Categoria: CEMENTO

  • OLI 418: CEMENTO – Corri, corri, che frana

    Correndo in Corso Italia, qualche dannato runner all’altezza dei Bagni S. Nazaro, a Punta Vagno, lunedì 17 novembre, di sera, solo allerta uno, si ferma interdetto: c’è odore di gas, eppure nessun fuoco, luci, anima viva intorno, tranne qualche appassionato salutista. Sotto, il mare rumoreggia infuriato, se ne dovrebbe annusare il salino, fra la pioggia.
    Poco più tardi, sui tg regionali, un altro annuncio: frana in via Trento, interruzione della rete gas, il suo odore era sceso da lassù, da via Trento sino al mare. Fra i danni infiniti alcune immagini eloquenti del Levante cittadino, relative a frane piccole, di poca importanza perché i danni sono poca cosa in confronto a quello che si vede in tv persino sulle reti nazionali, ormai Genova è nota.

    Sopra il cantiere di via Majorana in via Primavera, una frana che casualmente non ha provocato danni a tutti coloro che quotidianamente usano la stradina sottostante di via dell’Ulivo per passare da via Romana della Castagna e scendere al mare. Adiacente al rio Castagna in via Romana della Castagna, un’altra frana che risale al mese scorso durante la prima alluvione.
    Ad oggi la strada è sempre bloccata ed ancora nessun intervento per consolidare il muro soprastante e liberare il percorso. Vicino al rio Castagna è previsto un edificio, mentre un altro ancora con autorimessa si realizzerà in via Romana della Castagna vicino al sito dell’Uliveto Murato di Quarto.

    A monte sotto il cavalcavia di Corso Europa è stata ultimata una palazzina nei pressi dell’area di cantiere del previsto parcheggio in via Cadighiara a Borgoratti, dove si è avuto uno smottamento alcuni giorni fa.
    Per verificare la concentrazione di progetti edilizi nel levante si invita a esaminare in rete il sito www.osservatorioverde.it Dopo tanti anni di cemento, adesso escono come funghi i danni sul territorio.

    (Ester Quadri, Bianca Vergati, foto di Ester Quadri)

  • OLI 417: CEMENTO – Rio Bagnara, non c’è acqua che tenga

    Passeggiando lungo le rive potevi vedere famigliole di germani che nuotavano tranquilli e poi un silenzio, lassù, se arrivavi sino a dove nasce. Ora c’è un cantiere, un disastro di macerie. L’Autorizzazione Paesaggistica per la costruzione dell’edificio di via Majorana sul rio Bagnara recita: “la collocazione del nuovo edificio residenziale è studiata in modo da garantire scorci panoramici (…) la volumetria (…) con la riduzione delle altezze (…) il nuovo edificio si distingue per qualità architettonica e migliora l’assetto rispetto al contesto circostante (…) le sistemazioni a verde completano la riqualificazione complessiva restituendo un bilancio positivo”.
    Scorci panoramici?
    Con atto del 21/5 /2012 si esprime di nuovo parere favorevole, come la volta precedente, quando c’erano gli otto piani e meno verde. Infatti dopo i ricorsi al Tar dei residenti e delle associazioni ambientaliste, che annullavano il rilascio di concessione edilizia del 2009, la società costruttrice presenta un altro progetto che riduce i volumi, ridefinisce le aree verdi con un miglioramento delle dotazioni in senso qualitativo e quantitativo e riparte all’attacco per un nuovo permesso. La Provincia di Genova esprime a sua volta ancora parere favorevole perché “l’intervento risulta migliorativo rispetto della situazione idraulica prevedendo la demolizione di due passerelle pedonali gravemente insufficienti alla portata di progetto del Rio Bagnara…”
     Non se n’erano mai accorti?
    Continua la Provincia: “si riconosce l’oggettivo impedimento a soddisfare il Rapporto di permeabilità” che infatti secondo il Puc dovrebbe avere un rapporto del 30% rispetto alla superficie che si utilizza, mentre in questo caso la si diminuisce fino al 15%. Quindi  “al fine di migliorare l’efficienza idraulica del sito, nel rispetto della norma di rapporto di permeabilità, il progetto prevede sistemi di ritenzione temporanea attraverso l’utilizzo di vasche di compensazione”.
    Qualche problemino dunque c’è.
    Però “le opere in progetto non ricadono in zona soggetta a vincolo per scopi idrogeologici”. Perciò, pronti, via! Alla nuova costruzione di sei e due piani in due corpi per una superficie di quasi tremila metri quadri e una quarantina di box . Poco importa se è zona faunistica, se vi saranno problemi di viabilità, se il rio sarà sempre più assediato dalle costruzioni. Eppure basta affacciarsi alla finestra di quelle case proprio a ridosso del rivo, che con le piogge lambisce le sponde basse.
    Prima c’era un magazzino alto quattro metri: dove sta scritto che è obbligatorio, una volta dismessa un’area industriale, cambiare la destinazione per fare case?
    Ieri anche la collinetta sul cantiere e su cui si affacciano altri palazzi, è franata, in modo lieve per fortuna.

