Categoria: Società

  • OLI 279: TELEVISIONE – Le liste delle donne

    L’immagine delle donne in Italia, e la loro concreta condizione, attraversano tempi bui dalle nostre parti. Gli elenchi che Emma Bonino, Susanna Camusso, Arabella Soroldoni hanno scritto per “Vieni via con me” (quello di Arabella è stato letto da Laura Morante) sono la voce delle donne che incultura e sfruttamento tentano di cancellare.

    Molti ieri li avranno sentiti questi elenchi, e in ogni caso tutti sanno andare a cercarseli su You Tube. Però li proponiamo anche qui, su OLI, per dire che sono un antidoto formidabile ai nostri veleni quotidiani.
    http://www.youtube.com/watch?v=vsdyLCzXcgU
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 279: SOCIETA’ – Papi, preservativi, prostituti e persone

    Sulla novità di Papa Ratzinger in merito all’uso del preservativo ( … quando una prostituta utilizza un profilattico, questo può essere il primo passo verso una moralizzazione … ) Marco Tosatti (La Stampa on line, 20 novembre) esprime cautela, osservando che Ratzinger “è un teologo di lungo corso e finissimo, sa bene di muoversi nei binari della più stretta ortodossia e della tradizione cattolica … la posizione da lui espressa sull’uso del preservativo fa colpo ma non è una rivoluzione”.
    Luigi Accattoli, noto vaticanista, ricostruisce sul Corriere della Sera on line del 21 novembre, la storia che sta alle spalle di questa “apertura”, elencando le considerazioni che diversi esponenti ecclesiastici (Martini, Tettamanzi, Cottier, Juan Antonio Martinez Comino) hanno espresso negli ultimi dieci anni, tracciando una via per individuare una limitata casistica di “uso legittimo” del preservativo.
    Il primo, irritato pensiero è: possibile che la Chiesa non riesca a parlare di donne senza infilarle nelle categorie della sposa, della santa, della madre e della prostituta?
    Poi però ecco la smentita: Ratzinger in realtà ha parlato di prostituto, al maschile. E’ stato il traduttore italiano a sbagliare, al contrario dei suoi colleghi inglese (male prostitute) e francese (homme prostitué): incredibile la forza degli stereotipi nel nostro senso comune!
    Ma perché il Papa è andato a prendere il caso più raro del prostituto maschile? E’ sempre Luigi Accattoli, sul Corriere della Sera del 22 novembre a fare una interessante disanima della questione: si è forse trattato di un atteggiamento colto e anticonformista? Oppure è che in un rapporto omosessuale non è implicata la procreazione? Forse, ma allora come la mettiamo con un prostituto maschio che ha rapporto con una donna? Anche in questo caso c’è di mezzo una possibile procreazione…
    Il Vaticano taglia corto: “Non c’è differenza, si tratta in ambedue i casi di un uso del profilattico finalizzato a contenere il rischio dell’infezione, in un rapporto sessuale comunque «disordinato»” .
    Tra prostituti e prostitute chi è tagliato fuori sono le persone. La loro voce si fa strada su Radio3 (“Tutta la città ne parla”, 22 novembre (*)) . Viene intervistato Stefano Aliotta, responsabile dei progetti contro l’Aids della ong COPSE in Swatziland , un paese in cui il 25% delle persone dai 15 ai 50 anni, e il 42% delle donne incinte, è colpito da AIDS. Alla domanda su quanto peso abbia, concretamente, la voce della chiesa sui comportamenti delle persone, Aliotta dice che l’impatto è molto forte e mette in difficoltà anche la campagna per l’uso dei preservativi condotta dal governo, che tenta di distribuirli gratuitamente almeno nelle zone più accessibili. “Molte persone seguono le indicazioni della Chiesa. Il ruolo della chiesa è negativo. Abbiamo problemi. Le persone pensano che per guarire bisogna comportarsi bene, pregare, piuttosto che mettersi il preservativo (…) usarlo, dicono, signfica che il mio sesso è cattivo, è sbagliato”. Disordinato, appunto.
    (*) http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/puntata/ContentItem-8031e014-c52e-4f02-8ffd-3b2c1e9e7996.html?refresh_ce
    (Paola Pierantoni)

