Diritti. La Nike si pente altri no

Fa sempre un certo effetto – un misto di sorpresa e di speranza nel ritrovato senso di giustizia – quando un nome di spicco rende pubblica confessione delle sue colpe. Sarà perché finora abbiamo conosciuto il pentitismo come fenomeno prevalentemente malavitoso, interessato, una sorta di patto tra società e crimine di basso conio, dettato dallo stato di necessità.


Diverso è il caso quando a fare ammenda è qualcuno che conta nello star-system, nel mondo dell’industria e del mercato internazionali, insomma un simbolo del potere. Significa che pubblica opinione, informazione, “movimenti” non sono solo aria fritta?
Senza farsi troppe illusioni, qualcosa vorrà pur dire se la Nike, leader mondiale dell’abbigliamento sportivo, da tempo nel mirino per lo sfruttamento del lavoro nel terzo mondo, ha pronunciato il mea culpa. Stretta alle corde dalle pressioni dei militanti per i diritti umani, la multinazionale americana ha rivelato d’un tratto i segreti della sua “catena di montaggio globale”; e lo ha fatto con un’operazione-trasparenza che non ha precedenti: un “Rapporto sulla responsabilità sociale dell’azienda” dove vengono ammesse non poche violazioni nelle sue 700 fabbriche sparse tra le aree sottosviluppate di quattro continenti. Gli abusi, cui la Nike si è impegnata a porre subito rimedio, sono diffusi soprattutto in Estremo Oriente e vanno dai maltrattamenti fisici e verbali, all’impiego di bambini-operai, al lavoro sottopagato, fino alle fabbriche che impedivano la nascita del sindacato al loro interno.
Sembrano realtà lontane, remote, superate nel contesto civile in cui pensiamo di vivere. Al contrario, l’ostracismo al sindacato, è tutt’altro che sconosciuto da noi. A Genova, per esempio, c’è un personaggio politico fino a ieri in auge che nella sua veste di imprenditore, dopo aver acquisito una filiale automobilistica, appena messo piede in officina ha avvertito il rappresentante sindacale che da quel momento non c’era più posto per il suo ruolo. Abolito. La differenza con il gigante Nike è che questo piccolo signore (si fa per dire) non si è mai pentito.
(Camillo Arcuri)