Cultura – La salvezza, la morte, l’amore

Perché il salone del gran consiglio di Palazzo Ducale mercoledì 10 marzo alle 17.30 è già pieno?
Cosa vengono a cercare i genovesi qui? Cosa li porta a sottrarre le sedie rimaste libere nel salone accanto aumentando le file? Chi fa rimanere i ritardatari in piedi fino a quando l’ultima frase dell’ospite non viene pronunciata?


Enzo Bianchi, priore di Bose, li ha sedotti. Titolo della conferenza: “Quale salvezza? Salvezza da cosa?”. Chissà se tutti i presenti ascoltano il priore di Bose il sabato e la domenica mattina quando, su Radio Rai Tre, parla di fede e fedi e racconta la bibbia. Prima del suo intervento i relatori ricordano ai presenti che il Centro Studi don Balletto ha trovato, grazie al comune di Albenga, una collocazione alla biblioteca del prete scomparso. Don Andrea Gallo saluta Enzo Bianchi. E poi la conferenza. Una riflessione che spazia profonda nel concetto di salvezza insito nelle fedi monoteiste per arrivare a quelle orientali, salvezza dal male e salvezza purificatrice, e Concilio Vaticano Secondo e l’immagine di un dio che vuole che tutti gli esseri umani siano salvati. Dalla sedia accanto un cellulare squilla ma viene subito messo a tacere. Il desiderio di salvezza cosmico nasce dal dolore altrettanto cosmico. La richiesta di salvezza nasce dalla paura della morte che rende gli uomini alienati e soggetti a schiavitù. La morte che ci viene incontro ci conduce all’egolatria e all’egoismo. Bianchi trova spazio per il Cantico dei Cantici “così di moda”, spiega che le vicende dell’amore, infondo, sono narrate ovunque in letteratura, ma rico rda ai presenti le parole di un passo importante: forte come la morte è l’amore, più tenace della morte è l’amore, l’amore è come una fiammata di dio. Non è la vita che si oppone alla morte, ma è l’amore. Bianchi comunica un’esistenza in cui solo stando vicino a chi soffre si mantiene aperta la speranza di salvezza, in cui si dovrebbe vivere nell’amore senza mai contraddirlo. E di una società odierna sempre intenta a darsi un’immagine luccicante di emozioni, una società contro gli altri in cui forte è la deriva dell’idea di salvezza, una società che produce relazioni infrante, abbandoni, sofferenze e malattie psichiche. Una società antitetica al senso cristiano di salvezza.
Quindi quello che è, e quello che potrebbe essere, a voler cogliere i tratti essenziali del discorso del priore di Bose. Come se l’occasione fosse a un passo per tutti i presenti, fedeli e non, con un senso di preziosa autenticità da non lasciarsi scappare.
Comprendere la ragione per la quale la biblioteca di Don Balletto non abbia trovato una collocazione in ambito genovese non è tema dell’incontro. Però è salva.
www.monasterodibose.it
(Giovanna Profumo.)