Categoria: Roberta Pinotti

  • OLI 327: PRIMARIE – Doria, che differenza c’è?


    – Perché dovrebbero votarti? – chiede il direttore del Secolo XIX a conclusione dell’intervista al cinema Ritz lunedì 16, e Marco Doria risponde: “Perché la mia è una storia diversa, faccio il docente universitario, sono contento del mio lavoro mentre le signore candidate la politica la fanno di mestiere”.
    Nessuna replica da parte del giornalista, apparso eccitato alle parole del candidato “indipendente” sulla Gronda, rimessa in discussione da Doria come risoluzione della mobilità a ponente, a suo dire un problema di traffico cittadino e non di chi corre da La Spezia a Savona.
    Genova turistica come Nizza o no? incalza l’intervistatore, riferendosi alla liberalizzazione degli orari dei negozi, ma riceve come risposta: “Sogno una città diversa”, e un “no” ad una città all’americana: le piccole imprese, come i negozi, vanno salvaguardati, fanno parte del tessuto sociale; si riveda invece la politica del centro commerciale: follia prevedere due megastore nel nuovo Piano urbanistico come a Sestri, al posto di aree produttive, là dove c’è un vecchio centro storico. Non si parla solo del  centro storico dei Rolli, ma pure di altri presenti a Genova, da Nervi a Voltri, assurdi i percorsi obbligati dei turisti in via Garibaldi e non alla Maddalena o in via del Campo.
    Perplessità nel pubblico mentre “Il sogno di una città diversa” appena s’intravvede, delineata nel pomeriggio nell’incontro sul Piano Urbanistico Comunale: tra i relatori, ex di qualcosa, forse in attesa di ricollocamento.
    La città com’era, da ritrovare, da presidiare, pare un refrain di Doria, il solo candidato che parli con numeri alla mano, dal calo e invecchiamento demografico, ai 90mila addetti dell’industria negli anni ’70, ridotti alla metà nel 2001 e ancor meno nel 2011. Si deve dunque cercare lavoro “di qualità”, rifiutando l’idea però che comandino soltanto bilancio e mercato; l’Italia e Genova non avranno più i ritmi passati di sviluppo industriale, bisogna prenderne atto, ma si devono comunque salvaguardare eccellenze come Ansaldo Energia e Fincantieri, aiutandole come Comune a ritrovare spazi e sinergie.
    Favorire il lavoro d’innovazione e di ricerca, cercando di attirare nuovi abitanti e nuove imprese, offrendo loro spazi e agevolazioni. Basta territorio a centri commerciali, così si cambia il tipo di lavoro, non lo si aumenta, si dirotta semplicemente il consumatore verso altra direzione.
    Ah, se al posto della Fiumara e dei grattacieli si fosse dato lo sbocco a mare all’Ansaldo, sospira qualcuno.
    Argomenti che toccano le corde degli astanti nell’incontro al PalaQuinto, venerdì 14, dove più che delle solite manutenzioni si parla ancora di occupazione e tanto di salvaguardia del territorio e del verde. – Non sono troppi però i numeri degli addetti all’azienda Aster, non c’è invece verifica di quanto viene fatto e di come si lavora – Preziosa e da recuperare la partecipazione dei cittadini, vero presidio della città.
    Anche qui sala gremita di persone di mezz’età, che in attesa del candidato davanti ai giardini sentono dire da giovani passanti: – Ma chi è ‘sto Doria? –
    E alla domanda di un cittadino al direttore del Secolo XIX se abbia ricevuto da Roma o da Piazza De Ferrari l’input ad una campagna pro Roberta Pinotti nemmeno tanto velata, il giornalista risponde che “l’attuale sindaco e i suoi assessori paiono l’armata Brancaleone e poi c’è già la Repubblica pro Vincenzi”
    Siamo contenti per l’informazione democratica.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 324: ELEZIONI – Futuro sindaco, botta senza risposta