  • OLI 277: SOCIETA’ – Torte e cardinali, aids e omosessuali

    Come in una comica d’altri tempi, monsignor André-Joseph Léonard (qui a sinistra), arcivescovo di Malines-Bruxelles, primate del Belgio e molto probabilmente futuro cardinale (dovrebbe ricevere la porpora da Benedetto XVI nell’imminente concistoro), mentre a Bruxelles stava presiedendo una funzione religiosa il primo novembre per la festa d’Ognissanti, s’è beccato una torta in faccia.
    Un video amatoriale su YouTube – cliccatissimo in Belgio e non solo, riproposto anche da molti siti on line di quotidiani e altre newsletter – mostra le sequenza: il canto di un inno sacro con l’alto prelato in piedi sullo sfondo che, mentre attende di riprender la parola, si prende la torta da una persona (non è ben chiaro se si tratti di un ragazzo o una ragazza) che rapidamente si dilegua; zoomata quindi sul colpito che si lecca le dita e si ripulisce, aiutato da suore e fedeli costernate.


    Dopo Stanlio & Ollio, Pippo Baudo, Maurizio Costanzo e Bill Gates, ora tocca a un (quasi) Principe della Chiesa subire il dolce sfottò.
    Monsignor Léonard ha fatto buon viso a cattivo gioco, dichiarando con magnanimità che non avrebbe sporto denuncia e dicendo spiritosamente che era la miglior torta che avesse mai assaggiato.
    Assai meno scherzose sono le sue posizioni pastorali, da un lato concilianti verso i preti pedofili, specie se anziani, dall’altro inflessibili in materia di omosessualità, di aids e più in generale di morale sessuale e temi eticamente sensibili, in linea col suo essere il leader dell’ala conservatrice della Chiesa belga, nominato dal pontefice al posto del progressista Danneels.
    Contrario all’uso del profilattico anche nei casi in cui c’è rischio per la vita, ribadisce omofobicamente che gli omosessuali sono”anormali” e sostiene che l’aids è “una sorta di giustizia immanente”, una punizione divina per chi pratica l’omosessualità.
    In questo, Léonard non fa che riprendere pari pari quanto già espresso nel 1987 dal compianto cardinale Giuseppe Siri (1906-1989, arcivescovo di Genova dal 1946 al 1987, qui a destra), il quale in un’intervista a Il Sabato, settimanale vicino a Comunione e Liberazione e finanziato anche da Silvio Berlusconi, aveva affermato testualmente: “[L’Aids] è un castigo di Dio, evidentemente, perché prima non c’era. […] È una malattia terribile che colpisce il peccato direttamente. Purtroppo la malattia si espande da costoro agli altri, innocenti, e così li hanno sulla coscienza. […] Il mondo ha progredito soprattutto nei sette peccati capitali. Dio per risposta ci ha mandato l’Aids”.
    Non stupisce che il persistere di una tale visione del mondo – con tutto quel che ne consegue – tra i gerarchi di un’istituzione che, presumendo di essere depositaria dell’unica “Verità” rivelata, si ritiene in diritto e in dovere di pretendere di imporne il dettato all’intera società civile, indipendentemente dal credo e dagli orientamenti ideologici di ciascuno, possa condurre anche a intemperanze come quella patita dal presule belga, magari non giustificabili, ma più che comprensibili.

    Blog cattolico tradizionalista, che riporta la lettera dell’episcopato italiano (presidente Giuseppe Siri) al clero sul laicismo, datata 25 marzo 1960, rimarcandone l’attualità e validità:
    http://unafides33.blogspot.com/2010_03_28_archive.html
    Sito dedicato al cardinal Siri, con biografia e rassegna di quanto scritto da lui e su di lui:
    http://www.cardinalsiri.it/


    (Ferdinando Bonora)

  • OLI 277: FESTIVAL DELLA SCIENZA – I piccoli futuri italiani che amano la Torre di Pisa

    Festival della Scienza. Un laboratorio prevede che i partecipanti, bambini e ragazzi delle medie, disegnino una carta geografica secondo le loro conoscenze. Gli animatori stimolano i giovani partecipanti “Che luogo conoscete, che città avete visto, che cosa immaginate?”. Animali, monumenti, bandiere, mostri, paure e la lavagna si popola.

