Categoria: ELEZIONI

  • OLI 425: SISTEMA ELETTORALE – Elezioni in GB e la Formula Perfetta

    Nella placida campagna inglese a Sud di Londra le elezioni parevano lontane, pochi i manifesti, ogni tanto un cartello con una sigla ai bordi della strada o in mezzo a un prato, che strabuzzi a guardare per capire se sia un’indicazione stradale o un’insegna di ristoro; nell’abitato rari cartelloni, al più occhieggiano dalle vetrine i volti dei candidati. Nient’altro. E’ nella cassetta della posta che arrivano i volantini, tanti, un porta a porta che raggiunge anche le case più isolate. Secondo i sondaggi tutto sembrava spaiato e il testa a testa dei due partiti che tradizionalmente si alternano a guidare il Paese parevano la spia che il bipolarismo avesse fatto il suo tempo: Conservatori e Laburisti con temi comuni, promettevano lavoro, sanità più pubblica, asilo gratuito, Università meno costosa “quasi” per tutti.



    La crisi economica pareva avesse creato incertezza negli elettori, un peso enorme sul modello di Governo in una democrazia, se pure la ripresa inglese è la migliore in Europa. Dopo essersi tenuti il gallone, la pinta, le miglia, l’inossidabile sterlina sgomitando in Europa, con il mito british, la Regina e connessi, tutti a testa bassa, in modo più o meno soft a soffiare “contro” l’Europa; il più accanito l’UKIP di Farage, quello con cui Grillo aveva tentato un’alleanza per fare gruppo a Bruxelles. Un patto non riuscito, mentre imperversa il cavallo di battaglia dell’UKIP: giunta l’ora di riportare indietro i trenta milioni di sterline che ogni giorno si danno alla UE, invocando “il controllo dei confini”, proponendo il sistema-Australia, dove si decide chi arriva e chi si deve sistemare. Una sorta di Lega Italiana. Ma in che modo avrebbe fatto l’intrepido Paese di Albione senza lo straniero e i possedimenti stranieri?

    In voga il voto utile, ovvero “vota libdem”, solo così potrai sconfiggere i conservatori perché di certo i libdem
    appoggeranno i laburisti, oppure un voto utile dato ai principali partiti e non ai partitini come i verdi. Un’alchimia di variabili che il sistema a collegio uninominale prevedeva un UKIP fino al 14 per cento, sia pure con pochissimi parlamentari. L’ago della bilancia pareva essere il partito indipendentista scozzese, poiché per il sistema elettorale di sicuro raccoglierà un sacco di voti nei collegi di Scozia e porterà a casa decine e decine di parlamentari.

    Tutto sbagliato: la consultazione in realtà ha riconfermato Cameron a pieni voti, spazzato via i liberaldemocratici, gli antieuro di Farage e premiato soltanto gli scozzesi, di cui i Conservatori dovranno tenere conto, pur avendoli osteggiati.
    Sotto l’incubo di “coalition of chaos” gli inglesi hanno preferito i conservatori e il loro programma di Austerity, che sta facendo recuperare la crisi,  sconvolgendo ogni previsione, apprezzando comunque la proposta di referendum per uscire dalla UE, ma emarginando gli estremismi.
     Imprevedibili e furbi questi inglesi, che da sempre hanno l’occhio lungo, il loro mondo è fatto tanto dalla City e sanno bene di essere una sorta di paradiso fiscale nel cuore dell’Europa, si terranno brontolando ancora i vantaggi negoziati a suo tempo dalla Tacher, come il comodo libero mercato, eppure fanno vincere un partito che la critica. Il referendum finalmente chiarirà. Una vittoria per il sistema del bipolarismo, in bilico alla vigilia per il temuto pareggio: e da noi con  l’Italicum come sarebbe andata? Di sicuro in GB non ci sono i nominati.
    (Bianca Vergati – Foto dell’autrice)

  • OLI 414: PAROLE DEGLI OCCHI – Il candidato?

