor lasciando e le sudate carte,
    ove il tempo mio primo
    e di me si spendea la miglior parte,
    d’in su i veroni del paterno ostello
    porgea gli orecchi al suon della tua voce,
    ed alla man veloce
    che percorrea la faticosa tela.
    Mirava il ciel sereno,
    le vie dorate e gli orti,
    e quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
    Lingua mortal non dice
    quel ch’io sentiva in seno.

    Che pensieri soavi,
    che speranze, che cori, o Silvia mia!
    Quale allor ci apparia
    la vita umana e il fato!
    Quando sovviemmi di cotanta speme,
    un affetto mi preme
    acerbo e sconsolato,
    e tornami a doler di mia sventura.
    O natura, o natura,
    perché non rendi poi
    quel che prometti allor? perché di tanto
    inganni i figli tuoi?

    Tu pria che l’erbe inaridisse il verno,
    da chiuso morbo combattuta e vinta,
    perivi, o tenerella. E non vedevi
    il fior degli anni tuoi;
    non ti molceva il core
    la dolce lode or delle negre chiome,
    or degli sguardi innamorati e schivi;
    né teco le compagne ai dì festivi
    ragionavan d’amore.

    Anche perìa fra poco
    la speranza mia dolce: agli anni miei
    anche negaro i fati
    la giovinezza. Ahi come,
    come passata sei,
    cara compagna dell’età mia nova,
    mia lacrimata speme!
    Questo è il mondo? Questi
    i diletti, l’amor, l’opre, gli eventi,
    onde cotanto ragionammo insieme?
    questa la sorte delle umane genti?
    All’apparir del vero
    tu, misera, cadesti: e con la mano
    la fredda morte ed una tomba ignuda
    mostravi di lontano.

    Giacomo Leopardi
    da I Canti

    A SILVIO

    Vita assaporata
    Vita preceduta
    Vita inseguita
    Vita amata
    Vita vitale
    Vita ritrovata
    Vita splendente
    Vita disvelata
    Vita nova

    Sandro Bondi
    dalla rubrica Versi diversi del settimanale Vanity Fair

    Un’antologia di liriche del ministro poeta
    http://gamberorotto.com/miscellanea/sandro-bondi-poeta/


    (a cura di Ferdinando Bonora)

  • OLI 284: PAROLE DEGLI OCCHI – Ricordando il Poeta

    GB

    PP
    GB
    PP
    GB

    PP
    GB

    PP
    GB

    PP

    Dall’8 Dicembre al 10 Gennaio le notti di Strada Nuova sono state illuminate dalla poesia di Edoardo Sanguineti.
    Il 9 dicembre il Poeta avrebbe compiuto 80 anni e 80 sono i suoi versi proiettati sulle facciate dei palazzi e sul selciato con straordinario effetto, trasformando lo spazio urbano in pagina poetica.
    Le fotografie di Giorgio Bergami (GB) e Paola Pierantoni (PP) colgono e rappresentano l’evento con sensibilità diverse.

    Per saperne di più:
    http://www.marconereorotelli.it/home
    http://www.viveregenova.comune.genova.it/content/genova-si-illumina-di-poesia-0

