Categoria: Paola Pierantoni

  • OLI 327: GRECIA – Una nazione a perdere?

    Da mesi la Grecia ha assunto per noi una doppia faccia: ci spaventa, facendoci intravvedere il possibile “baratro” prossimo venturo, quello in cui potremmo cadere anche noi; ma nello stesso tempo ci rassicura, perché in fondo siamo convinti che a quel punto non ci arriveremo: i greci hanno più colpe di tutti, la loro inefficienza e corruzione sono ancora più profonde ed endemiche che da noi, l’evasione fiscale pure. E poi alle spalle non hanno una storia industriale, non producono nulla, quindi è naturale che davanti non abbiano un futuro. Una nazione a perdere.
    Di fatto i mezzi d’informazione riportano sulla Grecia notizie sempre più allarmanti: aumento del 30% dei suicidi in una nazione che vantava il più basso tasso europeo; sparizione di farmaci essenziali dagli ospedali, addirittura mancherebbe l’insulina; bambini che svengono a scuola per la fame, e altri abbandonati da genitori che non possono più mantenerli; aumento delle rapine; sindacalisti arrestati durante le proteste.
    All’immagine del greco-cicala, che si merita la tegola che gli è caduta in testa, se ne affianca un’altra: quella della vittima ridotta allo stremo dalle politiche della finanza internazionale, e che combatte nelle strade, sotto la repressione della polizia.
    Le informazioni che ci arrivano corrispondono alla realtà? Giro la domanda ad alcuni amici greci. Alcuni vivono in una piccola isola, altri ad Atene. Nei prossimi Oli una testimonianza dall’isola e le voci da Atene. Come vedrete la situazione sull’isola è un po’ migliore, come lo era quella dei nostri “sfollati”, durante la guerra.
    (Paola Pierantoni – foto dell’autrice)

  • OLI 325: AUGURI – Il nuovo canto (RAP) degli italiani

    Per il Natale dei centocinquanta anni vi offriamo il link al “Nuovo canto (RAP) degli italiani”: l’inno d’Italia riscritto da ZeroPlastica e “rimusicato” da Filarmonica Sestrese, la prima banda che, il 10 dicembre 1847 (14 anni prima dell’Unità d’Italia), lo suonò per la prima volta ad Oregina.
    Gli ingredienti: il Cep di Prà, il quartiere i cui nomi delle vie ricordano i nomi e le date della liberazione; la Filarmonica Sestrese, che suonò per la prima volta l’inno d’Italia; gli ZeroPlastica, autori musicali genovesi. Il progetto “Il Nuovo Canto RAP degli italiani” è una piccola operazione che vuole giocare a rinnovare l’inno e contribuire a promuoverne i significati e il senso. Del  “Nuovo Canto RAP degli italiani” è stata realizzata una prima esecuzione dal vivo, il 9 luglio 2011 al PalaCep (Pianacci).
    Prodotto da: Consorzio Pianacci da un’idea di Enrico Testino & Carlo Besana
    Regia, fotografia, montaggio di Simona Marziani
    Operatore di ripresa, Marcello Massardo
    Creative Commons autori: Federico Rosa, Lorenzo Pezzati, Matteo Bazzano
    Etichetta Creative Commons: Nomadic Wax Recordings 2011
    Testo di: Nio, Funky Lure

    (a cura di Paola Pierantoni)
  • OLI 325: NATALE – Il grande freddo

    Ho due amiche molto care, circa la stessa età, trenta anni l’una, trentatrè l’altra.
    Tutte e due laureate, anche se in campi diversi, e con successiva formazione di masters e dottorati.
    Una vive ad Atene, l’altra a Genova.

    Vite lontane, ma unite da un’esperienza comune: quest’anno non hanno mai acceso il riscaldamento. Non hanno i soldi per pagarselo, ma per fortuna (diciamo così) sia l’una che l’altra hanno il riscaldamento autonomo e possono “scegliere”.

