Categoria: CEMENTO

  • OLI 282: SOCIETA’ – Buon Compleanno, Italia Nostra!

    La sezione genovese di Italia Nostra, nata nel 1960, compie 50 anni. Auguri!
    Il compleanno è stato festeggiato sabato scorso alla Biblioteca Berio, in una gremita sala dei Chierici, con la partecipazione di Alessandra Mottola Molfino, presidente nazionale, e dei responsabili locale e regionale, Alberto Beniscelli e Roberto Cuneo. Giovanna Rotondi Terminiello, già soprintendente per i Beni artistici e storici della Liguria nonché figlia di quel Pasquale Rotondi cui la nazione deve molto per la salvezza dei propri capolavori durante la seconda Guerra mondiale, ha espresso grande stima e affetto in una dissertazione sul tema “I Beni culturali per l’Italia”.
    La benemerita associazione aveva visto la luce a Roma nel 1955, creata da uomini di lettere, artisti, storici, critici d’arte, architetti e urbanisti che si unirono a difesa del patrimonio culturale e delle bellezze naturali sempre più minacciate, con un largo seguito di iscritti via via più numerosi. All’inizio fu una specifica azione per contrastare e sventare uno dei tanti scempi urbanistici nella Capitale, da cui prese il via un’attività di attento monitoraggio, conoscenza e salvaguardia che continua tuttora sull’intero territorio italiano.

    La stessa Biblioteca Berio ospita nella Sala lignea, fino a sabato 18 dicembre, un’esposizione di documenti, ritagli di giornali, manifesti, fotografie, pubblicazioni e altri materiali che testimoniano il mezzo secolo di attività di Italia Nostra in Liguria, tra battaglie vinte e sconfitte, ma in ogni caso producendo aumento di consapevolezza e partecipazione tra i cittadini.
    Una mostra “povera”, visitabile ogni giorno dalle 15,30 alle 18,30, messa su grazie al volontariato e con pochi mezzi, senza effetti speciali ma non per questo meno degna di essere visitata di tante altre. In una ventina di bacheche è presentata una rassegna di argomenti che non riguardano solo gli addetti ai lavori ma toccano tutta la società.
    Lo stesso ex Seminario arcivescovile, che oggi ospita la Berio, sarebbe stato distrutto e sostituito da un grattacielo ben più redditizio per la Curia che aveva intrapreso l’operazione, se Cesare Fera, Bruno Gabrielli e altri di Italia Nostra non si fossero messi in gioco investendo tempo, energie e competenze. Così per molte altre vicende, come ad esempio lo smisurato Cono di Portman che sarebbe dovuto sorgere al centro del porto antico ed è fortunatamente rimasto sulla carta, o il Palazzo dei Pagliacci a Sampierdarena, testimonianza di un bel liberty di primo Novecento destinata alla demolizione e invece salvata. Oppure, una decina d’anni fa, il mantenimento a liberi usi pubblici della Loggia di Banchi, in sinergia con altre associazioni coordinate nel Forum dei cittadini e delle associazioni del Centro storico.
    Più in generale, non si oppongono solo dinieghi ma soprattutto si propongono alternative concrete e ben argomentate alle attuali prassi in tema di mobilità dei cittadini e delle merci, gestione dei rifiuti, arredo urbano e via dicendo.

    Di fronte a tanto impegno civile, monta però una certa amarezza considerando quanto sta accadendo negli ultimi anni, con la ripresa alla grande del saccheggio del territorio e degli sfregi a quanto ereditato da chi ci ha preceduto. Come se anni di lotte non fossero serviti a nulla. Anzi, rispetto a mezzo secolo fa la situazione è ancor più grave: se un tempo poteva esserci almeno la scusa dell’ignoranza, oggi la speculazione procede arrogantemente tra mistificazioni e manipolazioni della verità, con normative compiacenti e incurante della crescita culturale e delle sensibilità sviluppatesi grazie anche a Italia Nostra e ad altre analoghe realtà. Sarà opportuno che tutta la società non stia a guardare ma riprenda la battaglia, in prima linea al fianco di Italia Nostra.
    (Ferdinando Bonora)