    (Bianca Vergati – Foto di Ester Quadri)

  • OLI 373: CITTA’ – Una marcia contro il cemento, a Genova il 21 aprile

    Disegno di Guido Rosato

    Una marcia contro il cemento e a favore della tutela e valorizzazione dei suoli agricoli; una manifestazione contro la speculazione edilizia e a favore del paesaggio come risorsa anche economica; un corteo colorato di nero e giallo (come le api), che collegherà due luoghi simbolici di Genova, l’Acquasola, dove è stato sventato uno degli scempi più inauditi in un giardino pubblico storico, e Valletta Carbonara, dove negli antichi orti dell’Albergo dei Poveri un simile pericolo non è ancora scongiurato.
    L’evento, che non conosce precedenti a Genova, è la ‘Marcia per la Terra’, proposta dal coordinamento genovese di ‘Salviamo il paesaggio’, e organizzata insieme alle associazioni sotto elencate, nel capoluogo ligure domenica 21 aprile, in concomitanza con analoghi eventi promossi in Piemonte, Lazio, Veneto, Puglia, Sicilia e dagli altri coordinamenti locali del Forum nazionale Salviamo il paesaggio, per celebrare l’Earth Day, la Giornata Mondiale per la Terra promossa dalle Nazioni Unite.
    L’obiettivo è dire STOP! al consumo scellerato di suolo che nei decenni ha devastato il capoluogo ligure e l’intera regione, compromettendo in modo irreversibile il paesaggio e i naturali assetti idrogeologici del territorio, con le drammatiche conseguenze che tutti conoscono: devastanti alluvioni come quelle del 2010 a Sestri Ponente e del 2011 in via Fereggiano e nello spezzino, incendi boschivi e frane, ultima quella drammatica di via Ventotene, che ha riportato alla memoria la tragedia della non lontana via Digione a fine anni ’60, quando la città aveva già iniziato ad essere brutalizzata dal cemento.
    Guardando a un orizzonte semplice ma apparentemente ambizioso quale la salvaguardia del pianeta Terra, la manifestazione intende sottolineare la necessità di conservare le risorse naturali e i suoli agricoli e fertili, fermando il consumo indiscriminato di suolo.
    Per restare a Genova e provincia, l’elenco dei casi di cementificazione realizzata o minacciata, in alcuni casi sventata con grandi mobilitazioni, è infinito: dai progetti di parcheggi spuntati ovunque (dopo l’enormità dell’Acquasola ci sono stati fra gli altri Salita della Misericordia, le Caravelle di piazza della Vittoria, il Bosco Pelato a San Fruttuoso, Nostra Signora dell’Orto in pieno centro storico di Chiavari), alle edificazioni in zone di alto pregio paesaggistico o storico (Valletta Carbonara, l’ex scalo ferroviario di Camogli e l’ex Mercato di corso Sardegna, per non parlare dell’ex Ospedale psichiatrico di Quarto, monumento su cui incombe una gigantesca speculazione).
    IL PROGRAMMA DELLA MARCIA: MUSICA, BAMBINI E MERENDA CON I CONTADINI DI VESIMA
    La marcia partirà alle 14 dai giardini dell’Acquasola e approderà ai Giardini Pellizzari (circonvallazione a monte, sopra l’Albergo dei Poveri e Valletta Carbonara) intorno alle 16.