    In questi stessi giorni mi arriva, sempre da Atene, la brossure di un convegno che si è tenuto nell’ambito della manifestazione “Money Show”. L’argomento sono i metodi costruttivi che permettono il risparmio energetico. Nel testo leggo questa osservazione: “Nelle nostre moderne comunità i poveri non soffrono la fame, ma hanno freddo”. Il costo dell’energia per riscaldarsi “come lo hanno calcolato finora” è andato infatti oltre le loro possibilità economiche.
    Mio padre mi parlava dei “geloni” (http://en.wikipedia.org/wiki/Chilblains ), esperienza comune dei ragazzi poveri nei primi anni del secolo scorso. Niente riscaldamento nelle scuole, pochissimo nelle case.
    Ma quando un amico greco mi dice che “dovremo di nuovo imparare a vivere poveramente come i nostri nonni”, forse non dovrà mettere in conto i geloni.
    Il riscaldamento globale ci protegge.
    (Paola Pierantoni – foto dell’autrice)

  • OLI 324: TRASPORTI – Visitiamo l’Europa, facciamoci del male

    In questi mesi passati ci siamo esercitati a farvi invidiare le delizie tramviarie, di superficie o sotterranee, di Copenhagen (Oli 314), Zurigo (Oli 286), Berlino (Oli 282). In tutti i casi efficienza estrema, tempi d’attesa da sogno, ma tariffe (un po’) più care delle nostre.
    Ora, tanto per girare il coltello nella piaga, aggiungiamo un altro tassello al nostro giro per i sistemi di trasporto urbano in Europa, presentandovi Vienna, dove non solo tutto viaggia che è una meraviglia, ma può anche essere più economico che a Genova.

    Infatti, se la corsa singola costa di più (1.90 €, ma è previsto il biglietto a metà prezzo per brevissimi tragitti), man mano che il periodo di utilizzo si allunga, i costi finiscono per scendere sotto a quelli genovesi: la tessera settimanale costa infatti 14 €, anziché i nostri 16. Tutto gentilmente spiegato anche in italiano.
    Cosicché praticamente nessuno usa i biglietti singoli (in quattro giorni mai visto timbrare un biglietto all’ingresso di tram e metropolitana) e tutti vanno e vengono con i loro tesserini di varia durata: tutti viaggiatori “abituali”, in quanto viaggiatori “felici”, dato che aspetteranno una manciata di minuti il mezzo che li porterà in giro per Vienna notte e giorno, dalle 5 del mattino a mezzanotte. Tempo massimo d’attesa dai 3 ai 5 minuti, che si allungano a 7 (!) tra le cinque e le cinque e mezza del mattino e dopo le 21, ed addirittura a 10 (!!) dopo le undici di sera. Nel week end si viaggia tutta la notte, con attesa massima di 15 minuti dall’una alle quattro del mattino.

    Naturalmente tutti i mezzi aprono le porte allo stesso livello del marciapiede, per cui entrano ed escono agevolmente carrozzine per bambini e invalidi, e non manca il tocco del politicamente corretto: le immagini che suggeriscono di lasciare il posto a persone con più difficoltà alternano i sessi: in una sequenza è la mamma che tiene in braccio il bambino, in un’altra il babbo; una volta c’è un vecchietto, un’altra una vecchietta. Solo la persona incinta è sempre una donna …
    Tutto viene da lontano? Altroché. A Vienna hanno iniziato a costruire la metropolitana nel 1898, l’hanno elettrificata nel 1928, ma poi è stata interamente distrutta durante la guerra.
    Così la riapertura della metropolitana moderna è del 1976, a cui è seguito un continuo ampliamento, tutt’ora in corso. Anche la rete tramviaria di superficie è stata distrutta durante la guerra, ma la ricostruzione è partita subito, nel 1950.
    Noi questo “lontano” non ce lo abbiamo.
    Al suo posto, giunta dopo giunta, ci siamo fabbricati un presente di alti costi, disservizio, progetti di lentissima attuazione (metropolitana), e altri che non riescono ad iniziare (tram), e ora, giunti alla grande crisi, è davvero difficile uscirne, con buona pace di tutti.
    (Paola Pierantoni – foto dell’autrice)

  • OLI 323: PENSIONI – Chi calcola l’incalcolabile?

