Categoria: OLI 420

  • OLI 420: PAROLE DEGLI OCCHI – Gita scolastica

    (New York – giugno 2014 – foto di Giovanna Profumo)

  • OLI 420: SCUOLA – Quante bambine perdute?

    Incontro la Maestra Tina in via Cairoli, è furibonda.
    La settimana scorsa, mi racconta, ho finito il giro delle scuole del circondario. Ogni anno, ad inizio anno scolastico, vado a trovare i miei bambini che sono andati in prima elementare, parlo con le maestre e vedo come stanno. Ma non riuscivo a trovare O. Pensando che fosse tornata in Bangladesh sono andata al negozio di frutta e verdura del papà per avere notizie.
    Quando mi vede il papà mi accoglie sorridendo, gli chiedo della bambina e mi dice che è a casa con l’ultima nata. – E la scuola? – Quale scuola? Mi risponde lui. – In Italia tutti i bambini e le bambine devono andare a scuola. Se no vengono i Carabinieri. Il padre si scusa, dice che non sapeva, che da loro non usa. – Mi aiuti lei maestra! E così l’ho accompagnato a fare l’iscrizione a scuola. Ma pensa, quanti mesi ha perso O. di scuola e quanti mesi ha perso la scuola per lavorare con O.? Una bimba sveglia, curiosa, che ha voglia di imparare.
    Ma come è possibile che una bambina nata in Italia, che ha fatto la scuola materna nel nostro paese, ad un certo punto sparisca così? Quale sistema di vigilanza abbiamo? La domanda della maestra è importante, e io la ringrazio. Se non ci fosse lei, che di sua iniziativa e utilizzando il suo tempo libero, va a trovare i “suoi bambini”, nessuno si sarebbe accorto di O. E chissà se ci sono altre O. che vivono chiuse tra le mura domestiche ad allevare fratellini, a cucinare e a lavare, a soli sei anni, magari di fianco a casa nostra, che hanno condiviso la stessa aula dei nostri figli l’anno precedente.
    (Arianna Musso)

  • OLI 420: POLITICA – Il Movimento 5 Stelle alle regionali 2015

    (Paolo Putti e Beppe Grillo il 15 aprile 2012 )

    L’organizzazione della squadra per la competizione elettorale per le prossime regionali in Liguria, nel Movimento 5 Stelle, è stata legata ad un piccolo post-scriptum di un post sul sito beppegrillo.it: “Paolo Putti non è il referente dello staff di Beppe Grillo per le elezioni regionali in Liguria”. Per comprendere cosa sia accaduto, occorre fare un passo indietro, a novembre 2014, quando Putti era stato indicato da Casaleggio e Grillo come il referente per le elezioni regionali per la parte di organizzazione delle “regionalie” (le primarie del M5S), svolte come al solito online e aperte a chiunque fosse registrato sul sito del Movimento 5 Stelle.
    Lo scopo di questo affidamento, differente da quello delle elezioni nazionali (affidate al gruppo consiliare savonese del M5S) e poi di quelle europee (sempre affidate a Savona ma questa volta ai loro parlamentari) era un messaggio molto forte di Grillo alla presenza di situazioni di litigio permanente tra vari gruppi territoriali, come accade in Liguria da sempre. Putti, evidentemente, era stato considerato in grado di dirimere tali conflittualità, ed in effetti, a differenza del 2010 quando il Movimento non si era agglomerato, questa volta il M5S si presenterà con una lista ben nutrita di 24 candidati consiglieri.
    Graticole, incontri, banchetti, presenza sui territori, tutte le regole classiche del M5S, poi apparentemente in modo inatteso nasce una proposta diversa per la scelta del candidato presidente, che era invece indicata nelle indicazioni dello “staff” milanese da effettuarsi tra i 24 candidati con un’elezione online, La “proposta Putti” viene esplicitata in un articolo pubblicato il 12 gennaio 2015 sul sito genova5stelle.it e sostenuta da molti consiglieri e attivisti liguri. La proposta era quella di aprire alla possibilità di scegliere un candidato esterno al Movimento, consentendo a chiunque di indicare un nome sia tra i candidati già precedentemente scelti che nella “società civile”, come già fatto per le quirinarie nel 2013. Poi, una elezione online tra gli iscritti cinquestelle avrebbe consentito di votare, consentendo quindi di allargare la possibilità di vittoria alle regionali 2015.
    Ma il risultato è stato un no secco di Grillo, e a distanza di pochi giorni da questo, è uscito il post scriptum citato in apertura.
    Non si intende entrare nel merito delle scelte del capo politico del Movimento, ognuno è libero di indicare delle strade politiche che ritiene migliori e se ne assume, come sempre, gli onori e gli oneri di fronte agli elettori; certamente il metodo di comunicazione scelto lascia con l’amaro in bocca chi ha visto e vissuto da vicino l’impegno dimostrato da Paolo Putti per traghettare il Movimento verso le regionali 2015 in Liguria.
    (Stefano De Pietro – foto di Giovanna Profumo)

