Categoria: 220

  • VERSANTE LIGURE



    INSANI E SALVI

    Futuro? Incerto, e tanto.
    L’ignoto dà sgomento.
    Come già per l’amianto,
    si aspetta un intervento:
    ci salverà soltanto
    un maxi-emendamento?



  • Politica – In assenza di progetti resta solo la magia

    A quanti genovesi sta a cuore l’annosa questione delle moto sulle corsie gialle? Si tratta davvero di una priorità?
    A quanti genovesi è invisa la moschea?
    Finita l’era di Bush e alla luce del nuovo corso illuminato, nel quale lo stesso Obama ha deciso di rivolgersi direttamente all’Iran per ricucire la trama lisa dei rapporti diplomatici con il Medio Oriente, può la città del G8 avere come argomento ancora da dibattere l’edificazione di un luogo di culto?
    Chi fa male questa città? E chi va davvero ascoltato?

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  • Scandali – Se i lavoratori si decidessero a parlare

    La foto è comparsa su tutti i principali quotidiani l’undici marzo scorso. Sullo sfondo l’ingresso imponente con relativa cancellata con sopra la scritta “Istituto Papa Giovanni XXIII” e davanti a loro, i lavoratori, anzi le lavoratrici, una prima fila di donne, una quindicina, piuttosto giovani tra cui spicca la chioma canuta dell’unico maschio (il “sindacalista”?). Sui cartelli, se ne intravedono sei sorretti da altrettante lavoratrici, si leggono frasi come “POLITICA+CHIESA IN CALABRIA = MAFIA”, “CHIESA ABBIAMO SMESSO DI ESSERE CREDENTI”, “QUELLO CHE NON RIESCE A DARCI LO STATO CE LO PRENDEREMO”, e altre di contenuto forte, coraggioso che unito alle espressioni decise delle donne che li reggono fanno pensare che a Serra d’Aiello (prov. di Cosenza) stiano facendo sul serio. Così almeno hanno deciso dopo le indagini aperte nel 2006 dalla Procura di Paola sull’Istituto papa Giovanni XXIII, una fondazione religiosa ospizio per disabili e anziani. La svolta nel luglio del 2007 con l’arresto del suo presidente, un sacerdote che nel marzo 2009 è stato rinviato a giudizio per frode e truffa. L’accusa – non la sola visto che altre più inquietanti gravano sulla faccenda – è di aver sottratto 13 milioni di euro alla gestione dell’Istituto e di aver omesso di pagare 15 milioni di euro di contributi alla maggior parte dei 1860 dipendenti dello stesso.

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  • Assistenza – A chi fa gola il Brignole?

    Nella lettera pubblicata su questo numero, Bernardo Gabriele scrive che “per ottenere un risanamento dei conti bisogna volerlo” e che gli avvenimenti che hanno accompagnato la vicenda “Brignole” mostrano chiaramente che questa volontà non c’è. Della questione dei numerosi centri di profitto privati che sottraggono risorse all’intervento pubblico – aggiunge – non si può parlare: “chi tocca i fili muore”.
    L’interrogativo è se la china discendente del Brignole sia frutto di una incapacità (e, in questo caso, di chi) o di una intenzione e, in questo caso, a favore di chi.
    Se si vanno a riprendere alcuni numeri del Secolo XIX del 2006 si capisce che, in effetti, esiste una strada tracciata da tempo. Una strada diligentemente percorsa fino ad un oggi in cui il Brignole ha perso 200 posti letto, 120 assorbiti dalla ASL3, ma altri 80 già andati ai privati. Non solo: tutto il personale sanitario (circa 120 infermieri) e una trentina di amministrativi è passato alla Asl3 con immaginabili contraccolpi sulla qualità del servizio offerto dall’Istituto.
    Il punto di arrivo di questa strada può essere intravisto pensando alla entità del debito (26 milioni), e al suo problematico risanamento (OLI 219).

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  • Precari 1 – Farcela senza lo zio vescovo

    “Senza uno zio vescovo” è una campagna pubblicitaria di Infojobs, http://www.youtube.com/watch?v=3E_HZS5eM1I&eurl=http://www.senzaunoziovescovo.com/, un sito che permette di cercare lavoro online. Gioca con levità sulla diffusione endemica della raccomandazione nel Paese e sulla difficoltà di trovare lavoro senza qualche “santo in paradiso”.
    Il video pubblicitario raccoglie per l’Italia le facce di chi non ha uno zio barone oppure un papà industriale o ministro. Fa parte di una campagna di marketing virale, che gioca molto sull’efficacia del messaggio e mette a disposizione come strumenti di comunicazione e diffusione loghi e wallpapers per il proprio sito. Per chi ha raggiunto il tanto agognato lavoro, un attestato, da stampare ed esibire con orgoglio “Non mi è servito uno zio vescovo”. Messaggio azzeccatissimo per le schiere dei figli di nessuno che combattono ogni giorno la disoccupazione, il precariato ed un costante abbattimento dell’amor proprio.
    (Eleana Marullo)

  • Precari 2 – Infermieri o badanti: è il futuro, ragazzi!

    “Non ho mai sentito mio figlio piangere così disperato. Ragioniere precario, che ha perso il lavoro”. E’ l’incipit della lettera di un padre di Trani a Michele Serra sul Venerdì di Repubblica di 13 marzo. Quanti genitori vedranno altre lacrime? Anche a Genova è un bollettino di guerra, un esercito silente di precari, da aziende piccole, piccolissime, alle grandi multinazionali, come alcune che avevano interessi nel porto.
    Bagagli in mano e rimpianto nel cuore in quarantanove se ne sono andati via dalla Mersk, ragazzi e giovani padri di famiglia. Fuori i 14 lavoratori di China Shipping con preparazione di buon livello, ma che in questo momento non riusciranno a ricollocarsi. Così per i 27 dipendenti della Deep Sea (Corriere Mercantile, 3/3/09). Un po’ d’incentivi, sei mesi forse di cassa integrazione, a fatica concessa dalla Regione e via. Ma via dove?