    – Niente solisti -, dichiara Roberta Pinotti, spiazzando chi auspicava con il giovane segretario Pd un ricambio generazionale e una ventata di novità. E la bionda senatrice, che ritiene essere lei la novità, promette collegialità, giura di non voler seminar zizzania, di mettersi comunque a disposizione, niente personalismi, lei si è proposta in armonia con il partito. Magari spiando l’effetto alluvione nel caso la Marta riprovi, nel caso che il ragazzino Lorenzo Basso nutra velleità. Soffiare tutti sul tempo prima del via, come un tempo per la Segreteria del partito, per il posto in Parlamento, eppure anche un’atleta dilettante come si definisce, sa dello starter.
    Prosegue la sua campagna elettorale nei quartieri di Albaro, Foce e San Martino, platea vecchiotta, pochi giovani dell’apparato, palco psichedelico di un malinconico stabilimento balneare. Lei è lì ad ascoltare i cittadini, che si esercitano in mini comizi, felici d’essere in scena, interrotti ogni tanto da una straniante percussione che s’impadronisce del microfono.
    Tema-clou, le manutenzioni, problema comune di difficile risoluzione, sentenzia la Roberta che ricette non ne ha tranne il decentrare al privato, come ha fatto il sindaco di Salerno, da lei consultato.
    Bella l’idea delle aiuole targate supermercato, lodi all’intervento in corso Torino ma così gli albarini si sentono discriminati, poveretti, privati di decoro urbano e sicurezza. – Mancano i soldi per le forze dell’ordine – ma la candidata promette meno vigili in ufficio e più disponibilità a cambiare ruolo nell’amministrazione.
    E chi ci crede che l’usciere vada a fare il giardiniere?
    Rilanciare l’immagine di Genova, Corso Italia sia la promenade, il mare della città, sottolinea la senatrice, perciò gli stabilimenti balneari, che bontà loro presenteranno un progetto con più spiagge libere, sono una grande risorsa, svolgono attività sociale, facendo sue le tesi del presidente dell’associazione, che chiede alla Ue il rinnovo delle concessioni senza bando (sostenuti anche dalla Regione, La Stampa di Savona , 7.12.2011).
    E neppure per un attimo alla senatrice sfiora il dubbio che le concessioni siano privilegi e che nessun giovane potrà provare a farne la sua impresa. Ascolta compunta che – in Italia funziona così, che cosa vuole quest’Europa e i suoi cavilli di liberalizzazioni, c’è gente che ha lo stabilimento da 50, 70 anni … –
    E a che canoni! A tutti si chiedono sacrifici, ma ai balneari no, sono a marchio ereditario inalienabile. Si protesta giustamente per i tagli alle risorse, ma zitti e mosca sulle spiagge: così per esempio una società sportiva nei pressi del Gaslini rende al Demanio 400 (quattrocento) euro e per farne parte se ne pagano mille a fondo perduto , più 750 euro di quota annuale con sostanziosi conguagli.
    Forse la Pinotti non conosce l’argomento, ma se le si chiede del Puc, confessa che lo deve ancora leggere, per l’ex ospedale di Quarto s’informerà in Regione, sugli Erzelli afferma che il Comune potrebbe fare molto, ma non dice cosa.
    Perché stupirsi se poco risponde, in fondo l’aspirante sindaco voleva ascoltare e pazienza se per i cittadini è stato un rendez-vous poco esaustivo. Ci turba che Bersani pare voglia in Parlamento Stefano Fassina (Italia Oggi, 6.12.2011): dovrebbe subentrare alla Pinotti.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 315: CITTA’ – I cocktail di Gucci e il cittadino “comune”