    http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/marcia-per-la-terra-in-liguria/

  • OLI 353 – AMBIENTE: Un cantiere stravolge il Rio Bagnara

    Argine del Rio Bagnara ad aprile 2005

    Mentre le inchieste sui tragici eventi dell’alluvione di Genova sconvolgono e indignano, ci sono anche “piccoli” problemi che destano preoccupazione presso cittadini attenti e affezionati al loro territorio.

    Argine del Rio Bagnara ad ottobre 2012

    Abito nel Levante, dove silenziosamente spesso si procede ad interventi che paiono di poco conto ed invece pezzetto per pezzetto compromettono il territorio. E’ stato dato infatti il permesso di costruire sulla sponda destra del Rio Bagnara, appena sopra il viadotto di Corso Europa e di seguito naturalmente pare che in tale area sia prevista una nuova strada di accesso alle palazzine in via di realizzazione. L’area un tempo era costituita da fasce ulivi e muretti a secco, ora predomina un cantiere aperto che ha cancellato per sempre la tipica bellezza del territorio ligure, provocando ferite indelebili sulle antiche fasce, tagli e sradicamenti definitivi di alberi, in prevalenza vecchi ulivi, che con le loro radici trattenevano la terra stessa, evitando l’effetto franoso. C’è stato anche uno smottamento del terreno dovuto al cantiere, così l’argine di pietra antica del Rio Bagnara si è inclinato e vi sono comparse delle brecce, da cui scendono a valle i detriti del cantiere soprastante. Lo spazio era già compromesso da tempo perché sopra l’alveo del rio è presente un’area tombinata, cioè un pezzo di rio ricoperto e occupato da manufatti, che potrebbero costituire un ulteriore ostacolo per lo scorrere del torrente in caso di forti piogge.
    Con quali criteri queste opere sono state autorizzate, se si sta verificando la correttezza delle procedure, se si è tenuto conto della distruzione di un altro pezzo di ambiente tipico e unico del nostro paesaggio: ecco, sono tutte domande poste alle Istituzioni, che non hanno ancora ricevuto risposta.
    (Ester Quadri)

