Chi ci guadagna?. Letale al calcio l’overdose TV

In televisione, da martedì 11 a domenica 16 febbraio, 12 partite di calcio: quattro di campionato, otto di Coppa Italia, queste ultime a stadi rigorosamente deserti. Di più: tra poco, grazie a non so quale gioco di schede, sarà possibile vedere tutte le partite con la modica spesa di due o tre euro.


Gli stadi – verosimilmente – si svuoteranno ancora di più. Tuttavia, nel contempo, il governo prevede la spesa di un miliardo di euro per ammodernare gli stadi, che sono – malgrado i già molti miliardi investiti in proposito per la football-kermesse di Italia ’90 – i più antiquati d’Europa. Il calcio si sta trasformando sempre di più in evento televisivo: si finirà col giocare un grande campionato europeo, in stadi deserti, per la sola fruizione al piccolo schermo. Tra calcio e Tv, peraltro, nessun conflitto di interessi nel nostro Paese: poiché i due mondi confluiscono nelle mani di una sola persona che fa il bello e il cattivo tempo nell’uno e nell’altro campo, sempre guadagnandoci comunque vadano le cose. A perderci, è semmai la qualità della nostra vita: giocatori robot sfruttati al limite delle possibilità fisiche, spettatori teledipendenti e isolati, defraudati del piacere di stare insieme come si usava un tempo. Ma c’è un altro aspetto preoccupante: la “sola persona” di cui sopra si lamenta della contrazione dei consumi e della scarsa competitività italiana: ma fa di tutto perchè la gente incretinisca davanti ai televisori e – fatalmente – lavori sempre meno. L’incretinimento collettivo porta danari alle “sue” televisioni e al “suo” campionato, ma impoverisce la collettività nazionale. Il Governo? Si occupa di salvataggi (da Previti a Villa Certosa)! L’opposizione? Troppo occupata con la fecondazione assistita!
(Luigi Lunari)