Categoria: Primarie

  • OLI 414: PAROLE DEGLI OCCHI – Il candidato?

    (Ferruccio Sansa – Foto di Giovanna Profumo)
    Genova 7 ottobre 2014 – Gli organi di informazione locali e la rete danno per possibile una candidatura come presidente alle elezioni regionali della Liguria del giornalista genovese Ferruccio Sansa.
    Si prospetta, ma sono solo piccole anticipazioni, proposte di singoli, una sua candidatura alle primarie del centrosinistra con un appoggio di civatiani, Sel, e stelle vaganti del movimento di Grillo.
    Qui lo vediamo inquadrato, in occasione di un incontro organizzato dal il Fatto, con i candidati sindaci durante la campagna per le elezioni del 2012.
  • OLI 401: REGIONALI 2015 – Etty Hillesum alle primarie

    (Etty Hillesum)

    E’iniziata la rumba e in Liguria, fino al 2015, gli appassionati di politica ne vedranno delle belle. Per ora la discussione democratica è particolarmente interna al Pd, partito geneticamente modificato, dove solidarietà e rispetto per i compagni non escludono colpi bassi che, in un paese normale, dovrebbero essere riservati all’opposizione. Ma questo passa il partito. Lo sanno bene Enrico Letta, Romano Prodi. E le parlamentari del Pd.
    La campagna delle elezioni regionali è iniziata con la discesa in campo per le primarie del centro-sinistra di Raffaella Paita. Il sito, già operativo, vanta una citazione di Etty Hillesumquesta vita, la vita interiore e la vita esteriore, in ogni singola sfaccettatura, non mi rimane estranea e non lo rimarrà mai.
    Difficile comprendere la ragione che tiene insieme, in questa fase, la candidata del Pd con una delle figure più belle e complesse della Shoah, se non quella del marketing politico che da anni saccheggia il passato più nobile per utilizzarlo in campagna elettorale.
    Il sito tratteggia uno schietto profilo di Raffaella Paita, che rivendica idee ed una storia culturale, politica e dice di essere abituata ad affrontare la vita a viso aperto in un percorso che darà spazio a tutti. Come non crederle quando la frase che sovrasta la home page è Piedi per terra, occhi nel cielo. Tocca a noi Liguria!
    Paita detesta la demagogia, nemica degli ultimi a favore dell’impegno appassionato per i sogni concreti e realizzabili. Da qui la necessità di adeguare i nostri servizi di sostegno sociale, modernizzare gli ammortizzatori sociali, riformare i nostri strumenti di welfare. La sua è una Liguria che saprà dare risposte a tutti e si farà laboratorio nazionale ed europeo di nuove politiche e azioni contro il dissesto idrogeologico e di cura dell’ambiente di fronte ai cambiamenti climatici. Per il passato lo dimostrano la prossima inaugurazione del nuovo Outlet di Brugnato e Fabio Vincenzi, Sindaco di Borghetto Vara che aveva depositato e poi ritirato le proprie dimissioni per  “stress da alluvione”.
    Se spostare il treno deragliato ad Andora costa appena 2,5 milioni di euro e la Liguria è stata vittima di oltre 100 frane, difficile sperare che basti essere laboratorio di nuove politiche contro il dissesto idrogeologico per sanare un’emergenza prossima all’intervento della protezione civile. Ma questo la candidata lo saprà perché in Regione Liguria è assessore e capogruppo del suo partito .
    Chi sembra non farsi una ragione di questa candidatura, oltre ai segretari di sezione molto critici per tempi e metodo, è il collega di giunta e partito Pippo Rossetti che il 7 marzo dalle pagine de Il secolo XIX trionfa con un radioso primo piano ed invita la Paita ad una frenata. Quattro colonne nelle quali si passa dalle elezioni europee alle porte, all’invito al Pd a lavorare per una candidatura unica alle primarie – magari la sua – affinché non avvenga come tra Pinotti, Vincenzi e Doria. L’assessore al bilancio però per il bene del PD mette in guardia la compagna di partito e dichiara se la campagna per le regionali decolla davvero, io come altri potremmo scendere in campo. A quel punto scatterebbe una competizione tesissima, con il rischio di andare tutti a sbattere.
    Sfaccettature della vita. Parafrasando Hetty
    (Giovanna Profumo – foto da internet)

  • OLI 361: PRIMARIE – Ah les femmes di Capodanno!