  • OLI 420: COMUNE – Mare, monti e molto affetto

    Nella mestizia generale che, come una cappa, avvolge Genova per agenti, non solo atmosferici, può strappare un sorriso la lettura dei quotidiani.
    Due interventi meritano la palma per originalità.
    Il primo è del sindaco Marco Doria che, intervistato dal Secolo XIX, sulla vicenda Costa dichiara “siamo di fronte ad una società che non ha nessun affetto per Genova”, “una multinazionale le cui scelte sono totalmente anaffettive” . La mente cerca di ricordare quali aziende, negli ultimi anni, abbiano dato prova di un coinvolgimento che non fosse spinto dal profitto o dagli interessi economici. La stessa Costa, azienda in mano ad una storica famiglia genovese, è stata ceduta dalla proprietà ad una società americana anteponendo interessi di famiglia ad italianità del brand. Per non parlare del Secolo XIX, quotidiano che ospita l’intervista, probabile vittima di futuri tagli, dopo che la famiglia Perrone ha ceduto il 77% a John Elkann.
    E’ un fatto, purtroppo, che la dimensione affettiva ha poco a che fare con le decisioni aziendali e che, spesso, dipende dai lavoratori – Thyssen, Fiat, Indesit, Ilva sono dolorosi esempi– difendere con gli strumenti che hanno il proprio posto di lavoro o quello che ne resta. Alla politica il compito di mediatore serio e l’autorevolezza per valorizzare quello che c’è in risorse, competenze, capacità nelle aziende genovesi magari cercando di conoscere un po’ meglio i diversi contesti ed i problemi delle società che sono chiamati a tutelare.
    Il secondo intervento è di Emanuele Piazza, neo-assessore renziano all’Economia e al Patrimonio del Comune di Genova che, intervistato da Repubblica, presenta il suo ventaglio di idee e suggestioni spaziando dal futuro lavoro per gli ex dipendenti ILVA – sono già ex i cassintegrati del siderurgico? – alla Smart City.
    Il titolo del pezzo è accattivante: “Il nuovo assessore lancia la città verticale”. Non sembrerebbe una novità visti ascensori, funicolari e passerelle già raccontati da Luzzati in un bellissimo cartone. Ma poi con Piazza, ci si ritrova a Courmayeur, non Genova, nel leggere delle due telecabine che il comune ha nel cassetto. Una, già finanziata “pronta per fine anno” – di cui OLI aveva scritto – che collegherà Erzelli con Cornigliano. Indispensabile, sembra, per sorvolare sui banali problemi di trasporto pubblico che devono affrontare oggi i frequentatori della mitica collina. L’altra con “un progetto mare-monti” – nemmeno fosse una pizza – sarà “una funivia che dall’area del Porto Antico” salirà “fino ai forti”. Chissà dove verranno piantati i piloni di quest’opera accattivante e quale percorso, che non sia sopra le case, verrà tracciato per permettere a cavi e cabine di sorvolare il Centro Storico di Genova per arrivare fino ai monti. Certamente l’assessore terrà informati i cittadini. Per ora basterebbe potenziare la linea dei bus collinari. O riaprire l’ascensore che collega Brignole a Corso Montegrappa.
    Ma non ci dovrebbero essere problemi visto che tra piano Junker, dissesto idrogeologico, Erzelli, l’assessore dichiara che arriveranno “circa 500 milioni sulle linee strategiche della città”
    Mare e monti. A qualcuno verrà già l’acquolina in bocca.
    (Giovanna Profumo – immagine da Internet)

