Buco-sanità/2. Senza trasparenza i conti peggiorano

Perché tutti o quasi gli abitanti della regione Liguria ritengono – a proposito della sanità pubblica – di saperne qualcosa? E magari anche d’aver qualcosa da dire? Perché tutti o quasi, giovani, mezzi giovani e vecchi hanno messo una o più volte un piede in una ASL, un ospedale, un ambulatorio ecc. ecc. sono per questo competenti? No.


Ma in un settore così schifosamente lottizzato e poco trasparente (e ognuno aggiunga del suo) l’esperienza sia pure modesta dei cittadini è il punto di partenza per qualsiasi progetto riformatore. A maggior ragione quando, a leggere i giornali, continua a risultare oscuro il modo come si intende mettere mano ai problemi della sanità regionale.
Viviamo una situazione in cui – come si dice in questi casi – chi sa o chi ha dire parli e parli subito e specialmente chi ha da rispondere, cioè ha delle responsabilità politiche, si degni di farlo. Al momento l’unica cosa chiara è che la giunta Burlando deve trovare come coprire il debito di 150 milioni di euro per non rischiare un taglio di 250 milioni che è l’ammenda se la Regione è inadempiente. La cifra dovrà essere recuperata in qualche modo usando le 6 leve (quota Irpef e poi le varie addizionali su bollo auto, benzina, gas, discariche, Irap) a disposizione della Regione. Sullo sfondo di questo obiettivo immediato c’è – hanno detto gli assessori interessati – la necessità di “modificare l’assetto strutturale della sanità ligure per eliminare le fonti di spesa che assorbono risorse ma non migliorano il servizio. Per evitare cioè il progressivo aumento del deficit”. Parole d’ordine: razionalizzare la rete degli ospedali e “riequilibrare domanda e offerta”. Di questo sembra abbiano discusso (stampa locale del 17/V) il 16 maggio gli assessori Pittaluga e Montaldo, riuniti con alcuni “tecnici”. Ma chi saranno questi tecnici? E che cosa si saranno detti?
(Manlio Calegari)