    Eravamo sotto di due anni e mezzo rispetto alla media europea dell’età di pensionamento.
    Da lunedì la soglia è stata varcata e siamo pienamente entrati nella corrente che trascina sempre più avanti l’età in cui si può lasciare il lavoro, riducendo l’entità dei trattamenti pensionistici. Strada obbligata, si afferma, a causa dell’allungamento della vita e del faticoso ingresso delle persone giovani in un lavoro pienamente retribuito e “contribuito”.
    Il governo Monti ha compiuto il salto in modo talmente secco da togliere il fiato. Tanto che lo stesso Alberto Brambilla – presidente del Nucleo di Valutazione della spesa previdenziale del Ministero del Lavoro – intervenendo martedì 6 dicembre alla trasmissione “Tutta la città ne parla” su Radio 3, dopo aver sostenuto che l’aggancio del pensionamento alla cosiddetta “speranza di vita” è necessario, ha affermato che il salto è stato troppo brusco, tale da sconvolgere le prospettive esistenziali di molte persone.
    Che si viva più a lungo è un dato di realtà.
    La realtà però è fatta anche di aspetti apparentemente incalcolabili, della cui concretezza e importanza ci si accorge dolorosamente solo dopo decenni, quando il danno è irreversibile, o chiede immensi costi di recupero.
    Come quando una comunità si trova a dover investire miliardi per il recupero di un’area imbottita di inquinamenti nocivi abbandonata dopo anni di irresponsabile sfruttamento: quale è, calcolandolo dall’inizio alla fine, il bilancio economico complessivo per la collettività?
    L’apparentemente “incalcolabile” dell’aumento dell’età del pensionamento è legato alla domanda: ma cosa fanno oggi le persone che in età ancora vitale sia intellettualmente che fisicamente, si trovano libere dall’impegno quotidiano del lavoro retribuito? Se ne stanno a guardare la televisione e i lavori stradali, o fanno qualcosa che ci serve?
    Per l’esperienza che ho, grande parte delle persone svolgono un lavoro meno qualificato delle proprie potenzialità e competenze, o comunque un lavoro che utilizza solo una parte molto delimitata e circoscritta della propria creatività.
    La liberazione del proprio tempo riapre i giochi, a vantaggio di tutti.
    Io vedo donne e uomini in pensione che fanno gratuitamente cose straordinarie, nella cultura, nell’intervento sociale, nell’espressione artistica.
    Se le persone lasceranno il lavoro più vecchie, più stanche, più malate tutto questo andrà perduto. Quanto costa questa perdita? Qualcuno lo ha calcolato?
    Chissà poi se qualcuno ha calcolato l’altra conseguenza dell’aumento della speranza di vita: l’aumento degli anziani anzianissimi, quelli per i quali la promessa di una vita più lunga è stata largamente mantenuta, ma non quella – su cui si glissa – dell’auto sufficienza e di una salute splendida fino ad un istante, ma proprio un istante, prima di morire. Quanta parte hanno i pensionati – soprattutto le donne – nell’assistenza a queste persone? Se li teniamo al lavoro fintanto che anche loro inizieranno ad avere dei problemi, che si fa?
    (Paola Pierantoni – disegno di Guido Rosato)