    “Vorrei fare la madre nobile”, dichiara a Il Secolo XIX ( (16/12)  Marta Vincenzi, in risposta alle voci che la danno in corsa alle Primarie Pd dei candidati parlamentari, che si svolgeranno il 29 e 30 dicembre. 

    Una dichiarazione puntuale per smentire indiscrezioni di parte e non della stessa parte, come quelle di Italia Oggi del 15 dicembre, testata nazionale  non di sinistra e magari velenosa, che già ipotizzava la stessa guerra fratricida dell’elezione a sindaco di Genova: tanto che per non fare incontrare Marta e Roberta una la si vorrebbe destinata per un seggio al Senato, l’altra alla Camera.
    Ecco tornare l’antico rito, parafrasando l’adagio “un posto per uno non fa male a nessuno”, un rito che fa male agli elettori però. Chi ha detto che i cittadini  liguri del centrosinistra vogliano di nuovo essere rappresentati dai carini che circolano ora?
    Ci piacerebbe tanto si facesse una verifica di quanto fatto per la nostra Liguria in Parlamento dagli onorevoli che oggi vi siedono: strusci di salotti tv, qualche interrogazione sulla vendita di Ansaldo adesso, mai lamentati prima ai tempi di Belsito e ancor prima quando nel cda ha troneggiato per anni  il compagno Margini. Per Fincantieri fraterne partecipazioni a cortei quando ormai i cantieri si sono smobilitati, non quando già languivano ai tempi del governo Prodi. Così per l’Ilva: ma dov’erano i nostri parlamentari “tutto lavoro-operai” mentre gli operai inferociti presidiavano giorni fa la questura e il sindaco Doria finiva sui giornali di tutta Italia per aver mediato da solo presso i lavoratori? Sono arrivati alla chetichella, quando tutto si era ormai risolto, il vicepresidente della Regione Scialfa e il deputato Mario Tullo, considerati zero dalla folla.
    “Ma che vuoi, dice una vecchia iscritta, in fondo Tullo ha fatto solo una legislatura e ha lasciato la segreteria…” Forse intendeva dire che perdiamo chissà quali preziose esperienze e competenze acquisite by Roma capitale. Di tornare alla vita di prima neppure si parla, al lavoro di prima se mai c’è stato: in fondo fare carriera nel partito è diventata professione ambita e dunque da qualche parte devono pur essere ricollocati per una regola non scritta e ormai insopportabile.
    Vedi Giovanna Melandri, eletta in Liguria, rioccupata al museo Maxxi di Roma, dopo due elezioni da paracadutata qui. Vedi Saretta Armella, che, da presidente rampante di Fiera in crisi, si dice sia in partenza per Roma, moglie del segretario provinciale di Genova, il savonese Lunardon, che rinuncia al seggio, tanto rimane in famiglia.
    Così in nome delle “dannate” quote rosa pare si presentino anche la moglie di Walter Ferrando, consigliere regionale e poi la figlia di Paolo Emilio Taviani, mentre rinuncia invece la dignitosa figlia di Guido Rossa, Sabina. Indovina un po’ chi sarebbe in tandem con Tullo? La moglie del responsabile dell’apparato elettorale del partito Bartolozzi.
    Decisamente un rinnovamento, come chiedeva l’elettorato, tanto fanno i conti con il 70 per cento del secondo turno di Bersani, dimenticandosi delle contemporanee primarie del partito di Nichi Vendola, detentore del 15 per cento di quel 70 per cento uscito il 2 dicembre. 
    Per fortuna pare ci sia tra le papabili la sindacalista Anna Giacobbe, insieme all’altra novità, se varranno le preferenze doppie, il ticket Lorenzo Basso con la new entry renziana Sara Di Paolo, un volto nuovo e speriamo di qualità.
    (Bianca Vergati)
  • OLI 351: PRIMARIE – All’arrembaggio