    I bambini di una tra le prime classi si siedono rumorosi sul tappeto, e sulla carta piazzano innanzitutto i continenti. Molto piccoli, di prima elementare, hanno una geografia un po’ confusa ma colorata e piena di spunti per capire il loro mondo. “Cosa ci mettiamo sulla nostra mappa, bambini?”. Uno gnomo dalla felpa grigia si alza e dice “Mettiamo la Francia” “E dove” incalza l’animatore “In Europa”.”Altri posti?” “La Spagna!-in Europa” “La Germania – in Europa”.

    Una maestra interrompe il gioco e si rivolge ad un altro scricciolo dal nome e dall’aspetto esotico e gli propone “Mettiamo sulla carta il luogo da cui provengono i tuoi genitori, Mukesh?“ e lui risponde “Ah si, l’India” e con il pennarello disegna una bella India tra la Francia e l’Italia, nel bel mezzo d’Europa…

    Nella stessa giornata, un altro bambino patito di geografia e proveniente dal Sudamerica, sui nove anni, scalpita. “Cosa vuoi disegnare, Juan? Un monumento del tuo Paese?”. “Si, risponde il bimbo, con un sorriso “la Torre di Pisa!”.

    Qualche turno dopo un altro bambino, sempre di sei, sette anni, decide di disegnare qualcosa sul continente da cui è arrivato, l’Asia: è un posto in cui è stato da poco ed ha visto degli enormi ottovolanti: si chiama Gardaland…”.

    Caso complicato, con una ragazzina cinese un po’ più grande: qualche difficoltà di lingua, tanta timidezza, ai suoi compagni che le chiedono di disegnare il suo paese o qualcos’altro, risponde che lei non sa niente, non conosce nulla, non sa disegnare e non le piace nulla. Verso la fine del laboratorio però si alza e disegna un po’ imbarazzata la cosa che le è venuta in mente: la Torre di Pisa.

    Sembra proprio che queste terze generazioni, questi giovani studenti abbiano ben chiaro qual è il loro Paese e si riconoscano in esso, nella sua lingua, nei suoi luoghi e monumenti. Peccato che non si possa affermare il contrario, visto che il Paese – con le sue leggi miopi – non li riconosce come propri cittadini.

    (Eleana Marullo)

  • OLI 277: IMMIGRATI – Meno male che ci sono Costituzione ed Unione Europea

    Nello scorso settembre sono state emesse tre sentenze di vari livelli di giudizio che hanno tutelato i cittadini immigrati dalla discriminazione di una pubblica amministrazione inefficiente e “poco amica” degli immigrati:

    1) Il Consiglio di Stato, con sentenza del 29 settembre 2010, ha dato ragione ad un cittadino straniero al quale la questura di Bologna aveva rifiutato il rinnovo del permesso di soggiorno solo perché il suo reddito non era sufficiente. Per il Consiglio di Stato, invece, occorre che in sede di revoca o rifiuto del permesso di soggiorno sia rispettata la Convenzione europea dei diritti del uomo (del 4 novembre 1950, ratificata e resa esecutiva con legge 4 agosto 1955 n. 848) e si tenga conto della situazione familiare dello straniero. Lo straniero in questione è “coniugato in Italia e con figli minori – uno dei quali nato in Italia – frequenta le scuole italiane”.

    2) Il Tribunale Amministrativo Regionale della Lombardia, con sentenza del 21 settembre 2010, ha dato ragione ad una cittadina dello Sri Lanka alla quale il Comune di Milano aveva revocato il sussidio integrativo al minimo vitale in quanto non titolare del permesso di soggiorno CE per soggiornanti di lungo periodo (ex carta di soggiorno), ma in possesso del solo permesso di soggiorno con validità biennale. Il TAR della Lombardia invece ha fondato la sua decisione sulla sentenza 187/2010 della Corte Costituzionale che ha dichiarato incostituzionale la norma che esclude gli immigrati regolarmente soggiornanti privi del permesso CE dal diritto all’assegno di invalidità.

    3) La Corte di Cassazione, con sentenza 19893 del 20 settembre 2010, ha dato ragione ad una cittadina ecuadoriana alla quale la Questura di Genova aveva rifiutato il rinnovo del permesso di soggiorno in quanto nel 2006 si era separata dal cittadino genovese con il quale si era sposata nel 1999. Per la Cassazione, invece occorreva applicare il decreto legislativo n. 30 del 2007, di attuazione della direttiva 2004/38/CE relativa ai diritti dei cittadini dell’Unione Europea e dei loro familiari, in base al quale la cittadina ecuadoriana ha il diritto al rinnovo del permesso di soggiorno in quanto il suo matrimonio aveva avuto una durata superiore a tre anni.

