Colloqui: La Grande Madre e l’inquisitore

Cara Oli, vi scrivo, per raccontarvi un po’ cosa succede in giro. Sono per colloqui, soliti pantaloni scuri con la riga, lupetto anonimo che non da troppo nell’occhio, nella sala d’attesa di una scuola di lingue che cerca promoter per i propri corsi. Tralascio la descrizione lombrosiana dell’ossuto esaminatore dagli occhi di ghiaccio, il naso rapace ed i folti capelli canuti.


Primo approccio, mi da paternalisticamente del tu. Passati i convenevoli e le constatazioni del caso “Laurea, master e non trovi lavoro??”, si va sul nocciolo del colloquio “Mhm…abiti..nella via che hai indicato sul cv…Ma ci vivi con qualcuno?”. Alla mia risposta “Con una coinquilina”, la domanda si ripete, ma più diretta “No, intendevo chiedere se hai un compagno”. Al mio sguardo perplesso, l’inquisitore continua, un po’ insicuro e farfugliante “Serve sapere chi ci mettiamo in casa, no? Il commercialista deve sapere, certo, se ti assumiamo dobbiamo sapere a che cosa and iamo incontro, siamo una multinazionale…”. Intanto incrocio i suoi occhi gelidi che palesemente soppesano la mia età da femmina in età fertile, il numero di ovuli che ancora dovrò produrre prima di approdare ad una serena pace riproduttiva.
Ultima domanda, prima di congedarmi, mentre già sono sulla soglia. Evidentemente, lui mi ricorda i padri inquisitori che arrostivano le streghe quanto io ricordo a lui le veneri cicladiche ed il sacro culto della Grande Madre. “Hai figli?” mi interpella, preoccupato. Alla mia risposta negativa, un sorriso gli si apre incontrollabile in volto, mette un “sì” sul dossier e mi congeda.
Il corpo delle donne è un terreno di guerra, sul quale ideologie e mercato combattono a braccetto. Ho ancora nelle orecchie le voci del corteo in difesa della 194, tante donne e tanti uomini presenti per difendere diritti e dignità rosicate, le rispolvero come un talismano per sopravvivere ai miasmi dell’inquisizione.
(Daphne)