Pause-pranzo. Niente carta stagnola nella cucina turca

Via Prè e Piazza dell’Amor Perfetto. Vicoli poco distanti l’uno dall’altro, accomunati dalla presenza di due rosticcerie turche, che fino a poco tempo fa avevano la stessa gestione.


La prima, in Via Prè è stata aperta nel 1994, capostipite delle gastronomie del genere che negli anni si sono via via diffuse. La seconda è stata finanziata pochi anni fa dai fondi comunitari distribuiti da Urban 2, programma europeo di riqualificazione delle aree urbane degradate. Il menù è identico, i ragazzi che vi lavorano sono concittadini oppure provenienti da città relativamente vicine, in Turchia. Due esercizi simili a fotografare due bacini di utenza completamente differenti, così come un diverso modo di vivere la multiculturalità e il centro storico.
In piazza dell’Amor Perfetto sono le 13, l’ora di massimo afflusso. Gli impiegati sciamano nell’angolo silenzioso che allontana dal flusso continuo di gente di via degli Orefici, si mettono diligentemente in coda numerata, ascoltando le note di una radio quasi sempre italiana. Gruppi di forze dell’ordine lo popolano ormai abitualmente, il brusio di fondo racconta una realtà leggera di pranzo etnico a buon prezzo nell’ora di pausa dall’ufficio.
In via Prè innanzitutto la salsa piccante è veramente tale. Nessun europeo la reggerebbe senza iniziare a lacrimare, ha il sentore greve e metallico dell’harissa marocchina. In Via Prè non si sente quasi mai parlare italiano: le casse diffondono musica turca, i clienti parlano arabo, wolof, turco, spagnolo oppure un codice misto e babelico, decodificato alla perfezione dai commessi al banco.
In Via Prè spesso entra qualcuno, bambini, adolescenti, di varie etnie e tutti chiedono la stessa cosa: un pezzo di carta stagnola. Il diniego contrariato del responsabile del negozio è eloquente. “Non gliela do” risponde ad una mia richiesta incuriosita “ la usano per la droga”, in un italiano che per necessità ed economia di parole ha il dono della sintesi.
La carta stagnola serve a consumare l’eroina in pietra, la si scalda e se ne annusano i fumi. Lo si può fare anche con la cocaina, ma quest’ultima è forse troppo costosa per la zona.
Realtà diverse e problemi differenti: Urban 2 e tutti i piani di sviluppo che l’Incubatore d’imprese per il Centro Storico ha in atto hanno ancora molta strada da fare.
(Eleana Marullo)