Tangenti. Chi deve controllare i supercontrollori?

Sopravvivono solo le pellacce, bofonchiava il solito cinico scorrendo le colonne delle necrologie: un susseguirsi di inconsolabili elogi per le preclare virtù delle rimpiante, integerrime, meravigliose persone passate a miglior vita. Qualcosa del genere viene da pensare leggendo le cronache genovesi, il giorno dopo il ritorno di tangentopoli, con tre alti dirigenti pubblici messi agli arresti (nella propria casa), accusati di corruzione.


Anche in questo caso non c’è voce dissonante nel coro delle pubbliche attestazioni di stima: incondizionata; e forse eccessiva.
Se il cardinale Bertone, presidente del Galliera, esprime desolato stupore per la tegola caduta in testa a “un uomo pio”, qual era il direttore amministrativo del suo ospedale, prevedendo che “la magistratura gli renderà l’onorabilità che merita”; il sindaco Pericu non ha dubbi sulla correttezza, oltre che sulla grande competenza, del suo factotum (posto a capo dei settori appalti e lavori pubblici, oltre che del gabinetto del primo cittadino). E se qualche collega d’ufficio, affermando che il superdirigente “non si sarebbe mai venduto per così poco”, potrebbe lasciare un’ombra di dubbio, ci pensa l’assessore Facco a spazzare ogni equivoco: “Ci sono persone che hanno un atteggiamento ambiguo, affarista. Quelle che ti dicono poi ci aggiustiamo. Isola invece l’onestà ce l’ha nel sangue, è geneticamente incapace di corruzione.” Come se non bastasse, l’ultimo tocco al quadro dell’ineguagliabile public-manager viene dal neopresidente Burlando il quale, tra i suoi primissimi atti, ha pensato bene di portar via il fido collaboratore dell’amico Pericu, per assicurarselo come direttore generale in Regione.
Dunque nessuno immaginava, sospettava, temeva: siamo al classico fulmine che ti incenerisce a ciel sereno? Può darsi. Sta di fatto però che, scossi nel loro fiducioso ottimismo dalle pesanti accuse giudiziarie, a Tursi vanno a scartabellare –più per curiosità che per sospetto – il fascicolo dell’appalto teleguidato con tangenti per la mensa del Galliera e per le scuole comunali, e hanno un sobbalzo. Il loro megadirigente non aveva alcun mandato di sindaco o assessori per far parte di quella commissione; dunque interveniva a titolo personale, come consulente privato (ma per conto di chi, della ditta appaltatrice?). Tenuto conto che c’era di mezzo l’interesse delle mense comunali, sembra comunque trattarsi di un comportamento più disinvolto che adamantino.
Già, chi controlla i controllori? Domanda che fa dubitare dell’autenticità di tanti facili attestati d’onore. Poggiolini ne aveva i cassetti pieni.
(Camillo Arcuri)