  • OLI 345: BENI PUBBLICI – Tra burocrazia e disincanto

    “Hanno tirato via il grottesco!” Di questi tempi era ora, si potrebbe dire.
    Dallo Zingarelli ed. del ’37 il grottesco è “dipinto decorativo … capriccioso, licenzioso o ridicolo” o, citando la Treccani, “deriva da raffigurazioni astruse, strambe, scoperte a Roma sui muri di antiche terme chiamate grotte”.
    Concitati cittadini confinanti di Villa Raggio in via Pisa hanno chiamato le Istituzioni per denunciare l’oltraggio del grottesco, i rumori preoccupanti di calcinacci, ma hanno voluto restare anonimi: sfiducia, timore di essere coinvolti, il committente pare sia un potente armatore.
    Intanto proseguono i lavori per le residenze superlusso, e infatti lo studio immobiliare interpellato pubblicizza appartamenti “in grezzo” ad ottomila euro al metro quadro, poi a seconda delle rifiniture chieste il prezzo si vedrà, e gli alloggi saranno una decina in tutto. Orgogliosamente si reclamizzano piscina e spogliatoi, decine di posti auto mascherati da pergolati e siepi: che fine faranno il parco, i suoi prati e i suoi alberi?
    Sul Permesso di costruire le unità abitative sono però il doppio, con l’ampliamento volumetrico a livelli sottostanti, demolizione e ricostruzione della dépandance, mentre il tetto verrà modificato per l’ampliamento dei volumi dell’attico e vi si realizzeranno giardini pensili: un incremento di superficie abitabile del 20 per cento, come consente la legge. Trattasi però di un complesso monumentale con vincolo, secondo il Decreto Legislativo n. 42 artic. 136, su ville giardini e parchi che si distinguono per la loro evidente bellezza…
    “Si costruirà nel pieno rispetto del luogo”, dichiara il titolare che gentilmente acconsente a fare visitare la villa e sa già degli allarmi. “Abbiamo aspettato un sacco”.
    Mica tanto: nel giro di due mesi pareri e permessi, in tempo prima dell’approvazione del nuovo Puc, assai restrittivo per il Sistema delle Ville Storiche.
    Nessuno mette in dubbio la correttezza dell’intervento, per carità.
    Non è chiaro però di che natura saranno gli interventi.
    Il percorso per capire tutto ciò come comune cittadino è costituito da telefonate per sapere come sia rintracciabile la delibera citata sui cartelli esposti, delibera fantasma, che si scopre poi essere Permesso a costruire, reperibile al Matitone. Telefonate a più riprese in giorni diversi e finalmente un indirizzo di posta elettronica, una mail che vale come domanda scritta all’ufficio competente. Nessuna risposta.
    Dunque incursione al Matitone e ricerca della mail a suo tempo inviata.
    Evviva! Rilasciata la copia del Permesso al progetto in questione.
    Non è finita: nel provvedimento si cita il Parere della Soprintendenza per i Beni Architettonici, diventato prevalente rispetto alle obiezioni della Sezione Tutela e Pianificazione del Paesaggio, la quale si è occupata della sistemazione del verde e per cui si prospetta “eventuale conseguente variante”.
    Il numero della Soprintendenza citato sull’elenco telefonico pare non funzioni. Dopo quattro passaggi ecco l’ufficio competente: alla citazione di Villa Raggio viene passato il funzionario, pur essendo dato in un primo momento assente. Mail con richiesta di verifica sulla villa.
    Ci si presenta di persona alla Soprintendenza, dove si riceve soltanto il lunedì mattina, in tempo per depositare invece la richiesta di copia del Parere: per la consegna fra qualche giorno, chissà.
    Nel libro “ Paesaggio, Costituzione Cemento” Salvatore Settis denuncia come in Italia si violi sistematicamente la Costituzione rispetto alla tutela del patrimonio culturale e del paesaggio, fra il caos urbanistico e legislativo, nel labirinto di competenze fra Stato, Regioni, Comuni.
    Mentre si piangono gli operai morti sotto i capannoni crollati perché mal costruiti in Emilia e si contano i danni infiniti sul patrimonio artistico, che nessuno ci restituirà più.
    (Bianca Vergati – foto dell’autrice)

  • OLI 340: BOCCADASSE – Altri piani per la ex rimessa dei bus

    C’era una volta la rimessa dei bus, in un grande piazzale alle spalle di Boccadasse, un sito storico e lo evocano le immagini della mostra inaugurata da Metrogenova, sabato 14 aprile con il patrocinio del Municipio Medio Levante.
    L’associazione, che si occupa di trasporti, rimarca con forza l’importanza del mezzo pubblico, ricorda i tram che arrivavano in deposito, attraversando da Levante a Caricamento tutto il litorale, puntuali e tranquilli senza inquinare.
    Una malinconia per i visitatori e pure per i residenti del borgo, che quasi rimpiangono quell’epoca.
    Perché poi, si dovrebbe essere contenti, è stata tolta una servitù con quei bus che giravano notte e giorno imperterriti e rumorosi.
    Non è tutto così roseo, eppure la mostra dedica un pannello en passant all’oggi.
    Al posto della rimessa infatti si sta costruendo una U di palazzoni che incombe il contesto, una U ristretta dove il sole non arriverà mai, gli affacci ravvicinati come negli edifici della periferia più desolante stile anni ’60.
    L’altra opzione erano due torri a undici piani, firmato dall’archistar, come quelle che ti colpiscono allo stomaco non appena imbocchi la sopraelevata per venire a Genova.
    Non si pretendeva un parco verde, ma almeno costruire la metà.
    Soltanto le immagini possono rendere l’idea: se prima la rimessa era ad un piano e mezzo di altezza, ora i piani sono cinque, attraversati da varchi che paiono immagini di un carcere.

