Misteri a Genova. Il teatro getta luce sulla tragedia di Kostas

E’ il mistero lungo trent’anni di una tragedia politica avvenuta nel cuore di Genova. Nessuno è mai riuscito a svelarlo fino in fondo, né le inchieste giudiziarie (allora molto spicce), né quelle giornalistiche (solo tentativi superficiali ). Significativo è il fatto che alcune importanti novità su quella vicenda oscura, il suicidio dello studente greco Costantin Georgakis, 22 anni, bruciatosi vivo nel settembre 1970 per un’estrema protesta contro il regime dei colonnelli, giungano ora da un autore teatrale, Pino Petruzzelli, che sta per presentare il suo lavoro in anteprima a Genova (9, 11, 13 novembre sala Hop Altrove di piazzetta Cambiaso).


Il tragico gesto di quel ragazzo, morto tra le fiamme in piazza Matteotti, dopo aver gridato un’ultima volta “Viva la Grecia libera”, era un urlo contro la dittatura che schiacciava il suo paese, ma era anche l’atto finale di una spietata persecuzione, per cui continuava a sentirsi spiato, braccato, senza via di uscita. Una settimana prima di darsi la morte, Kostas, per gli amici, aveva concesso un’intervista a uno sconosciuto periodico locale, “Sigla A”, citando nomi e compensi degli agenti infiltrati dai colonnelli tra gli studenti ellenici; ma al Consolato sentirono i nastri dell’intervista e nonostante lo studente si fosse trincerato dietro l’anonimato, ci fu chi lo riconobbe per il suo accento di Corfù. Da allora venne minacciato, pedinato e si sentì perduto, al punto di uccidersi.
Chi passò i nastri ai poliziotti del consolato, è solo il primo mistero. Il secondo si riferisce ai giorni seguenti. Non bastò che il padre, per riavere i poveri resti, dovesse rinnegare le ragioni politiche di quel gesto. Al funerale, seguito da una gran folla, fu notato un fotografo impegnato a riprendere i volti dei giovani che portavano a spalle il feretro. Corse un grido: “C’è una spia”. Lo scattino disse di essere dell’Ansa, ma fu smentito; allora la polizia fece muro e il capo dell’ufficio politico spiegò trattarsi di un dilettante cui erano stati sequestrati i rullini. Ma lasciò tutti convinti che si trattasse di un suo agente.
Ora Petruzzelli, autore, regista e interprete dell’atto unico “Portraits: Grecia”, ha trovato la conferma di quei sospetti: il console greco, in realtà un poliziotto, in una lettera al suo ambasciatore annunciava che i fuorusciti amici di Kostas erano stati tutti fotografati. E il copione non manca di sorprese anche per quanto riguarda le “grandi firme” dello sconosciuto periodico.
(Camillo Arcuri)