  • OLI 420: VERDE- Bolgheri in città

    Una notte di dicembre un forte vento ha completamente sradicato un cipresso che era già talmente inclinato, dentro la sua gabbia di asfalto priva di terreno, che si è abbattuto lungo il marciapiede per fortuna senza danni. Il contesto è un monumento vivente da salvare e poco noto, il filare di cipressi antichi che caratterizza Viale Gambaro, una bellezza straordinaria ma totalmente sconosciuta, dove ogni cipresso sopravvive ancora, pur soffocato dal cemento dei marciapiedi.
    In città di questi tempi, si assiste alla decimazione di alberi ad alto fusto, in particolare nel centro e a levante. Dopo l’ultima alluvione, dove ogni traccia di verde pare abbia contribuito a intasare i nostri rivi, dopo le numerose trombe d’aria che hanno divelto e sradicato numerosi alberi a dicembre, e dopo la constatazione che alcune piante sono state infestate da insetti nocivi, sia il Comune di Genova che i privati cittadini si sono attivati per tagliare e sradicare alberature come se nulla fosse, oramai presi dal panico o dalla paura di essere danneggiati dalle fronde secolari dei nostri alberi.
    Si vedono spesso recinzioni attorno a grandi alberature e dopo qualche giorno solo tronchi spezzati, come se i nostri alberi fossero i reali assassini del nostro territorio e dei suoi eventi naturali…
    Non ci si rende conto che gli alberi crollano perché magari sono alla fine della loro vita, spesso perchè non vengono rispettati. Ogni pianta ha necessità di uno spazio vitale che, a seconda del proprio diametro, ha una sua dimensione, ma la maggior parte delle alberature stradali non ha un’area di rispetto adeguata, come ben evidenziato nell’art. 7 del Regolamento del Verde del Comune di Genova. Chi contribuisce ad asfaltare le strade non sa che la base di qualsiasi tronco di albero deve restare libera da qualsiasi traccia di cemento.
    Dopo l’abbattimento della pianta, non ci si preoccupa di ripiantare una nuova alberatura, come impone lo stesso Regolamento, trincerandosi dietro la motivazione di piante compromesse per viali troppo fitti.
    Di certo mantenere gli alberi costa, però di cultura del verde se ne vede poca. Come la consapevolezza della bellezza del nostro patrimonio naturale vivente, e chi dovrebbe incentivarne la conoscenza poco fa per salvare la bellezza intorno e dentro di noi: diventa più semplice tagliare un albero che intervenire in potatura e manutenzione adeguati.
    Intanto si sta per perdere forse l’unico antico filare di cipressi della città.
    (Ester Quadri – foto dell’autrice)

  • OLI 420: DONNE – Natale in Amazzonia

    Gardenia mentre taglia la yucca

    Gardenia arriva lieve, i piedi scalzi, sulla sua pelle scura spicca il vestitino verde a balze, piccola, sottile, come una bambina. Quando tutti i turisti sono arrivati nel capanno, esce in silenzio, si avvia verso i campi, impugna un machete e con sicurezza taglia un alberello, scava fino alle radici, ne estrae dei grossi tuberi bitorzoluti. È la yucca, che lei pela veloce, riavviandosi al capanno, dove ha predisposto una grande teglia su un fuoco di legna. Lava le grandi patate infangate, predispone grattugie in una vasca di legno e insieme a lei, qualcuno inizia a grattugiare. Come sono goffi tutti, a parte gli italiani! Poi stende la polpa ricavata in un’amaca di foglie, che appende e comincia a torcere: la bella biondina olandese l’aiuta, ma dà un calcio alla bacinella, in cui si stava raccogliendo il liquido. Gardenia è raggelata, quel liquido serviva per fare zuppe, poi setaccia ed infine sparge la farina nella padella fumante e ne ricava una specie di focaccia saporita, che verrà servita come pane. Sguscia all’interno una bimba, enormi occhi neri, è Elisa, figlia di Gardenia, che spia la mamma, è ora di pranzo, poi scivola via .

    Il momento dell’arrivo al villaggio

    Racconta Gardenia, nel vendere anche braccialetti intrecciati, che quello è il suo lavoro, lei parla una lingua che non è il castigliano, e neppure quella di suo marito, ma sono venuti a vivere lì perché si sta bene, ha trovato come sostenere il bilancio familiare, prende tre dollari a turista, il suo villaggio è ad altre due ore di canoa e se scende in città deve fare mezza giornata di barca. Pochi gli uomini in giro, soltanto alcuni sulla riva a pescare, pensi che saranno a lavorare in città, gli uomini, sarà così. Forse ma anche nella “civiltà” tante, tantissime sono le donne in giro insieme ai loro bambini: vendono jugo di cocco, banane e altri frutti meravigliosi agli angoli delle strade, spingono il loro carretto quando lo hanno, altrimenti si caricano sulle spalle i loro prodotti. Dalle Ande alla costa vedi soprattutto donne, giovani con i loro piccoli, vecchie altere sotto il loro feltro rotondo. Sono una folla le donne, paiono proprio loro a mandare avanti i paesi, paesi emergenti li chiamano, laggiù nel Sudamerica caldo, dolce, sonoro, colorato e così disuguale: ville e villette arroccate dietro alti muri, i vigilantes spavaldi e ingrugniti a tenere lontani i curiosi e i poveri, che vivono in moltitudine in case appena accennate , dai buchi bui per finestre, quando va bene un tetto di eternit, altrimenti di paglia, file di panni stesi, intorno terra polverosa e fango, in cui giocano bimbi, cani, galline.

