Categoria: Paola Pierantoni

  • OLI 279: TELEVISIONE – Le liste delle donne

    L’immagine delle donne in Italia, e la loro concreta condizione, attraversano tempi bui dalle nostre parti. Gli elenchi che Emma Bonino, Susanna Camusso, Arabella Soroldoni hanno scritto per “Vieni via con me” (quello di Arabella è stato letto da Laura Morante) sono la voce delle donne che incultura e sfruttamento tentano di cancellare.

    Molti ieri li avranno sentiti questi elenchi, e in ogni caso tutti sanno andare a cercarseli su You Tube. Però li proponiamo anche qui, su OLI, per dire che sono un antidoto formidabile ai nostri veleni quotidiani.
    http://www.youtube.com/watch?v=vsdyLCzXcgU
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 279: SOCIETA’ – Papi, preservativi, prostituti e persone

    Sulla novità di Papa Ratzinger in merito all’uso del preservativo ( … quando una prostituta utilizza un profilattico, questo può essere il primo passo verso una moralizzazione … ) Marco Tosatti (La Stampa on line, 20 novembre) esprime cautela, osservando che Ratzinger “è un teologo di lungo corso e finissimo, sa bene di muoversi nei binari della più stretta ortodossia e della tradizione cattolica … la posizione da lui espressa sull’uso del preservativo fa colpo ma non è una rivoluzione”.
    Luigi Accattoli, noto vaticanista, ricostruisce sul Corriere della Sera on line del 21 novembre, la storia che sta alle spalle di questa “apertura”, elencando le considerazioni che diversi esponenti ecclesiastici (Martini, Tettamanzi, Cottier, Juan Antonio Martinez Comino) hanno espresso negli ultimi dieci anni, tracciando una via per individuare una limitata casistica di “uso legittimo” del preservativo.
    Il primo, irritato pensiero è: possibile che la Chiesa non riesca a parlare di donne senza infilarle nelle categorie della sposa, della santa, della madre e della prostituta?
    Poi però ecco la smentita: Ratzinger in realtà ha parlato di prostituto, al maschile. E’ stato il traduttore italiano a sbagliare, al contrario dei suoi colleghi inglese (male prostitute) e francese (homme prostitué): incredibile la forza degli stereotipi nel nostro senso comune!
    Ma perché il Papa è andato a prendere il caso più raro del prostituto maschile? E’ sempre Luigi Accattoli, sul Corriere della Sera del 22 novembre a fare una interessante disanima della questione: si è forse trattato di un atteggiamento colto e anticonformista? Oppure è che in un rapporto omosessuale non è implicata la procreazione? Forse, ma allora come la mettiamo con un prostituto maschio che ha rapporto con una donna? Anche in questo caso c’è di mezzo una possibile procreazione…
    Il Vaticano taglia corto: “Non c’è differenza, si tratta in ambedue i casi di un uso del profilattico finalizzato a contenere il rischio dell’infezione, in un rapporto sessuale comunque «disordinato»” .
    Tra prostituti e prostitute chi è tagliato fuori sono le persone. La loro voce si fa strada su Radio3 (“Tutta la città ne parla”, 22 novembre (*)) . Viene intervistato Stefano Aliotta, responsabile dei progetti contro l’Aids della ong COPSE in Swatziland , un paese in cui il 25% delle persone dai 15 ai 50 anni, e il 42% delle donne incinte, è colpito da AIDS. Alla domanda su quanto peso abbia, concretamente, la voce della chiesa sui comportamenti delle persone, Aliotta dice che l’impatto è molto forte e mette in difficoltà anche la campagna per l’uso dei preservativi condotta dal governo, che tenta di distribuirli gratuitamente almeno nelle zone più accessibili. “Molte persone seguono le indicazioni della Chiesa. Il ruolo della chiesa è negativo. Abbiamo problemi. Le persone pensano che per guarire bisogna comportarsi bene, pregare, piuttosto che mettersi il preservativo (…) usarlo, dicono, signfica che il mio sesso è cattivo, è sbagliato”. Disordinato, appunto.
    (*) http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/puntata/ContentItem-8031e014-c52e-4f02-8ffd-3b2c1e9e7996.html?refresh_ce
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 278: ZOOTECNIA – I maiali felici che vivono nel bosco