    Gran folla venerdì 5 ottobre in salita Pollaioli, al Caffè degli Specchi c’era il primo raduno genovese dei pro-Renzi. Accoglienza amicale, tavole imbandite per l’aperitivo ed esordio di un quasi giovane del Pd, che con la sua lettera a Repubblica ha fatto increspare le acque placide del partito a Genova, in massa fan di Bersani. La gente si guarda intorno, pare fare la conta e già si annunciano in favore del sindaco di Firenze il Comitato Sanità ed il Comitato del Levante.
    Le buone intenzioni ci sono tutte, ma si ha l’impressione che i volti noti siano qui più per insofferenza locale che altro, tra i fedeli di SuperPippo, assessore regionale e gli ex margheritini mentre qualcuno sussurra che arriverà forse Massimiliano Costa. Un brivido corre tra i “giovani” del Pd nostrano, mentre interviene con un discorso appassionato Federico Berruti, sindaco di Savona, promotore di spicco in Liguria per la corsa del rottamatore.
    Capelli grigi tanti, Under trenta nessuno, non mancano però i coetanei di Renzi, impiegati, professionisti, persone comuni al di fuori della mischia, che parlano di attese deluse, di occasioni perdute. Hanno la faccia di chi il loro turno nella vita pare non giunga mai. E così si saltano generazioni di classi dirigenti, che dalla società e dall’agone politico sono tagliati fuori. Un’esistenza ai margini, si sentono afoni. Nutrono speranze e non ci stanno ad essere lì nel limbo, ecco perché si rivolgono a chi, non importa se davvero nuovo o no, parla di rimetterli in gioco. In fondo è l’unica chance che resta a questi bravi ragazzi invecchiati.

    (Bianca Vergati – foto da flickr / unita36)

  • OLI 351: PRIMARIE – Laura Puppato, anima e PD

    Pochi sanno che c’è. Infatti Laura Puppato  non è stata ancora ospite delle trasmissioni televisive che, in prima serata, fanno la fortuna dei politici del paese. Se non fosse per un’intervista a Concita de Gregorio su Repubblica della sua candidatura alle primarie del PD non si parlerebbe nemmeno sulla carta stampata. Alcuni l’hanno liquidata con leggerezza: è “un’anima bella”, hanno detto, e lei ha risposto: se serve, ci sono. Contattarla è stato facile: una telefonata al Consiglio Regionale Veneto, un altro recapito e la sua disponibilità a rispondere a domande scritte.

