Alleanze pericolose. L’asse dei Claudi boutade a parte

Le pagine locali di Repubblica enunciano, enfatizzandolo, l’asse dei Claudi, quasi un nuovo centro di potere in procinto di sostituirne altri che incominciano a presentare crepe o a dare segni d’invecchiamento nella nostra città. E’ sicuramente giusto pensare che le questioni locali non debbano assumere connotazioni ideologiche o partitiche soprattutto in una regione assillata da gravi problemi economici, ambientali e di stagnazione.


Ovviamente sempre auspicabili gli accordi a banda larga, ad esempio per salvare la riserva di Portofino portandola da parco regionale a nazionale, come riproposto con saggezza da Ottone (Lettere Genovesi, pagine locali di Repubblica 30/4/2005).
Meno auspicabili altri assi che adombrano accordi con tanto di contropartite, non sempre gradite a tutti i soggetti interessati. Prendiamo l’asse siderurgico dei tre Claudi. Potrebbe essere la soluzione di un annoso problema, ma restano forti dubbi su ruoli e referenze dei tre soggetti forti che sembrano aver preso in pugno la questione.
Riva: che non considera la siderurgia in termini di sviluppo di una tecnologia coniugata ad una gestione profittevole ma solo in termini di business del breve periodo. Le caratteristiche di sviluppo del post industriale (impiantistica, ricerca, cultura del saper fare) con i Riva sono passati da patrimonio nazionale a ricordi da archivio storico.
Burlando: perché non sembra essere il soggetto istituzionalmente titolato alla soluzione del problema, come chiarisce con noncuranza Ottone nella menzionata lettera.
Il ministro delle Attività produttive: per aver improntato, nel recente passato, la sua azione più a una logica di potere che di sviluppo e comunque in un quadro pragmatico di precise contropartite.
I sindacati hanno già anticipato il loro accordo, forse con un po’ di miopia come in altre occasioni del recente passato, dando avalli e coperture a soluzioni formulate dai datori di lavoro sia pubblici che privati, non sempre in linea con i veri interessi regionali e cittadini.
Il Secolo XIX (30/4/2005) pare fornire una lettura più obiettiva, non personalizza della nuova fase, e illustra il quadro emerso, da Mari definito “quasi incredibile”, enumerando punti di forza e criticità, come pure le contrapposte posizioni sindacato – comitati.
I liguri non desiderano passare dall’epoca delle soluzioni mediatiche alla stagione degli inciuci. Ipotizzare alleanze di potere, assi preferenziali e via discorrendo non è rendere certo un buon servizio al neo eletto Presidente regionale che deve affrontare rilevanti problemi insoluti e incancreniti. Burlando, per recuperare il tempo perduto dalla precedente amministrazione in operazioni di immagine, ha bisogno di consenso e fiducia. Per questo nessuno, nemmeno la presunta stampa-amica, dovrebbe cucirgli addosso camicie preconfezionate, non desiderate né da lui né dai suoi elettori.
(Vittorio Flick)