    Dario è un giovane uomo, titolo di studio Perito Agrario, scelta professionale allevatore sui monti nei dintorni di Mele. La casa è isolata nel bosco. Le persone a lui più vicine sono una giovane coppia che ha impiantato una attività di pensione, addestramento e rieducazione di cani. Una vasta estensione di bosco prima abbandonata al rischio di incendi ora è nuovamente sorvegliata e abitata da attività umane.
    Chi sia da tempo abituato a percorrere i sentieri del nostro entroterra avrà malinconica esperienza della sua trasformazione in landa desolata. Così l’impressione che si ha vedendo questi ragazzi è quella di trovarsi di fronte a dei pionieri.

    L’attività di Dario è al suo inizio, e per ora tra i castagni ci sono solo dieci maiali, ma aumenteranno e tra non molto arriveranno le scrofe e il verro che, oltre a fecondarle, col suo odore terrà lontani i cinghiali. Un’altra zona del bosco ospiterà le capre, si produrrà il formaggio, e poi alberi da frutto, e i piccoli frutti di bosco … Il terreno non appartiene a Dario, lui ci lavora. E’ l’amministratore delegato di una minuscola azienda, dove lavoreranno, oltre a lui, altri due giovani. L’impianto della attività è stato reso possibile da un finanziamento del Programma di Sviluppo Rurale 2007 – 2013, ma da ora in poi l’equilibrio economico l’azienda se lo deve costruire da sola. La scelta produttiva dei proprietari del terreno è coraggiosa: allevamento secondo criteri rispettosi del benessere animale. Ma il rapporto di “resa” tra un maiale libero di passeggiare tra i castagni e quello immobilizzato in un allevamento intensivo è senza confronto. A questo si aggiunge il grandissimo problema della distribuzione, soprattutto per la carne fresca: come farla arrivare agli acquirenti? A disposizione, per ora, ci sono solo piccole nicchie distributive come quella dei “GAS” (Gruppi Acquisto Solidale), che possono contare solo sulla loro auto-organizzazione.
    Mano a mano che Dario parla cresce un interrogativo: ma quale è, e quale potrebbe essere, la politica agricola regionale? E’ molto opinabile che – come ci dicono – entità, finalizzazione e durata dei finanziamenti siano indifferenziate rispetto alle tipologie aziendali. Ci vorrebbe una scelta politica per favorire la qualità sia dei prodotti che della vita animale, e per sostenere un sistema distributivo adeguato alle caratteristiche di queste produzioni. A maggior ragione per il fatto che la Liguria non è area per grandi allevamenti intensivi, e che andrebbero incentivate attività che contrastino il degrado del nostro entroterra.

    Invece queste imprese combattono da sole, e Dario mi cita esempi di “ritorni indietro”, cemento e recinti messi rapidamente a sostituire lo spazio libero che non fa ingrassare a sufficienza. Mi dice che se volesse guadagnarci sceglierebbe l’intensivo a stecca, perché “alla gente non importa nulla di comprare sotto costo i vestiti fatti sfruttando i bambini, cosa vuoi che gliene freghi di come campa un maiale? Guarda solo al prezzo e alla comodità”. Ma poi pensa alle scrofe che verranno, mi fa vedere come siano puliti i maiali se li si lascia vivere come dio comanda, mi spiega che sono molto intelligenti, che hanno imparato a schiacciare il bottone della fontanella in modo che il getto dell’acqua vada di lato a formare un piccolo stagno. I maiali ci circondano, curiosi.
    A quando una politica che sappia mettere insieme etica, sviluppo, capacità di prevedere e innovare il futuro?
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 278: INFORMAZIONE – Il consumatore etico tra inganni, seduzioni e scommesse