    Di lei si era accorto Beppe Grillo che cinque anni fa l’aveva premiata come primo sindaco d’Italia a Cinque Stelle. Sua, garantisce Puppato, l’idea dei politici dipendenti dei cittadini e non del comico che l’aveva fatta propria.
    Quelle che seguono sono le sue riflessioni, elemento utile per chi nelle primarie ci crede.
    1) Su La Repubblica del 13 settembre scorso Laura Puppato ha parlato delle primarie del Pd come di una battaglia fratricida. Perché allora ha deciso di partecipare? 
    Proprio per questo. Credo nella sana competizione delle idee e anche in un diverso modo di fare politica. In queste primarie stava accadendo che la contrapposizione tra vecchio e nuovo togliesse di mezzo i temi su cui fondare la rinascita del Paese, mettesse in secondo piano l’Italia che vorremmo. Molte persone semplici che sono il vero patrimonio delle primarie, visto che è quello il loro luogo per fare politica dal basso, si stavano allontanando. Correre ai ripari voleva dire parlare concretamente e generosamente a loro, candidando le idee e un nuovo modello di politica, più sobria e più coerente.
    2) La discussione di questi giorni è: Primarie aperte o no? Lei da che parte sta? 
    Il Pd non può permettersi di chiudere, di mettere i tornelli alle primarie, perderebbe la grande occasione di mandare agli italiani un messaggio di democrazia che nessun altro partito oggi è in grado di proporre. In un certo senso la sua identità e la sua capacità di essere partito traino del Paese verrebbero messe in discussione, non faremmo più la differenza, saremmo assimilati agli altri…. E Dio solo sa quanta sia oggi la necessità di credere ancora ad un politica capace di mettersi in gioco, senza infingimenti e con le regole che esistono.
    3) Duecentocinquantamila euro a candidato è il tetto massimo di spesa per partecipare alle primarie: pochi o tanti? E come intende regolarsi? Cosa ne pensa di una campagna di trasparenza sui finanziamenti?
    Cominciamo da qui, abbiamo parlato di sobrietà e coerenza? Bene questa è la “prova del 9”, niente effetti speciali e nessuno spreco, 250mila euro sono una cifra molto, molto alta persino eccessiva anche per l’Italia. Daremo un messaggio di grande spessore morale e politico scegliendo la trasparenza nei finanziamenti – che devono essere numerosi e limitati negli importi, per evitare condizionamenti futuri – e garantendo anche in questo caso di “fare le cose normali”, senza eccessi comunicativi e montagne di costi… Personalmente molto treno, tanti incontri e tantissimi volontari che credono in quello che propongo e nel cambiamento di uno stile.  
    4) Alleanze: quali quando con chi… 
    Dobbiamo partire da noi, dal Pd. Soprattutto se resterà malauguratamente questa nefanda legge elettorale, il rischio reale è che la coalizione non abbia capacità di governo soprattutto al Senato e questo renderebbe instabile un Paese che ha bisogno delle certezze politiche come del pane quotidiano. Serve infatti una coalizione “di governo” per una legislatura che sia anche costituente. L’alleanza di tutto il centrosinistra mi sembra naturale, come pure il dialogo con tutti quei soggetti e movimenti della società civile che hanno dato vita alla battaglia referendaria del 2011.
    5) Nell’intervista a Repubblica si è domandata come sia possibile fare dell’anagrafe un fattore discriminante per fare politica. Lei in proposito come la pensa? 
    Penso che l’età non possa essere un discrimine ma è impossibile non chiedere maggiore rappresentanza politica ai giovani che, in larga parte, ne sono rimasti esclusi. Sono diventata sindaco della mia città a 45 anni, senza alcuna esperienza politica precedente. In generale credo che un amministratore e un parlamentare diano il massimo nel corso dei primi due mandati. Inoltre il ricambio fa bene alla democrazia, spezza eventuali rapporti di potere che nel tempo potrebbero incrinare la bontà delle scelte di un amministratore. Gli spazi per i politici di lungo corso non mancano fuori dell’emiciclo ed anzi sarebbe una ottima occasione per esse utili in altre forme alla politica e alla formazione dei nuovi politici.
    6) L’anima verde, ha detto, salverà il paese. Il Pd, oltre a quella di Laura Puppato, ha un’anima verde? 
    Attraverso l’esperienza vissuta nel Forum Ambiente del Pd ho conosciuto e ho lavorato con tantissimi democratici con l’anima verde che, forse, non risulta ancora così evidente nel progetto politico del Pd per il futuro dell’Italia. Le tematiche ambientali devono essere centrali per l’agenda di governo, come avviene da un ventennio nei G*8 e nei G*20, basti pensare all’arretratezza culturale e politica su questi temi che ha vissuto il nostro Paese a causa di governi distratti, sciagurati e di nessuna prospettiva. Dobbiamo recuperare il tempo perduto perché ambiente e’ lavoro e quindi occupazione che manca, ma e’ anche welfare e qualità della vita. Non si tratta solo di alimentare una generica green economy ma di apportare innovazione in tutti i settori dell’economia, delle politiche urbane compreso il trasporto di merci e persone, il riciclo di rifiuti e il recupero della materia prima, l’efficientamento energetico e la stessa pubblica amministrazione.