    Quando il tutto verrà completato l’aspetto sarà probabilmente più ameno, con il giardino nel piazzale, speriamo non il solito “verde piantumato” per dare un contentino agli abitanti intorno, che tanto hanno battagliato per non avere tutto quel cemento. Ci si augura diventi una “piazza” vera, uno spazio libero come sempre il Comune auspica e poi raramente concede: si sa quanto sia prezioso ed allettante lo spazio, specie in certi quartieri. Se qui non vai in piazzetta a Boccadasse, non ci sono spazi per bambini e nonni e spesso libeccio e tramontana fanno scappare tutti.
    L’altro “verde” concesso in zona per ripristinare e ampliare la casa diroccata che si affacciava nei pressi è diventato un bel supermercato con annessa la sede della polizia municipale.
    E speriamo pure che la piazza-giardino resti a disposizione del quartiere perché la manutenzione sarà a carico del megacondominio, che magari ci farà una bella cancellata e addio: nella Convenzione con il Comune sembra demandata la cura del verde ai privati.
    Come finirà? Nel degrado o in un bel giardino chiuso?
    Intanto spaventa gli abitanti del borgo un vecchio problema perché –  visto che i nuovi edifici prevedono cento appartamenti – quando piove, già oggi dai tombini arriva un refluo di acque nere per tubature mai messe a norma.
    Con l’occasione, segnaliamo il sito osservatorioverde.it come fonte di informazioni sull’urbanistica genovese.
    (Bianca Vergati – foto dell’autrice)

  • OLI 340: NUOVO GALLIERA – Quando si specula su un ospedale

    Plastico del progetto del Nuovo Galliera, da http://www.galliera.it/

    La più grande operazione immobiliare nel centro di Genova dopo via Madre di Dio. Così i comitati di Carignano definiscono il progetto che dovrebbe far nascere il Nuovo Galliera.
    Sul sito del Galliera se ne parla invece come di un “Ospedale a misura di paziente”, modellato sulla “centralità del paziente”, e che si configurerà come “un’opera a basso impatto ambientale”.
    L’interessamento dei comitati di cittadini di Carignano ha portato a conoscenza di un progetto di dimensioni ciclopiche: un volume del costruito cinque volte superiore all’esistente, uno scavo di 25 metri nella roccia per ricavare piani e parcheggi sotterranei; i vecchi padiglioni, dismessi e in parte venduti per finanziare l’operazione. Il Pef (Piano Economico-finanziario) del progetto illustra un costo di 180 milioni di euro (113 milioni di opere edili, il resto per impianti elettrici, meccanici, attrezzature, apparecchiature, trasporti), con la copertura di spesa che segue: 51 milioni di euro coperti dal finanziamento regionale, 48 dalla vendita degli attuali padiglioni, 4 milioni e 400mila dalla vendita di beni e terreni a Voltaggio e Coronata, 75 milioni di mutuo bancario. I padiglioni che dovrebbero essere demoliti, tra l’altro, sono stati ristrutturati negli ultimi 5 anni per una cifra di 8 milioni di euro (“Nuovo Galliera, un altro piano finanziario”, La
    Repubblica-Il Lavoro, 10 marzo).
    I comitati cittadini di Carignano hanno presentato ricorso al Tar contro l’enorme costo pubblico ed impatto ambientale del progetto. La stampa ha accolto la sentenza del Tar in un primo momento come una vittoria del Galliera (“Carignano, Comitati sconfitti, il Tar sblocca il nuovo Galliera”,
    Il Secolo XIX, “Nuovo Galliera Comitato del no bocciato dal Tar”, Il Corriere Mercantile, 7 aprile 2012). Il Cittadino, settimanale cattolico genovese, titola “Tar, sentenza pro-Galliera” (17 aprile). Poi, in un secondo tempo, è apparso chiaramente che i lavori sono bloccati e la questione è tutta da ridefinire (“Stop al Galliera: De Martini e Viscardi, grande vittoria dei comitati civici”, Il Secolo XIX, 11 aprile).