  • OLI 280: CITTA’ – Dismissioni a perdere

    Brucia parecchio la fuga di Asg, l’azienda del gruppo Malacalza attiva nella realizzazione di magneti e superconduttori. Ora dal Comune partono allarmi e delibere sul lavoro” sparito” perché troppi spazi del territorio, potenziali aree produttive, restano inutilizzate e così arrivano richieste e siluri agli altri enti su ruolo e competenze. In gioco l’Ilva di Cornigliano, ma pure Fincantieri e altro.
    Tanti soggetti, vincoli, progetti e non si decide. E pensare che ancora poco tempo fa le preoccupazioni più marcate parevano altre: gli spazi dello stadio, sordi ad esempio alle richieste di allargamento dell’Ikea, cui si era poi offerto un ampliamento “troppo costoso” per l’azienda. Adesso si menziona Ansaldo Energia e il suo sbocco al mare, ma Ansaldo ha già trasferito a Massa da quel dì.
    (Forse sobilla la corsa alla nomina della sede dell’Agenzia Nucleare, autocandidatura di Genova e ormai data quasi per certa su Roma).
    Si rivendicano dunque competenze per semplificare e anche per trasferirle nel Piano Urbanistico. Di quel Piano però se ne conoscono i Principi Generali e sono trascorsi tre anni dall’insediamento della nuova Amministrazione.
    Onda su onda, si lavora di variante in variante.
    Sta correndo veloce l’iter concernenti aree ed immobili di proprietà delle Ferrovie, scuole, sedi scolastiche e pensionati: in Commissione Urbanistica pochi presenti per decidere le sorti di vaste aree ex ferrovia, dalla Valpolcevera a Fegino, alla Stazione Marittima e Nervi.
    Specifici accordi stipulati fra il 1999 e il 2003 fra Regione, Comune e Ferrovie prevedevano progetti e investimenti per il potenziamento del Nodo Genovese. Oggi un diverso modello di organizzazione del trasporto pubblico propone la metropolitanizzazione delle linee. Perciò in base ai protocolli sottoscritti e a quelli (ancora!) in via di definizione, si procede alla valorizzazione delle aree e degli immobili. Giustamente si riqualificheranno Pontedecimo, Trasta, Fegino: via a parcheggi pubblici, parcheggi privati, medie e grandi strutture di vendita purché non alimentari, residenze… mentre alla Stazione Marittima, in Mura degli Angeli, un megalbergo “richiesto dagli operatori del settore”.
    Se dunque pare necessario intervenire su aree assai degradate, molto vago è per adesso il ritorno che ne avrà la comunità in termini di miglioramento dei servizi, di verde, spazi pubblici rispetto alle concessioni edilizie che ne trarrà Ferrovie.
    Niente di scritto.
    Fanno gola le ex aree ferroviarie. Trattative febbrili in tutta la Liguria, come per Ventimiglia, zona franca urbana: Ferrovie temporeggia, nonostante le sollecitazioni di Comune e Regione e l’interesse di Confindustria Cuneo, Ikea e persino associazione imprenditori di Montecarlo.
    Comunque si apprezzano i buoni intenti del Comune di Genova, non si dismetterà la funzione di edificio scolastico per scuole come la Bernabò Brea e via Bertani, che rimarranno tali. Addio invece al San Raffaele di Coronata che diverrà residenze private, in barba alle richieste di social housing del Municipio Ovest.
    Soltanto gli abitanti di Nervi hanno espresso la loro preoccupazione, visto il silenzio del Municipio Levante, che discuterà per raddoppiare i parcheggi alla stazione, posta in un budello di via: un park deserto e attivo solo nel fine settimana, quando si forma una coda infinita di motori accesi per la gioia di chi passeggia, di genitori e bambini che vengono per respirare aria buona. I referenti del territorio non sono stati capaci di creare parcheggi alternativi prima di arrivare ai Parchi, pur accordando centinaia di concessioni per edificarne di privati.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 264: CEMENTO – Finanziaria, la casa che non c’è

