Acciaierie. Riva da’ cappotto ai big politici

Finalmente. Si deve a Giulio Anselmi (“Ora per favore fate decollare i progetti”, La Repubblica- Il Lavoro 27 maggio ’05) la prima versione accettabile di quanto da tre anni a questa parte è successo all’Ilva e a Cornigliano. L’intesa a Cornigliano era già stata garantita dal centro destra, ha scritto Anselmi, ma “per anni il primo padrone delle ferriere d’Italia (numero 3 in Europa) è stato bravissimo nel condurre una danza col potere politico che gli ha consentito di raggiungere l’obiettivo che si era prefisso: restare dov’era fin quando voleva”.


Riva ha prima sostenuto e poi colto l’occasione del cambio della guardia in Regione per riaprire la trattativa. “Ora, per smetterla di inquinare la delegazione, pretende nuove aree che l’Autorità portuale prevedeva avessero altre destinazioni: in cambio garantisce la demolizione dell’altoforno, assicura nuovi impianti per la lavorazione a freddo nell’arco di tre anni e promette investimenti per 800 milioni di Euro. Prima di intitolargli un monumento suggerirei qualche cautela”, aggiunge Anselmi; e conclude: se però questi sono gli impegni è venuto il momento di trasformarli in fatti.
Da due anni la nostra NL fa notare che la trattativa è bloccata su una cifra circa di 70 milioni di euro, decisamente modesta rispetto al valore complessivo dell’affare. Un blocco non credibile anche se l’opposizione di centro sinistra ha avuto buone ragioni a richiamare il disimpegno (niente soldi) del governo nella trattativa. Ma in diverse occasioni sia Carbone, presidente della Società per Cornigliano, sia il sindaco Pericu hanno sottilineato la scarsa volontà di Riva alla messa in opera dell’accordo malgrado gli ulteriori vantaggi previsti dalla sua ultima versione del febbraio 2004. Oggi Anselmi scrive: è fuori di dubbio, Riva non voleva l’accordo e lo ha sabotato fino a quando ne ha imposto (suggerito) una sua versione che conferma l’abbandono dell’altoforno – al quale peraltro era da tempo obbligato – ma ottiene rispetto ai precedenti accordi molto di più.
E l’idea di Burlando che al Modena durante la campagna elettorale aveva proposto un nuovo accordo con Riva, prevedendo esattamente quello che Riva voleva e per cui aveva sabotato gli accordi precedenti? Forse a Burlando e a Maestrale era venuta la stessa idea di Riva: non c’è niente di male a riconoscerlo. Ma – conferma Anselmi – la soluzione di cui si va discutendo è precisamente quella voluta dall’industriale che per ottenerla ha rinviato lo spegnimento dell’altoforno, agitato in tutte le salse il ricatto dell’occupazione, fino a mostrarsi favorevole ad accordi salvo alzarne il prezzo in corso d’opera. Oggi si dice, lo dice anche Anselmi, che per le aree lasciate libere a disposizione di nuovi progetti industriali non c’erano state offerte significative e quindi ben venga la soluzione Riva che se le rimette in tasca. Ma è ingeneroso. Quali offerte potevano esserci per aree ancora da liberare e in un contesto così ambiguo che si dubitava potessero essere persino restituite al Demanio? Riva ha giocato bene (si fa per dire) la sua partita. E’ la politica che come al solito ci esce male. Perché vuol fare intendere che governa ciò che in realtà non governa per niente.
(Manlio Calegari)