Assistenza – A chi fa gola il Brignole?

Nella lettera pubblicata su questo numero, Bernardo Gabriele scrive che “per ottenere un risanamento dei conti bisogna volerlo” e che gli avvenimenti che hanno accompagnato la vicenda “Brignole” mostrano chiaramente che questa volontà non c’è. Della questione dei numerosi centri di profitto privati che sottraggono risorse all’intervento pubblico – aggiunge – non si può parlare: “chi tocca i fili muore”.
L’interrogativo è se la china discendente del Brignole sia frutto di una incapacità (e, in questo caso, di chi) o di una intenzione e, in questo caso, a favore di chi.
Se si vanno a riprendere alcuni numeri del Secolo XIX del 2006 si capisce che, in effetti, esiste una strada tracciata da tempo. Una strada diligentemente percorsa fino ad un oggi in cui il Brignole ha perso 200 posti letto, 120 assorbiti dalla ASL3, ma altri 80 già andati ai privati. Non solo: tutto il personale sanitario (circa 120 infermieri) e una trentina di amministrativi è passato alla Asl3 con immaginabili contraccolpi sulla qualità del servizio offerto dall’Istituto.
Il punto di arrivo di questa strada può essere intravisto pensando alla entità del debito (26 milioni), e al suo problematico risanamento (OLI 219).


Dunque, l’articolo del Secolo XIX del 22 luglio 2006 ripercorre le vicende della bonifica “che doveva cancellare i danni e i debiti di decenni di conduzione clientelare: ‘rossa’ alla Doria, ‘bianca’ al Brignole, con centinaia di assunzioni senza concorso a ridosso di appuntamenti elettorali e con strutture amministrative debolissime che facevano tornare i conti, presentando maquillage di bilanci”. Michela Costa, direttrice della Asp Brignole dal 2003, dice l’articolo, “è riuscita a rimettere in carreggiata un carrozzone di cui tutti conoscevano l’andatura pericolosa… aumento dei ricavi del 10,48%, spese del personale inalterate, diminuzione dei costi generali del 37%, riduzione del debito dai meno 4 milioni e 448 mila euro del 2002, ai meno 1.079.802 del 2004”. Ma poi il debito aveva ripreso ad aumentare: alla Asp Brignole erano stati accollati il San Raffaele di Coronata e l’acquisto del fabbricato della Doria “senza che nessuna istituzione mettesse mano al portafogl io”. Un risanamento, si legge nell’articolo, abbandonato a stesso, che non ha mai goduto di un finanziamento istituzionale, messo in difficoltà da rette inadeguate a sostenere i costi, e da un (intenzionale?) sottoutilizzo: “Asl e Comune non fanno lavorare a pieno ritmo questo ente pubblico. Che sta a bagno maria. In attesa”
Di cosa si fosse in attesa lo chiarisce un altro vecchio articolo (Secolo XIX, 29 settembre 2006): allarme dei dipendenti in lotta “per avere dalla Regione garanzie che l’ASP Brignole resti pubblica”; sospetto che l’istituto potesse essere “smembrato e venduto” facendone uno spezzatino molto “appetibile in una città di anziani come Genova”; sindacalisti “molto preoccupati dalle esternalizzazioni del vice presidente della giunta regionale Massimiliano Costa” che denunciavano “i tentativi delle forze, molto presenti in questa città, di privatizzare le case di riposo. Genova è una città di anziani e il Brignole continua far gola”. Appunto.
(Paola Pierantoni)