    7) Il buon governo: potrebbe indicare i primi cinque punti? 
    In pochi punti direi: 1) Il lavoro attraverso: a) l’immediata attivazione del programma per l’efficientamento energetico in 9 settori studiato da Confindustria nel 2010, che prevede l’incremento in 10 anni di 1 milione e 600 mila posti di lavoro; b) parziale e totale defiscalizzazione per le imprese, soprattutto PMI, che investono su innovazione, ricerca, prototipazione e in nuove assunzioni di giovani e donne. Il costo aggiuntivo per la seconda parte visto che la prima sarà in attivo, lo desumerei dal recupero dell’evasione ed eventualmente da una piccola patrimoniale, qualora necessaria e solo sui redditi oltre il milione di euro. 2) Il sostegno alla famiglia. L’Italia è al penultimo posto in Europa quanto a spesa per la famiglia, alla quale viene devoluto solo il 1.2% del PIL metà circa di quanto avviene in Europa. Intendo recuperare la soluzione proposta dal “forum delle famiglie” in Italia che considera di rendere esente da imposte, fino al valore lordo del reddito percepito, il costo medio di ogni nuova vita moltiplicandolo per il numero dei familiari a carico. Questo importerebbe fin da subito incrementi di reddito variabili tra i 200 e gli oltre 1000 euro/mese/famiglia. Il corrispettivo costo lo desumerei dall’abbattimento per pari importo delle spese militari. 3) La riforma della Pubblica Amministrazione, passa attraverso un avvio di procedure semplificate, e trasparenti in tutti i procedimenti amministrativi. Siamo agli ultimi posti in EU nel colloquio informatico con la P.A. e questo implica un onere economico di 8 mld di euro inutilmente sprecato in tempi morti, viaggi e costi collaterali. . La P.A. deve fornire risposte entro tempi certi, mai superiori ai 30 giorni prevedendo sanzioni e indennizzi in caso di mancata applicazione di questa regola. Così si torna ad un rapporto corretto con il cittadino e le imprese. 4) Giustizia. Sono in gioco i diritti fondamentali dei cittadini e della democrazia, la giustizia giusta, celere e garantita deve essere obiettivo primario per la prossima legislatura. Nell’ultimo decennio abbiamo assistito ad un indebolimento del sistema, riducendo risorse, attivando leggi volte ad impedire la correttezza e la conclusione dei procedimenti giudiziari, riducendo le pene e incrementando la prescrizione così demotivando i giudici. Anche in questo caso e’ importante che chi investe in Italia sappia che potrà contare su un sistema di regole chiare e applicate in modo indiscutibilmente celere, garantendo il giusto tempo di risposta anche giudiziaria. Direi che 180gg rispetto agli attuali 4/7 anni possano bastare. 5) Approviamo i diritti civili che la società si attende: regolamentazione delle unioni di fatto e dei matrimoni tra persone dello stesso sesso, con tutto ciò che ne deriva in termini di riconoscimento sociale, sussidiarietà, eredità, etc. è una necessità sociale, riconosciuta dalla Costituzione e messa in atto nelle moderne democrazie; rispetto della 194 su tutto il territorio nazionale, testamento biologico e modifica della legge 40 sulla fecondazione assistita.
    8) La buona politica: cosa vorrebbe “l’anima bella” Laura Puppato dal Pd?
    I cittadini devono tornare protagonisti del presente e del futuro del nostro Paese e i politici devono tornare ad essere credibili esempi della qualità di una Nazione bella come l’Italia. Solo così rinascerà la fiducia, non è’ solo un problema di mercati ma di patto tra cittadini e politica. Quindi il Pd per cui lavoro intendo sia il partito coraggioso ed aperto che esprime coerenza e concretezza nella sua linea politica, e si fa giudicare rendendo chiari gli obiettivi che intende raggiungere.
    9) Come si fa a vincere le primarie? 
    Credo molto nella voglia di partecipazione delle persone che non hanno smesso di sperare che si possa fare di più e di meglio per l’Italia. Si vince solo se si saprà suscitare attenzione ed entusiasmo in chi lavora in silenzio per il bene comune: volontari di associazioni, amministratori onesti, madri e padri di famiglia, studenti che investono nel futuro, giovani e lavoratori incerti sul domani, ma tenaci. Il mio appello va a tutte le persone libere che vogliono cambiare un sistema degradato e intendono farlo ora per garantire non un sogno ma una realtà più equa e giusta di cui abbiamo disperato bisogno.
    10) Come convivono la sua anima cattolica con quella di sinistra?
    La laicità da quando faccio politica per me non è solo un principio da seguire ma un metodo. Sono una credente consapevole che la società è molto cambiata negli ultimi anni e ritengo che i politici che la rappresentano debbano saper accogliere e fare proprie le nuove istanze del vivere civile. Mi ritrovo molto nelle parole del card. Carlo Maria Martini laddove dice che la verità, quand’anche scomoda, va perseguita.
    (Giovanna Profumo – foto dell’autrice)

