Guerre – Svuotare il secchio una molecola alla volta: ovvero lo stato delle mine nel mondo

Il sito di Peace Reporter pubblica oggi una pagina dossier sulle mine http://it.peacereporter.net/articolo/19247/Mai+più%3B+soli ispirata alla recente “Seconda Conferenza mondiale di revisione della Convenzione di Ottawa”, svoltasi a Cartagena de Indias in Colombia. Non è un caso che la conferenza si svolga proprio nel paese che risulta oggi il più infestato del mondo da questi ordigni che silenziosamente, giorno per giorno, riescono a portare il proprio effetto straziante a distanza di molti anni dalla loro installazione. Si parla sempre e solo di persone, ma sulle mine saltano anche cani, mucche, cavalli, che con le guerre dell’uomo non condividono nemmeno la specie animale. In 10 anni sono state tolte di mezzo 42 milioni di mine, che rappresentano una minima quantità di quelle ancora installate pronte ad esplodere.


A Cartagena è volato anche Gervasio Sánchez, un giornalista fotografo spagnolo che cura il sito vidasminadas.com e che ha prodotto alcuni libri fotografici sulle vittime. Quelle stesse vittime che sono state a Cartagena al centro del dibattito, dimenticate dalla precedente conferenza e per le quali tutti, unanimemente, hanno ammesso l’insufficienza degli aiuti e degli impegni politici e pratici dei vari governi. Il libro, che si intitola Vidas Minadas diez años después (Vite minate dieci anni dopo) (http://www.cccb.org/es/curs_o_conferencia-vidas_minadas_diez_anos_despues_ed_blume-17800) edizione 2007, ISBN 9788498012552, non ha traduzione in italiano, riporta le storie fotografiche di alcune persone colpite. Tutti i proventi della vendita sono convogliati a iniziative contro le mine e a sostegno delle vittime. Sul sito del quotidiano internet El Sol si trova una intervista dove il giornalista spiega il sistema di controllo e di censura in funzione in Colombia (http://www.periodicoelsol.net/noticia.php?Id=4953).
Intanto che fa l’Italia? Le informazioni dettagliate sulle attività dei paesi si trovano molto ben organizzate sul sito icbl.org (international campaign to band landmines, in inglese). Su internet scovo anche www.disarmo.org, uno splendido e conciso rapporto molto aggiornato sullo stato della economia di guerra in Italia: settore in grande crescita, “si vis pecuniam para bellum …”. C’è anche la Buona Notizia, speriamo che trovi uno sponsor per pubblicizzarla sui bus atei: il Ruanda è stato finalmente liberato dalle mine, oggi le persone possono di nuovo camminare liberamente in tutto il territorio senza paura di restare colpiti da una esplosione: sembra poco ma ci sono voluti 7000 sminatori per anni, immaginate i costi e i pericoli.
Il sito www.cameo.org/tech/landmines.html permette di vedere le mine: trovare la Valmara 69 con le sue belle scrittine nella lingua di Dante fa un certo effetto. Manca il marchio CE, però si sa, non dovendo essere usate in Europa, è possibile ometterlo.
(Stefano De Pietro)