    Annibale Carracci, La bottega del macellaio, 1583 – 1585

    Il tema del consumo di carne (bovina) si è conquistato un richiamo sulla prima pagina di Repubblica del 10 novembre. Il titolo è rassicurante: “Bistecca, la seconda vita. Chi mangia carne non rovina l’ambiente – cibo e gas serra, un ecologista smonta le accuse”. L’occasione viene dal libro Meat. A benign extravagance, il cui autore, Simon Fairlie, ridimensiona l’entità dei danni ambientali (emissioni di gas serra e deforestazione) che “grandi organizzazioni internazionali”, tra cui la FAO, imputano alla zootecnia. L’articolo è corredato da una tabella secondo cui l’Italia, per consumo di carne bovina, è ottava tra undici nazioni, e da due incisi in grassetto: “Simon Fairlie invita a prendere con cautela le tabelle fornite da enti internazionali”, e “Il bestiame contribuisce all’inquinamento nella misura del nove per cento”.
    Il tutto trasmette al lettore un messaggio di sereno via libera.
    Per trovare qualche frase che segnali l’esistenza di punti critici bisogna spulciare tutto il lungo articolo: “Due terzi di quei 600 milioni di tonnellate di cereali vengono utilizzati negli allevamenti dei paesi industrializzati, a beneficio del 20 per cento della popolazione mondiale” … “Se un colpevole c’è, non è l’allevamento in genere, ma sono i metodi industriali ed intensivi”.
    Peccato però che la tranquillizzante tabella sia costruita in modo opinabile, perché l’Italia è confrontata con nazioni scelte “ad hoc” tra le più carnivore del pianeta, e si limita al consumo di carne bovina che costituisce meno di un terzo del consumo italiano di carne pro capite, il 42,3 % del consumo è carne suina – dati Eurostat 2006 (*). Così i dati europei ci vedono sì al nono posto, ma tra 39 nazioni (**).
    Peccato anche che non si dica che l’allevamento intensivo domina quasi totalmente il mercato della carne, in primissimo luogo quella suina.
    Tra disinformazione e un mercato che ti seduce con prezzi che Safran Foer definisce “artificialmente bassi” (aggiungendo: “quello che non compare sullo scontrino lo pagheremo per anni tutti quanti”) cosa può fare il consumatore “etico” che pure non intende rinunciare a carne, uova, latte, formaggi? Quanta fatica spende per trovare quello che cerca? E poi a cosa può servire la sua piccola goccia nell’oceano degli interessi di mercato?
    Foer osserva che “la carne etica è una cambiale, non una realtà”, e che “chiunque sostenga con serietà l’opzione della carne etica dovrà mangiare parecchi piatti vegetariani”. Ma dice anche che “mangiare con una tale intenzionalità esplicita” è una forza dal potenziale enorme, e che le nostre scelte quotidiane possono “plasmare il mondo”.
    Se ci guardiamo intorno, possiamo cogliere dei segnali: mercatini agricoli in città con banchetti di uova che espongono fotografie di galline libere, e banchi di salumi istantanee di maiali che grufolano all’aperto; il macellaio abituale che va a controllare che i bovini che compra vivano effettivamente all’aperto; Luciana Littizzetto che ringrazia a nome di galline ovaiole allevate a terra; il volantino della stessa catena distributiva che sottolinea l’adozione di “un codice etico teso a garantire il benessere animale” …
    Una clientela inizia ad esistere e il mercato tenta di rispondere.
    (*) http://www.saluteanimale.novartis.it/salute-benessere/suini/consumi-procapite.shtml
    (**) http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20090806101552AA8d3wt
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 278: PAROLE DEGLI OCCHI

    foto (C) Paola Pierantoni
    Roberto Saviano alla manifestazione per la libertà di stampa
    Roma 10 ottobre 2009
    A cura di Giorgio Bergami
  • OLI 277: AMBIENTE – L’Arpal e il carbone alla rinfusa