  • OLI 323: POLITICA – Il governo Monti e il trionfo dell’ambivalenza

    Rispetto alle misure del governo, molti cittadini sperimentano emotivamente il trionfo dell’ambivalenza.
    Il colpo subito dalla consueta platea a basso reddito è durissimo, e dato che, realisticamente, non ci si può fare nulla, la reazione adeguata sarebbe la rabbia. Che però, a tradimento, viene stemperata dal sollievo di non avere più davanti il lestofante irresponsabile, autoriferito ed indecente a cui eravamo abituati, sostenuto da una pletora di ridicoli ministri a libro paga. Di fronte a noi invece c’è un signore colto e competente, che si rivolge agli interlocutori con educazione, che sa parlare in italiano, che risponde alle domande dei giornalisti senza insultarli. Circondato da ministri che sanno di cosa parlano, tra cui una donna che con il suo pianto ci fa capire che si rende conto della portata di quel che sta facendo, e che la cosa non le è indifferente. Tutto è serio, dignitoso, responsabile. Non più un governo esclusivamente funzionale agli interessi economici e giudiziari di un insopportabile riccastro, ma un governo che si propone una politica nazionale ed europea.
    Vista ed interpretata da destra. Facendo cassa a spese anche di chi ha redditi appena superiori a quello della povertà, forzando le resistenze del Pd, e il dissenso dei sindacati, molto più dei veti del Pdl.
    La prossimità al cosiddetto baratro taglia le gambe a chi è felice di essere uscito dall’incubo berlusconiano, ma dissente da un governo che non vuole e/o non può contrastare potenti interessi: quelli dei ricchi, quelli della chiesa, quelli della casta militare.
    Incerti i tempi e i modi in cui potrà nascere una nuova giustizia sociale, fondata su una nuova idea dell’economia, anche perché al punto di non ritorno ci siamo arrivati con la vasta corresponsabilità dei milioni di concittadini che hanno portato per tre volte Berlusconi al governo, ammirandone e invidiandone il modello, e di una opposizione che, in anni ed anni, non ha saputo proporre una prospettiva diversa.
    (Paola Pierantonidisegno di Guido Rosato)

  • OLI 322: INFORMAZIONE – Repubblica on line ci da in pasto allo spam

    La lotta è ormai in corso, e perduta, da tempo.
    Le strategie di autodifesa si rivelano sempre più inadeguate rispetto all’escalation degli attacchi.
    Anche se escludiamo in anticipo l’audio del computer, anche se abbiamo imparato a distogliere lo sguardo e a contare fino a 10 aspettando che svanisca l’informazione pubblicitaria, lampeggiamenti e immagini in movimento aggrediscono la nostra visuale periferica, mentre cresce esponenzialmente lo sforzo di concentrazione che viene richiesto per procedere nella lettura.
    Da un po’ di tempo non è solo il frenetico movimento della colonna di destra che ci minaccia, ma avviene che nel bel mezzo della lettura il testo sfugga, precipiti in basso, mentre si aprono nel mezzo, o calano dall’alto, finestre con contenuti che si depositano, subliminalmente, nel nostro inconscio, anche se rifiutiamo di ricordarli coscientemente.
    Oggi la mia soglia di sopportazione è stata superata: avevo iniziato a leggere l’articolo sulla morte di Lucio Magri, e mi sono ritrovata di fronte alla schermata, che per documentazione, riporto qui a lato.
    Esiste un modo efficace per ribellarsi?
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 321: BIOETICA – Le frontiere della Cei non si negoziano, l’orgoglio laico sì

    Foto tratta da infosannio.com (****) 

