Categoria: PUC

  • OLI 310: CITTA’ – Il Puc e l’urbanistica di mezza estate

    Sconti di fine stagione alla commissione urbanistica del comune, dove arriva tutto o quasi e non si decide niente, fra pretestuose polemiche che si concludono spesso al grido di “aula”, ovvero decisione in consiglio quando la sinistra voterà come da maggioranza e l’opposizione contro, in un tedioso dejà vu: qui il voto conterà e non si filosofeggia. E poi le ferie incalzano.
    In nome di parole abusate come riqualificazione e preoccupazione per il lavoro che non c’è, si susseguono infaticabili funzionari con pratiche su aree ex industriali, centri commerciali, residenze, parcheggi.
    Il nuovo Puc incombe e così c’è fretta d’approvare progetti che non rientrerebbero nelle suggestioni dell’agognato piano: per chi è seduto in Sala Rossa una palla di neve, ricordi di bambino.
    Work in progress è stato definito, in realtà un caleidoscopio d’immagini diverse ogni volta, con modifiche al documento iniziale; variazioni – si ribadisce – “rigorosamente suggerite dal territorio”, cioè dai nove Municipi che altrettanto rigorosamente consulteranno i cittadini dopo l’approvazione in consiglio comunale, in virtù di una partecipata partecipazione, peraltro non di legge, ma sempre annunciata.
    Forse visitando la mostra sul Puc alla Loggia di piazza Banchi la gente saprà se vicino a casa passerà una nuova strada o ci saranno altri palazzi.
    Intanto si esamina quello che nel Puc non c’è, ma conta.
    Così all’ex Verrina di Prà per combattere il degrado – contro cui protestano a gran voce circa 120 cittadini – si faranno un grattacielo vista mare di 25 piani in cambio di un asilo per 50 alunni (due classi), un centro commerciale con tetto a verde piantumato: il campetto da tennis, peccato, non ce l’ha fatta, non sarà regolamentare e poi chi gioca a tennis ormai.
    Le aree ferroviarie di Trasta, Fegino e Mura Zingari ospiteranno residenze, uffici, alberghi con modifiche di destinazione d’uso da subito, poichè gentilmente Ferrovie concederanno nuovi binari e fermate per metropolitana di superficie con trattative in atto dal 2000 circa.
    Nel frattempo Esaote per andare agli Erzelli avrà garantito per la sede che dismetterà un indice di edificabilità di 2 per mq, mentre all’Expò di Milano si concede lo 0,57: si spera garantisca davvero l’occupazione, con il Municipio che parla di trenta milioni di oneri di urbanizzazione per il suo quartierino, ma non si occupa di come arriveranno in collina lavoratori, studenti di ingegneria e abitanti. Per un ascensore o una nuova fermata di treno s’interpellerà Roma, per ora strada allargata e una nuova fermata di treno bus ad hoc, investendo ecologicamente su gomma.
    Agli incontri sul Puc si alterna pure l’architetto del Lido, che presenta la sua fresca fatica, il progetto dell’ospedale Galliera, per il quale la Regione darà un terzo di 180 milioni di euro, un altro terzo lo si ricaverà dalle dismissioni di immobili e l’ultimo terzo da un mutuo che si ripagherà con i risparmi logistici e quelli energetici. Si propone infatti una centrale di cogenerazione, che probabilmente avrà la potenza di quella in porto, visti i risparmi… Bocche cucite per il residenziale della curia, zero soldi per l’ospedale a Ponente con sede fantasma.

    Circa la mobilità suggerimenti di Puc alla grande, con la tramvia in Val Bisagno, il cui costo è di 15 milioni a chilometro, due nuovi ponti e via il vecchio di Sant’Agata. Per ora ci sono soltanto 14 milioni, che serviranno per questioni idrogeologiche, ma ci si sta attrezzando. Per le autorimesse grandi progetti per dove farle, vedi lo stadio Carlini, vagheggiando la dismissione di quella della Foce, con Boccadasse ancora in “pre scavi”.
    E i parcheggi dove li mettiamo? Popolazione invecchiata ma agguerrita pare, dato il numero di box proposti in tutta la città, tante pantere grige al volante o collezionisti di auto i nostri concittadini.

