Sanità 1. L’ospedale di vallata? Grazie, non serve

Chi nella Sanità non era contento delle lungaggini decisionali, è servito!
Un’eternità per scegliere i Direttori Generali; direttori sanitari e amministrativi solo ai primi d’agosto; poi un talk show su Primo Canale, dove Burlando – a domanda risponde – esterna dubbi sull’Ospedale di Vallata e dice che bisognerà sentire, bisognerà vedere, discutere, riunire esperti, fare conteggi, collegialmente… Pensi già alla solita telenovela.


E invece, tie’: Montaldo già il 20 di luglio ti dice: non se ne parla proprio di fare un altro ospedale in Valpolcevera, dove tra Villa Scassi, Celesia e Pontedecimo ce ne cresce già qualcuno. Sacrosanto. Finalmente una decisione secca. Finalmente uno sprint.
Allora ci muoviamo in questa direzione? No, scusate, non è vero niente. L’indomani, stesso giornale, stessa paginata, stesso spazio (quasi che fosse una controquerela), il capogruppo Margherita, afferma il contrario: l’ospedale si farà. E allora?
Pausa ferie, eppoi subito, e di nuovo, lo stesso contenzioso: a Primo Canale, sulla Gazzetta del Lunedì del 12 settembre, ospedale di vallata sì, ospedale di vallata no.
Partiti spaccati longitudinalmente, perché tutti gli eletti a qualsiasi carica, alla Camera o in Regione, in Provincia, Comune, in Circoscrizione, bocciofila, circolo della luganega, tutti, assolutamente tutti, in val Polcevera devono aver espresso attaccamento alla targa di un ospedale. E siccome storicamente, se sei amico del Gallino, sei potenziale nemico del Celesia, essere amici e promotori dell’ospedale-che-non-c’è procura solo suffragi in abbondanza.
D’altronde, chi degli eletti o degli eligendi, che si fanno garanti della realizzazione di meravigliose strutture sanitarie “senza dolore”, con alte infermiere svedesi, con aragosta servita al letto, mentre un cortese stuolo di medici –bisbigliando per non coprire una musica chillout– effettua cure miracolose con un semplice abracadabra, oserebbe svegliare dall’onirica rappresentazione i suoi elettori con un fantozziano: “Per me, l’Ospedale di Vallata, è una cagata pazzesca!!”?
Ostici per chi non è del mestiere, semplicissimi per chi ne mastica, esistono dati che –se volete prenderli per buoni sulla fiducia– ci dicono:
1) Che tutto il Ponente genovese (e non solo la vallata) necessita di 1.020 posti letto per acuti. Metteteci in più due servizi psichiatrici, due unità di crisi, togliete le superspecialità che devono stare a S.Martino, IST e Gaslini, con 900 posti letto il Ponente può essere autosufficiente per trattare ogni acuzie, urgente o programmabile.
2) Che già oggi il Ponente ha circa 970 letti per acuti, cui aggiungere grandi quantità di letti di day hospital, day surgery, one-day-surgery, dialisi, nido etc (ben oltre 100, contandoli tutti: e siamo a 1.070).
3) Che a Ponente, invece, mancano posti letto di riabilitazione. Le ortopedie, ad esempio, hanno liste d’attesa lunghe solo perché mancano letti di riabilitazione per chi è stato operato di protesi d’anca, di ginocchio e per i traumi maggiori o dell’anziano.
4) Che al Celesia potrebbero già ora ricavarsi questi letti riabilitativi, che renderebbero efficienti le ortopedie del Ponente.
5) Ma nel frattempo la gente continua ad andare fuori regione, anche perché Piemonte e Lombardia offrono pacchetti con la riabilitazione post-operatoria compresa. E il ligure contribuente accidenti se deve contribuire: paga i costi degli ospedali qui e le prestazioni (di chi ci va) in Piemonte.
6) Ergo: non servono altri posti letto a Ponente, a maggior ragione considerando che San Pier D’Arena sta già scavando le fondamenta di un padiglione, che darà, alla fine, 120/130 posti letto in più degli attuali. E arriviamo a 1.300.
Semmai serve più efficienza. Ma questo è un altro discorso.
(Galeno)