Sarà che probabilmente nelle linee programmatiche della giunta Doria non si trova nulla di specifico nella parte relativa alle finanze, ma le promesse della campagna del 2012 di aprire il comune alla partecipazione oggi si risolve, addirittura, in una specie di marcia forzata di soli 15 giorni per la votazione del bilancio 2015. E il percorso non riguarda solamente i documenti programmatici di bilancio, ma anche una serie di regolamenti e di delibere che interessano il Piano triennale dei lavori pubblici (224 milioni di euro in tre anni), il regolamento e i coefficienti IMU e TASI, il piano finanziario di Amiu e relativo regolamento e tariffe TARI (226 milioni di euro per il 2014),
Tutto questo ha girato per pochi giorni anche nei Municipi, che si sono lamentati del poco tempo a disposizione per lo studio e la votazione del parere (comunque favorevole di tutti).
Anche il percorso istituzionale in Comune ha segnalato dei cambiamenti che ripercorrono le fiducie proposte da Renzi in Parlamento: quest’anno nessuna commissione con le associazioni e i comitati cittadini per i lavori pubblici, una commissione “farsa” di poche ore per ascoltare tutti quelli che hanno risposto alla chiamata di lunedi mattina (Ascom e qualche altra associazione) su IMU, TASI, TARI, seduta tra l’altro sollecitata battendo i pugni dalla opposizione. Così come un’ultima commissione sul bilancio vero e proprio è stata nuovamente richiesta dall’opposizione un torrido giovedi pomeriggio, prima della chiamata in aula della delibera.
Con questo nuovo metodo, inaugurato dopo la delibera della Gronda (con la quale Doria ha di fatto consegnato l’inutile opera autostradale alla conferenza dei servizi, ossia all’organo che ne delibererà la costruzione) e proseguito con la recente delibera sul trasferimento del personale tra partecipate (che ha richiesto ben tre consigli per essere votata per mancanza del numero legale), Doria ha consegnato la sua amministrazione in mano ai poteri forti della regione e ha escluso qualsiasi forma di partecipazione ed opposizione dalla sua amministrazione.
Mentre a Parma il Consiglio dei 500 messo sù da Pizzarotti si prepara al percorso partecipativo che si pronuncerà sull’ingrandimento dell’inceneritore richiesto da Iren per bruciare, tra l’altro, i rifiuti liguri provenienti anche da quella Genova che per anni si è addormentata sulla propria discarica, subendone adesso le temibili conseguenze economiche e soprattutto ambientali.
(Stefano De Pietro)
Categoria: Bilancio
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OLI 427: COMUNE – Un bilancio partecipato?
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OLI 396: SANITA’ – Brignole, la morte di un gigante
Un buco di bilancio che sfiora i 40 milioni di euro, al 2013. Una favola che poteva avere un lieto fine si chiude come quella della Piccola Fiammiferaia. Questo grazie ad un mix di responsabilità micidiale, perché la politica ha male agito e purtroppo anche il sindacato non è stato all’altezza della situazione, ha spiegato Antonello Sotgiu, ex dirigente della Cgil. Al suo fianco Michela Costa, Direttore Generale al Brignole dal 2003 al 2008 e Mario Calbi, che la favola dell’assistenza agli anziani a Genova la conosce sin dal 1970.
Allo Zenzero il 14 gennaio, si è cercato di raccontare la storia dell’Albergo dei Poveri partendo proprio dagli anni Settanta quando nel territorio non c’era assistenza domiciliare e solo il ricovero era la soluzione. Grandi “universi concentrazionari” ha spiegato Calbi, parafrasando Foucault, laddove la famiglia, intesa come nucleo protettivo di cura e assistenza, stava evaporando. Il sogno politico di quegli anni era de-istitutizzare, togliere per creare servizi servizi territoriali, ambulatoriali integrati, piccoli istituti di quartiere, con commissioni di controllo costituite da parenti, ospiti e lavoratori. Un sogno che si stava realizzando con un drastico calo dei ricoveri a favore dell’assistenza domiciliare, quando è cambiata la visione politica. E, ha spigato Sotgiu, si è agito con la logica delle clientele, sia per quanto riguardava i servizi che per la parte relativa all’utilizzo del patrimonio disponibile. Anche i cittadini, invitati a vigilare hanno preferito tacere, per l’ansia di vedere il parente rispedito a casa. Mentre la politica nominava presidenti senza competenze manageriali.
Un gigante, così viene definito il Brignole da Michela Costa, per patrimonio immobiliare, autonomia gestione e quattrocento anni di storia. Un gigante stremato dal disordine amministrativo e dai debiti, in grado però, nel 2003 di ripartire grazie al capitale umano professionale di cui disponeva, se questo cammino fosse stato appoggiato dalle istituzioni.