    (Ferruccio Sansa – Foto di Giovanna Profumo)
    Genova 7 ottobre 2014 – Gli organi di informazione locali e la rete danno per possibile una candidatura come presidente alle elezioni regionali della Liguria del giornalista genovese Ferruccio Sansa.
    Si prospetta, ma sono solo piccole anticipazioni, proposte di singoli, una sua candidatura alle primarie del centrosinistra con un appoggio di civatiani, Sel, e stelle vaganti del movimento di Grillo.
    Qui lo vediamo inquadrato, in occasione di un incontro organizzato dal il Fatto, con i candidati sindaci durante la campagna per le elezioni del 2012.
  • OLI 384: POLITICA – Un Piano per le regionali

    Non si può certo dire che Genova non sia una fabbrica di idee. Considerata la chiusura delle fabbriche vere è un privilegio avere una classe politica così feconda di progetti e cantieri. E non ha nessuna importanza che per amministrare il quotidiano – vedi manutenzione strade, territorio, scuole, sanità, sicurezza – le risorse siano inesistenti, quando escono sulla stampa lenzuolate di grandi progetti e investimenti faraonici corredati dalla narrazione di incontri tra il nostro archistar Renzo Piano e Claudio Burlando.
    Come ha ricordato Piero Ottone su Repubblica il 14 giugno, il primo Affresco dell’architetto fu presentato nel 2004 ma poi “Lo si è deliberatamente messo da parte perché disturbava interessi costituiti, posizioni di potere, che non volevano nessuna riforma, nessun cambiamento”.
    Del primo Waterfront, Manlio Calegari aveva scritto su Oli, i suoi pezzi sono una fonte utile per comprendere dinamiche ed errori del passato.
    Ma oggi Piano non è stato coinvolto solo per il porto, ma anche per la sanità, durante un incontro con i direttori di Asl e Regione – di cui ha dato notizia Repubblica –  nel quale ha presentato il suo progetto di ospedale ideale, immerso nel verde dove dovrebbero esserci “quattrocento metri quadri per ogni posto letto”. E’ stata una lezione “sull’ospedale modello” dove massima è l’attenzione agli aspetti umani, al rapporto di paziente e famiglia con il personale sanitario. L’esatto contrario di quanto avviene in molti reparti della regione. Burlando ha precisato che ha coinvolto Piano perché cercheranno di fare strutture nuove come l’ospedale di Taggia, il Galliera, quello del Ponente genovese e il San Martino, che Piano dichiara non va buttato via perché “è un capitale pazzesco”.
    Ma non è finita qui. Il presidente Burlando spera che Piano possa coprire il ruolo di ambasciatore di Genova all’Expo 2015.
    C’è nell’aria una brezza – non ancora un Maestrale – di elezioni regionali, previste proprio tra due anni, meglio prepararsi per tempo.

    Poi ci sono Gronda e Terzo Valico, praticamente il Santo Graal, le opere destinate a sfamare eserciti di edili – ma siamo sicuri che siano liguri? – anche se incerto è il loro effetto su un territorio estremamente fragile.
    In questo scenario scoppiettante le aree di Cornigliano – per intenderci, quelle restituite alla città e in parte consegnate a Spinelli – sono di una desolazione disarmante e nulla è stato fatto, salvo arredare con dei giochi per bambini il piccolo polmone verde di villa Bombrini.
    Mentre le aree produttive si stanno inesorabilmente svuotando, sorge il dubbio che non saranno la Gronda e il Terzo Valico a farle riempire, in assenza di un modello di sviluppo serio, con il rischio che queste opere facciano la fine di Malpensa 2000.
    Ora si capisce perfettamente la necessità di predisporre il futuro, ma visti gli obbiettivi raggiunti e le occasioni sprecate e questo scollamento dalla realtà, siamo certi che Burlando e compagni siano ancora i politici di sinistra più adatti per rappresentare l’elettorato e guidare la Liguria?
    E Renzo Piano perché è così generoso da cascarci una seconda volta?
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 382: POLITICA – El candigato, quando la disillusione è totale

    Potrebbe benissimo applicarsi alla politica nostrana l’iniziativa di alcuni giovani messicani che hanno inventato il loro personale candidato alle prossime elezioni del presidente. Stufi delle solite promesse elettorali mai mantenute, preferiscono affidarsi alle promesse semplici di un gatto, el candigato, il “candigatto” ideale.
    Sulla base di questa semplice idea, stanno sviluppando una campagna elettorale che prende in giro quella degli altri candidati “umani”, solo virtualmente in competizione col gatto per la carica di presidente della repubblica messicana, sito web elcandigato.com.
    Con grande inventiva molti cittadini stanno aggiungendo sui social media manifesti virtuali e video con le promesse elettorali del gatto, che assicura di eliminare i topi dalle città, attività che certamente conosce meglio di chiunque altro, o di fare assolutamente nulla in campo legislativo, con lo stesso effetto dei soliti politici ma almeno promettendolo chiaramente prima della elezione.
    I video prodotti stanno spopolando in rete e gli stessi sono tradotti e sottotitolati in inglese per allargare la protesta oltre i confini della lingua spagnola: l’arrivo di internet sta cambiando notevolmente la società in tutto il mondo, senza questa tecnologia simili attività sarebbero impedite dall’ostacolo economico.
    Per ora el candigato è solo una protesta, i loro inventori non intendono candidarsi in prima persona, saranno certamente parte del partito degli astenuti che hanno perso ogni speranza di cambiamento.
    (Stefano De Pietro – immagine da internet)