    La sentenza, di fatto, da un lato ammonisce i ricorrenti (comitati di Carignano) sul fatto che non è possibile ricorrere contro un progetto preliminare e li invita ad aspettare la versione definitiva, dall’altro annulla la delibera di approvazione della variante urbanistica che avrebbe consentito la costruzione del Nuovo Galliera. Tale variante è quella che prevede di trasformare la destinazione di 5 dei 20 padiglioni in spazi residenziali e commerciali, rendendoli maggiormente appetibili sul mercato immobiliare, con un’operazione che i comitati di Carignano hanno definito “di natura speculativa” (Il Secolo XIX, 8 aprile).
    Quindi, per ora, il progetto è fermo: sarà una delle eredità roventi lasciate dalla giunta Vincenzi alla prossima amministrazione.
    (Eleana Marullo)
  • OLI 336: VERSANTE LIGURE – COLARE A PICCO (E PALA)

    Cemento, male eterno
    di questa regione
    (suo il lemma a-moderno
    “rapallizzazione”)
    da cui non c’è ritorno
    soltanto dannazione
    colate tutto il giorno
    giù, precipitazione
    si imbocca dell’Inferno
    un (Calta)girone.

    Versi di ENZO COSTA
    Vignetta di AGLAJA
    .
  • OLI 320: LETTERE – Salviamo l’Istituto Agrario Marsano

    Riceviamo dal Collegio dei docenti dell’Istituto Marsano una lettera in risposta all’articolo di Oli 319 dove abbiamo parlato del progetto di nuova strada a Sant Ilario e dei danni che ne derivano al parco dell’istituto stesso. Pubblichiamo la presa di posizione del Collegio dei docenti.


    Il Collegio dei Docenti
    Sentita la relazione del dirigente scolastico prof.ssa Marcella Rogai nella quale si evidenzia che:
    – da giorni si leggono sui quotidiani locali notizie confuse ed imprecise sulla “strada di S. Ilario”;
    – la soluzione progettuale che, nei giorni scorsi, è stata descritta solo verbalmente all’Istituto dall’Assessore Margini corrisponde nella sostanza a quella già proposta l’anno scorso, quando era stata addirittura inserita nella cosiddetta variantona al PUC (e poi stralciata a seguito delle Osservazioni e di un ricorso al Tar dell’Istituto), destinata a tagliare in due parti il Podere Costigliolo, nucleo centrale e di maggior valore del parco di pertinenza dell’Istituto;
    – che l’Istituto, fondato nel 1882 su lascito di Bernardo Marsano, quale Regia Scuola di Agricoltura, è da 129 anni un riferimento per Sant’Ilario e per la città, come abbiamo potuto nuovamente constatare anche nel corso della recente “Settimana dei Paesaggi sensibili”, che si è svolta dal 15 al 22 di ottobre: Italia Nostra ha infatti eletto il Podere Costigliolo a “Paesaggio agrario sensibile”;
    – che sono intervenuti alle iniziative proposte dalla scuola esponenti delle istituzioni particolarmente attenti ai temi trattati, genitori, ex studenti ed anche cittadini che negli anni si sono confrontati con le innumerevoli iniziative proposte dal nostro Istituto.
    Considerato che
    Al Marsano ci chiediamo: ma perché si deve proprio tagliare il Podere Costogliolo con la ferita di una strada che lo attraversa in pieno per arrivare a via del pianello, pena l’esproprio e quindi pena la cessazione delle attività educativo/didattico/formative che hanno una così unica e preziosa ricaduta sulla città?
    Il Collegio Docenti
    delibera che
    la soluzione proposta non è assolutamente accettabile, sia per le esigenze connesse ai vincoli culturale e paesaggistico che tutelano unitariamente i beni dell’Istituto, sia per elementari esigenze di sicurezza di studenti e docenti, che uscendo dall’edificio principale della scuola per recarsi nelle serre per le esercitazioni pratiche dovrebbero attraversare quello che oggi è un viale privato, ma che in questo modo diventerebbe di fatto una strada pubblica.
    Il Collegio delibera, inoltre, di dare ampio mandato alla Dirigente ed agli organi collegiali, deputati alla gestione dell’attività dell’Istituto Marsano, affinché il patrimonio paesaggistico della nostra scuola (dichiarato di “interesse culturale particolarmente importante” il 3 marzo 2011, con Decreto del Direttore Regionale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Liguria) sia salvaguardato secondo quanto prescrivono le leggi nazionali ed europee.

