Film – “I cento chiodi” di Olmi e “Le vite degli altri”

Può non piacere il Cristo professore universitario de “I cento chiodi”. Parla troppo lentamente, è troppo bello, ha uno sguardo incantato e severo ed è talmente fuori della realtà, insieme alla piccola comunità del Po che gli gravita attorno, da lasciare un senso di frustrazione, di fastidio. “Non c’è nemmeno una televisione in quel film! Ma vi immaginate un’Italia senza televisione oggi? No questo film di Olmi – ma davvero è il suo ultimo film? – non mi piace, non è vero!”, ha commentato qualcuno all’uscita del cinema. Però, aspettando, le inquadrature torneranno in mente nei giorni successivi, insieme ai cento chiodi piantati sui cento libri antichi, custodi di saggezza e verità cristiana, con la polizia scientifica che, china su di essi, rileva le prove di un omicidio culturale le cui ragioni sono talmente evidenti da sembrare scontate. Aspettando, verrà in mente l’assassino professore e Cristo al tempo stesso e il suo legame con la comunità fluvi ale che, come moltissime comunità oggi, è costretta a difendersi dallo scempio ambientale di costruttori di porticcioli e villaggi turistici. E i colori, le danze, le facce che hanno una leggerezza meravigliosa. Se c’è inganno nel film si tratta dell’inganno delle favole, dove i buoni sono buoni, i cattivi, cattivi, e, in un mondo magico, anche il paesaggio è perfetto.


Se ne “I cento chiodi” il professore è l’eroe, ne “Le vite degli altri” è un agente della Stasi, polizia dell’ex DDR, a votarsi all’ascolto, rinunciando a trascrivere ciò che deve spiare. E’ la mutazione lenta, interiore, inevitabile, di un uomo la cui ferrea fede nel partito viene sbriciolata dal conoscere i personaggi che nel partito gravitano, le loro meschinità, capricci, e dal respirare – spiandole – le vite di un’attrice ed un drammaturgo in bilico tra regime e verità. L’inespressivo volto della spia – congelato nel ruolo – rimarrà tale fino alla fine, mentre i suoi gesti, le sue parole lo portano a sabotare il compito affidatogli. Grigio e freddo come solo i regimi possono essere, il film di F. H. Von Donnersmarck ha una passione misurata.
Fortunato chi li vede entrambi.
(Giulia Parodi)