  • OLI 370: GOVERNO: Grillo, Woody Allen, e il M5S

    Si è capito chiaramente: gli italiani non hanno nessuna voglia di tornare a votare.
    Questa probabilmente non è una buona notizia per Beppe Grillo, ma è ottima per chi ha votato il M5S pensando alla base e non al tragicomico.
    Gli elettori del movimento (settantacinque per cento) desiderano fortemente veder nascere un governo. Che è prevedibile debba intervenire con urgenza sul fronte lavoro, sanità, scuola, ambiente e giustizia. Temi per i quali il comico si è fortemente battuto, alimentando consenso attorno alle sue idee.
    Se Beppe Grillo smetterà di incarnare il ruolo madre di Woody Allen in New York Stories, lasciando che gli eletti del movimento crescano e provino a fare quello per cui sono stati votati, forse verrà sacrificata, per il governo del paese, la vena narcisista del comico leader, ma verrà colta un’occasione storica unica, dopo anni di malgoverno.
    E’ certo che senza M5S in parlamento avremmo rischiato di avere le solite e, in alcuni casi, brutte facce alla presidenza del senato e della camera. Perché nessuno si sarebbe posto il problema di presentare persone con il curriculum di Laura Boldrini e Pietro Grasso, nemmeno il Pd.
    In gioco, si capisce, è il ruolo di Grillo nel suo movimento e dei suoi eletti.
    Chi fa cosa e con quale delega.
    Che si capisce non può e non deve limitarsi al popolo del blog che non rappresenta affatto gli otto milioni di elettori del movimento.
    C’è da sperare che M5S non abbia le stesse tendenze suicide della sinistra italiana.
    Oggi nessun appello da sottoscrivere, tranne quello al buon senso.
    (Giovanna Profumo – foto da internet)

