Espatri. L’odissea del cane e del suo padrone

Al mio cucciolone feci impiantare da subito il microcip, con cui novelle disposizioni di legge hanno soppiantato il tatuaggio nell’orecchio o nella coscia. Ma da ciò mi è subito derivato il primo problema.


Mentre passeggio col cane regolarmente guinzagliato, fornito di carta, sacchetti, guanti, spazzola etc. vengo fermato dai vigili urbani, che mi chiedono di esibire “la tessera sanitaria o qualcosa che identifichi il cane”. Dico: il cane ha il microcip. E loro: ma noi non abbiamo il lettore di microcip. E allora? Allora dovrebbe mostrarci i documenti “cartacei”. E da quando in qua esiste l’obbligo che il cane si porti dietro il portafoglio con i documenti? La risposta, cortese ma allusiva, è del tipo: non è obbligatorio, ma se può evitarci di dover venire a casa sua…
Penso: microcip proprio come la nuova card sanitaria. Che non serve perché mancano i “lettori”.
Vacanze. Ho scelto da anni il camper per portare con me in mezza Europa i miei subentranti cagnoni. Ma ora ci vuole il passaporto: Schengen non vale se si cammina a quattro zampe.
Penso: bene, così non dovrò fare ogni volta il certificato di “sana e robusta costituzione”, che gli uomini impestati di sieropositività, tubercolosi, epatiti e “mucca pazza” non fanno più da anni. Facciamo questo passaporto. Prendi appuntamento all’ufficio veterinario dell’ASL; ti danno il bollettino da pagare alla posta, dove per 15,30 euro paghi un altro euro per farti la coda (non quella del cane…), torni all’ufficio veterinario con certificati di vaccinazione, tessera regionale di iscrizione e, ovviamente, cane al guinzaglio.
Ma il cane non lo guarda nessuno, perché neppure lì hanno il lettore di microcip.
Penso: però sono buoni, loro: si fidano sulla parola di un autoadesivo con sequenza di barre ottiche trovato nella tessserina regionale, che potrebbe anche essere quella della poligrina comprata al supermercato. Ne appiccicano uno sul nuovo documento, azzurro e coronato di stelle come una tessera di Forza Italia.
Ora hai il cino-passaporto, dove ci vorrebbe una foto del cane.
Ma non l’avevate detto! eppoi, come la foto? Di profilo? mezzo busto? coda compresa?.
“Ma se non ce l’ha è lo stesso: fa senza! Intanto c’e’ scritto che è pastore tedesco!” (come se fosse l’unico pastore tedesco in Italia! O quantomeno l’unico non vestito di bianco…) Penso: allora tutto è a posto. No, perché bisogna sempre fare il certificato di “sana e robusta costituzione”. Ma che senso ha, allora, fare il passaporto?
Senta, se è così, è così. Non dipende da noi. E il certificato va fatto non oltre 24 ore prima dell’espatrio. Ma se parto domenica, voi al sabato non ci siete!
“No problem: noi le facciamo il certificato, intanto, se va in Francia, mica la fermano alla frontiera. E se succede dopo, lei dice che è espatriato quel giorno lì, quello del certificato….” E se passo dalla Svizzera? Alzata di spalle per tutta risposta.
Penso: comunque 15 euro spesi bene. Tra tempo del veterinario, delle impiegate, costo e pulizia dei locali, luce, telefono etc. e passaporto azzurro coronato!!, per quei quattro soldi ne sono costato almeno il quadruplo alla comunità. Una bella soddisfazione.
(Galeno)