    Tre sentenze che dimostrano l’arretramento e la chiusura della politica italiana nel governo dell’immigrazione, dove, per trovare basi giuridiche positive che aiutino l’integrazione degli immigrati ed il rispetto dei loro diritti, occorre ritornare alla Carta Costituzionale del 1948 o rivolgersi all’Europa, alle sue direttive e convenzioni.
    Le tre sentenze dimostrano inoltre che non c’è cosa più falsa di quella che propagandano partiti e giornali xenofobi a proposito di legalità ed immigrazione. La legalità ed il rispetto della legge è un interesse concreto degli immigrati i quali si rivolgono volentieri ai giudici che spesso ristabiliscono la legalità dando loro ragione. La verità è che Costituzione, Unione Europea, legalità, leggi, regole e giudici danno fastidio ai più forti, ai più ricchi ed ai razzisti.
    (Saleh Zaghloul)

  • OLI 277: PAROLE DEGLI OCCHI – La bella giornata del 4 novembre

    Manifestazione degli studenti contro i tagli della Gelmini – Galleria fotografica di Paola Pierantoni


    Manifestazione contro i tagli ai servizi sociali – Galleria fotografica di Paola Pierantoni
  • OLI 276: SOCIETA’ – Disabili, solitudine a De Ferrari

    Venerdì 29 ottobre a metà mattina il centro città ha un’aria disabitata, mancano gli autobus e non ci sono in giro molte automobili.

    Piazza De Ferrari, in particolare, è proprio vuota, ad eccezione di un piccolo gruppo di persone, non più di cinquanta, che con striscioni e cartelli fanno lentamente il giro della piazza. A guidare il microscopico corteo un disabile su una carrozzella.

    Sono gli aderenti dell’ANGSA, Associazione Nazionale Genitori Soggetti Autistici (*) che chiedono “Il diritto all’istruzione, l’integrazione scolastica, insegnati di sostegno e loro formazione … nulla di più se non il riconoscimento per noi e per i nostri figli con disabilità, dei diritti spettanti ai cittadini italiani”.
    Insieme a loro qualche rappresentante della Consulta regionale dell’handicap e, mi dicono, due sindacalisti della Uil. Chiedo “e gli altri?”. Raccolgo risposte amare. D’altro canto in Cgil dicono che questa associazione non ha cercato alcun contatto. Eppure di persone che appartengono a questa storia sindacale lì in mezzo ce ne era più di una. Di fatto a De Ferrari va in scena una situazione di rapporti interrotti o difficili, di drammatico isolamento, confermato dalla assenza di notizie di stampa.

    Un banchetto sotto i portici della Regione chiede ai passanti di sottoscrivere un documento. Vale la pena di citarne alcuni passaggi.

    … Se siamo qui è perché la società e il mondo cambiano rapidamente, e noi con loro. Ma il cambiamento che si va preannunciando rappresenta per noi la fine di ogni illusione .. Il mondo che ci circonda negli anni dell’abbondanza ci ha supportato e sopportato, oggi che l’abbondanza è finita ha deciso che i rami secchi vanno tagliati …
    … La scuola rappresenta il punto più alto raggiunto sino ad oggi dai disabili tutti, nell’ambito della collaborazione, della socializzazione, dell’inserimento, dell’integrazione e dell’inclusione . Ebbene oggi la scuola è sotto attacco da ogni lato… si torna a parlare sempre più spesso di “scuole speciali”, molti di noi non sanno nemmeno cosa fossero le scuole speciali, abbandonate grazie ad una legge del 1975
    … Non permetteremo di far tornare indietro le lancette del tempo, non arretreremo di un solo centimetro d quelli che sono i diritti dei nostri figli … ci rivolgiamo a voi tutti chiedendo di avere solo quello che la Costituzione e le Leggi ci garantiscono …
    Un articolo su La Repubblica del 18 novembre 2009 (**) già avvertiva che “I dati dell’anno 2009/2010 segnalano un taglio di circa 500 insegnanti di sostegno”, per cui “La maggioranza dei ragazzi e dei bambini disabili che ieri avevano diritto a 18 ore di sostegno alla settimana, oggi arriva a malapena a nove … Con conseguenze spesso gravissime per le vite di studenti, che con enormi sforzi e pazienza conquistano pezzetti di autonomia e abilità”.
    Il documento dell’ANGSA si conclude con la domanda “Noi siamo qui pronti a fare la nostra parte e anche di più, ma ci domandiamo: voi siete pronti a fare la vostra?”. A De Ferrari Melina Riccio risponde distribuendo fiori. I manifestanti li accettano.
    (Paola Pierantoni)
  • OLI 276: SALUTE – “Ciò che non sei”