  • OLI 331: PRIMARIE – Sherwood e Marta regina della notte

    Dopo le primarie del 12 febbraio Genova è in preda di una narrazione disneyana.
    Piccoli principi, marchesi, conti, popolano le pagine dei giornali con tanto di congiure, vendette, alleanze. Mai la politica genovese ha offerto un’immagine più fiabesca con la città che sembra Nottigham espugnata dai ribelli della foresta di Sherwood. C’è anche il prete.
    In questa battaglia tra bene e male, la cronaca fedele dei messaggi apparsi su Twitter a firma di Marta Vincenzi, restituisce l’immagine di una donna divorata dalla rabbia la cui acuta capacità di analisi pare polverizzata in uno sciame di voti. Dispiace venire a conoscenza di un lato del carattere che la induce a scrivere “dovevo dargli una mazzata subito, invece di aspettare che si rassegnassero” e che consegna la Sindaco ad un immaginario difficile a morire in cui la donna può essere preda di isteria e quindi deve stare alla larga da ruoli politici.
    Ancor più male fa leggere che Marta Vincenzi si paragona ad Ipazia, equiparando la sua battaglia e il suo sacrificio a quello della nota matematica greca. E stupisce leggere sul Secolo XIX che la Sindaco ha “indossato i panni della femminista dura e pura” proprio lei che aveva dichiarato: “Non cerco a priori la solidarietà femminile nelle battaglie che faccio, perché non sopporto la retorica delle cordate vestite di femminismo. Tranne poi addolorarmi e stupirmi quando le ritrovo schierate nella conservazione”.
    Nell’attesa che la pacatezza prenda il posto della collera ecco un’aria mozartiana per la Sindaco.
    La musica che sa rendere belli tutti i sentimenti della natura umana le sia di conforto.

    Cliccare per vedere il video

    (Giovanna Profumo)

  • OLI 331: PRIMARIE – Le entrée nel seggio d’élite

    Seggio Vegia Arbà, piazza Leopardi, cuore di Albaro. La Senatrice candidata arriva con rito consueto, falcata da jogging, strizzata nel piumino aderente, una vigorosa stretta di mano ai presenti. E’ primo pomeriggio e sfortuna per lei è un momento di calma, ringrazia così i volontari, quasi tutte donne, chiede dell’affluenza che le confermano buona. E’ in compagnia dell’immancabile giovane consigliera Michela, che l’avrà di certo rassicurata sulla tenuta del territorio, è stato fatto un martellante lavoro di passaparola, mail, messaggini, telefonate. Le affianca un tizio rasato dall’aspetto corpulento, con giacca turchina da mago Zurlì, è il body guard, a cui qualcuno chiede se deve votare: un quadretto tipo cantante Madonna.
    Il terzetto riparte sull’auto che sfreccia sgommando all’interno del marciapiede e sfiora le scalette dello storico ristorante, inconsueto seggio elettorale.
    Fa la sua capatina pure l’ex segretario Mario Tullo, ora parlamentare, aria stazzonata e gioviale, qui votano Pericu, il presidente Burlando, l’assessore Rossetti, alcuni consiglieri comunali, così è una processione obbligata.
    E poi è terra di scout, asili e case di riposo della curia.
    Irrompe con suorine al seguito la presidente per caso del Municipio Medio Levante, ex Margherita, ex Pd, ora Udc, diventata tale dopo due presidenti di destra, uno sfiduciato per un affaire di appalti e l’altro assurto ad assessore alle manutenzioni per Vincenzi. Nel frattempo il seggio si è riempito, pazientemente gli elettori si accalcano in coda, ma le suore devono votare e subito: all’uopo si mobilita uno dello staff ufficio stampa della Regione, accorso, che grida al telefono, incurante della fastidiosa confusione creata.
    Tutti grandi elettori Pd.
    La Vegia Arbà risulterà essere fra i primi migliori risultati per la vittoria di Marco Doria, come tutto il Levante. In grande maggioranza le donne, di ogni età, ma anche sedicenni con genitori al seguito: voglia di un volto nuovo, che ha conquistato vecchi e giovani e sconfitto un partito, che ha pure lui due volti nuovi, il segretario provinciale Razetto e il segretario regionale Basso, i due “cattivi ragazzi” che si dimettono per colpe non loro. Pagano in prima persona e da soli la colpa dell’establishment di cui sopra, che ha avallato in segreto l’autocandidatura della Senatrice, l’autoricandidatura della Vincenzi, le primedonne, che i due giovani segretari non volevano e che hanno tentato in tutti i modi di evitare, invocando un ricambio.
    Niente da fare, sono stati travolti da entrée come al seggio di piazza Leopardi.
    Pressioni romane, vecchi saggi ormai da camino, una pletora di politici trombati o pensionandi, ex di ex, notabili, sponsor di un cambiamento che non cambiava niente. Persino l’ex sindaco di Bologna, che prima stava più qui che a Bologna ed ora è più a Genova che a Bruxelles strepita che bisogna riflettere, lui che ritiratosi per fare il papà si è candidato a segretario in Liguria, ha fortemente voluto la senatrice, appartenente alla sua corrente, l’area Franceschini. Neppure troppo velatamente si imputa la débacle all’inesperienza, troppo giovani questi segretari.
    Non è così. Personalismi, ambizioni infinite, vecchie lobby interne di partito, inadeguatezza a cogliere lo stato d’animo della città, l’insofferenza alle stesse facce, ecco le cause della sconfitta del Pd.
    Il guaio è che a casa, oltre alle zarine, non ci andranno purtroppo i personaggi inamovibili che ora vogliono lo scalpo dei due cattivi ragazzi. Che però cattivi non sono stati per niente, purtroppo.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 331: PRIMARIE – Marco Doria e i “radical chic”