    È accaduto ancora.
    Si sa, a farle certe cose, ci si prende gusto.
    La cronaca mondana dell’evento – Il Secolo XIX del 7 ottobre 2011, a firma Roberta Olcese – questa volta segnala la presenza della candidata a sindaco Roberta Pinotti che, solo alla fine, “trafelata”, si è unita alla festa.
    Il 6 ottobre, via XXV Aprile è stata bloccata al traffico cittadino, all’ora dell’aperitivo serale, per un esclusivo party, “settecento inviti“, organizzato da Gucci.
    L’iniziativa era parte integrante del programma Genova in Blu – Il Salone Nautico in città (Fuori Nautico).
    Quanti soldi siano entrati nelle casse del Comune per trasformare un’arteria nodale in “un locale lounge” riservato a pochi non è dato ancora sapere. È dalla prima volta – dicembre 2010, per l’inaugurazione della boutique – che OLI ha chiesto la cifra. Su nostro invito, la consigliera comunale Angela Burlando aveva inoltrato alla giunta un’interrogazione in merito, senza ottenere a tutt’oggi delucidazioni. La domanda, adesso, è stata riproposta telefonicamente alla stessa e anche al capogruppo Pd in consiglio comunale Marcello Danovaro che, all’oscuro dell’iniziativa, ha garantito verbalmente una risposta. Risposta attesa con apprensione per rassicurare coloro che, in visita ad un parente, hanno subito la deviazione del bus n. 35 diretto all’Ospedale Galliera e ai molti altri che, più semplicemente, dovevano raggiungere casa o amici per la cena.
    C’è in questa trovata una dissonanza di fondo, data dalla mancanza di rispetto per il cittadino “comune”, c’è un’assenza di sguardo verso l’altro, una latitanza della politica incapace di cogliere la differenza tra iniziative eticamente opportune e quelle che non le sono.
    L’articolo del Secolo XIX indica fra i Vip la presenza di Sergio Muniz, star dell’Isola dei Famosi, uomo immagine e attore. Il quale durante il cocktail trova spazio per profonde riflessioni politiche: vorrebbe una pista ciclabile in corso Italia, un centro storico più sicuro, “alle volte ho paura anch’io”, e una città più all’avanguardia.
    Nello stesso articolo Andrea Morando – proprietario del negozio Gucci a Genova e organizzatore del party “per festeggiare insieme con la città il Salone Nautico” – invita “a non mollare. Anche se c’è la crisi”. Di seguito indichiamo i costi di alcuni modelli esposti nella vetrina fumé del negozio di sua proprietà affinché i lettori possano cogliere appieno la forza dell’appello:
    Borsa in pelle Euro 1.750,00 – borsa camoscio Euro 1.490,00 – Portafoglio 1973 Euro 430,00 – Ballerina 1973 Euro 395,00.

    (Giovanna Profumo, fotografie dell’autrice )

  • OLI 314: LETTERE – Roberta Pinotti ci scrive, Bianca Vergati risponde

    Sulle mie competenze nel settore della Difesa, senza inciuci o inutili presenzialismi, vi potete informare con i vertici delle Forze Armate e con le dirigenze delle imprese: sotto il vestito c’è molto, ma molto di più di un qualsiasi gessato (e dispiace ricordarlo ad una donna). Per queste competenze, addirittura ritenute autorevolezza, la Francia mi ha insignito della Legion d’onore. Poi se si occhieggia al Senatore De Gregorio, capisco la propensione e le faziose malignità e mi taccio.
    (Roberta Pinotti)
    (n.d.r. Il commento dell’On. Pinotti si riferisce al post OLI 313: CITTA’ – Signore in rosso)

    Gentile Onorevole,
    Poteva postare il Suo commento alla Redazione, senza interpellarne direttamente i componenti.
    Cogliendo il Suo “mi taccio” riferendosi a De Gregorio penso non ci sia bisogno di aggiungere altro, vista la definizione che ne do, e di certo non occhieggio.
    In quanto agli “inutili presenzialismi o inciuci“ si tratta naturalmente di punti di vista. Di fatto l’abbiamo sentita e vista tantissimo, e ancora prima che si autocandidasse a sindaco, tanto per non mettere in imbarazzo il Pd e gli elettori.
    Più rilevante comunque il fatto che non abbiamo notizie chiare circa il Suo Programma per la città, ma in compenso notizie di Sua partecipazione a sfilate sindacali, manifestazioni delle donne, corse podistiche e anche… solidarietà ai lavoratori Fincantieri. Per inciso: al tempo del governo Prodi proposte, interessamento su commesse per questa azienda, visto che Lei “si occupava” di Difesa?
    Circa la Sua autorevolezza presso le imprese, ho la Sua parola. In Parlamento i Suoi interventi mi pare si riferiscano a regolamenti, missioni militari… lascio alla buona volontà la lettura del sito parlamentare
    Per la Sua Legion d’Onore si reinvia alla nota del 20 ottobre 2008 sul sito del PD (partitodemocraticoliguria.it) dove l’accento cade ancora sul “genere”: a questo proposito ci dica magari una Sua proposta per le ragazze della Liguria, per il lavoro nella nostra città.
    Non si ricordano iniziative concrete dei parlamentari liguri, Lei compresa, per il nostro territorio, fiscalità del porto a parte: se non quando i buoi sono scappati. Fincantieri docet purtroppo.
    Lo so, Lei non è la Fata Turchina e non ha formule magiche, ma avevo seguito con speranza Porta a Porta proprio per ascoltare un possibile mio futuro sindaco e nuove parole.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 313: CITTA’ – Signore in rosso