    Il programma è stato distribuito, a tema, piegato come fosse un tovagliolo. In argento, su sfondo bianco e nero sono disegnati coltello e forchetta, strozzati da un lucchetto. Sul retro, in rosso, la scritta “ciò che non sei” presenta il ciclo di incontri che si tengono a Palazzo Ducale fino al 22 novembre 2010.
    Il primo appuntamento, ha visto la sala del Minor Consiglio al completo ed è stato occasione per accostarsi al tema dei disturbi alimentari in maniera semplice, molto lontana dalla dialettica clinica che spesso crea un solco tra patologia e consapevolezza.
    I relatori sono tutti partiti dal corpo, un corpo che è diventato “il centro dei processi della sindrome consumistica”, “un corpo che è il luogo dove si esprime lo scontro sociale”.
    Grazie a Enrica Perilio, Barbara Masini, e a Laura della Ragione, è stato possibile sapere che i disturbi alimentari colpiscono sempre di più anche i bambini nella fascia di età tra i dieci e i dodici anni. Che le persone affette si aggirano in Italia attorno ai due milioni, di cui cinquecentomila sono molto malate. Recentemente i maschi ne sono colpiti con una percentuale che si aggira attorno al 10%. Il corpo anche per loro è diventato “teatro di rappresentazione emotiva importante”. Al cibo vanno associate, oltre alle patologie più note come bulimia e anoressia, il disturbo da abbuffata, l’ortoressia, che è l’ossessione del cibo sano, la bigoressia, la convinzione di essere troppi magri che colpisce i maschi e li conduce ad un eccesso di attività sportiva.
    La consapevolezza della malattia arriva tardi, anche dopo quattro anni che la si subisce in silenzio. Ma i sintomi sono evidenti: ricorrere alla bilancia più volte al giorno e sottoporsi a diete sempre più ferree. Tempestività e continuità sono elementi fondamentali per una maggiore possibilità di guarigione entro i primi tre anni. Bisogna stare attenti, spiegano, alla grande gratificazione che si riceve dopo la prima dieta e a non farsi portare nel vortice che fa dimagrire sempre di più. Troppo spesso al peso corporeo si associa una felicità che dipende da un numero estremo. I luoghi di cura in Italia ci sono ma sono praticamente assenti al sud. Invece in rete preoccupano i blog che offrono consigli sulle pratiche di dimagrimento legate all’anoressia (come provocare il vomito ad arte, per fare un esempio). Mentre la stessa miss Italia, appena eletta, dichiara candidamente che il suo primo desiderio è rifarsi il seno.
    Difficile per giovani e meno giovani rincorrere modelli estetici così impossibili. Lavorare sulla felicità interiore non produce consumismo.
    http://www.palazzoducale.genova.it/naviga.asp?pagina=7758
    (Giovanna Profumo)