    Seggio delle primarie presso la casa di quartiere “Ghett-Up”, in Vico della Croce Bianca. In coda con gli altri una signora impossibile da ignorare: per tutto il tempo dell’attesa, una decina di minuti, parla a voce molto alta, girandosi di qua e di là per cercare di coinvolgere le altre persone in coda “Io voto Marta Vincenzi, è l’unica da votare. La Pinotti no, per l’amor del cielo, e Marco Doria è un bravo ragazzo, ma poverino, la mafia del partito se lo mangia, non gli faranno fare nulla” . L’improvvisato spot viene ripetuto più volte, con leggere variazioni, senza suscitare particolari reazioni.
    Solo quando la signora aggiunge “E poi lo vota solo un gruppetto di radical chic”  si innesca un cortese scambio con una donna in coda davanti a lei: “Io veramente radical chic non sono. E voto Marco Doria …”.

    L’episodio è minimale, ma qualche campanello risuona quando anche un importante esponente del Pd, Mario Margini, accosta questo termine ai sostenitori di Doria, descritti come “Sel, radical chic, movimenti, senza tessera, personaggi come don Gallo e Vendola”. Un accorpamento un po’ freak in cui si coglie una nota svalutativa; come dire: con un panorama come questo sarà dura vincere le elezioni.
    Del resto Doria viene descritto su La Repubblica del 14 febbraio come “Il marchese che piace ai rossi e alla borghesia che conta”, sottolinenando che “ha raccolto consensi nei quartieri più esclusivi della città”.
    Ma ascrivere le ragioni del successo di Marco Doria ai movimentisti romantici e alla ricca borghesia è una deformazione che taglia fuori la categoria forte che ha reso davvero possibile la sua vittoria alle primarie: cioè persone non etichettabili con le categorie di cui sopra, di origine italiana e non, di attività ed età svariatissime, benestanti e non, che abitano in tutti i quartieri di Genova, popolari e non; persone che sono state convinte attraverso una campagna condotta da moltissimi volontari, con pochi soldi, nessun apparato, e nessun aiuto da parte degli organi di stampa.
    Lo sconcerto sistematico del Pd di fronte a queste sconfitte mai messe in conto, dalla Puglia, a Milano, a Napoli, e ora a Genova, nella grande diversità delle situazioni, è comunque frutto dello stesso fraintendimento della realtà, a cui viene sostituita un’immagine ingannevole, costruita in un ambito chiuso ed autoriferito.
    Nella piazza dei festeggiamenti c’erano persone molto normali che ti raccontavano una “grande gioia”, perché avevano molto lavorato, avevano vissuto insieme “una esperienza bellissima”, e ce l’avevano fatta contro le generali aspettative.
    Che c’entra questa gente con i radical chic evocati dall’anonima elettrice del Ghetto, e dal noto politico Pd?
    (Paola Pierantoni – foto dell’autrice)

  • OLI 331: PAROLE DEGLI OCCHI – 12 febbraio 2012

    Foto di Giorgio Bergami ©

    Genova, ore 23 circa di domenica 12 febbraio 2012: è ormai certo che il 46% dei votanti alle primarie ha designato Marco Doria candidato sindaco della coalizione di sinistra per le prossime elezioni amministrative. La sindaco in carica Marta Vincenzi ha ottenuto il 27,5 % dei voti; la sfidante senatrice Roberta Pinotti il 23,6%.