  • OLI 369: POLITICA – Gli amici divisi

    La grande maggioranza delle mie amiche e dei miei amici non solo non ha votato Grillo ma, detto in chiaro, proprio non lo può soffrire.
    Eppure ho anche carissime e intelligenti amiche e amici che nel Movimento 5 Stelle hanno riposto le ultime, residue, speranze di cambiamento.
    Quanto a me, rientro nel primo gruppo.
    Ogni tanto mi rimprovero di non aver fatto nessun serio tentativo per far cambiare idea alle care amiche ed amici che mi annunciavano il loro voto grillino. Poi, subito dopo, mi assolvo: il fenomeno elettorale che si è verificato è stato talmente sovrastante che qualche perorazione in più sarebbe stata del tutto inefficace. Dubito inoltre che, pur impegnando tutte le mie forze dialettiche, sarei riuscita a far cambiare idea anche a uno/una solo/a di loro.
    Mi interrogo su questo divario, al momento apparentemente incolmabile, nonostante le molte affinità personali, affettive, ma anche di natura sociale, culturale e politica che mi legano a loro, e che legano tra loro alcune di queste persone.
    Di certo, penso, sono stati fatti tutti gli errori possibili, sono state commesse tutte le possibili colpe, con l’esito di una realtà politica sconfortante.
    Ma questa realtà è riconosciuta e sofferta con la stessa angoscia sia da chi sta nel primo che da chi sta nel secondo gruppo.
    E allora, da dove viene una separazione così radicale?
    Forse una radice sta “nell’apprendistato politico” che amiche ed amici del primo gruppo hanno alle spalle in misura molto maggiore. Esperienze molto varie, di cui la principale non è quella di aver militato in un partito: in alcuni casi è successo, ma da anni più nessuna di queste persone ha una tessera in tasca. Invece in molti casi c’è l’essere stati delegati sindacali in fabbrica, o parte di associazioni e movimenti che hanno operato politicamente, facendo, nella pratica, i conti con differenze e complessità che impongono la necessità della mediazione non solo come espediente tattico, ma come esito dello sforzo di conoscere, comprendere, accettare, e a volte condividere, le ragioni degli altri.
    Nel mio giro amicale ad avere questo retroterra non sono solo le persone più “grandi” di età, ci sono anche delle giovanissime. Tutte comunque reagiscono con  insuperabile diffidenza ai tratti della comunicazione di Grillo: violenza verbale,  semplificazioni, tratto autoritario, sistematica svalutazione degli “altri”, identificazione tra leader e movimento.
    Sull’altra sponda prevale senza discussione il sollievo per la scossa che è stata data, la fiducia in un rinnovamento impersonato dalle facce sconosciute che si affacciano. Peraltro, si può osservare, non sono le sole: il 66% degli eletti del PD sono new entries. Tra loro il 41% di donne.
    Certamente eravamo giunti a un passaggio che imponeva una discontinuità, e al Movimento 5 Stelle va riconosciuto il merito di aver interpretato questa esigenza, spingendo in questa direzione anche le altre forze poltiche.
    Ma lo tsunami senza le consapevolezze e le disponibilità di cui si è detto rischia di produrre, di rimbalzo, un nuovo affondamento nella palude: indebolimento della parte più progressista del Pd, liquidazione di Sel, nuove opportunità ad una destra variamente interpretata;  il tutto a maggior ragione se la concretezza e le speculazioni della crisi economica verranno rese ancora più pressanti dall’incertezza politica.
    Ripenso, perché li ho vissuti nei primi anni ’70, a due momenti di passaggio non meno radicali: l’azzeramento della vecchia struttura sindacale fondata sulle Commissioni interne, spazzate via da un’inedita forma di democrazia, il delegato eletto su lista bianca nei luoghi di lavoro. E il separatismo femminista, quando le donne allontanarono gli uomini dai loro gruppi politici e dai loro cortei. Mentre si compivano questi atti di rottura la trama dei rapporti e della mediazione tuttavia non fu interrotta, ed è questa trama che ha sorretto e dato una prospettiva a quelle fasi di cambiamento.  
    (Paola Pierantoni)
  • OLI 368: ELEZIONI – L’inverno del nostro sconcerto

    Sono davvero sconcertata e tristissima per i risultati elettorali e per quello che sta succedendo adesso nella società politica e civile. 
    (Frammento di una mail a commento delle recenti elezioni)

    Se si imbocca la sopraelevata da Sampierdarena, la Lanterna, prima visibile al visitatore, è stata oscurata da una quinta di due torri, astutamente battezzate Torri Faro. Non si tratta di edilizia popolare e poco importa in quale PUC fossero inserite. Al progetto ha certamente dato approvazione il Comune di Genova storicamente amministrato da giunte di sinistra.
    A Cornigliano, le aree bonificate – oggetto di una recente inchiesta – e promesse alla cittadinanza con tanto di distribuzione di bulloni provenienti dall’area siderurgica nel maggio 2007, sono tuttora occupate dai container di Spinelli.
    Sui lavori per la messa in sicurezza del Bisagno ha posato gli occhi il Tar, che accolti due ricorsi, ha annullato il bando.
    Villa Raggio, in Via Pisa, era sede di ambulatori ASL. Donata alla collettività per un utilizzo a fini sanitari è stata venduta dalla Regione Liguria per fare cassa. Inutile il ricorso al Tar della famiglia Raggio. La dimora, suddivisa in lotti, oggi ospita appartamenti prestigiosi dotati di parco con piscina. Non risulta che una parte sia stata destinata alla cittadinanza.
    Mentre a Cogoleto l’enorme area dell’ ex-manicomio a Pratozanino era oggetto di cartolarizzazione, esattamente come Villa Raggio, i pazienti psichiatrici venivano comodamente ospitati in container per ben quattro inverni
    Cosa aggiungere sul buco di quaranta milioni dell’Istituto Brignole, sulla definitiva sepoltura all’Ist, e sugli investimenti fatti all’ospedale Evangelico Internazionale?
    Sono solo alcuni dei successi inanellati negli anni dalla politica locale e regionale, piccoli cammei che hanno contribuito, insieme al resto, alla scientifica polverizzazione di risorse collettive. Si tratta di scelte fatte in nome dei bilanci, del contenimento della spesa, da chi si dichiarava di sinistra. Dove la creatività distruttiva toccava il suo culmine si è arrivati a far credere al cittadino come necessaria la costruzione di un parcheggio al posto di una creuza storica.
    Quanti comitati gridavano il loro sconcerto in città e nel paese totalmente inascoltati da chi la politica la faceva di professione?
    Trasparenza, onestà e competenza: erano le parole chiave. Qualcuno ha aperto un cassetto e le ha tirate fuori.
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 367: PAROLE DEGLI OCCHI – Alta visibilità