    2003 – Terminal rinfuse – Foto Ivo Ruello

    Festival della scienza. Alle 20.30 di sera l’ultimo gruppetto di una ventina di persone aspetta il suo turno per la visita della centrale Enel. Prima un video storico, poi con in testa il simbolico elmetto si va in giro per gli immensi spazi della centrale con la gentile guida dei tecnici.
    Infine si sale in alto, sul terrazzo in cima al palazzo, da cui si domina tutta l’area intorno, dalla lanterna al terminal rinfuse.
    Il tecnico indica i vari elementi del paesaggio circostante, spiega il processo produttivo, gli impianti. Arrivano, naturalmente, le domande sul rischio di inquinamento: in città le discussioni e le polemiche sui danni alla salute e all’ambiente procurati dalla centrale (stoccaggio all’aperto e dalla combustione del carbone) ci accompagnano da molti anni. Il tecnico dà le sue spiegazioni: il carbone utilizzato viene dalla Thailandia e contiene bassissime percentuali di zolfo, per cui non è necessaria la de-solforazione. Spiega i sistemi abbattimento dei fumi e degli altri inquinanti.
    Tranquillizza infine sul rischio di inquinamento che può derivare, specie nelle giornate di vento, dalla polvere del carbone stoccato all’aperto: indica, dall’alto, l’area Enel riservata a contenere le scorte. Spiega che il livello del carbone viene tenuto molto basso, ben al di sotto del muro di contenimento, e che il materiale viene bagnato tre volte al giorno con un sistema automatico di irroratori.

    Sulla faccenda dei residui di zolfo e di azoto nel processo di combustione gli ospiti possono solo fidarsi (o diffidare), ma per quanto riguarda le scorte di materiale possono constatare che quello che ha detto il tecnico è vero: sotto alla torre c’è un’area dove il carbone ha un’altezza uniforme, inferiore a quella del muro, su cui si distinguono gli irroratori. E tutti, arrivando, avevano dovuto prestare grande attenzione per non slittare sul terreno bagnato.
    Però dietro alla piatta ed umida distesa del carbone destinato alla centrale svettano, nere contro il nero della notte, delle verie e proprie colline. Sarebbe bello fotografarle, ma è davvero troppo buio.

    2003 -Terminal rinfuse – Foto Ivo Ruello

    “E quelle?” La domanda sale da diverse voci.
    “E’ sempre carbone”
    “E di chi è?”
    “Del Terminal Rinfuse (*)”
    “Ma sono delle montagne!”
    “Eh si … “
    “Ma le bagnano?”
    “Dicono di sì, ma così in alto gli irrogatori non ci possono arrivare. E comunque servirebbe a poco”
    “E nessuno dice niente?”
    “La competenza è dell’Arpal … Lo sanno benissimo“
    Anni fa, nel febbraio del 2003, giorno di vento, mi era capitato di fare un giro al terminal rinfuse. Il paesaggio era – diciamo così – suggestivo, quasi come un viaggio in Islanda. C’erano anche degli interessanti fenomeni di auto-combustione, altro che carbone bagnato.
    Da allora nulla, a quanto pare, è cambiato. Domanda: ma perché l’Arpal non interviene?
    (*) http://www.porto.genova.it/porto/terminal/terminal_rinfuse_ge.asp
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 277: PAROLE DEGLI OCCHI – La bella giornata del 4 novembre

    Manifestazione degli studenti contro i tagli della Gelmini – Galleria fotografica di Paola Pierantoni


    Manifestazione contro i tagli ai servizi sociali – Galleria fotografica di Paola Pierantoni
  • OLI 276: SOCIETA’ – Disabili, solitudine a De Ferrari

    Venerdì 29 ottobre a metà mattina il centro città ha un’aria disabitata, mancano gli autobus e non ci sono in giro molte automobili.

    Piazza De Ferrari, in particolare, è proprio vuota, ad eccezione di un piccolo gruppo di persone, non più di cinquanta, che con striscioni e cartelli fanno lentamente il giro della piazza. A guidare il microscopico corteo un disabile su una carrozzella.