  • OLI 330: PRIMARIE – Sindaci e sponsor

    “Votate Roberta, solo lei può essere il sindaco di tutti”, e non è una persona qualunque a dirlo. Chi invita a votare Pinotti è Beppe Pericu, l’apprezzato sindaco del G8, che chiude l’incontro con i simpatizzanti Pd all’hotel Rex, il 2 febbraio, in Albaro, dove l’ex sindaco abita. “Urge mobilitazione per le Primarie, gli altri votano tutti e compatti, attenti”. Stima a parte per il professore outsider, conclude.
    La candidata è raggiante come a inizio serata quando aveva solcato la sala, stringendo la mano con affabilità a tutti i presenti: un diciottenne con il padre assessore, il resto di mezz’età e oltre e politici prossimamente inoccupati, tra cui la consigliera comunale prima in lista alle ultime amministrative come giovane donna, su proposta di Emilyguria, centro di formazione politica al femminile all’insegna di più potere in rosa, tema caro alla sua presidente Roberta Pinotti.
    Una meteora di associazione forse, se il sito è aggiornato al 2009, visitando infatti www.Emilyguria.it in onore al “genere” si segnalano http://www.donneinrete.com/, con indirizzo desueto, che rimanda a tutt’altro e http://www.noidonne.org/, giusto! E naturalmente la newsletter della candidata.
    Sotto lo sguardo affettuoso di chi non ha mai digerito la Marta, rea di aver proclamato a gran voce discontinuità nei confronti del predecessore, la senatrice, sicura del territorio amico, esordisce scandendo che non esiste un sindaco per tutte le stagioni , affabula la platea con un racconto familiare, le figlie inquiete all’idea di mamma–sindaco.
    Spiega la composizione della sua squadra in cui vorrà persone di altissimo livello per un Comune amico, evocando varie consorterie non utilizzate, dal volontariato alle teste pensanti…
    L’Amministrazione oggi mostra d’essere respingente, invece bisogna mettersi in sintonia con il cittadino e lei pensa di avere tutte le caratteristiche per farlo.
    “Ho un’esperienza nazionale presso i Ministeri, ho voce presso Amministratori delegati” sottolinea.
    Confessa che non ci aveva pensato proprio a candidarsi, altri gliel’avevano suggerito. Chi sarà mai? E arriva la domanda scomoda: qualche elettore ha chiesto al direttore del principale giornale cittadino se non ci sia un input da segreterie romane, vista la campagna a tambur battente in suo favore. Lei che ne pensa?
    Roberta interdetta, dice di non capire e comunque è la prima volta che sente qualcosa del genere, guardandosi intorno forse a cercare volti amici come Beppe, finalmente arrivato.
    Le si chiede pure di confermare la sua opinione sui giovani genovesi che aveva espresso al Teatro della Gioventù, ovvero che “I ragazzi di Genova sono comodi, preferiscono un posto fisso malpagato ad uno incerto ma con delle prospettive”, citando l’ Istat. Era parsa concorde con questa analisi, e le si domanda con quali giovani si è confrontata, mentre l’indagine pare introvabile.
    “L’indagine è di due anni fa” precisa la Pinotti, ma c’è un malinteso: al contrario lei è dispiaciuta di tali risultati, e racconta entusiasta di un trentenne, che ha messo su una bell’azienda invece di andare in discoteca a vent’anni.
    Risponde in ossequio al trend di questi giorni, addosso ai mammoni, alla faccia di statistiche e precari.
    E all’anziano signore, che candidamente confessa di non votare per questa parte ma è venuto per sapere quale sarà la sua priorità, dichiara con enfasi: “Subito le manutenzioni, la battaglia delle battaglie!”
    Bella serata.
    (Bianca Vergati)