Informazione. La minestra moscia di Prima Pagina

Venerdì 20 Gennaio come tutte le mattine la mia radiosveglia trasmette “Prima Pagina”, storica ed ottima trasmissione radiofonica che da molti anni costringe chi ascolta ad uscire dai binari delle proprie consuete frequentazioni giornalistiche per confrontarsi con opinioni di vario orientamento.


Questa volta però Giorgio Dell’Arti, curatore del “Foglio dei Fogli”, non propone un punto di vista magari provocatorio, ma, puramente e semplicemente, la cancellazione dell’informazione. I primi 15 minuti (più del 30% del tempo complessivo) li dedica infatti ai presunti costumi sessuali di Alessandro Magno e ad una dettagliata inchiesta sulle abitudini sessuali dei minorenni statunitensi
Si passa poi a Vendola (11 minuti di “ritrattistica” del personaggio e di considerazioni sulle possibili similarità tra l’elezione di Vendola e quella di Bush); a Veltroni (perché dopo anni ha deciso nuovamente di partecipare ad una riunione della Direzione DS) e ai problemi di relazione tra Quercia e Professore. Gli ultimi 5 minuti vengono infine dedicati a Bankitalia e alla votazione sul mandato a termine per Fazio
La singolare gestione di Dell’Arti non passa però inosservata ed arriva subito la telefonata di una ascoltatrice che rinfaccia al giornalista i 15 minuti sessuali a fronte, ad esempio, della mancata citazione delle dichiarazioni del presidente della Corte Costituzionale Valerio Onida sul difficile rapporto tra mass media e mondo giudiziario. Seguono una telefonata di aperta solidarietà con la prima ascoltatrice, ed altri interventi che, pur senza entrare nella polemica, sollevano temi completamente ignorati nella rassegna: la proposta di Berlusconi di tornare al nucleare, la situazione della FIAT, il mancato rispetto da parte dell’Italia del protocollo di Kyoto. (*)
Un ascoltatore solleva poi nuovamente il tema della informazione, in particolare al Sud: qui manca, dice “Una stampa che produca libertà. La stampa dovrebbe produrre libertà. Da noi è il contrario. Nelle viscere delle questioni non si entra mai”.
In due occasioni Dell’Arti perde anche il controllo: invita la segreteria a selezionare di più le chiamate, e toglie la parola ad un ascoltatore. Alla fine pronuncia un’autogiustificazione perfino peggiore del fatto in sé. Io, dice, ho il compito di fare “una minestra di notizie”. Oggi non c’era niente di interessante sui giornali, e non è colpa mia: se le notizie sono mosce ne viene una minestra insipida. Bush, è un argomento trito e venuto a noia, la storia di Fazio è un piccolo episodio all’interno di una Commissione parlamentare, le dichiarazioni di Berlusconi sul nucleare in fondo sono solo un parere senza importanza. Quanto alla Fiat, preso atto che si è messa nei guai da sola, semmai ne leggeremo qualche articolo domani. Oggi quindi tanto valeva parlare delle abitudini sessuali di Alessandro Magno.
Conclusione: un grazie riconoscente agli ascoltatori attenti, interessati non solo a quello che avviene ma anche a come ce lo raccontano, e sufficientemente energici da telefonare. Un grazie però anche a Dell’Arti per la metafora della minestra, che illustra splendidamente l’atteggiamento di alcuni gestori della informazione nei confronti di lettori, ascoltatori e telespettatori visti come una massa in coda alla mensa di carità in attesa di essere imboccati con un pappone di cui, bolli, ribolli e mescola, non si riesce più a capire di cosa sia fatto. Mangiare, tacere, ringraziare ed andare.
(Paola Pierantoni)