Partiti. Salato il prezzo della fiducia

Quanti, per convinzione o per disciplina o per rompere l’asse Berlusconi-Biasotti, o magari turandoci il naso e le orecchie, alle ultime regionali abbiamo votato Burlando e speravamo in una giunta costituita rapidamente, senza criteri spartitori, riciclaggio di personaggi usati e ricatti dei partiti, non possiamo proprio dichiararci soddisfatti, almeno per come sono iniziate le cose.


Abbiamo assistito alle vecchie (inevitabili?) diatribe della partitocrazia: non uno, singolo o gruppo o gruppuscolo che abbia fatto responsabilmente un passo indietro per consentire al presidente (non “governatore” per l’intrinseco tono autoritario del termine) di dire agli elettori: ci avete votati e il nostro grazie è qui, un segno di concordia e di condivisione di obiettivi e progetti, tale da poter governare la Liguria nel modo giusto e da spiazzare gli avversari. Quanto a lui, l’impressione che ha dato è stata quella dell’ostaggio nelle mani di partiti e correnti.
A chi ha memoria della storia politica locale, la vicenda ha richiamato per contrasto lo stile di Adriano Sansa quando nel 1993 costituì la prima giunta del Comune, nata con la nuova legge. Ascoltò le indicazioni e i suggerimenti dei partiti che lo avevano sostenuto; dove ritenne giusto accolse in giunta anche qualche uomo “schierato”, ma chi dei DS, dei Popolari, dei Socialisti pretendeva di piazzare suoi uomini al governo del Comune, dovette scordarselo. Per questo alla fine del mandato furono tutti d’accordo nel non rinnovargli la fiducia.
(Giovanni Meriana)