Un gigante che poteva far confluire su di sé, con un’operazione di unificazione, l’istituto Doria e che avrebbe potuto ripartire dando una risposta agli anziani e ai loro bisogni con un’unica azienda pubblica, a sua volta integrata dai servizi del privato-sociale grazie ad un patto che impegnava Regione, Provincia, Comune, e Asl 3. Un patto che è saltato nello spazio di pochi giorni perché qualcuno ha ritenuto che era assolutamente impossibile, impensabile poter mettere un milione e mezzo di Euro su questa partita. Le stesse dirigenze, gli stessi politici che per errori poi banali hanno pagato botte di quattro milioni e mezzo con qualche conto ancora aperto ha detto Sotgiu.
Però il risparmio del 36% in meno c’era, insieme ad un livello di produttività molto alto e posti letto coperti del 95%. Ci doveva essere un provvedimento che non facesse morire asfissiata l’azienda. Nel 2007 il Brignole poteva offrire servizi pubblici e sopperire a funzioni varie per 150 Euro al giorno a posto letto di riabilitazione. Tutto questo nel pubblico. Non c’è stato verso di trovare questo denaro. Nessuno ha mai risposto. Così l’ipotesi è stata cedere il personale in altri enti pubblici, perdendo know how per assumere nuovo personale con altri contratti. Così Michela Costa ha restituito le chiavi. Ed ha chiarito ai presenti in sala: Quest’azienda non è morta da sola perché si volevano fare i servizi domiciliari, ma si voleva che tutti i servizi pubblici venissero convenzionati a qualcun altro. Ed è esattamente quanto si è conseguito perché oggi questa città che, dal punto di vista demografico, sappiamo come è, non ha più servizi pubblici residenziali per gli anziani.
(Giovanna Profumo – foto dell’autrice) -
OLI 391: COMUNE – Marco Doria da principe rosso a piccolo principe
Chi lo conosce dice che non si tirerà mai indietro
E’ una frase sopravvissuta all’ascolto di una rassegna TV su AMT dalla quale la Sala Rossa risulta il campo devastato di una battaglia che, già anni fa, doveva essere combattuta altrove.
Un campo arato con cura da leggi, scelte dissennate, silenzi sindacali. E tagli.
Ma, facendo un passo indietro, il quesito potrebbe essere un altro:
Chi conosce veramente Marco Doria?
E – parafrasando la metafora calcistica tanto cara ai media – per che squadra gioca?
All’incontro con gli iscritti del circolo Zenzero il 31 ottobre la domanda è stata sostanzialmente questa.
A porla alcuni dei più vicini sostenitori, quelli che, sciarpe arancioni al collo, avevano salutato il cambiamento con un entusiasmo ragazzino e condiviso il suo programma.
Tra loro lo sgomento è mediato dall’età e dalla consapevolezza che lui – il secondo sindaco più amato d’Italia– era parte dello stesso sogno, quello di una sinistra rinnovata che si batteva per le richieste del proprio elettorato.
Allora cosa è successo?
Doria ha la flemma principesca di chi è convinto di agire per il meglio. Non sono stato eletto solo da voi – è il refrain ribadito già in altre sedi – ma da 128mila elettori, un alto grado di legittimazione rappresentato, oltre che dai sei consiglieri della sua lista, anche dai dodici del PD. Le regole democratiche – dice – gli impongono uno sguardo che rappresenti tutti. Quelle del suo ingaggio erano chiare io ero un candidato alle primarie del centro sinistra. Quindi non ero uno che si muoveva fuori da una coalizione
Nel gioco del rispetto delle parti quella del PD e di chi rappresenti davvero in città è rimasta fuori dalla discussione. Anche se solo i recenti fatti congressuali e un qualsiasi TG dovrebbero suggerire al sindaco il beneficio del dubbio. Ma Doria vuole salvare i partiti perché è nel partito che ha fatto il suo percorso giovanile di iscritto, militante, consigliere comunale. Ed è inutile sottolineare a Doria la distanza siderale certificata oggi tra loro e i cittadini.