  • OLI 283: CITTA’ – Gucci: festa di strada

    Finalmente!
    Dopo Firenze, Portofino, Venezia, Cortina, Milano, Capri, Roma, Porto Cervo, Monte Carlo, Dubai e tanti altri luoghi più o meno d’élite in tutto il mondo, anche Genova ha ora la sua boutique Gucci, nella centralissima Via XXV Aprile, al pianterreno del neoclassico Palazzo Costa Gallera (*1).
    Giovedì 16 dicembre, tra il tardo pomeriggio e la prima serata, s’è tenuto il tanto atteso vernissage.
    Molta bella gente di varia eleganza, dal casual al fashion victim. Impeccabili hostess controllavano gli accessi consentendo soltanto agli invitati l’ingresso nell’area della pubblica via recintata da vistosi cordoni, con l’asfalto coperto da una sobria moquette arredata con grandi cubi di luce. Gli ampi vasi con le piante che normalmente fiancheggiano il marciapiede erano stati spostati da un lato, sia per liberare il fronte del negozio, sia per schermare la postazione del tecnico che gestiva l’accompagnamento musicale dell’evento.
    Grande animazione: fuori sfidando il gelo e all’interno nella raffinata atmosfera caratterizzata da vetri fumé, specchi, legno, marmi e moquette, dove Frida Giannini – la stilista direttore creativo di tutte le linee di prodotto Gucci – ha “voluto esaltare l’aspetto lussuoso della boutique attraverso la luce naturale e i richiami alla tradizione”, come riporta Wanda Valli su la Repubblica / Ed. Genova del 17 dicembre (pag. 3). Nello stesso pezzo, intitolato entusiasticamente “Gucci lancia la sfida all’austerity, ‘Città moderna, noi ci crediamo’ ”, si dà conto anche della compiaciuta visita della sindaco Vincenzi, “convinta che anche l’industria della moda serva a dar lavoro e a rilanciare Genova”, e si nota come pure altrove in città vi siano analoghi segnali di incremento d’offerta di prodotti di fascia alta.
    Andrea Morando, proprietario di questo (in franchising) e di vari altri negozi in centro e altrove, dichiara in un articolo on line (*2): “siamo sicuri di avere successo. Per noi portare una griffe così importante al livello mondiale qui a Genova significa credere in un progetto ambizioso. […] Il nostro è stato un investimento molto rilevante, il livello del brand è altissimo, per cui, essendo questa una nicchia del lusso, ci aspettiamo dei riscontri importanti”.
    Auguri!
    Ma casi come questo sono indici di ripresa o non piuttosto di un persistere – se non di un aggravarsi – della crisi?
    Da che mondo è mondo, si sa che i consumi di lusso si intensificano nei periodi di recessione economica, quando si accentua il divario tra i pochi che dispongono di ingenti mezzi – e amano investirli anche in status symbol di una presunta superiorità reale o agognata – e i troppi che ne hanno pochi o niente affatto e restano a guardare, ora con invidioso rammarico, ora con indifferenza, ora con disgusto sdegnato o rabbioso.
    Nel primo Seicento, momento di grave congiuntura in tutta Europa, proprio qui a Genova, quando schiere di mendicanti invadevano le strade (e infatti si eresse l’immenso Albergo dei poveri per rinchiuderveli), chi poteva permetterselo innalzava palazzi o chiese sfarzosi e le signore esibivano abiti che costavano quanto una nave di medio tonnellaggio o un caseggiato. Tutto ciò non era simpatico, almeno per certe sensibilità odierne.
    Nessuno intende adesso contestare chi può e desidera comprarsi borse di pitone da 2800 euro o abitini da 1400 euro: liberissimo di farlo, buon per lui.
    Non è però simpatico che – per quanto “prestigiosa” possa essere la griffe – per una festa privata d’inaugurazione – si dice con 1500 invitati, ma pare ne siano venuti assai meno – si chieda e si ottenga di occupare non uno spazio pubblico marginale, bensì una centralissima strada di grande traffico, per giunta in orario di punta – dalle 18,30 alle 21,30 – costringendo i mezzi a variazioni di percorso con l’intervento straordinario della polizia municipale e disagi per migliaia di cittadini.
    Voci critiche si sono già levate, sia on line (*3), sia come riportato da Il Secolo XIX del 17 dicembre (pag. 26, a firma R.C.).
    Vorremmo aggiungere ai competenti uffici alcune domande che ci paiono legittime, in un’ottica di trasparenza amministrativa: a fronte di tutto ciò, quale è stato il beneficio per la collettività? Quanto è stato versato al Comune dagli organizzatori per l’occupazione del suolo pubblico e altre spese? Qual è il ricavato netto per le nostre disastrate casse?
    Grazie.
    (*1) http://www.gucci.com/it/home
    (*2) http://www.genova24.it/tag/gucci
    (*3)http://www.genovaogginotizie.it/cronaca-cronaca-locale/2010/12/17/news-4848/genova-via-xxv-aprile-chiusa-ieri-per-100.html

    Per i non addetti ai lavori, sul significato di termini quali “brand”, “casual”, “fashion victim”, può essere d’aiuto Wikipedia:

    http://it.wikipedia.org/wiki/Casual
    http://it.wikipedia.org/wiki/Fashion_victim

    (Ferdinando Bonora, foto dell’autore)

  • OLI 283: POLITICA – Tre voti

    Da qualche giorno circola in rete – per iniziativa di Alessandro Fiorani – questo spezzone da Gli Onorevoli, di Sergio Corbucci, con Totò (1963):

    (a cura di Ferdinando Bonora)

  • OLI 282: SOCIETA’ – Buon Compleanno, Italia Nostra!