    Disegno di Guido Rosato

    Candidatasi a sindaco di Genova, Roberta Pinotti è ormai ospite fissa a Porta a Porta. Siede spesso alla destra di Bruno Vespa che sembra quasi se la coccoli perché, come afferma lei stessa “amo la verità e quel che c’è da dire anche sulla sinistra lo dico”. Nel bene e nel male.
    “Per questo l’apprezziamo e la invitiamo” blandisce pronto il mellifluo Neo più famoso del teleschermo.
    La senatrice parla di politica, etica e B., qualunque sia il tema senza furia, dice con tatto:
    “Noi siamo diversi però e nel caso Penati accerterà la magistratura, intanto lui si è dimesso e il Pd lo ha sospeso”. Mentre il dito birichino del presentatore le fa segno come a darle della monella.
    Che consolazione per chi guarda e ascolta, un rodimento che Penati fosse dell’entourage Bersani. Come la Roberta un tempo, un’ex passata ora con Franceschini, divenuta presidente commissione Difesa per la Camera nel governo Prodi: mai vista ai convegni e agli incontri della Grande Industria del settore, c’era quasi sempre il languido saltafossi senatore Di Gregorio.
    E dunque che competenze ci offre l’ennesima Prof.? Essere under 60, di buona presenza, non sbagliare i congiuntivi e che altro chissà, certamente nel partito da quasi vent’anni, ma non è una colpa per carità.

    Magari quelli del Pd non potevano chiedersi da subito se il sondaggio andava fatto non soltanto sulla Marta ma anche per altri?
    Così se a destra si fa a gara a tirare giù più candidati- birilli possibili, a sinistra corre il teatrino delle primarie, del comitato istituito ad hoc e i genovesi di fronte all’Italia che frana sono contenti di sapere che Pinotti farà la gara podistica nei vicoli.
    La sera ci inquieta non poco in tv la bionda Roberta dall’abito rosso fiamma e manichine a fronzoli neri, ci tormenta quel film “sotto il vestito niente”, pur se comunicazione e immagine sono importanti: B. ha fatto scuola fin troppo.
    Ci conforta un’altra signora anche lei ultimamente in rosso, la presidente del Pd Rosy Bindi, che dichiara sul Mattino di domenica 24 settembre: “Lo strumento delle primarie resta valido, bisogna rinnovare la classe dirigente senza fare tabula rasa, svolta su Napoli, siamo lontani dalla città…”.
    Parole sante, anche per Genova, dove ci sono facce nuove, ma sono ancora troppo poche e magari spedite lontano.
    A quando un cavaliere o una dama che ci porti la buona novella.
    (Bianca Vergati)

  • OLI 311: PRIMARIE – Roberta Pinotti, politica tra sofferenza e desiderio

    Genova, 5 settembre 2011, teatrino di Santa Zita, inizio campagna per le primarie del centro sinistra a candidato sindaco.
    Roberta Pinotti rilascia interviste. Un mazzo di palloncini colorati le passa accanto, mentre un tavolo è già allestito per le adesioni di volenterosi collaboratori, c’è anche un’arbanella per la raccolta fondi: “come per Obama” spiega Michela Tassistro. Si organizzeranno cene, aperitivi, e ci sarà una “squadra” per raccogliere idee e sollecitazioni.
    Pinotti’s boys and girls indossano maglietta rossa con la scritta: iostocongenova, tuttoattaccato.
    Legittimo chiedersi la fine che fanno coloro che non la sostengono. Con chi stanno? E stare con Genova cosa significa?
    La senatrice mostra come un elegante ventaglio la copertina dell’ultimo libro di Mario Calabresi “Cosa tiene accese le stelle” e legge un passo di De Rita: “Oggi non sentiamo più lo spazio delle possibilità. L’Italia affonda perché non sa più desiderare, in realtà molti di noi hanno ancora dei sogni, quello che manca è l’ossigeno per raccontarli persino a se stessi, il futuro non esiste e si vive in un presente perenne e sfuocato”. Roberta Pinotti evoca “la morte del desiderio” e cita Padoa Schioppa – quello dei bamboccioni – che aveva individuato nella nostra classe dirigente un’incapacità di guardare lontano, perché attenta solo ai giornali e alla prospettiva delle prossime elezioni. Poi c’è la frustrazione di una politica fatta di annunci mai realizzati.

