Benedizioni – L’ideale della ricchezza e la festa di Hallowen

L’indignazione di don Marino Bruno (sacerdote al di sopra di ogni sospetto moralistico) sul consumismo pagano della festa di Hallowen, cui ha fatto da cassa di risonanza l’Arcivescovo, a parte le considerazioni sociologico-storico-demoantropologiche che ne sono nate, porta a una riflessioni un po’ amara. Il consumismo più sfrenato del nostro tempo, che vede arricchirsi i più ricchi e impoverirsi i più poveri per consentire ai loro figli di avere ogni cosa griffata e che contamina ogni cosa comparsa sul mercato, non solo perciò la festa delle zucche vuote, non nasce da quel modello di politica targata Berlusconi, che i Vescovi sembrano apprezzare ogni volta che la politica si occupa di argomenti etici e torna in ballo la santità della famiglia, giudicata a rischio?


Abbiamo sentito l’appello esplicito del vescovo Ruini (abbastanza simile al ricatto: se fai questo sarai privato del voto dei cattolici) ai politici italiani al tempo dei Dico, tanto esplicito che di quel progetto s’è persa anche la semenza. Eppure era un atto di giustizia verso una minoranza che ha scelto altri modi di vivere la famiglia. Ora a minare la stessa famiglia e l’intera convivenza civile io non credo sia una leggina annacquata, che fin quando dura il governo Prodi resterà ben chiusa nel cassetto e più ancora a lungo se al nostro paese toccasse la sciagura di essere di nuovo governato da Berlusconi e da quelle leggere di campioni della famiglia tradizionale e cristiana che gli ruotano attorno, ma lo sfrenato consumismo, di cui Hallowen è una piccola spia. Provate a immaginare i risparmi di cui le famiglie italiane potrebbero far tesoro se sul mercato, patrocinate dai media, non comparissero a getto continuo l’inutilità e lo spreco quotidiani. Avranno colto i Ve scovi italiani il messaggio delle tentazioni di Gesù nel deserto e decideranno mai di togliere il loro appoggio a quella parte della politica italiana che l’obiettivo dello spendere ad ogni costo fa proprio e propaganda in tutti i modi?
(Giovanni Meriana)