Sanità 2. Non e’ il mattone che fa guarire

Un ospedale, per essere efficiente, deve avere una certa dimensione. Un tempo (quando S.Martino era il “dinosauro” con 4.250 letti) si diceva che 800/1000 posti letto era la misura meglio gestibile. Ma a quei tempi ad un reparto di Oculistica ne servivano almeno 20; oggi, per la stessa attività, basta poco più di un buon ambulatorio. Per operare una persona di calcoli (rene, vescica, colecisti) il letto d’ospedale veniva occupato per 20, 30 e più giorni; oggi la persona è a casa sua dopo 48 ore.


Però un ospedale con meno di 400 posti non può avere molti supporti specialistici e, soprattutto, una buona valvola di scarico per il Pronto Soccorso. Con meno di 400 non si possono ottimizzare le risorse impiegate. Es.: un medico di guardia 24 ore al Trasfusionale bisogna mettercelo (e pagarlo) sia con 200 come con 600 posti letto. Quella che cambia è, intuitivamente, l’incidenza sui costi.
Un ospedale progettato su 220/240 posti letto, a maggior ragione all’interno di un’area metropolitana, è una “strepitosa cazzata”, come direbbero le Jene.
E a maggior ragione se l’area dove costruirlo non te la regalano. E se, a max 3 km, hai un altro ospedale con DEA (dipartimento per l’Emergenza), rimesso a nuovo ed anche più baricentrico rispetto all’area servita.
Valgono, poi, tutte le altre considerazioni che Burlando e Montaldo mormorano su misura, ma che dovrebbero gridare a squarciagola: che la Liguria (e Genova in particolare) ha fin troppi posti letto per acuti (1.000 più del dovuto, all’incirca); che non ci sono neppure tutti i soldi che servono per completare l’opera; che occorre indebitarsi (meglio: che noi contribuenti dobbiamo indebitarci) con un privato, il quale i soldi ce li metterà, sì, ma non certo per lascito o donazione.
Perché li vorrà indietro, quei soldi, certo che li vorrà. E con adeguati interessi composti. Magari mimetizzandoli sotto la forma di diventare l’appaltatore esclusivo di servizi economali e tecnici, pulizie e forniture varie ai prezzi che dirà lui. Che altro non è che il “project financing”.
Nei “vecchi” brani di OLI ritroviamo infine alcune considerazioni poco pianificate (cioè sicuramente non condivise dall’illustre Architetto): che l’efficienza e la qualità, in Medicina, passano sicuramente di più attraverso la professionalità (e l’adeguato numero) degli operatori, i materiali e le tecnologie usate, le apparecchiature all’avanguardia, che non attraverso il mattone.
Per carità, un ambiente nuovo e razionale aiuta certamente a lavorare meglio. Ma se non ho soldi, una buona e ben cadenzata ristrutturazione dei locali costa di gran lunga meno, è fruibile man mano che procede e crea sicuramente minor impatto ambientale.
(Galeno)