    Sono gli aderenti dell’ANGSA, Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici (*) che chiedono “Il diritto all’istruzione, l’integrazione scolastica, insegnati di sostegno e loro formazione … nulla di più se non il riconoscimento per noi e per i nostri figli con disabilità, dei diritti spettanti ai cittadini italiani”.
    Insieme a loro qualche rappresentante della Consulta regionale dell’handicap e, mi dicono, due sindacalisti della Uil. Chiedo “e gli altri?”. Raccolgo risposte amare. D’altro canto in Cgil dicono che questa associazione non ha cercato alcun contatto. Eppure di persone che appartengono a questa storia sindacale lì in mezzo ce ne era più di una. Di fatto a De Ferrari va in scena una situazione di rapporti interrotti o difficili, di drammatico isolamento, confermato dalla assenza di notizie di stampa.

    Un banchetto sotto i portici della Regione chiede ai passanti di sottoscrivere un documento. Vale la pena di citarne alcuni passaggi.

    … Se siamo qui è perché la società e il mondo cambiano rapidamente, e noi con loro. Ma il cambiamento che si va preannunciando rappresenta per noi la fine di ogni illusione .. Il mondo che ci circonda negli anni dell’abbondanza ci ha supportato e sopportato, oggi che l’abbondanza è finita ha deciso che i rami secchi vanno tagliati …
    … La scuola rappresenta il punto più alto raggiunto sino ad oggi dai disabili tutti, nell’ambito della collaborazione, della socializzazione, dell’inserimento, dell’integrazione e dell’inclusione . Ebbene oggi la scuola è sotto attacco da ogni lato… si torna a parlare sempre più spesso di “scuole speciali”, molti di noi non sanno nemmeno cosa fossero le scuole speciali, abbandonate grazie ad una legge del 1975
    … Non permetteremo di far tornare indietro le lancette del tempo, non arretreremo di un solo centimetro d quelli che sono i diritti dei nostri figli … ci rivolgiamo a voi tutti chiedendo di avere solo quello che la Costituzione e le Leggi ci garantiscono …
    Un articolo su La Repubblica del 18 novembre 2009 (**) già avvertiva che “I dati dell’anno 2009/2010 segnalano un taglio di circa 500 insegnanti di sostegno”, per cui “La maggioranza dei ragazzi e dei bambini disabili che ieri avevano diritto a 18 ore di sostegno alla settimana, oggi arriva a malapena a nove … Con conseguenze spesso gravissime per le vite di studenti, che con enormi sforzi e pazienza conquistano pezzetti di autonomia e abilità”.
    Il documento dell’ANGSA si conclude con la domanda “Noi siamo qui pronti a fare la nostra parte e anche di più, ma ci domandiamo: voi siete pronti a fare la vostra?”. A De Ferrari Melina Riccio risponde distribuendo fiori. I manifestanti li accettano.
    (Paola Pierantoni)
  • OLI 276: CITTA’ – Nuovo eco-sistema a Genova

    Interessante bio-esperimento a Genova. Iniziato qualche anno fa, consiste nel lasciare libero corso alla natura in una ristretta superficie dello spazio urbano, in ispecie un tratto della scalinata che porta da Via Caffaro a Circonvallazione a monte. Non abbiamo notizie certe, ma parrebbe che all’origine ci sia un’intesa tra la Facoltà di Scienze Naturali della Università di Genova e Comune. In sostanza si è semplicemente lasciato che l’acqua che cola lungo il muraglione scorresse liberamente, per studiarne gli effetti nel tempo. Circa due anni fa si poteva osservare solo un piccolo rigagnolo a filo del muraglione, già però con inizi di vegetazione acquatica.

    Ora l’area umida ha già superato la metà dell’area cementificata.

