L’occasione è quella di una domenica uggiosa di fine settembre per infilarsi in una sala e assistere alla proiezione tanto “violentata” dalla critica de “I Giorni dell’abbandono” di Roberto Faenza. Occasione ancor più speciale perchè i giudizi contrastanti dei critici cinematografici, spesso e volentieri sono inaffidabili. Risultato: circa due ore di proiezione con assenza totale di dolore, componente essenziale del romanzo di Elena Ferrante, dal quale è tratto il film, che descrive l’angoscia e il travaglio interiore di una donna abbandonata dal marito.