Aeroporto – A Genova il rischio di volare con l’amico argentino

In due servizi dell’8 e 9 maggio, Repubblica-Lavoro rivela che “adesso, con l’amico argentino, il Colombo prova davvero a volare”. Data la recente esperienza con “Volare”, la compagnia aerea fallita nel 2004, di cui l’amico argentino era uno dei soci, sarebbe stato meglio dire “speriamo che il Colombo non ci provi” o che perlomeno sia più fortunato. A fine mese l’assemblea dei soci del Colombo coglierà l’occasione del rinnovo del consiglio di amministrazione per mettere a punto il piano di rilancio dell’aeroporto di Genova. “La strategia è decisa e, secondo quanto risulta a Repubblica, passa per due strade obbligate: l’ingresso di un “socio di mestiere” nel capitale azionario e il via libera all’aerostazione disegnata da Renzo Piano. Nel primo caso l’ipotesi più accreditata è quella di un colosso internazionale del settore aeroportuale, la “Corporación América”, gruppo argentino presente in ventisei aeroporti”. Qui, si capisce, la notizia non è l’ennesima variante interpretativa dell’affresco di Renzo Piano, ma l’ingresso dell’amico argentino, un “colosso internazionale” che, invero, è presente solo in due paesi: Argentina e Armenia. L’argentino di origine armena Eduardo Eurnekian, presidente di Aeropuertos Argentina 2000, gestisce infatti i 32 principali aeroporti del suo paese più quello di Erevan in Armenia.


Rilancia Il Secolo XIX del 18 maggio: “Eduardo Eurnekian: alcuni lo definiscono il Citizen Kane dell’Argentina, per via dei suoi trascorsi di imprenditore dei media, dove furoreggiava prima di entrare nel business della gestione aeroportuale. Attualmente è indagato per il crac della compagnia Volare a Busto Arsizio, ma ora viene presentato a Genova come l’uomo giusto per risollevare le sorti dell’aeroporto cittadino, il Cristoforo Colombo”. Sulla vicenda Volare il gruppo di Eurnekian si difende affermando che la “compagnia argentina è stata vittima di un raggiro… poiché l’investimento di 43 milioni [di euro] era basato su bilanci certificati da Doloitte poi rivelatisi falsi”. Un buon argomento sotto il profilo delle responsabilità che lascia tuttavia da desiderare sotto quello della cautela di impresa.
L’entrata nel settore aeroportuale di Eurnekian è probabilmente un caso unico. Nel 1997, il presidente argentino Carlos Menem – continuando con il suo piano di privatizzazioni considerato non a torto “uno dei più colossali saccheggi mai portati a compimento nella storia della politica” (Diario, 3 dicembre 2004) decide di mettere sul mercato la gestione dei principali aeroporti argentini, ma li vende tutti a un uomo solo: Eurnekian. Il quale riesce in pochi anni ad accumulare un enorme debito nel confronto dello stato argentino per canoni di concessioni mai pagati. Il contenzioso in corso da anni tra lo Stato e il titolare di Aeropuertos Argentinos 2000 è stato risolto a febbraio mediante un accordo, da molti severamente criticato, che prevede un parziale rientro dello Stato nell’impresa. Secondo il giornale Pagina 12 di Buenos Aires, “Il concessionario pagherà allo Stato il suo debito, stimato in 849 milioni di pesos (circa 220 milioni di euro). Se invece si fossero seguiti i criteri con cui è stato calcolato dalla “Auditoría General de la Nación” [Corte dei conti], il debito ammonterebbe a tre volte tanto, cosa che avrebbe costretto Eurnekian a cedere integralmente la proprietà della società da lui presieduta” (18 febbraio 2007).
Repubblica-Lavoro del 19 maggio informa che “Corporación América” si candida alla gestione dell’aeroporto e riporta le curiose dichiarazioni di Alfredo Lamanna, presidente e amministratore delegato di Sea, società che gestisce gli aeroporti di Milano che anche detiene una partecipazione del 36% in Aeropuertos Argentinos 2000 (facente capo a Corporación América): “E’ bastato visitare il Colombo un sabato pomeriggio e scoprire che non era possibile trovare un panino, per capire quanto fosse ampio il margine di crescita”. Dicono che l’appetito vien mangiando.
(Oscar Itzcovich)