    Quando il piccolo stagno avrà del tutto occupato lo spazio un tempo riservato al passaggio pedonale, è prevista – ci dicono – la messa in posa di un ponticello di legno per consentire, nello stesso tempo, il transito dei passanti e interessanti osservazioni naturalistiche. Previste visite guidate.
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 275: ALIMENTAZIONE – I vegetariani, gli acritici e gli onnivori selettivi

    Un’amica, a commento degli articoli finora usciti su Oli (*) a proposito del mangiar carne, degli allevamenti intensivi e del libro “Se nulla importa” di Safran Foer, mi chiede: “Bene, e ora? Che si fa?”
    La via più facile è non fare proprio niente e continuare a “mangiare come tutti gli altri”. A stare ai dati (**) parrebbe a prima vista che la direzione sia proprio questa: in USA siamo ad un consumo di 125 kg. annui di carne pro-capite, in Europa la Danimarca va anche oltre con i suoi pazzeschi 145 chili, e anche in Italia, con tutta la nostra dieta mediterranea, siamo passati dai 57 kg annui pro-capite del 1972 agli attuali 90 / 92 chili, una media di due etti e mezzo di carne tutti i santi giorni. E quasi tutta questa carne viene da allevamenti intensivi.
    Ma, dice Foer, “questa che fino a poco tempo fa, e quasi ovunque, era un’ottima idea, ora non lo è più”, perché aggiunge gocce su gocce ad un vaso prossimo a traboccare. Oltre all’aspetto etico delle condizioni di vita degli animali, l’agroindustria influenza infatti pesantemente inquinamento, salute, consumo di acqua, condizioni di lavoro, declino delle comunità rurali e povertà globale.
    Per quello che lo riguarda lo scrittore Safran Foer, dopo i tre anni passati a raccogliere informazioni per il suo libro, ha deciso che “non vuole avere niente a che fare con l’allevamento intensivo”, e che astenersi dalla carne è per lui l’unico modo realistico di farlo.
    Però le strade possibili sono più di una, e a volte si intersecano.
    Dice Foer “I rancher possono essere vegetariani, i vegani possono costruire mattatoi, e io posso essere un vegetariano che appoggia il meglio della zootecnia”.
    Così agli acritici e ai vegetariani si affiancano i carnivori moderati che, senza azzerarlo, riducono il proprio consumo di carne, e gli “onnivori selettivi” che evitano di acquistare prodotti (carne, uova, latte, formaggi) provenienti da allevamenti intensivi. Cosa che può essere parecchio complicata.
    Naturale essere assaliti dai dubbi: ma davvero scelte di questo tipo possono avere una influenza concreta sulle pratiche agricole globali? Lo scrittore americano osserva che “non possiamo evitare, nutrendoci, di irradiare un’influenza anche nostro malgrado”, e che quindi questa influenza esiste, ed è sorpendente.
    Negli USA (****) il numero di vegetariani nel 2008 era il 3,2% della popolazione, mentre un altro 10% denunciava una dieta orientata in senso vegetariano. Le previsioni sono in crescita.
    Più difficile – immagino – valutare l’entità della platea dei carnivori moderati e degli onnivori selettivi, ma di certo l’industria alimentare inizia a tenerne conto.
    Sarebbe interessante capire cosa sta avvenendo da noi: condizione degli animali negli allevamenti, impatto ecologico, conseguenze sanitarie, orientamento dei comportamenti alimentari, influenza di questi sul mercato. Chissà che qualche giornalista – prima o poi – lo faccia.
    * La forza dei paradossi http://www.olinews.info/2010/10/oli-274-alimentazione-la-forza-dei.html
    Quanta sofferenza sei disposto ad accettare? http://www.olinews.info/2010/10/oli-272-alimentazione-quanta-sofferenza.html
    OLI 271, “Se nulla importa” http://www.olinews.info/2010/09/oli-271-informazione-se-nulla-importa.html
    ** vedi il sito http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=30646 e i molti altri rintracciabili cercando su Google con parole come: consumo / carne / pro capite / dati
    *** http://trashfood.com/2009/12/carnivori-moderati.html
    **** http://www.articlealley.com/article_1351542_23.html
    Altri link:
    http://www.eat-ing.net/getpage.aspx?id=73&dx=2&m=2&pf=f&sez=carne#1
    http://www.ecowiki.it/allevamenti-sostenibili-il-parere-dei-produttori-e-la-figuraccia-di-fazio.html

    (Paola Pierantoni)