    Foto Giorgio Bergami

    Due redattori di OLI sorridono appena usciti dal seggio. Domani è un altro giorno.
  • OLI 367: ELEZIONI – Previsioni Meteo

    Tsunami. Onda anomala. Gigantesca. Devastante. Si abbatte. Stravolge. Per sempre. Metamorfosi. Tempesta grillina. Gigantesco Vaffa-Day. Seppellisce definitivamente. Uccide. Macerie. Prima. Seconda. Terza. Repubblica. Altamente infiammabile. Inutile stampella. Rabbia sociale. Scagliandola. (*)

    La regione devastata mancava di un’adeguata stazione meteo.

    (*) parole tratte dall’articolo ‘Dopo lo tsunami’ di Massimo Giannini, La Repubblica, 26 febbraio 2013
    (Paola Pierantoni – immagine da internet)

  • OLI 367: ELEZIONI – Io voto solo con la mia penna

    Immagine da internet

    Sono venuti fuori dal nulla, spuntati alla chetichella dopo decenni di oblio, con la tessera elettorale intonsa, o, spesso, addirittura senza la tessera. L’esercito degli astensionisti ha deciso in parte di scendere nella pubblica piazza ed esprimere il proprio voto. Chi lavora nei seggi da molti anni non fatica a riconoscerli, anzi, neanche si deve sforzare. Lo dichiarano. Hanno dai 30 ai 45 anni, entrano affermando di non aver mai votato nella propria vita, o di non farlo da decenni. Alcuni neanche sapevano servisse la tessera e, avvertiti, se ne vanno via protestando contro la Loro burocrazia. “Loro” sono i nemici, quelli che sicuramente si frapporranno tra i neovotanti e la libera espressione del voto. Arrivati davanti alla presidente di seggio, vengono muniti di schede e matita copiativa, ma loro no, non ci stanno. Quella, d’altronde, è una matita. E non vogliono votare con la matita: il loro unico, prezioso voto, invecchiato per 10, 20 anni senza venire mai espresso, deve stillare sulla scheda indelebilmente. Uno dice “E se voto con la mia penna?” “le annullo il voto”, risponde sorridendo la presidente, pensando ad una burla, uno scherzo faceto per sdrammatizzare l’apparato ufficiale delle elezioni. “Allora chiamo i carabinieri, lo metta a verbale che me lo cancella! I miei me lo hanno detto che li cancellate, mi hanno detto di portarmi la penna e votare con quella!”. Ricondotto alla ragione, va in cabina ed esprime il suo voto ma va via bofonchiando: “me lo cancellano, me lo cancellano, Loro.” Un altro, giovanottone over 30 fresco di lampada al battesimo del voto, entra e, alla consegna della matita copiativa, richiede una penna. Alla spiegazione che la matita copiativa è indelebile, va a votare dicendo, anche lui “Lo so che poi Voi li cancellate, avevano ragione, Voi ci fate votare a matita e poi li cancellate tutti!”. Forse in molti non sanno che in un seggio è molto difficile imbrogliare: ci sono presidente, segretario e scrutatori, ci sono i rappresentanti di lista a garantire che lo scrutinio si svolga correttamente e senza brogli. Se qualcosa dovesse andare storto, il/la presidente di seggio ne risponde penalmente. La matita copiativa è lo strumento, indelebile, che si usa da sempre per votare e lascia un segno impossibile da cancellare senza rovinare la scheda. Non è tanto l’ignoranza civica abissale che pervade il popolo di ex non votanti, a preoccupare, né il legittimo dubbio che, se gli astenuti non si fossero astenuti dalle scelte politiche per tanti anni forse l’Italia avrebbe seguito un destino diverso. A preoccupare è il livore cieco che spinge a colpevolizzare, ed il pensiero paranoico che tutti siano acquattati nell’ombra ad tramare contro di loro, i giusti: ha un ché di paradossale, ha un sapore di tifoseria da stadio.
    (Eleana Marullo – foto da internet)