  • OLI 276: SOCIETA’ – Ma il sole delle Alpi non riscalda tutti

    Le borse di studio solo ai piemontesi, e per chi arriva da fuori paghino le regioni di appartenenza”, annuncia in un video postato su yotube il governatore del Piemonte Cota.
    “Si deve sostenere i propri giovani”. Aggiunge il presidente leghista. Così il Piemonte, che con la Liguria e altre nove regioni garantiva al 100 % borse di studio agli studenti meritevoli, ribalta vent’anni di legislazione del diritto allo studio. La percentuale degli studenti fuori sede, ovvero italiani o stranieri, è del 35% per il Politecnico e più o meno la stessa quella dell’Università, un record che ha permesso di piazzarsi fra i primi atenei per capacità attrattiva: una fucina di talenti che non sembra importare al governatore (tanto presenzialista Tv, che già qualcuno comincia a chiedersi quando lavori per la sua regione). All’Edisu, l’ente per il diritto allo studio, i 7 milioni per il 2011 a fronte dei precedenti 25, poi ridotti a 17 del 2010, non copriranno probabilmente né borse di studio, né residenze per il futuro. (La Stampa del 24/10/2010)
    Anche se per quest’anno niente allarmismi, la musica dovrà cambiare “. E’ sempre Cota che parla. I tagli del governo sono rasoiate su tutta l’Istruzione. Su La Repubblica del 2/11/2010 si evidenzia il caso con “Addio alle borse di studio, tagliato il 90% dei soldi”, ma il criterio piemontese che si vuole adottare, pare contrario alle linee delle migliori Università nel mondo e le notizie sugli exploit di geniali talenti evidenziano molto spesso studi in un Paese non d’origine.
    Aiutare i ragazzi è una cosa seria, che siano i “propri” o no.
    Molti in Italia vi s’impegnano, volontari o per lavoro e con modesti salari, dagli insegnanti agli operatori sociali, dai centri culturali, a quelli sportivi di periferia, ai gruppi scout, alle comunità. Si aiutano giovani italiani e stranieri a misurarsi con le difficoltà, ad andare avanti nella vita, a sostenere chi vorrebbe farcela a scuola. Laici o credenti, lavorano in tutt’Italia da nord a sud per chi è del Sud o del Nord dello stivale, lanciando oltre lo sguardo, pensando all’arricchimento, alle messi che possono scaturire da giovani germogli, anche diversi tra loro: grazie alla contaminazione l’umanità si è evoluta.
    Poi spetterebbe alle Istituzioni supportare tutto ciò, destinando risorse a queste attività. Finanziando tra l’altro anche le borse di studio.
    Strane concezioni girano nel Governo, dal presidente del Consiglio che aiuta ragazze che hanno bisogno (senza distinzioni di provenienza), a chi vuole giustamente sostenere i propri giovani nello studio e nel lavoro, racchiudendoli però in un nazionalregionalismo posticcio di tutela, quasi un Dop. Impera dunque una cultura di preselezione, che dipende da strambi fattori. Un gioco dell’oca quasi crudele e iniquo: un passo avanti chi ha gambe belle e fianchi morbidi, un passo avanti se si è nati là piuttosto che qua.
    E’ vero lo spazio s’è ristretto ma un posticino piccolo magari c’è per tutti, così aveva imparato e sapeva pure la razza padana, quando dal Nor-Est si andava all’estero per poter mangiare. Dove oggi, secondo il rapporto Caritas sui migranti, calano maggiormente gli occupati stranieri, magari gli iscritti all’Inail, mentre si registra un nero per un’evasione nel Triveneto, che arriva a 7,5 milioni (Sole 24 ore Nord est del 27/ 10/2010). Nel Nord-Ovest un lieve aumento dei lavoratori immigrati, impiegati in mansioni non qualificate, anche se pure a Genova si è dato il via ai rimpatri assistiti: biglietto pagato e 400 euro per gli stranieri che se ne vanno come indennità di prima sistemazione e ulteriore supporto finanziario fino a tremila euro da erogare in patria.
    La crisi colpisce sempre di più, restano i capofamiglia, uomini o donne che siano e capita che bambini e ragazzi debbano tornare nel proprio paese d ‘origine, dopo anni di vita e di scuola in Italia. A Torino e provincia è diminuito il numero di stranieri iscritti a scuola, sarà contento il Governatore, risparmierà sulle borse di studio. Eppure “il sole delle Alpi” non riscalda tutta la razza padana, non tutti sono il nord che si fa trasformare in Padania.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 275: POLITICA – il 4 novembre si manifesta per i diritti

    Giovedì 4 novembre, alle 17, sotto il monumento a Garibaldi in Piazza De Ferrari è prevista a Genova una manifestazione promossa dal Circolo di Studi sul Lavoro Sociale “Oltre il Giardino” e chiama operatori sociali, volontari, cittadini, amministratori locali, sindacati a mobilitarsi contro la politica di un governo il cui scopo è “abolire i servizi pubblici cambiando di fatto la Costituzione” e che “con la scusa della crisi economica vuole colpire a morte lo stato sociale”
    Il titolo del volantino riassume amaramente l’attuale situazione nel nostro paese: “Mercato, profitto e beneficienza al posto della democrazia e dei diritti”.
    Le primissime adesioni: Associazione Balgasar – Associazione San Marcellino – Associazione il Ce.Sto – Csoa Pinelli – Laboratorio Buridda – Csoa Zapata – Cooperativa La Comunità – Cooperativa Il laboratorio – Cooperativa il Biscione – Lega Coop – Don Andrea Gallo , Comunità S.Benedetto – Pietro Marcello, Regista.
    A seguire, il testo del volantino.