    Si può scegliere: dai cinque piani di via Dino Col, in faccia al matitone, a stretto contatto con la galleria del treno e palazzi sovrastanti, ai box del muraglione del convento vincolato, nei pressi degli Emiliani a Nervi, passando per Quarto Castagna con riqualificazione di ex fabbrica (Till Fisher): case e box, e che importa se si massacrano ciottoli di creuza in contesto millenario.
    Centomila euro a box in vicoli stretti a levante o a Castelletto, in via Preve. Indovina chi investe.
    Come dice il vice sindaco: “Ci hanno messo i loro soldini, i costruttori, bisogna aiutarli se non vendono…” Perciò non prezzi più bassi per i cittadini, ma una bella variante perchè diventino pertinenziali i box a dieci chilometri da casa per pagare meno tasse. Danno erariale? Fuffe. A settembre i particolari sulle delibere passate a ferragosto.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 296: CITTA’ – Nuovo Puc, se il Parlamento docet

    Mercoledi 30 marzo, terzo incontro sul nuovo Piano Urbanistico di Genova.
    Non c’è la campanella ma servirebbe tanto. La sala rossa del consiglio comunale sembra un’aula scolastica, pochi al loro posto, tanti in piedi, gruppetti a chiacchierare. Invano il giovane presidente apre i lavori, i più indisciplinati non demordono, specie i senior. Comincia così la seduta della commissione urbanistica sul Puc, i timori si rilevano fondati, anche oggi si segue un rituale già visto per le proteste dell’opposizione, che si tramutano in liti aperte, attacchi personali, intimazioni a chi presiede. Durano quasi un’ora le intemperanze e alcuni della maggioranza sgattaiolano furtivi, hanno già fatto presenza.
    Il motivo del contendere è l’indisponibilità di materiale “cartaceo”, ovvero il documento del Puc è soltanto su dischetto e più consiglieri asseriscono di saper usare poco il computer.
    Al massimo la posta si borbotta e poi al grido di “non ci si può permettere! Ma qui ci prendono per … ” si sottolinea che il regolamento espressamente prescrive che va fornita documentazione comprensibile.
    “Il Puc non è ancora quello definitivo e quindi inutile stamparlo” si ribatte in un vociare fastidioso.
    Ecco infine la sindaco, trafelata, che spiega essere appena arrivata da Milano per la presentazione ufficiale di Euroflora, che si terrà a Genova e quindi altri buuh, contiamo meno di Busalla.
    Un po’ d’ordine, siamo qui per lavorare, si devono ultimare le spiegazioni: frettolose e schizofreniche, soprattutto per chi non ha nemmeno visionato il dischetto.
    L’oggetto del contendere è invero “corpulento” : centinaia di pagine di scritto e tavole a colori.
    A stamparlo per gli addetti (consiglio comunale, nove municipi, associazioni, Confindustria, ordini architetti e altri ancora) si presume un costo di migliaia di euro per cui: i volenterosi lo studino a computer, mentre l’unica corposa copia cartacea è consultabile presso l’ufficio di presidenza.
    A quel punto ci si chiede perchè non fare un bel corsetto di uso minimo del web o se invece non sia questo un modo per non proseguire i lavori, pur riconoscendo che un po’ di ragione chi protesta la possiede. Cartine, tabulati , obiettivi, sistemi, insomma un “tomo” così puntuale e preciso, davvero impegnativo per chi non è del mestiere.
    Confusione voluta, mania di grandezza, eccesso di precisione?
    Il Puc è comunque ambizioso con sfaccettature accattivanti come l’idea dell’acqua che accomuna i sistemi territoriali, in cui viene suddivisa Genova e dintorni, non più l’abitato del mare soltanto, ma lo spazio di collina e le sue vallate
    Certamente il “piano” risulta positivo per l’inserimento a livello europeo della città-porto e quindi giusto considerare infrastrutture, corridoi di mobilità nel contesto globale, insieme all’aspetto demografico, pur se quello socioeconomico appare sotto traccia. Si devono però fare i conti con l’Europa e anche con Autorità portuale, ente Fiera, Autostrade e insieme agli obiettivi, il verde, il piano energetico, l’aspetto geomorfologico, il costruito, gli spazi vuoti, i servizi,le aree dismesse o produttive….e se si va al succo del discorso, cioè che cosa ne sarà di un’area, ci si perde.
    Troppa frammentazione, non sembra un piano fatto per i cittadini. Sarà autentica, eppure sfugge, la proclamata reale attenzione per il territorio, sarà campo di caccia per dispute leguleie.
    Ad esempio l’ex ospedale di Quarto è inserito sia negli “obiettivi” come “parco tecnologico-scientifico” (“meraviglia, pensi, forse faranno un campus, visto che l’università dismette per far cassa …), sia nei “sistemi di trasformazione di aree”, e qui se ne parla come “insediamento residenziale integrato con un polo per atti direzionali e ad alto contenuto tecnologico del levante”. Ma non si sta già facendo il polo degli Erzelli a ponente? Forse un’ipotesi per Abb o Ericsson, o una vaghezza?
    “Una città che guarda al futuro con il nuovo Piano Urbanistico Comunale e la candidatura europea a Smart City, un progetto per migliorare la qualità della vita dei genovesi attraverso uno sviluppo economico rispettoso dell’ambiente” secondo Richard Burdett, l’archistar londinese, artefice del Piano, “perchè Genova ha tre qualità fondamentali: compattezza territoriale, al di là delle ovvie difficoltà di trasporto, una felice posizione geografica verso sud che può consentire di sfruttare al meglio l’energia solare e forte connessione tra il tessuto economico e sociale”. Sic, speriamo bene alla prossima seduta e non solo.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 294: CITTA’ – Il nuovo Puc, lecito sognare