    Sostiene Carlo Sarro, deputato del Pdl, che “bisogna trovare una soluzione agli abusi compiuti per necessità”, ovvero “l’ampliamento di immobili per avere una stanza in più per i figli”. Che poveretti chissà dove dormivano prima. E’ una delle tante dichiarazioni dei cosiddetti parlamentari peones, quelli che quatti quatti presentano emendamenti che stravolgono le leggi: succederà anche stavolta per la regolarizzazione edilizia delle famose “case-fantasma”, compresa nella finanziaria? Oltre due milioni di immobili censiti da rilevamenti aerei, da cui si vedono tanti bei puntini rossi, che rispetto ai quadratini grigi esistenti sulle visure ufficiali sono assai di più.
    C’è chi protesta per condono in agguato, e chi perché non è un vero condono. Il ministro spergiura che si tratta di un semplice aggiornamento catastale, che darà nuove entrate a stato e comuni, nessun perdono a chi ha costruito in zona di vincolo paesaggistico o ambientale: pena la demolizione. Si sottolinea che, al Catasto dei terreni, già risultano gli intestari delle particelle (porzioni di mappe) su cui gravano gli immobili, in seguito alla pubblicazione degli elenchi sulla Gazzetta Ufficiale avvenuta fra il 2006 e il 2009. Con l’obbligo dei possessori di denunciarli al catasto medesimo entro sette mesi, termine che scade il 31 luglio 2010. Che tanto prima o poi verrebbero scovati comunque …
    La manovra non fa che riconfermare quest’obbligo, spostandolo al 31 dicembre con effetti fiscali dal 2009. Si chiede una modesta autodenuncia, una dichiarazione che su quello spazio c’è un edificato: come mai allora non si rendono noti tali edifici? Forse sono fienili, garage, magazzini, tettoie, legnaie. I funzionari del Territorio hanno suonato alla porta di mezzo milione di proprietari di particelle “sospette”, ma non sono riusciti ad impedire che l’anno scorso fossero costruite in tutta Italia 29mila nuove abitazioni abusive (stima Cresme).
    Ci sarebbero due vantaggi per l’erario statale e per i comuni, l’incasso di sanzioni o di oneri urbanistici, e la “messa a reddito” di un milione e mezzo di unità immobiliari, mentre quasi altrettante particelle pare ospitino fabbricati rurali che non hanno rendite e non pagano imposte. Forse i rustici non vanno più di moda, o sono fabbricati rurali?
    La regolarizzazione concede comunque generosi sconti a chi farà emergere il mattone ignoto. Se infatti ad oggi incredibilmente la sanzione catastale per ritardata denuncia è pari a 300 euro per unità e per un anno di ritardo, riducibile a un quarto, nella manovra si parla di sanzione ulteriormente rdotta di un terzo. Quindi cumulando le due disposizioni si arriverebbe a 50, dicasi cinquanta, euro di multa! Sempre che non si tratti di immobili edificati dove il piano regolatore non prevedeva questa possiblità (Il Sole 24 Ore, 26 maggio).
    Ecco spiegato il perchè delle omesse denunce e perchè questa regolarizzazione è una bufala: le case fantasma sono spesso abusive e chi mai si autodenuncerà se si è a rischio penale e di demolizione? Anche se ci sono voluti quarant’anni per abbattere l’ecomostro della Palmaria, meglio restare anonimi, a meno di un bel condono: con buona pace dei soliti cittadini che hanno pagato il dovuto e denunciata la finestra da allargare. Mentre da nord a sud si recinta alto per la privacy del costruito dentro. No condono no party.
    Ci conforta sapere che Genova risulta penultima, con 4.756 particelle con fabbricati non dichiarati e un 5,4 d’irregolarità ogni mille abitanti, a fronte delle 55.161 di Avellino e 125,5 d’irregolarità. Nonostante un Tar dispettoso.
    (b.v.)