Unione. L’oggetto misterioso delle primarie

Il luogo e l’occasione –Benevento, festa del Campanile– possono lasciare qualche perplessità, ma in mancanza di meglio, resta pur sempre l’unico sondaggio messo a disposizione sulle primarie nell’Unione. I risultati, resi noti nella sede e nelle circostanze sopra specificate, confermano la prevista vittoria di Prodi col 42%, seguito da Bertinotti (14), Mastella (10,1), Pecoraro Scanio e Di Pietro (4).


E’ pur vero che la ricerca è stata commissionata all’Ekma dall’Udeur, per capire soprattutto il grado di consenso del partito di Mastella nelle varie regioni (6,3% nel Sud e nelle isole, 2,8 al Centro, intorno all’1% al Nord); resta il fatto però nel campione di 1.500 cittadini interpellati al telefono un po’ in tutt’Italia, un quarto (24,8) non si è voluto esprimere, mentre gli altri si sono dichiarati in maggioranza elettori del centrosinistra (50,6) e 42,1 del centrodestra.
Dunque, tutto secondo previsioni, continua l’onda lunga del trend delle regionali sancito dal clamoroso 12-2? Così almeno sembra, anche se non si può ignorare la diversità e la particolarità di questo tipo di consultazione: non solo “interna” a uno schieramento, ma anche del tutto inedita nel quadro delle esperienze elettorali italiane. Tra le incognite del caso la più preoccupante non sembra il rischio di possibili “infiltrazioni” (quinte colonne della destra che vanno a votare compatte per Bertinotti così da mettere in crisi la leadership di Prodi), come lo spiccato fiuto berlusconiano ha già preconizzato. Il problema, irrisolto, è quello di trasformare questo voto simbolico in un momento di vera partecipazione, in un atto di vita democratica significativo, importante, condiviso, perfino festoso. Su questa strada siamo ancora lontani.
Chi sa dove e come si vota per le primarie, in quali giorni, in quali ore, con quali documenti? chi si occupa di organizzare la consultazione, chi fa parte dei comitati promotori, quali le figure di riferimento? Sono tutte notizie che alla vigilia del voto restano avvolte da un confuso riserbo, sintomo di un’approssimazione niente bella da vedere.
(c.a.)