    Da un sogno, forse una speranza, parte il nuovo Piano Urbanistico Comunale di Genova: un Puc che ha impegnato più di 60 fra tecnici e architetti, come ha sottolineato la sindaco in sala rossa, per arrivare alla conclusione di un impegno preso in campagna elettorale, messo in cima alle priorità del suo mandato, tanto da tenere a sé la delega all’Urbanistica.Genova si dovrà preparare ad accogliere quasi un milione di persone, 320 mila “city users”, in più, “nomadi”, che verranno magari a lavorare di passaggio per realizzare le grandi opere previste, persone che per scelta o necessità trascorreranno a Genova parte della loro vita.
    -Non si pensi ad un aumento di abitanti ma di avere una fascia di persone che gravitano sulla città , spiega la Vincenzi,- l’esempio sono i ricercatori dell’Iit, 600 ricercatori di altissimo livello, che si fermano qui per cinque-sette anni al massimo.
    E già verrebbe da chiedersi perché se ne vanno invece di fermarsi.
    Così pur partendo da un’analisi del Censis, che conferma per i prossimi vent’anni i 600mila abitanti attuali, si elabora un’ipotesi di città che dovrà espandersi nei servizi, ma non nel consumo di suolo, una città “compatta”, che costruisce sul costruito. Meno male. Peccato che si continui a costruire, vedi i grattacieli di S.Benigno a Ponente o il palazzone di via Rossetti a Levante.
    Sono sempre tutte eredità ?
    Eppure il Censis parla chiaro: una città-elefante, non gazzella, che crescerà di poco, Anzi entro il 2025 si avrà desolatamente un meno 19% di under 14 , arrivando ad essere soltanto il 10% degli abitanti, mentre gli over 65 saranno un terzo della popolazione: secondo Anci ( Corriere della Sera, 14 marzo) nel 1951 Genova aveva 80mila abitanti in più.
    Auguri alla sindaco per un sogno che si vorrebbe disperatamente condividere. Mancano gli attori però per questa città futuribile, la politica e l’economia.
    La politica, che si è mossa soltanto con la grande crisi, cieca al declino della città già in atto da molto tempo prima, preoccupandosi poco delle aziende che si rattrappivano, quando non chiudevano o si trasferivano.
    Liberando così spazi ghiotti come l’ex Boero, l’ex Verrina, l’ex Italsider, l’ex Saiwa, l’ex, l’ex… e via alla riqualificazione con palazzine, grattacieli, su cui ha investito “la meglio imprenditoria” e le banche.
    E al Cardinale che al te deum di fine d’anno tuona: – le risorse ci sono, è imperativo morale metterle in circolo – (Secolo, 2 genn 2011), risponde Viziano, leader dell’omonimo gruppo di costruzioni: – ma la città non sostiene chi fa investimenti.
    Mentre il petroliere Garrone scrive una lettera a Il Secolo il 4 marzo 2011: – Abbiamo dovuto sempre lottare in questa città sì bellissima ma così ostile e difficile … Il motivo del lamento? Non riesce a costruire lo stadio. Tutta roba che dà lavoro.
    Inutile affannarsi per un Malacalza che se ne va o ad un Ansaldo che chiede da anni lo sbocco a mare e a cui ancora pochi giorni fa è stato chiesto di aspettare altri tre anni, senza appoggiare mai di fatto il lavoro di eccellenza che rappresenta. Così la Silicon Valley degli Erzelli pare più un’operazione immobiliare che “la cittadella della conoscenza” tanto auspicata: si spera non sia così, anche se il Politecnico che lì doveva nascere e che non si è fatto, politica e imprese l’avevano molto tiepidamente appoggiato.
    L’unico affare l’ha messo a segno l’imprenditore della siderurgia, che non lo si riesce a schiodare dagli spazi, datigli in omaggio dalla politica appunto.
    La sindaco vagheggia – una città capace di accogliere e di attrarre grazie alle nuove infrastrutture ma anche ad uno sviluppo promesso dal rilancio del porto e dalla nascita di nuove attività sulle aree già oggi libere, oltre un milione di metri quadrati censiti e registrati.
    Dunque imprese e lavoro cercasi per un milione di spazi e di persone. Intanto ci si accontenterebbe di un lavoro per quelli che già ci sono.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 267: VERSANTE LIGURE – Puc indolore

    Il Tar sentenzia e zac:
    è cancellato il Puc!
    Comune sotto choc
    d’urbanistìco crac,
    ma con seduta ad hoc
    al Puc già di Perìc
    (la “u” restata è in Bic)
    rinnova tosto il look
    (seduta-lampo doc
    stile “Già fatto? Pic”).

    Versi di ENZO COSTA

    Vignetta di AGLAJA