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  • Genovesi all’estero – Un avamposto sul baratro

    La verde Irlanda, per quello che vedo nei fugaci spostamenti dalla mia stanzetta al college, e’ attonita e triste. Si stanno risvegliando incubi antichi che si credevano sopiti, le violenze nel nord, gli alcolizzati appallottolati sotto i ponti, il matrimonio cupo della violenza e della povertà sotto la pioggia. La cosiddetta “Tigre Celtica” (belva piuttosto cartacea) era, di fatto basata su tre fattori: boom immobiliare, boom finanziario e bassa tassazione. I primi due punti sono divenuti, nel volgere di pochi mesi, due spaventose pietre al collo. Il mercato immobiliare ha avuto un crollo tale da rendere ridicole le cifre usuali di una economia. Il sistema finanziario e bancario e’ precipitato così in fretta da obbligare lo stato a garantire i conti bancari per evitare una “run” catastrofica. Nelle strade sono comparsi i senzatetto ed ogni mattina ci sono file di disoccupati sotto la pioggia che attendono un lavoretto a consegnare giornali.

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  • Alta velocità – L’acqua perduta da Conrad a Rumiz

    “La cascata non esisteva più. Le felci, ch’erano cresciute rigogliose sotto i suoi spruzzi, erano morte intorno al bacino disseccato, e l’alto burrone era solo una grande trincea, riempita a metà dai rifiuti degli scavi e dalle scorie. Il torrente, arginato a monte, mandava la sua acqua a valle in canali fatti di tronchi cavi, fissati su trespoli di legno, fino alle turbine che azionavano i magli sullo spiazzo inferiore – la mesa grande della montagna di San Tomé. Il ricordo della cascata, con la sua sorprendente vegetazione di felci, simile a un giardino pensile sopra le rocce della gola, rimaneva solo nell’acquarello della signora Gould…”
    Il linguaggio di Conrad che in Nostromo prende la cascata perduta a simbolo della vita sacrificata allo sfruttamento della terra, è quello della letteratura. Quello di Paolo Rumiz su Repubblica del 22 marzo è il linguaggio del giornalismo, ma la lettura del suo articolo che parla degli scavi dell’Alta velocità nel Mugello è capace di colpire al cuore. Non a caso Andrea Agostini presidente Circolo Nuova Ecologia Legambiente di Genova lo sta largamente diffondendo nella sua rete. Lo segnaliamo anche noi (http://www.repubblica.it/2009/03/sezioni/ambiente/tav-torrenti/tav-torrenti/tav-torrenti.html): è un grido di dolore e di indignazione contro il massacro che interessi, speculazioni, indifferenza, ignoranza e miopia stanno compiendo, e sempre più compiranno, del nostro ambiente e della nostra vita.
    (Paola Pierantoni)

  • Urbanistica – Una chicca di ottimismo

    Ricordate il progetto di via Puggia in Albaro? Grandi palazzine e tanti box in una zona verde, un insediamento forte ed impattante, che il Municipio tutto all’unanimità bocciò più volte. Che un gruppo di cittadini respinse al mittente grazie al Tar. Il ricorso procedette a ridimensionare: non più un trasferimento di volumi pari a quanto “tirato giù altrove”, ma la metà. Una sentenza che fece scalpore perchè retroattiva rispetto a quando fu presentato il progetto. Nel frattempo infatti si era stabilito che il coefficiente di edificabilità nei famigerati trasferimenti fosse 0,5 contro 1.
    E qui sta la bella notizia: i costruttori si sono impegnati a ripristinare uno dei più bei parchi di Albaro, Villa Gambaro, che giace in miserevole abbandono, non soltanto per incuria ma anche per colpa di habitueès irrispettosi, in primis i “papà di Fuffi, Marilyn e Ossi”. Si faranno vialetti nuovi, ringhiere, un nuovo accesso per il quartiere di S.Martino: anche gli abitanti di qui potranno godere del giardino, nato come Parco della Rimembranza negli anni ’20.
    Sensibili migliorie ottenute dai recuperi di una ex lavanderia e di capannoni industriali in via della Cella e via Geminiano a Bolzaneto, anche realizzando parcheggi peraltro necessari, ma con notevole recupero di spazio pubblico riqualificato.
    Bene, aspettiamo il tutto, ma già siamo contenti, anche a Levante si vedranno i benefici degli intenti sociali che il legislatore aveva in mente con il trasferimento dei volumi nell’urbanistica.
    (Bianca Vergati)

  • Moschea, un gruppo di fedeli si interroga

    Vogliamo per un momento ragionare insieme e valutare le premesse e le conseguenze dei nostri atteggiamenti? Proviamo a metterci nei panni degli altri. Quanta pazienza avremmo noi se ci impedissero di avere una chiesa o, parliamo in termini non confessionali – un luogo pubblico in cui essere noi stessi ed esprimere la nostra più intima realtà? Saremmo capaci di renderci disponibili al cambiamento quando un nostro progetto, che aveva – da un punto di vista urbanistico – la possibilità concreta di essere approvato, fosse rinviato sine die, quando ci venisse proposta prima una zona, poi un’altra, con continui rinvii, offrendoci la chiara sensazione di essere giudicati tutti delinquenti in ragione della nostra identità?

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