    Mercato, profitto e beneficenza al posto della democrazia e dei diritti
    Con la scusa della crisi economica il governo vuole colpire a morte lo stato sociale. L’eliminazione del Fondo Sociale e del Fondo per i non autosufficienti costringe Regioni, Comuni e ASL a ridurre ancora di più gli aiuti alle famiglie per l’assistenza agli anziani, ai disabili, ai bambini e agli adolescenti, a chi è emarginato o povero.
    A causa dei tagli alla spesa pubblica le persone e le famiglie in difficoltà già colpite dalla crisi dovranno cavarsela da sole, chi può pagando i servizi, chi non può ricorrendo alla beneficenza, come già avviene da alcuni anni. Bisognerà ricorrere ancora di più alle cure domestiche, soprattutto a carico delle donne, della famiglia o al lavoro, spesso nero e mal pagato, di badanti e babysitter.
    Molti lavoratori dei servizi sociali, sopratutto privati ma anche pubblici, saranno costretti alla disoccupazione o al lavoro senza risorse, precario e dequalificato.
    I volontari dovranno affrontare il compito impossibile e improprio di sostituire i servizi pubblici.
    Di questo famiglie, operatori e amministratori locali si stanno accorgendo anche se c’è ancora troppa rassegnazione e troppo senso di impotenza.
    Ma il vero scopo del governo non è quello di ridurre la spesa per i servizi alle persone.
    Lo scopo principale è invece quello di abolire i servizi pubblici, cambiando nei fatti la nostra Costituzione: il sistema dei servizi pubblici, con l’aiuto della cooperazione e del volontariato, non serve soltanto a offrire prestazioni ma sopratutto a rendere concreti quei valori di libertà, uguaglianza e fraternità che giustificano e fondano la società italiana nata dalla Resistenza e dalla Guerra mondiale.
    I servizi pubblici vanno difesi non tanto perché aiutano chi è in difficoltà a rientrare nella società o a combattere il bisogno, l’invalidità, la povertà ma proprio perché hanno il mandato specifico di aiutare la comunità a conoscere e sviluppare il dovere di solidarietà. Servono a costruire giorno per giorno una società che tuteli e garantisca l’uguaglianza delle opportunità per tutti.
    Il governo vuole eliminare questi presidi costituzionali, per lasciar mano libera a chi vuole vendere le prestazioni sociali oppure offrirle non per diritto ma per carità o beneficenza. Non per caso i tagli riguardano tutti i presidi costituzionali pubblici, come la scuola la sanità la cultura. In ciascuno di questi settori , contribuiscono nei rispettivi ambiti a realizzare il compito della Repubblica (art.3 Costituzione)
    “… rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
    Ognuno di noi deve reagire con forza essendo consapevole del nostro vero interesse e del vero scopo del governo. Bisogna agire insieme, insieme con le amministrazioni locali, i sindacati, le cooperative, le organizzazioni del volontariato, gli operatori, le famiglie e le loro associazioni, insieme con il mondo della scuola, della sanità, della ricerca, della cultura, del lavoro. Non solo per difendere i servizi, le famiglie, i lavoratori. Non solo per combattere l’egoismo, la furbizia, la disonestà.
    Agire insieme per far emergere una società migliore, più fedele alla Costituzione, più democratica, libera, uguale, fraterna.
    A tutti coloro che condividono questa preoccupazione, ma anche la voglia di ricostruire un discorso di senso sull’insieme dei servizi, diamo appuntamento Giovedì 4 NOVEMBRE ore 17 in piazza De Ferrari (sotto il monumento di Garibaldi ! )
    Per aderire mandare una mail a oltreilgiardino.ge@yahoo.it – Per vedere via via chi ha aderito guardare gli eventi nell’account di facebook “oltre il giardino”