    La sezione genovese di Italia Nostra, nata nel 1960, compie 50 anni. Auguri!
    Il compleanno è stato festeggiato sabato scorso alla Biblioteca Berio, in una gremita sala dei Chierici, con la partecipazione di Alessandra Mottola Molfino, presidente nazionale, e dei responsabili locale e regionale, Alberto Beniscelli e Roberto Cuneo. Giovanna Rotondi Terminiello, già soprintendente per i Beni artistici e storici della Liguria nonché figlia di quel Pasquale Rotondi cui la nazione deve molto per la salvezza dei propri capolavori durante la seconda Guerra mondiale, ha espresso grande stima e affetto in una dissertazione sul tema “I Beni culturali per l’Italia”.
    La benemerita associazione aveva visto la luce a Roma nel 1955, creata da uomini di lettere, artisti, storici, critici d’arte, architetti e urbanisti che si unirono a difesa del patrimonio culturale e delle bellezze naturali sempre più minacciate, con un largo seguito di iscritti via via più numerosi. All’inizio fu una specifica azione per contrastare e sventare uno dei tanti scempi urbanistici nella Capitale, da cui prese il via un’attività di attento monitoraggio, conoscenza e salvaguardia che continua tuttora sull’intero territorio italiano.

    La stessa Biblioteca Berio ospita nella Sala lignea, fino a sabato 18 dicembre, un’esposizione di documenti, ritagli di giornali, manifesti, fotografie, pubblicazioni e altri materiali che testimoniano il mezzo secolo di attività di Italia Nostra in Liguria, tra battaglie vinte e sconfitte, ma in ogni caso producendo aumento di consapevolezza e partecipazione tra i cittadini.
    Una mostra “povera”, visitabile ogni giorno dalle 15,30 alle 18,30, messa su grazie al volontariato e con pochi mezzi, senza effetti speciali ma non per questo meno degna di essere visitata di tante altre. In una ventina di bacheche è presentata una rassegna di argomenti che non riguardano solo gli addetti ai lavori ma toccano tutta la società.
    Lo stesso ex Seminario arcivescovile, che oggi ospita la Berio, sarebbe stato distrutto e sostituito da un grattacielo ben più redditizio per la Curia che aveva intrapreso l’operazione, se Cesare Fera, Bruno Gabrielli e altri di Italia Nostra non si fossero messi in gioco investendo tempo, energie e competenze. Così per molte altre vicende, come ad esempio lo smisurato Cono di Portman che sarebbe dovuto sorgere al centro del porto antico ed è fortunatamente rimasto sulla carta, o il Palazzo dei Pagliacci a Sampierdarena, testimonianza di un bel liberty di primo Novecento destinata alla demolizione e invece salvata. Oppure, una decina d’anni fa, il mantenimento a liberi usi pubblici della Loggia di Banchi, in sinergia con altre associazioni coordinate nel Forum dei cittadini e delle associazioni del Centro storico.
    Più in generale, non si oppongono solo dinieghi ma soprattutto si propongono alternative concrete e ben argomentate alle attuali prassi in tema di mobilità dei cittadini e delle merci, gestione dei rifiuti, arredo urbano e via dicendo.

    Di fronte a tanto impegno civile, monta però una certa amarezza considerando quanto sta accadendo negli ultimi anni, con la ripresa alla grande del saccheggio del territorio e degli sfregi a quanto ereditato da chi ci ha preceduto. Come se anni di lotte non fossero serviti a nulla. Anzi, rispetto a mezzo secolo fa la situazione è ancor più grave: se un tempo poteva esserci almeno la scusa dell’ignoranza, oggi la speculazione procede arrogantemente tra mistificazioni e manipolazioni della verità, con normative compiacenti e incurante della crescita culturale e delle sensibilità sviluppatesi grazie anche a Italia Nostra e ad altre analoghe realtà. Sarà opportuno che tutta la società non stia a guardare ma riprenda la battaglia, in prima linea al fianco di Italia Nostra.
    (Ferdinando Bonora)