    Approvato all’unanimità nella seduta del 11 novembre 2011

  • OLI 319: CITTA’ – L’alluvione e i tre metri della Regione

    Il sindaco ha fatto una figura penosa.
    Ha risposto ad uno stato di allerta costringendo i cittadini a rischio ad evacuare in zone protette.
    La città si è svuotata: strade, negozi, aeroporti, linee metropolitane totalmente deserte.
    La gente chiusa in casa, i frigoriferi pieni, in attesa del giudizio universale. Nastri adesivi a x sulle finestre, in contattato con l’esterno solo via internet o telefono.
    Chi era lì testimonia che è stata messa in moto una macchina da guerra. Chi era lì accenna all’efficienza data dalla paura, all’informazione capillare e massiccia con la quale sono stati bombardati i residenti in tutta l’area. Gli italiani in vacanza, passata l’emergenza, hanno deriso quel sindaco, pretendendo il rimborso delle notti sprecate in hotel per un falso allarme. Esaggeratoo! hanno esclamato indicando un sistema nel quale non si riconoscono semplicemente perché il fato non deve e non può essere messo in conto. Hanno ricoperto il sindaco di New York di scherno ma poi sono partiti.
    La sindaco ha fatto una figura pietosa.
    La sua macchina presa a calci è l’epitaffio ad un programma che nel 2007 aveva come titolo “Il sindaco di tutti. Marta Vincenzi”. Quei calci feriscono, insieme a lei, chi in quella promessa aveva creduto. Ma è pur vero che la “responsabilità” non può e non deve limitarsi al successo della Notte Bianca ma deve anche sapersi far carico degli eventi più tragici della città. Indagare a fondo, senza autoassoluzioni. Cercando di riflettere prima di fare dichiarazioni alla stampa.
    La mattina del 4 novembre cimiteri, parchi e passeggiate cittadine erano chiusi. Erano chiusi per un’allerta due annunciata da giorni sulla stampa. Ma le scuole erano aperte. I figli di Mario sono stati tratti in salvo dall’edificio scolastico grazie all’intervento dei pompieri. Mario e sua moglie che abitano poco distante da via Fereggiano hanno visto i loro ragazzi cinque ore dopo essersi messi in marcia per andarli a prendere. Il Comune non ha offerto loro un “servizio” ma li ha cacciati nel tunnel dell’angoscia. Con loro molti altri genitori.
    Marta Vincenzi ha dichiarato a Prima Pagina domenica 6 novembre: “questa bomba d’acqua ha ucciso le persone che passavano lì, la donna anziana e la donna con i bambini. Non c’è da pensare ad’altro, se non verificare come mai qualcuno ha consentito che si potesse uscire dalle scuole in quel momento e come mai non sia arrivata la circolare che il Comune ha fatto che i bambini stessero fino al cessato allarme dentro le scuole: questo è da verificare”.
    Per quanto riguarda il prossimo futuro lascia di stucco leggere la denuncia di Manuela Cappello e del WWF a Feruccio Sansa sul Il Fatto: “la Regione Liguria ha ridotto il limite previsto per le nuove costruzioni lungo i fiumi. Erano dieci metri, adesso sono tre. Si rischiano nuovi disastri.”
    Quattro donne e due bambine sono morte venerdì scorso. Una tragedia che non si può liquidare con frasi del tipo “E di cosa mai sarei responsabile? Del fatto che lo tsunami ha colpito la città di cui sono sindaco?”.
    Lunedì e martedì scuole chiuse.
    E i cimiteri?

    (Giovanna Profumo)