    (Bianca Vergati – foto dell’autrice)

  • OLI 420: ESTERI – Voci dalla stampa internazionale

    Glenn Greenwald sulla libertà di espressione
    The Intercept, 09 gennaio 2015: “Spero che la celebrazione di questa settimana dei valori di libertà di espressione possa generare una diffusa opposizione a tutti questi violazioni, di lunga data e crescenti, di diritti politici fondamentali in Occidente, non solo di alcuni.” 
    https://firstlook.org/theintercept/2015/01/09/solidarity-charlie-hebdo-cartoons/

    “Il presidente palestinese, Mahmoud Abbas, ha ordinato un’indagine su un vignetta apparentemente raffigurante il profeta Maometto in un giornale ufficiale palestinese.”
    The guardian, 3 febbraio 2015: “La mossa è arrivata a meno di un mese dopo la partecipazione di Abbas insieme ai leader mondiali alla marcia per la libertà di parola a Parigi a seguito di un attacco mortale da uomini armati islamici sulla rivista satirica francese Charlie Hebdo”. “L’artista Mohammed Saba’aneh, musulmano, ha detto che non voleva dire nulla di male. Il dato non era Maometto, ma “un simbolo di umanità illuminata da ciò che il Profeta Maometto ha portato”, ha scritto su Facebook.” http://www.theguardian.com/world/2015/feb/03/palestinian-newspaper-prints-muhammad-cartoon

    Un terzo degli americani rifiuta l’evoluzione
    The Guardian, 29 gennaio 2015: “Pubblicato sulla rivista Science, il sondaggio rivela che il 31% del pubblico americano ritiene che gli esseri umani erano esistiti nella loro forma attuale fin dall’inizio, un ulteriore 24% afferma che gli esseri umani si sono evoluti sotto la guida di un essere supremo.” http://www.theguardian.com/science/2015/jan/29/evolution-gm-food-climate-change-us-survey

    Sono una donna americana di New York e non mi era permesso guidare.
    PRI, 22 gennaio 2015: “Sono cresciuta in un piccolo villaggio popolato nello stato di New York chiamato Kiryas Joel. E in Kiryas Joel non è permesso alle donne guidare. E’ un paese di ebrei Hasidic ultra-ortodossi. Nella mia città natale, le donne non possono essere incarcerati per guida, come lo è in Arabia Saudita, ma guidare è ancora vietato. Una donna che guida rischia di essere isolata ed i suoi figli espulsi dalla scuola privata Hasidic e può essere scomunicata dalla comunità”. 
    http://www.pri.org/stories/2015-01-22/im-woman-america-and-i-wasnt-allowed-drive

    327 ebrei sopravvissuti e discendenti di vittime dell’Olocausto condannano “il massacro dei palestinesi a Gaza” operato da Israele e criticano gli Usa per il sostegno economico fornito.
    International Jewish Anti-Zionist Network: “Come ebrei sopravvissuti e discendenti dei sopravvissuti al genocidio nazista, condanniamo in modo inequivocabile il massacro dei palestinesi a Gaza e l’attuale occupazione e la colonizzazione della Palestina storica. Abbiamo Condanniamo inoltre gli Stati Uniti per aver procurato ad Israele il finanziamento per effettuare l’attacco, e gli Stati occidentali in genere per l’uso del loro muscolo diplomatico per proteggere Israele dalla condanna. Un genocidio inizia con il silenzio del mondo.” http://ijsn.net/gaza/survivors-and-descendants-letter/

    L’Occidente e l’Islam dopo Charlie Hebdo, tutti i nodi vengono al pettine
    Il Sole 24 Ore, 15 gennaio 2015: “Quella di Parigi è una storia sbagliata” (..) “Questa è la storia di un’ipocrisia francese e occidentale con la complicità degli stessi alleati musulmani”(..) “Proprio Erdogan fece arrivare in Turchia migliaia di combattenti libici da inviare in Siria, accompagnati da tunisini, algerini, marocchini, ex reduci afghani, ceceni e yemeniti: l’internazionale dei jihadisti doveva servire ad annientare il regime alauita di Damasco. Sarebbero bastati pochi mesi, raccontavano, per far fuori l’allampanato figlio di Hafez, alleato da 40 anni di Mosca e Teheran: ma le storie sbagliate, come si vede, nascono anche da calcoli sbagliati.”
    http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-01-14/l-occidente-e-l-islam-charlie-hebdo-tutti-nodi-vengono-pettine-161250.shtml

    Israele vieta l’uso di stufe e riscaldamento nei campi di concentramento per i richiedenti asilo africani. Haaretz, 12 gennaio 2015: “La disgrazia morale, di vietare l’uso di stufe per i richiedenti asilo dimostra ancora una volta che la prigione Holot deve essere smantellata ed i suoi 2.200 detenuti rilasciato.” http://www.haaretz.com/opinion/1.636571
    (a cura di Saleh Zaghloul – immagine di Guido Rosato)