Film – Bisturi e botulino ruba-anime

La regista Francesca Archibugi, dopo un periodo di assenza, propone in questi giorni nelle sale cinematografiche il film “Lezioni di volo”, un prodotto discreto, un’opera lieve e scorrevole che forse ci rimanda ad un genere vagamente “bertolucciano” ma decisamente meno lezioso. In breve, la storia narra l’iniziazione alla vita vera, alla maturità psicologica (e non solo) di Pollo e Curry, due ragazzini ingenui, sbruffoni e viziati dell’alta borghesia romana, studenti a tempo perso, abili nel ciondolare e riempire giornate vuote ed insulse con stupidi scherzi come quello di sputare dal terrazzo di casa sulle teste di ignari passanti.


Curry è indiano, adottato da genitori italiani, il Kerala è la sua regione d’origine. Pollo è romano, ebreo, non particolarmente acuto e “non-cresciuto” da un padre aggressivo ed inquisitore e da una madre assente e superficiale. Il percorso di iniziazione dei due ragazzi incomincia appunto quando Curry trascina il compagno in un avventuroso ed impegnativo viaggio in India alla ricerca della sua vera madre.
Ma al di là della trama del film, ciò che colpisce in particolare è la figura della madre di Pollo, una donna superficiale, tutta shopping e mondanità, interpretata da una Anna Galiena decisamente irriconoscibile. E qui sta il punto. Anche la bella Galiena ha venduto il corpo e soprattutto l’anima al botulino? Certo che sì. E perché anche l’anima? Perché vedere trasformato in un cuscinetto un bel viso affascinante e unico come il suo, è alquanto triste e disarmante, un’invasione che toglie l’essenza più profonda della personalità individuale. Quel viso come quello di tante altre figure femminili, non solo appartenenti allo star-system, ha perduto ogni espressione vitale e originale che lo caratterizzava. La bella donna matura e sensuale dai tratti irregolari ed intriganti e dagli occhi languidi, non esiste più. Lo sguardo è vitreo, gli zigomi gonfi, la bocca è un salvagente, il viso è inespressivo.
Si sperava (ci piacerebbe illuderci) che fosse trucco per esigenze di copione, sarebbe decisamente molto più originale e divertente! Ma non è così. Fiduciosi che almeno tu, Anna, colta professionista dello schermo, interprete intelligente e sensibile, non “vendessi” così spudoratamente l’anima alla Bisturi & C, sappi che alcuni tuoi fan d.o.c. resteranno delusi. La chirurgia plastica ti ha violentata privandoti definitivamente di quell’espressione esclusiva che ti distingueva da tante altre tue colleghe, consegnandoci così qualcuno che non riconosciamo più, una delle tante della scuderia delle “rifatte”.
Peccato. Forse “non ci resta che piangere” (come diceva Massimo Troisi), rassegnarci e aspettare le prossime deturpazioni. Questo in fondo è il nostro contemporaneo, una società che evidentemente ci piace così, ci calza a pennello, sviluppata da noi e da coloro che ci hanno governato e che attualmente ci governano, inerti. E’ stata spianata la strada al finto, all’artificiale, all’immobilismo dell’artefatto, tutti elementi che ovviamente hanno preso il sopravvento anche nei rapporti umani e nella quotidianità e sono parte integrante del DNA sociale e culturale.
Finti fuori, finti dentro. Innaturali, questa è la regola. Dobbiamo forse farcene una ragione?
(Elena Giusti)