Censura all’Università – Ergo sum disturbatore, quindi blasfemo

Scriviamo dalla redazione di Ergo Sum, mensile recentemente attaccato dall’edizione genovese de “Il Giornale”, i cui articoli hanno portato alla decisione di Università e Provincia di interrompere i finanziamenti per il nostro periodico a causa di contenuti “blasfemi”. Accusati di non corrispondere al progetto da noi proposto, la nostra difesa verrà dai lettori, da coloro che possono verificare TUTTO il lavoro da noi svolto da due anni a questa parte. Invitiamo pertanto a consultare il nostro spazio su http://www.work-out.org/ergosum/ e il sito http://www.beriocafe.it al fine di permettere ad ognuno di farsi un’opinione sulla questione scaricando il nostro periodico in pdf. La nostra battaglia per la libertà d’espressione è appena iniziata. Ringraziamo tutti coloro che ci stanno sostenendo per difendere l’articolo 21 della costituzione italiana: “tutti hanno diritt o di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.”
La redazione di Ergo sum


Semplice e efficace la difesa di Ergo sum: leggeteci. Tuttavia, vale la pena di aggiungere qualche parola.
Il mensile studentesco finanziato dall’Università di Genova e dalla Provincia (2000 copie di tiratura, poche migliaia di euro all’anno, in parte erogate, in parte finora solo promesse), rischia di chiudere. Promosso da studenti della Facoltà di Lettere e Filosofia, apartitico (così si dichiara), ha sempre dimostrato un forte impegno culturale. L’apertura del loro primo numero, sul pensiero e sull’azione di Papa Wojtyla, già indicava una strada impegnata e insolita per un giornale studentesco. E così per quasi due anni di attività.
Tre articoli apparsi sull’ ultimo numero di aprile, invece, sembra abbiano decretato la sua fine. I redattori di Ergo sum, giudicati dall’Università e dalla Provincia, mai convocati né ascoltati, sono stati condannati senza appello. Lasciamo stare la Provincia, che, in periodo di elezioni, sarà in cerca di tornaconti elettorali. Ma l’Università che per eccellenza è (dovrebbe essere) il luogo di circolazione delle idee, del confronto, della cultura?
Ecco i tre articoli incriminati di Ergo sum: 1) in collaborazione con la LILA (Lega Italiana per la Lotta all’Aids), ha distribuito tra gli/le studenti/esse dei preservativi; sul periodico c’erano istruzioni sul come usarli, anche con disegni, come quelli che si possono trovare in qualsiasi confezione di preservativi e, inoltre, tratta da una chiesa in restauro, la foto di una statua di Cristo fasciata nel cellophane con la didascalia “Anche io mi proteggo”; 2) un servizio sul DICO, polemico con il ministro Mastella e con monsignor Bagnasco; 3) una critica alla delibera della Regione Lombardia sulla sepoltura dei feti (vedi OLI n. 132, 14 febbraio 2007).
Violenta la reazione a mezzo stampa. Il Giornale del 1° maggio in un articolo del titolo “Soldi pubblici per insultare Cristo e la Chiesa” scrive: “Poi ci si domanda a chi possa mai venire in mente di andare a scrivere certe scritte sui muri di Genova ..” . Manca soltanto evocare il terrorismo. L’Ateneo genovese corre rapidamente al riparo e diffonde un comunicato in cui “si esprime la propria riprovazione nei confronti dei contenuti del numero di aprile della rivista Ergo sum, contenuti che si discostano inequivocabilmente dell’atteggiamento caratterizzante l’Ateneo stesso, improntato al massimo rispetto per i valori umani, sociali, culturali e religiosi” e, di conseguenza, “si propone di interrompere ogni altro eventuale finanziamento al gruppo studentesco autore della rivista” (Repubblica-Lavoro, titolo: “E l’Ateneo scomunica la rivista blasfema“, 4 maggio).
Ergo sum è un periodico serio, ben fatto. Non c’è traccia di goliardia. Le sue provocazioni richiamano con un linguaggio diretto l’attenzione su problemi reali. Parla di cose che possono davvero interessare i giovani: del (non) lavoro post laurea, dei problemi degli studenti universitari che girano per l’Europa grazie ai programmi di interscambio Erasmus, dei prezzi a dir poco sproporzionati degli affitti che devono sopportare gli studenti non residenti, di eventi artistici, di letteratura, di musica ecc. Anche di sesso sicuro.
A giudicare dal silenzio che circonda la vicenda nell’ambito universitario la questione sembra, almeno finora, da considerarsi chiusa.
(Oscar Itzcovich)