Allo Zenzero si evocano i comitati d’affari che continuano a contaminare il processo decisionale ed è forte la ferita di una promessa mancata, la delibera quadro sulla partecipazione e sulla cittadinanza. E chi gli dice che per pensare alla partecipazione bisogna organizzarla chiede a Doria quando il dibattito sui temi discussi dagli elettori in molti circoli cittadini potrà approdare finalmente in Comune. C’è chi gli ricorda che la delibera sulle partecipate è stata scritta dagli stessi che hanno portato al collasso situazioni sane. E a chi gli rinfaccia di avere una giunta targata PD, risponde con il dato di fatto che il Partito Democratico ha solo tre assessori su undici – Bernini, Dagnino e Garotta – in una giunta che si è scelta da solo. Forse è proprio questo suo piglio da condottiero solitario che non gli ha permesso di mettere insieme una squadra che fosse solidale con il suo programma e governasse al suo fianco. Presunzione? Un pochino. Mescolata al tragico sospetto che Doria non avesse compreso le condizioni in cui versavano le aziende comunali e con quali risorse economiche avrebbe dovuto governare.
Massacrato da vertenze aziendali e dai conflitti, bersaglio della sua stessa rigidità, più che un principe rosso appare come un piccolo principe caduto in un pianeta di cui stenta ad apprendere la lingua, che fatica a decifrare e di cui può essere vittima.
(Giovanna Profumo – foto dell’autrice) -
OLI 354: POLITICA – Come ti condisco il libro mastro
L’immagine ritrae la definizione di “mastro” o “maestro” che ne dà il Vocabolario Etimologico della Lingua Italiana di Ottorino Pianigiani, pubblicato su etimo.it. Mastro sta quindi per “grande”, “principale”, denotando la posizione centrale della persona o dell’oggetto in questione all’interno di un’organizzazione logica.
In contabilità, il libro mastro è il registro nel quale sono annotate con rigorosa precisione tutte le operazioni contabili, di solito separate per conti e sottoconti, al di là delle motivazioni economiche che possano averle fatte intraprendere, con i riferimenti alle entrate o uscite, ai dati degli intestatari, date e quant’altro utile. Si capisce quindi come mai questo libro sia tenuto gelosamente custodito da sguardi indiscreti.
Oggi la contabilità è stata dematerializzata e il nostro “magister” è diventato una tabella in un database, conservando la funzione di insegnare a chi lo legge come viene gestita l’azienda giorno per giorno.
Mentre il bilancio aggrega i dati contabili in poche paginette, il libro mastro mette a nudo la contabilità nella sua interezza.
Dopo questa necessaria premessa, veniamo al fatto. Nel Consiglio comunale del 25 settembre 2012 il Consigliere Grillo (Pdl) presenta un ordine del giorno per chiedere alla giunta di relazionare sulle attività delle aziende partecipate, bilanci alla mano e con la presenza dei responsabili amministrativi. Il Movimento 5 Stelle propone con un emendamento che sia aggiunta la parola “e i libri mastri” al bilancio, aprendo la possibilità di una rivoluzione in ambito di trasparenza. L’emendamento viene accolto da Grillo, diventando quindi parte integrante della sua mozione. Il silenzio del Segretario generale avvalla la liceità della richiesta, per altro già precedentemente confermata in una seduta di commissione a gennaio 2012. La giunta accetta parzialmente la mozione di Grillo ma esclude l’emendamento sul mastro, adducendo il problema tecnico della stampa di migliaia di fogli. Dalla sala un consigliere urla alla volta dell’assessore “ci sono i pdf!”, lui sente, cerca di articolare una risposta anche su questo. La mozione va alla votazione insieme a molte altre, alcuni forse non capiscono esattamente cosa stiano votando, se la mozione originale o quella emendata o addirittura quella prima o quella dopo.
Alla fine la maggioranza dei votanti decide per il si. L’opposizione vota praticamente in blocco insieme ai consiglieri del movimento 5 stelle, anche una “doriana” alla quale qualcuno lancia un sorriso di approvazione. Molti astenuti testimoniano che anche in seno alla maggioranza esiste una spaccatura con chi vorrebbe veder cambiare qualcosa e fatica ad accettare ordini di scuderia. Ma ormai il cambiamento è in: la giunta è impegnata a produrre in sede di commissioni consiliari i libri mastri delle partecipate del comune. In aula un po’ di sguardi attoniti, l’assessore al bilancio rompe la sua caratteristica flemma inglese alzando un sopracciglio, il Sindaco (che ha votato no) appare contrariato.
Qualche giorno dopo, in occasione della prima commissione sulla Spim, l’azienda del comune che gestisce il patrimonio immobiliare, i mastri non arrivano, Sono richiesti, l’assessore al bilancio Miceli adduce la solita motivazione, poi s’inventa la riservatezza, poi che un odg è meno cogente di un emendamento, forse pensava che fosse solo folclore e che nessuno avrebbe insistito, ma così non è. Sull’insistenza, fornisce dei files che nulla hanno a che fare con i mastri, come si dice “è nelle curve”, combattuto tra la necessità di difendere la propria posizione e l’obbligo che deriva dalla votazione in consiglio.
