Gossip – Indovina chi c’è al telefono

Ha un pugnale nero tatuato sul fianco all’altezza del costume, gli occhi abbagliati dal sole. Le labbra non si uniscono al sorriso di lei che, biondina e amabile, guarda la macchina e appare sinceramente felice. Gino pensa di più alla foto e a quello che deve mostrare di sé. Migliaia di maschi si possono rispecchiare nel tatuaggio, nella testa rapata a zero e in quella fierezza tosta, ridicola così come appare nella prima pagina di Repubblica. La foto a colori restituisce al lettore anche il contesto: mare, sole, costume da bagno di una giovane coppia di italiani.


L’articolo di d’Avanzo, apparso domenica 24 maggio, racconta come finisce l’amore di un operaio se ci si mette in mezzo l’uomo più potente d’Italia. I “sei gradi di separazione” – la distanza tra i noti e i gli sconosciuti – qui è azzerata nel giro di pochi mesi. Il potere sceglie la ragazza tra molte in un “book di moda” e la chiama. “Proprio lui, direttamente. Nessuna segretaria. Nessun centralino. Lui, direttamente”. “E’ stato un miracolo”.
C’è qualcosa di atroce nell’idea che il Presidente del Consiglio di uno stato democratico chiami una minorenne sconosciuta al telefono. Patetico il modo paterno di porsi con lei in un rapporto di cui Gino dichiara: “Non mi piaceva. Non piaceva più tutto l’andazzo. Non vedevo più le cose alla luce del giorno, come piacevano a me. Mi sentivo il macellaio giù all’angolo che si era fidanzato con Britney Spears”. Poi l’invito nella villa di lui in Sardegna per Capodanno, con l’autorizzazione a portarsi un’amica. “Tra trenta e quaranta. Le ragazze alloggiavano in questi bungalow che stavano nel parco” e aggiunge “per quella vacanza di fine anno i genitori accompagnarono Noemi a Roma”.
Vedere le cose alla luce del giorno: un operaio di ventidue anni offre in una battuta la richiesta di molti. Gino, il pugnale tatuato e quell’aria riluttante, racconta con la sua storia personale di un certo “andazzo” del quale il Presidente del Consiglio pare essere l’artefice.
“Nell’andazzo” i genitori di Noemi, il presidente, Noemi. E le falsità che in base all’intervista di d’Avanzo sono state raccontate su questa vicenda. “L’andazzo” non si chiude nell’ambito privato – se si vuole considerare solo “privato” quello che ci viene trasmesso da questa vicenda umana – ma contamina la vita politica di tutto il paese. Per difendere “l’andazzo” e alimentarlo – e deviare l’informazione dal divorzio del presidente – si attaccano i barconi di immigrati, in nome dell’andazzo si attacca la magistratura. E nulla impedisce che si continui a farlo. E’ “l’andazzo” che traccia la rotta del paese. E della sua deriva.
(Giovanna Profumo)