    Sul Sole 24 ore on line (*) del 19 novembre l’articolo sul convegno di “Scienza e vita” ha un incipit interessante: “Città del Vaticano. Tutti d’accordo: si è trattato di una coincidenza davvero provvidenziale. Nel giorno in cui il governo Monti è entrato nella pienezza dei suoi poteri, i segretari e leader dei partiti della nuova maggioranza si sono trovati insieme. Davanti al presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco. A parlare di bioetica”.
    Al di là dei toni “da lectio magitralis, pacati e alti”, le poste in gioco sono il progetto di legge sul fine vita e la mai chiusa questione dell’aborto, temi su cui la chiesa non ammette mediazioni.
    Infatti, il cardinale ha precisato che “La categoria della mediazione è uno strumento indispensabile dentro la pluralita’ delle opinioni … Ma non su tutto ci può essere mediazione, ci sono delle frontiere oltre le quali questa categoria non può essere utilizzata. In particolare sui valori. Quando questi valori sono costituitivi mediare significa andare contro l’umanita’ dell’uomo” – Adnkronos (**)
    E i leader politici cosa hanno detto?
    Alfano (*) ha difeso “L’agenda bioetica” del governo Berlusconi (Ndr: quella che ha prodotto la legge 40/2004 sulla procreazione assistita, e un disegno di legge che annulla di fatto la validità del testamento biologico).
    Casini afferma che “Il governo guidato da Monti può offrire una grande opportunità per trovare una maggiore coesione rispetto a temi che spesso dividono” (*). E precisa: “Sul fine vita c’è un’amplissima maggioranza e in questa legislatura la legge è assicurata. Però bisogna stare attenti, abbiamo l’interesse a consolidare il consenso per evitare che si cambi ad ogni legislatura. Non perdiamo l’occasione irripetibile che abbiamo oggi” – L’Unità (***)
    Quanto a Bersani afferma di essere pronto al confronto “da laico adulto e orgoglioso”.
    Dai frammenti del suo intervento riportati sui siti citati non riesco però a capire di che esattamente stia parlando. Magari è una mia difficoltà soggettiva. Magari è l’approssimazione delle cronache. L’impressione è comunque quella di una preoccupante inadeguatezza a sostenere le ragioni dei laici, e i diritti delle donne, in questo durissimo confronto.
    Perché, ad esempio, di fronte ad un presidente della Curia che insiste sui valori non negoziabili, primo tra tutti “la vita umana dal suo concepimento alla sua fine naturale”, Bersani afferma, senza i necessari chiarimenti, di essere “un appassionato del pensiero di Ratzinger”? Perché Bersani dice “di non permettersi” di commentare la prolusione di Bagnasco? Perché sostenere che la paura per una “morte irta di tubi” non è motivata dalla paura della sofferenza, ma dalla perdita di dignità? Perché togliere legittimità ad una laica, umana, compassionevole paura per la sofferenza per sé e per gli altri? Perché non affermare invece con chiarezza, in quella sede, che non ha più alcun senso oggi parlare di “fine naturale” della vita?
    Se questa è la solidità filosofica e culturale che dovrebbe sostenere le ragioni del sentire laico nei confronti dell’agguerritissimo fronte ecclesiale, meglio non lanciarsi nelle innovazioni legilsative.
    (*) http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2011-11-19/bagnasco-riunisce-leader-vita-081151.shtml?uuid=Aa2cjoME
    (**)  http://www.adnkronos.com/IGN/News/Cronaca/Bioetica-Card-Bagnasco-difesa-vita-e-primo-valore-da-cui-discendono-altri_312660160598.html
    (***) UNITA’ http://www.unita.it/italia/casini-apre-al-pd-fare-br-insieme-legge-sul-fine-vita-1.354282
    (****) http://infosannio.wordpress.com/2011/10/03/e-ufficiale-rifanno-la-dc/
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 321: TRASPORTI – Ordinaria microstoria di disservizio

    Stazione di Nervi, marciapiede del binario 3. Il signore trafelato arriva appena in tempo per sentirsi dire dall’altoparlante che il treno regionale 33856 per Torino Porta Nuova è stato soppresso. Nessuna motivazione, nessuna scusa. Il signore trafelato arriverà a Torino due ore dopo il previsto, ma tanto è domenica.
    Pochi minuti dopo l’altoparlante annuncia ”in arrivo” un treno che invece transita senza fermarsi. Stiamo a sottilizzare?
    Da Nervi i passeggeri riusciranno ad andarsene solo dopo una buona ora di attesa, con un treno per Ventimiglia che arriverà comunque con 15 minuti di ritardo. Ma tanto c’è il sole, e dalle panchine si vede il mare.
    (Paola Pierantoni)