Il giorno dopo il movimento fa partire una mozione al sindaco firmata da molti consiglieri, e successivamente una richiesta di elencare tutti i software in uso per la contabilità delle aziende controllate. Si attendono risposte.
Stay tuned!
http://www.genova5stelle.it/sara-possibile-visionare-i-libri-mastri-delle-partecipate/
(Stefano De Pietro) -
OLI 325: VERSANTE LIGURE – PSICOBILANCIO
Di Papi in crisi esser felicima meno del preventivato;di ri-dover pagare l’Icigioir più dell’ipotizzato;vedere inaspettate lucie un buio non pronosticato:il conto, fra delusi auspicie qualche slancio esagerato,modificato è in molte vocima in fondo a saldo invariato. -
OLI 313: FONDAZIONE – Dalla nuda proprietà al bilancio a nudo
Disegno di Guido Rosato “Il business della nuda proprietà, la Cgil chiede aiuto alle fondazioni” è il titolo dell’articolo, firmato da Raffaele Niri, apparso su Repubblica ed Genova il 17 settembre 2011.
Tema: anziani, mancanza di assistenza, liste di attesa per accedere ad una residenza protetta e tagli dei fondi che a loro dovrebbero essere destinati.La lettura dell’articolo offre una soluzione possibile: “un accordo con le Fondazioni bancarie perché acquistino la nuda proprietà di appartamenti, versino all’anziano il dovuto (sottraendo il mercato ad alcune immobiliari senza scrupoli) e mettano a disposizione della collettività una parte dei fondi. L’anziano, in cambio, avrà assistenza dignitosa vita natural durante, oltre a quel che gli spetta per l’alloggio che non finirà – come spesso succede – a equivoche società, a qualche badante particolarmente scaltra, a presunti parenti che in vita non si sono mai interessati dell’anziano”.La proposta, dichiarano in Fondazione Carige – “interlocutore più logico, ma non l’unico” – è interessante ma cercano di individuare “un meccanismo che davvero funzioni bene”.Utile riflettere su alcune voci del bilancio 2010 della Fondazione Carige: Restauro di Palazzo Doria (anche detto Carcassi) 2.800.000 euro, Fondazione Palazzo Ducale per la Cultura 300.000 euro, realizzazione del 3° Volume “Storia della Liguria” 250mila Euro, Agesci Guide e Scout Cattolici Genova per la realizzazione di una struttura ricettizia per casa vacanze nel Comune di Urbe, 140mila euro. Al Comune di Genova per l’iniziativa “Il Comune di Genova e le azioni di welfare progetti innovativi” euro 2.500.000, per la “cassetta benefica” del sindaco euro 40mila.Il Movimento Sportivo Popolare ha usufruito dello stanziamento di 500mila euro ma il sito, che letteralmente si può definire “spaziale”, sulla pagina ligure non offre una visione d’insieme delle attività svolte. Il progetto MareTerra di Liguria, http://www.fondazionecarige.it/MareTerra%20di%20Liguria2011.pdf presentato dalla Slow Food di Bra – città natale di Carlo Petrini – ha goduto di 400mila euro ed è volto a favorire e rilanciare lavorazioni e prodotti tipici liguri. Il Comune di Triora di Imperia per “il completamento dei lavori di restauro di Palazzo Stella da adibire a Museo internazionale della Stregoneria” ha ricevuto 50mila Euro.Il comune di Lumarzo ha ricevuto 20mila euro per la manifestazione Hello Frank, tributo a Frank Sinatra: stessa cifra riconosciuta alla Chance Eventi per il Suq.L’Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici, Sezione Liguria ha ricevuto 10mila euro, mentre 6mila euro, sono stati equamente distribuiti tra Sampdoria Club Carige Genova e Genoa Club dipendenti Gruppo Carige. La Fondazione Carige ha stanziato per “arte, attività e beni culturali” 5.937.000 Euro a fronte dei 646.300 devoluti all’assistenza anziani. Che non sembrano in vetta alle priorità della fondazione. Forse le loro proprietà immobiliari potrebbero modificare l’ago del bilancio.Molti importi sono stati distribuiti per restauro di parrocchie, diocesi, monasteri, ma anche in ricerca, sanità, volontariato.Si tratta di un bilancio caleidoscopico i cui colori possono suscitare apprezzamento o profondo stupore, per questo invitiamo i lettori a consultarlo (http://www.fondazionecarige.it/Bilanci.html), affinché, con il loro aiuto, le voci trovino una ragione degna della mission alla quale sono ispirate.
(Giovanna Profumo)