    La “motivazione” di Roberta “è un grande amore per la mia città” ed è da questo “amore” che nasce la scritta iostocongenova, ma anche “da una sofferenza interiore” data dalla sensazione – passando sulla sopraelevata, non sotto – delle grandissime potenzialità di Genova e dalla percezione che sia tutto fermo. A Genova accade quello che succede a Gulliver, spiega Roberta Pinotti, è come legata da moltissimi lacci e lacciuoli messi dai lillipuziani, “non è a terra come Gulliver, ma potrebbe correre e non lo fa”.
    La senatrice parla di una vocazione internazionale del porto, di imprenditori desiderosi di investire ma privi di condizioni per farlo, di industria e compatibilità sul territorio, di fuga dei giovani, ed anche della scoperta di Genova come meta turistica da parte di molti amici che le dicono “perché non ce l’avete detto prima!”.
    Certo i dubbi, quando è stata sollecitata a scendere in campo, se li è fatti: “sarò in grado?”. Però “se mi sono messa in gioco, penso di potercela fare”. Perché “non arrivo dalla luna” e “ho fatto l’assessore in Comune, conosco le difficoltà”. Ma “va messo in moto un pezzo di risposta alla crisi”. E non bisogna credere che “tutto ciò che non va bene debba rimanere così” dalle deiezioni canine a questioni più grandi, chi amministra deve operare per il cambiamento. Quindi bisogna “dare spazio ai desideri costruendo percorsi possibili” e va tenuto presente che “Genova non è solo dove viviamo Genova è chi siamo”.
    Sulle primarie risponde citando un post sulla pagina “nata spontaneamente” su Facebook “cittadini per Roberta Pinotti Sindaco” in cui viene detto che la politica non deve rimanere un gingillo per pochi.
    Roberta Pinotti ha svolto attività politica a Genova dal 1993, alla Camera dei Deputati dal 2001 per due legislature, attualmente è alla terza, eletta senatrice dal 2008: è in politica da diciotto anni.
    (Giovanna Profumo)

  • OLI 296: POLITICA – Pinotti & C: lobby bipartisan per il nostro futuro

    Confesso distrazione e disattenzione, ma di fronte al titolo “Minova politica contro l’isolamento di Genova” (La Repubblica, 4 aprile) la prima cosa che mi è venuta in mente è che si trattasse di un refuso, di un lapsus di scrittura. Forse, ho pensato, intendevano manovra … Poi ho associato! L’allusione era alla nuova città invisibile del nostro futuro, MiNova = Mi(lano) + (Ge)nova, “benedetta” nei giorni scorsi da Burlando e Formigoni (La Repubblica, 30 marzo), suggestivo scenario per la intervista alla “esponente di punta del PD ligure” Roberta Pinotti, preoccupata per l’isolamento di Genova.
    Il tono è narrativo, evocativo (“… tempo fa sentii Berneschi affermare che la realizzazione delle grandi infrastrutture poteva essere anche sostenuta dalle banche”), gli scenari affascinanti: una lobby politica positiva … una lobby bipartisan … la necessità di un cambio di passo, da favorire con un invito a cena. Commensali: Roberta Pinotti, Giampiero Cantoni, Pdl, presidente della commissione difesa del Senato e di Expò 2015, Luigi Merlo e, forse, (il tentativo di coinvolgimento è ancora in corso …) Luigi Grillo “che da più di venti anni si occupa della vicenda e che a mio avviso dovrebbe diventare il promotore di un tavolo fra parlamentari liguri e lombardi uniti nella realizzazione del terzo valico”.
    Il cronista ha un dubbio: “Non rischia la Pinotti di aprire eccessivamente al centro-destra in questa operazione?”.
    “Non scherziamo!” – reagisce l’intervistata – “La situazione è così conflittuale con la maggioranza che vorrei che il governo cadesse”
    Ah, menomale. Ci eravamo impensieriti.
    Per note biografiche sul Senatore Lugi Grillo consultare Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Grillo
    (Paola Pierantoni)